Feb 18, 2018 - Senza categoria    Comments Off on “LICATA, LA MIA CITTA’” – IL LIBRO DI ANGELO BIONDI

“LICATA, LA MIA CITTA’” – IL LIBRO DI ANGELO BIONDI

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Licata, la mia città” è il titolo del libro che l’ex sindaco di Licata Angelo Biondi ha presentato venerdì 16 febbraio 2018 nell’accogliente salone Yacht Club Marina di Cala del Sole, nel cuore del porto turistico, messo a disposizione dall’ing. Luigi Geraci.

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Nella prima frase della premessa si legge: ” Se avete qualcosa da dire, ditelo. Non lasciate che timidezza e timore vi impediscano di scrivere ciò che avete voglia di raccontare”.

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Angelo Biondi l’ha scritto!
Il libro, di 264 pagine, “non è solamente il racconto dell’impegno politico di chi scrive, ma anche la storia, l’analisi e il commento degli ultimi 20 anni della vita politica ed amministrativa della nostra città. Si racconta: delle campagne elettorali e dei suoi protagonisti, dei candidati e degli eletti, dei sindaci, delle loro amministrazioni e del loro operato. Sono citati fatti, episodi e circostanze che, volente o nolente, hanno contribuito – esasperando la dialettica politica e avvelenando il clima sociale della città – a trascinare Licata sull’orlo del baratro attuale“. E’ quanto è scritto nella seconda di copertina.

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Intervengono:

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Il tavolo dei relatori Da sx: Angelo Biondi, Francesco Pira, Carmelo Pullara

Ha aperto i lavori l’imprenditore-amministratore, l’ing. Luigi Geraci, che ha dato il benvenuto al numeroso e qualificato pubblico presente all’importante evento culturale.

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Luigi Geraci

Si è personalmente congratulato con l’autore per la stesura e la pubblicazione della meritevole opera letteraria dedicata alla storia politica e amministrativa della città di Licata.
Ha affermato, inoltre, la sua disponibilità a concedere l’uso del salone Yacht Club Marina di Cala del Sole per tutte le altre future attività culturali.
Ha aperto il dialogo con l’autore il prof. Francesco Pira, sociologo, giornalista, docente di comunicazione presso l’Università di Messina, cedendo la parola all’autore del libro affinchè possa spiegare il ripercorso di tutta la sua carriera politica.
La sala era affollatissima ancor prima dell’inizio del convegno.

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L’amico Angelo Biondi, emozionatissimo, ha salutato tutti i presenti per la loro gradita presenza ma, in particolare, ha ringraziato: i signori Luigi e Salvatore Geraci per l’accogliente ospitalità in questa magnifica sala, l’Associazione il Dilemma e sua sorella, la signora Luisa, per avere organizzato l’evento, il prof. Francesco Pira per avere accolto con entusiasmo l’invito al dialogo, l’on. Carmelo Pullara per la sua graditissima presenza, il prof. Calogero Carità, direttore del mensile La Vedetta, per aver consentito l’accesso all’archivio storico online del giornale rendendo meno lacunoso il racconto di fatti e di episodi, l’amico fraterno Tullio Lanza per la sua preziosa supervisione della stesura finale del testo.

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Il prof. Francesco Pira inizia il dialogo così:” Iniziamo il viaggio partendo dalla passione e dall’esperienza politica di Angelo Biondi che ci permetterà di ricordare o conoscere un pezzo di storia politica della nostra città…Partiamo dalle ragioni della passione e dell’impegno politico…”

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Angelo Biondi risponde: ” Nel libro definisco la passione politica <<un fuoco che devi avere dentro fin da giovanissimo>>. E’ una passione che nasce con te, o ce l’hai o non ce l’hai, non si acquisisce col tempo. Non si può fare politica senza essere accompagnati da quella romantica e ingenua voglia di cambiare il mondo.
Il tempo, l’esperienza ti insegnano che non è mai cosa facile; che la visione ideale di come migliorare le cose cozza con una <<selva oscura>> di leggi, di norme, di regolamenti, di lacci che complicano e rallentano il cammino. Nel mio caso il <<germe>> della passione politica nacque da giovanissimo, nel lontano 1967, durante i giorni del glorioso <<Comitato Acqua>>.
La mia passione si è trasformata subito in impegno per migliorare la città, in cui sono nato e sempre vissuto, e la comunità con la quale condivido il vivere giornaliero.

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Per chi, come me, ha vissuto e vive l’impegno politico con passione, con sani principi e con forti valori è un grande dolore sentirmi scaraventato nella fanghiglia limacciosa della mala politica. Ogni politico ha una vera propria storia e non è impossibile conoscere il suo operato. Esprimere un giudizio obiettivo, frutto di un’oggettiva analisi dei fatti, dovrebbe essere la regola e non l’eccezione.
Tutte le accuse, le maldicenze, le simulazioni verso il politico corretto e trasparente sono respinte perchè frutto di fantasie popolari”.
All’intervista del prof. Francesco Pira: “Rappresentante degli studenti, la battaglia contro la centrale a carbone, la candidatura al consiglio comunale e il crollo della prima Repubblica quando a Licata un consiglio comunale è stato sciolto per mafia” Angelo Biondi testualmente risponde:
L’esperienza studentesca, nel 1975, fu il mio primo battesimo elettorale. Nella Scuola veniva applicata la legge dei <<Decreti Delegati>>. Fui eletto a far parte del neo Consiglio d’Istituto. Questa esperienza mi fece capire perfettamente la differenza fra VOLERE e POTERE.
Nel 1985 la vecchia politica aveva proposto la realizzazione di una mega centrale a carbone nel territorio di Licata, sulla spiaggia tra il Pisciotto e Torre di Gaffe.
Giovane scout, particolarmente sensibile alle tematiche ambientali, mi associai ai componenti del  Comitato <<No alla Centrale>>.
Contribuii alla formazione della lista di persone per eleggere due autorevoli consiglieri capaci di scongiurare il pericolo dell’impianto della centrale a carbone che, non solo avrebbe danneggiato il paesaggio naturalistico, ma avrebbe tolto il lavoro ai licatesi che vivono di pescato.
In seguito al commissariamento del comune di Licata per 18 mesi, sciolto per presunta infiltrazione mafiosa, mai provata, la rovinosa caduta della Prima Repubblica, le stragi di mafia, hanno segnato un lungo periodo della mia assenza dalla politica della città”.
Il prof. Francesco Pira continua l’intervista: ” Da Licata ad Agrigento sono pochi chilometri, ma diventare consigliere provinciale è stato un successo”.
Angelo Biondi racconta: ” Era il 1998! Mi presentai nelle fila di AN alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Provinciale di Agrigento.
Licata doveva eleggere il nuovo sindaco.
Eletto alla guida della città fu l’avv. Giovanni Saito.
Il sottoscritto fu eletto alla Provincia Regionale di Agrigento assumendo l’incarico di Vicepresidente del consiglio.
Tutti gli istituti scolastici di competenza provinciale presenti a Licata furono ampliati, ammodernati,adeguatamente arredati.
E’ stato ricostruito l’edificio scolastico dell’Istituto Tecnico per Geometri <<Ines Giganti Curella>> ed è stato completato l’ammodernamento dell’Istituto d’istruzione Superiore <<Enrico Fermi>>.

Insieme al consigliere, prof. Gaetano Truisi, ho sostenuto l’istanza del preside Michele Di Franco per ottenere l’importante riconoscimento dell’indirizzo alberghiero dell’ITC <<Re Capriata>>.
Insieme abbiamo assicurato l’ammodernamento e la manutenzione straordinaria di tutte le strade provinciali ricadenti nel territorio di Licata.
Inoltre sono state molto numerose le iniziative e le manifestazioni di interesse turistico promosse dalla Provincia di Agrigento a beneficio di Licata”.
Il prof. Francesco Pira insiste: ” Poi la candidatura a Sindaco e l’elezione nel 2003. Primo turno superato, ma c’è da vincere il ballottaggio. Angelo Biondi è uno di noi…vince e convince…”
Come risponde Angelo?
Vi invito a leggere la pagina 43 del testo dove sono riportati i commenti e le impressioni di chi registrò l’atmosfera del momento scrivendo sul giornale la Vedetta pubblicato nel mese di giugno del 2003.”
Il prof. Francesco Pira continua a chiedere: “Qual è stata l’esperienza da Sindaco della città di Licata?”

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Angelo Biondi racconta: “Il curioso insediamento, il ricorso Gabriele e il Lodo Saiseb, i primi 100 giorni, la pulizia e il decoro del territorio, la disciplina del traffico veicolare e della sosta degli autoveicoli, la cura del verde pubblico, gli eventi dell’estate licatese.
Si riorganizza la macchina comunale e si creano nuovi dipartimenti, e nuovi uffici, si stabilizzano lavoratori precari. Nasce lo sviluppo sostenibile. Si incentiva il turismo, si finanziano i B&B, si recuperano alcuni immobili del centro storico.
Licata eletta Comune capo fila nel piano strategico Regalpetra. Si intercettano finanziamenti pubblici per 26 milioni di Euri
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Tutto ciò pur dovendo affrontare una continua delegittimazione politica da parte di consiglieri di opposizione e di una strisciante e spesso anonima campagna diffamatoria. Mai nulla, però, mi è stato contestato dagli organi superiori”.
Il prof. Francesco Pira insiste: “ Le Regionali del 2006?”

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La risposta di Angelo Biondi: ” Un’occasione persa … per la prima e unica volta il sindaco in carica poteva ricoprire anche il ruolo di deputato regionale.
Troppi candidati licatesi forti, molti voti ai forestieri. Non sono mancati i retroscena e le scorrettezze
”.
Ancora una domanda del prof. Francesco Pira: “ A Licata Graci sindaco mentre Angelo Biondi era assessore provinciale… rimosso due mesi prima della fine del mandato”.
La risposta di Angelo: ” Graci fu eletto sindaco battendo al ballottaggio il favoritissimo avv. Angelo Balsamo”.
E, per finire, prof. Francesco Pira domanda: ” L’elezione di Angelo Balsamo e la vicenda giudiziaria, la storia dell’elezione di Angelo Cambiano e la sua sfiducia, l’elezione di Carmelo Pullara all’Ars?”
La risposta di Angelo: ” E’ storia recente da leggere nel libro <<Licata, la mia città>>.
Infine Francesco Pira ha letto il flash di pagina 256 del libro: “Ciò che serve a Licata, per cambiare rotta e uscire dalla palude in cui si trova, è, senza dubbio, un solido patto tra tutte le sue componenti sociali.  Per chi ha veramente a cuore le sorti della città è tempo di mettere da parte ogni pregresso astio, rancore o preconcetto, e avviare una nuova era.Tempo fa, attraverso una pubblica nota, esternavo il mio convincimento sullo strano modo di noi licatesi di vivere il rapporto fra eletti ed elettori ed invitavo a fare una seria riflessione”.
Ha concluso i lavori l’on.Carmelo Pullara,deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana, Capogruppo dei popolari e autonomisti e componente delle commissioni sanità e cultura.

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Ha parlato della particolare situazione politica vissuta dalla città di Licata ed ha promesso: “Con la mia elezione alla Regione Sicilia mi impegno  affinchè la città ritrovi il suo orgoglio. Promessa pienamente condivisa da Angelo Biondi che, nel suo libro, conclude: “Sollevato dal desiderio di tornare a ricoprire cariche elettive, mi adopererò, stimolando personalità e intelligenze locali, a costruire le basi necessarie alla definizione di un patto solidale capace di dare, col tempo, futuro e prospettive alla nostra amata Licata”.
Gli applausi sono stati calorosi e scroscianti per l’autore del libro Angelo Biondi, per Francesco Pira e per Carmelo Pullara per aver saputo intrattenere così piacevolmente l’uditorio.
Salutando e ringraziando tutti i presenti per la partecipazione e per l’attenzione, l’autore augura una buona lettura del suo interessante libro le cui copie si sono esaurite nel’arco di poco tempo.

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In ogni volume indelebili rimangono la dedica e l’autografo dell’autore Angelo Biondi.
Grazie Angelo!

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Carissimo Angelo,
l’articolo sul mio blog è un omaggio a Te e alla tua corposa opera letteraria in nome della grande e sincera amicizia che ci lega da molti anni.
Ricordi a quante battute di pesca subacquea abbiamo partecipato e quante gare provinciali e regionali di pesca subacquea e con canna abbiamo organizzato quando era in vigore il Centro Attività Subacquee? Purtroppo ci hanno lasciato: Pino Russo, Carmelo De Caro e, recentemente, Matteo Re. Riposino in pace.
Durante la tua carica di Sindaco della città di Licata mi hai aiutata a intitolare l’aula di informatica al prof. Carmelo De Caro e la sala dei professori al prof. Vincenzo Rollini nell’Istituto comprensivo “Antonino Bonsignore” nell’anno 2004.
Il Concorso letterario “Raccontiamo a Licata” è stato una creatura dell’Assessore alla Politiche Giovanili avv. Giuseppe Fregapani, ma sostenuto da te, allora sindaco di Licata. La pubblicazione annuale delle antologie dei racconti era un evento molto atteso dai partecipanti e dalla gente amante della lettura.
Anche la villa Regina Elena è stata oggetto della tua attenzione attraverso lo studio di un professore universitario che ha  classificato tutte le piante e di cui esistono i pannelli.

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27                            Ancora grazie carissimo Angelo Biondi.

 

 

 

Feb 11, 2018 - Senza categoria    Comments Off on L’UMBILICUS RUPESTRIS

L’UMBILICUS RUPESTRIS

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Camminando in campagna e anche città s’incontrano tante erbe che a noi sembrano insignificanti. Invece…!
Basta avere il desiderio di conoscere per soddisfare il bisogno della curiosità.
Alcune piante, o per la loro vistosità, o per la loro appariscenza, o per la loro modestia, o per il loro profumo più o meno gradevole catturano l’attenzione dell’osservatore attento.
Infatti, non è sfuggita alla mia attenzione la presenza di questa meravigliosa pianta, attaccata al muro, quando mi sono recata al cimitero monumentale di Mistretta durante il mio recente soggiorno per onorare il Patrono San Sebastiano.
E’ l’Umbilicus rupestris!

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L’Umbilicus rupestris comunemente è conosciuto come l’”Ombelico di Venere” per la forma ombelicata della foglia nel punto dove s’innesta il picciolo.

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 Non è l’ombelico di qualsiasi essere umano, ma proprio l’ombelico di Venere, quello della Dea dell’Amore e della Bellezza, l’ombelico perfetto!
Anticamente era abitudine attribuire alle piante, che possedevano proprietà medicamentose, il nome delle divinità.
L’Umbilicus rupestris possiede tanti altri sinonimi italiani: “Cappellone, Cappecchiolo, Scodellina, Orecchio di abate”.
A Mistretta i nostri nonni conoscevano i “Cuoppiti”,  nome dato alla pianta di Umbilicus, per l’azione  miracolosa delle sue foglie. Capovolte, con l’ombelico posto sul foruncolo, lo facevano maturare e, quindi, guarire.
In Sardegna lo chiamano: “Arecci di fraddi, bidiccu di Venere, calighe de muru, crabettori de muru, capeddu de muru, calicciu de muru”  proprio per la forma delle sue foglie che ricordano un coperchio o un cappello rovesciato con la punta al centro.
Altri sinonimi non italiani sono: “Cotyledon umbilicus-veneris, Umbilicus pendulinus”.

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Etimologicamente il nome del genere Umbilicus” deriva dal latino “umbilicus”, “ombelico, fossetta” per la forma delle sue foglie.
Il nome della specie “rupestris” deriva da” rupes”, “roccia, parete rocciosa” perché vegeta bene aggrappato alle rocce, il suo habitat preferito.

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L’Umbilicus rupestris, originario dell’Europa occidentale e delle regioni mediterranee, presente in quasi tutto il territorio italiano, isole comprese, ad eccezione della Val d’Aosta, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e delle Marche, appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, è una pianta erbacea perenne alta da 2 a 5 dm, succulenta.

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 Si salda al terreno mediante la radice rizomatosa dalla quale si innalza il fusticino eretto, glabro, di forma cilindrica.
Le foglie, di un bel colore verde lucido, sono carnose, rotonde o reniformi, intere e alterne. Quelle basali, lungamente picciolate, hanno la lamina circolare, leggermente crenata e con la caratteristica depressione centrale dalla quale deriva il nome di “Ombelico di Venere“.
Le foglie cauline, poco numerose, varianti nella forma, da subspatolate e cuneiformi, con margine dentato, sono progressivamente ridotte a squame lanceolate.
In primavera, tra marzo e maggio, sull’infiorescenza racemosa, lineare, allungata, ricca di nettare, sbocciano moltissimi fiori penduli.

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Hanno la corolla tubulosa – campanulata a lobi ovali con i petali di colore giallo-verdastro o screziati di rosa, il calice a 5 sepali ovati e subacuti saldati alla base.
Gli stami, in numero di 10, sono saldati al tubo della corolla. L’ ovario supero è formato da 5 carpelli liberi ed un unico stilo corto.

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Essendo un fiore ermafrodita, all’impollinazione segue la formazione del frutto, che matura in estate. E’ un folliceto verde composto di 5 follicoli. Contiene numerosi piccoli semi ovoidi o ellittici, di colore bruno scuro.
La propagazione avviene per seme o per divisione dei cespi; in molti casi, se trova il suo habitat naturale, si propaga naturalmente.
Dopo la fioritura, le piantine di Umbilicus rupestris disseccano completamente, non presentano più gli organi aerei e scompaiono dal terreno come se fossero piante annuali.
Se l’ambiente è sufficientemente umido il rizoma biancastro sopravvive sotto terra dando vita ogni anno a nuove piantine.
I suoi habitat preferiti sono le rocce umide, i muri a secco, i tetti, i sentieri di campagna dove vegeta bene sui litosuoli preferibilmente silicei, umidi, ombrosi e freschi nell’intervallo altimetrico tra il piano e i 1200 metri s.l.m.

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Utilizzata anche a scopo ornamentale, la pianta di Umbilicus rupestris è difficile da coltivare perché necessita di attenzione e di cure particolari.
La pianta di Umbilicus rupestris contiene sali minerali, tannino, mucillagini, gomme, trimetilamina, sali di calcio e di ammonio, nitrato di potassio, ossido di ferro, cellulosa, clorofilla  e  il 95% di acqua quando la pianta è fresca.
Pertanto si presta a molti usi.
Il suo uso alimentare è riconosciuto come ortaggio e come pianta da condimento.
Le parti eduli sono le foglie tenere, raccolte in primavera con tutto il picciolo, dal sapore delicato, utilizzate per insaporire le insalate soprattutto quando la consistenza dell’Ombelico di Venere è fresca.
Più che a scopo alimentare, la pianta è maggiormente adoperata in farmacologia nella medicina omeopatica.
Ricerche etnobotaniche hanno riconosciuto l’efficacia delle foglie delle piante giovani che, ridotte in poltiglia, aiutavano a lenire lievi ustioni e scottature della pelle per le loro proprietà emollienti e rinfrescanti.
Nicholas Culpeper, (18 ottobre 1616 – Londra, 10 gennaio 1654), medico, botanico e astrologo britannico, nel 1652 pubblicò The English Physician e nel 1653 Complete Herbal , due trattati che contengono una vasta conoscenza di erboristeria e di farmaceutica.
Egli trascorse la maggior parte della sua vita in Inghilterra, all’aria aperta, catalogando moltissime erbe medicinali.
Criticò quelli che considerava metodi innaturali dei suoi contemporanei scrivendo: “Anche se non è piacevole e meno vantaggioso per me, mi sono consultato con i miei due fratelli, il dr. ragione e il dr. esperienza, e ho intrapreso un viaggio per visitare mia madre Natura dal cui consiglio, con l’aiuto del dr. diligenza, ho finalmente ottenuto il mio desiderio ed essendo avvertito dalla signora onestà, un’estranea ai nostri giorni, ho pubblicato ciò al mondo”.
Infatti, in The English Physician scrisse: “Il succo delle foglie deve essere bevuto ed è molto efficace per tutte le infiammazioni, per rinfrescare lo stomaco, il fegato o le viscere: il succo del frutto e delle foglie, applicato esteriormente, guarisce i brufoli, il fuoco di Sant’Antonio ed altre affezioni della pelle. Inoltre aiuta a guarire i reni doloranti, a causa dei calcoli, ma è anche diuretico e aiuta l’eliminazione della renella.
Usato come un bagno, o trasformato in un unguento, calma il dolore e le vene emorroidali.
Non è meno efficace nel dare sollievo ai dolori della gotta, della sciatica e aiuta nella cura dei noduli al collo o alla gola, chiamati il male dei re. Guarisce i geloni se massaggiati con il succo o unti con un unguento realizzato con le sue foglie. Può essere utilizzato per la cura delle ferite come emostatico, facendole guarire rapidamente.”
 Le proprietà e le indicazioni erboristiche indicate da Nicholas Culpeper non costituiscono nessun tipo di consulto, prescrizione o ricetta medica.
Nicholas Culpeper, per classificare le erbe, usò l’astrologia piuttosto che la scienza e quindi non è una fonte affidabile.
Per le sue proprietà emollienti l’Umbilicus rupestris è utile anche nell’industria della cosmetica sotto forma di pomate, unguenti e saponi ottenuti dalla lavorazione delle foglie.
Nell’Oxford Dictionary of Plant Lore l’Umbilicus rupestris è riportato come indicatore dell’umidità metereologica. Pressando e unendo insieme due foglie e gettandole in aria se, cadendo a terra, sono ancora unite significa che la pioggia è vicina, se si separano significa che la pioggia è lontana e il tempo è asciutto.

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Nel linguaggio dei fiori la pianta di Umbilicus rupestris è adatta a chi soffre di solitudine e non riesce a stabilire contatti comunicativi con gli altri. L’umile pianta è anche indice di trasparenza.

 

Feb 4, 2018 - Senza categoria    Comments Off on IL PALAZZO PASQUALE SALAMONE A MISTRETTA

IL PALAZZO PASQUALE SALAMONE A MISTRETTA

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Stefano vieni a Mistretta!
Ti accompagnerò a visitare un altro importante palazzo storico appartenuto a Pasquale Salamone.
In Via Libertà, di fronte alla farmacia del dott. Flavio Maria Fogliani, al numero 265, il Palazzo Salamone Pasquale sfoggia le sue bellezze architettoniche.
Il palazzo fu costruito nel 1899, come riporta la data scolpita sotto la chiave di volta.

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Un bellissimo volto di donna, scolpito sulla chiave di volta, mette in evidenza lo stato di opulenza della famiglia di Pasquale Salamone.

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Infatti, dalla sua bocca pende un grappolo di melagrani, simbolo di abbondanza e di ricchezza. Gli occhi socchiusi e le narici spalancate danno il senso della soddisfazione e della pienezza.

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Il monogramma PS, in ferro battuto, è inciso nel sottostante semiarco.

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Il palazzo si erge su due livelli, escluso il piano terra dove i locali sono adibiti a piccole attività commerciali e alla sede della Pro Loco, mentre, a suo tempo, servivano per conservare le provviste di frumento, di legumi, di formaggio, di frutta secca, di vini, di olio, di carbone per la cucina e di legna per il camino.

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Il piano nobile è al primo piano dove i balconi, abbelliti dalle ringhiere in ferro battuto, offrono una bellissima veduta d’insieme.
Superato il portone d’ingresso, che mostra lo stile bugnato attorno ad esso, un grande spazio allungato e rettangolare accoglie i padroni di casa e i loro amici.

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Da ammirare sono: sul pavimento il monogramma e  la Stella di David, voluta da Pasquale in ricordo dell’origine ebraica della sua famiglia e delle relative fortune.

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Sul tetto si ammira lo stemma della famiglia Pasquale Salamone.
Il sigillo di Salomone è simbolo dell’unione del cielo e della terra, del mondo spirituale con il mondo materiale, di cui il famoso Re Salomone, figlio del re Davide, se ne servì fino al momento della morte per scacciare i demoni e invocare gli angeli.

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Da alcuni decenni il piano nobile del palazzo è stato acquistato dalle famiglie Zingone Domenico – Di Salvo Benedetto che lo abitano.
Nel pianerottolo dell’ingresso due raffinate porte, poste l’una di fronte all’altra, permettono l’accesso ai locali del piano terra.
Le porte e gli arredi lignei sono in gran parte opera degli ebanisti Rainieri, coloro che fecero scuola a Mistretta sulla loro arte.

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La scala marmorea conduce al piano nobile dividendosi, sul pianerottolo, in: ala sinistra, abitata dalla famiglia Zingone, e ala destra, abitata dalla famiglia Di Salvo.
Nella grande specchiera ci si può specchiare.

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All’interno, le ampie sale del palazzo sono affrescate con pitture floreali  e  angeliche.

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La piccola cappella, nell’appartamento della famiglia del signor Benedetto Di Salvo,  invita a sostare in preghiera davanti al Cuore di Gesù.

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La statua del cuore di Gesù, al centro della cappella, è postuma rispetto al palazzo in quanto, in origine, l’immagine sacra era un’altra.
Il mio amico Paolo Giaconia, testualmente, mi raccontò che:
“el 1959, la zia Tanina mandò a chiamare Giovanni, il padre di Giuseppe e di Paolo Giaconia  per un consiglio, il quale fu solerte ad andarla a trovare. La cameriera lo accompagnò nella stanza della cappella, dove l’anziana zia pregava, nell’attesa. Il barone Giovanni  giunse e, dopo averla baciata, iniziò dicendole:
“Zia Tanina, m’ hai a dare cumannu?”
E lei:
“Si Giovannuzzu, mi sta a cuore una questione che ti dico: Sai non ho timore di morire, anche perchè sono sempre stata una donna timorata e pia, ma c’è una cosa che mi angustia. Quando non ci sarò più a questo mondo le mie due nuore venderanno tutto ciò che lascerò pur di disfarsene.
E’ giusto perché hanno già le case così piene di bella roba che certo non vorranno caricarsene dell’altra. Rispetto la loro scelta, ma non mi dà pace il pensiero della fine che farebbe questa immagine che sta al centro dell’altare della cappella alla tua destra e che ha sempre raccolto ed esaudito le mie preghiere.
Penso che sarebbe più al sicuro in qualche chiesa. Penso anche che se fosse ancora viva mia cugina Liboria, nonché tua madre, saprebbe trovare la giusta soluzione. Tu che faresti?

Il barone Giovanni Giaconia rispose:
Sai zia, purtroppo non ho una soluzione da proporti, ma dammi qualche giorno e vedrai che troveremo cosa fare.”
Nei giorni successivi parlò con il Reverendo Padre Giuseppe Sciacca, che era il canonico della chiesa di San Francesco e suo amico da sempre.
Il prelato trovò subito la soluzione:” Potremmo affiggerlo in bella mostra all’ingresso della Chiesa di San Francesco.”
Esaudito, così il volere di quella pia donna, di zia Tanina.
Solo i membri della famiglia Pasquale Salamone partecipavano alle funzioni religiose officiate dal sacerdote nella piccola cappella.
Non osavano uscire da casa e non si univano al resto della popolazione.
La cappella accoglie il gruppo statuario dell’Annunciazione, opera dello scultore amastratino Noè Marullo.
Il gruppo statuario proviene dall’abitazione di Noè Marullo, in Vicolo Gullo a Mistretta.
Il Vicolo Gullo si incontra percorrendo la strada a lui intitolata e dopo avere superato la chiesa di San Giovanni Battista.
Successivamente, quando la casa fu abitata dalla famiglia di Vincenzo Seminara, in particolare da mia nonna, la signora Isabella Sebastiana, e dai suoi figli, ricordo che il gruppo dell’Annunciazione era gelosamente custodito nella sala buona posto sul davanzale della finestra.
Dopo la scomparsa di mia nonna, delle zie, Giuseppina e Maria, il gruppo dell’Annunciazione fu trasferito nel palazzo Pasquale Salamone, nell’appartamento attualmente abitato da mio cugino, il signor Benedetto Di Salvo, che lo custodisce nella cappelletta.

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Il retro del palazzo è occupato da un’ampia terrazza fruibile per favorire attività di giardinaggio, per trarre beneficio di alcuni momenti di relax, per respirare l’aria fresca e pura,  per  combattere la calura estiva.
Accedono al secondo piano, attraverso la scala esterna posta all’interno del cortile, dove prima sorgeva la chiesetta di Sant’Antonio Abate, sul lato destro della facciata principale del palazzo, le famiglie Licari e Ciavirella.

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Il palazzo Pasquale Salamone sporge anche sulla Via San’ Antonio con il lato nord.
L’edificio comprende il piano terra, il primo e il secondo piano.
Al piano terra ci sono due portoni d’ingresso, uno più grande, che porta il numero civico1, che permetteva l’accesso ai signori all’interno del palazzo, e uno più piccolo che permetteva l’accesso agli ambienti di magazzino.

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Circondano il portone principale, da ambo i lati, lunghi e lineari pilastri di pietra dorata di Mistretta mentre il frontale, arcuato, mostra nella chiave di volta lo stemma di famiglia.

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   Sulla facciata sporgono alcuni balconi e alcune finestre.

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Prima di giungere al portone principale del lato nord del palazzo Pasquale Salamone, nel prospetto  della parete esterna del cortile, che un tempo era appartenuta alla chiesetta di Sant’ Antonio Abate, si nota l’opera d’arte contemporanea realizzata nell’ambito di una manifestazione organizzata dal prof. Enzo Salanitro.
A suo tempo è stato pubblicato anche un catalogo di tutte le opere collocate nel centro storico di Mistretta.
L’opera “senza titolo” è di Natale Platania, dim. cm.130×200, realizzata in cemento e bronzo. Il periodo di collocazione oscilla tra il 1985 e il 1992.
Ringrazio il dott. Lucio Pani per avermi fornito questa importante notizia.

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Inserita nel palazzo, ma non facendone parte, c’era la chiesetta di Sant’Antonio Abate, distrutta negli anni ’30 dello scorso secolo.
E’ rimasto un ampio cortile, al quale si accede liberamente superando alcuni gradini e un malandato cancello antiestetico, dove si può ammirare la monofora gotica.

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La monofora tardo gotica, recante la data “1593”, si trovava in alto, nel prospetto anteriore e, dopo la demolizione della chiesetta, fu trasformata in fontanella.

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La facciata prima del diroccamento. Anno 1934. Foto da Mistretta.info

La monofora tardo gotica.

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Il portale, recuperato dopo l’abbattimento della chiesetta, fu murato sul fronte settentrionale della chiesa Madre, oggi santuario della Madonna dei Miracoli.
Nello stesso portale un’incisione ricorda che nel 1575 anche Mistretta fu colpita dalla peste.
La chiesa era a una navata e, nel 1750, era descritta con tre altari.
L’altare del presbiterio accoglieva la statua lignea dorata, policroma di Sant’Antonio Abate, opera di Giuseppe Li Volsi, del 1601, che raffigura il vescovo della chiesa rappresentante l’autorità vigilante nei confronti del popolo cristiano.
La statua di Sant’ Antonio Abate, recentemente restaurata, è stata accolta nella chiesa di San Sebastiano.

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Gli altari laterali accoglievano le statue di San Paolo Eremita e dei Santi Crispino e Crispiniano.
Davanti alla chiesetta di Sant’Antonio Abate si ferma San Sebastiano quando torna dal Piazzale Del Progresso, dopo aver visitato i lazzaretti,  perché là “era alloggiata la ronda per il rispetto del cordone sanitario e dove si tenevano le riunioni dei giurati”.
Le statue dei SS.mi Crispino e Crispiniano furono trasportate nella vicina chiesa delle Anime Purganti.
La statua di San Paolino

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è stata accolta dal Museo Parrocchiale, insieme alla campana, del 1692.
Pasquale Salamone era un ricco e benestante personaggio mistrettese, probabilmente uno dei più ricchi della Sicilia.
Possidente di fondi terrieri nel territorio di Mistretta, aveva al suo servizio tanta gente del luogo che retribuiva soprattutto con i prodotti della terra.
Si racconta che Teresa, la figlia di don Pasqualino Salamone, data in sposa al principe di Noto,  ricevette dal padre la dote di un milone di lire.
Erano i primi anni del ‘900!
Don Pasquale Salamone, un uomo piccolo fisicamente, sposò Donna Gaetana Mastrogiovanni Tasca dei Conti Tasca d’Almerita, chiamata affettuosamente dai nipoti Giuseppe e Paolo Giaconia “la zia Tanina”, una donnina molto perbene e riservata.
Nacquero tre figli: Teresa, Nicola e Lucio.
Teresa sposò Ottavio Nicolaci, il principe di Villadorata, e si trasferì a Noto.
Nacque un solo figlio, di nome Corrado, che non si sposò, ma ebbe un figlio.
Corrado ha donato al comune di Noto la biblioteca e anche la parte di rappresentanza del palazzo Villadorata, il più bell’esemplare di architettura barocca siciliana.
Lucio, chiamato Cocò, sposò la signora Anna Cumbo  Borgia, baronessa di San Giorgio. Dalla loro unione nacque la figlia Maria, sposata Ricotti.
Nicola sposò la Signora Maria Etele Calapso, donna bellissima ed elegantissima.
Fu tra le prime donne a dettare la moda nel capoluogo.
Nicola e Maria Etele ebbero tre figli: Ottavio, Pasqualino e Carlo.
Ottavio e Pasqualino furono direttori generali del Banco di Sicilia e della Cassa di Risparmio V.E. negli anni ruggenti.
Carlo divenne un noto avvocato.
Pasquale Salamone è sepolto nella cappella gentilizia di famiglia che si nota varcando la soglia del cimitero monumentale di Mistretta.

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E’ grande, maestosa. Sembra il palazzo della residenza estiva dei suoi occupanti.

Alla fine dell’ 800, primi del ‘900 i Salamone presenti a Mistretta erano 4: Don Pasqualino , Don Vincenzino , Don Bettino, Don Luigino, e uno stuolo di sorelle che si accasarono presso le famiglie Tita, Lipari, Giaconia ed altre rimasero nubili.

Don Vincenzo Salamone (Mistretta, 1851-1925), apparteneva ad una famiglia benestante per cui, sensibile ai problemi sociali, è stato un gran benefattore per i mistrettesi ai quali ha cercato di fare migliore le condizioni di vita.
Ricco proprietario terriero, durante i freddi inverni offriva il calore del fuoco del suo cuore e l’ospitalità del suo palazzo ai compaesani bisognosi.
Poichè la fame e la miseria in paese erano allora molto diffuse, metteva a disposizione dei poveri una cucina economica che, giornalmente, in capienti pentoloni, preparava numerosi pasti caldi.
Aiutava anche economicamente le classi sociali meno abbienti per affrontare le loro primarie necessità.
Ha fatto realizzare l’acquedotto urbano, ha istituito il servizio automobilistico Mistretta – Santo Stefano di Camastra, ha creato la centrale elettrica a carbone che forniva energia elettrica continua.
Nella lapide marmorea, collocata nel prospetto principale dell’ex centrale elettrica, si legge: Cercò di sistemare il verde pubblico e fece piantare diversi alberi.
Ha ricoperto più volte la carica di Sindaco della città di Mistretta.
Fu eletto  Senatore del Regno (1909-13).
I mistrettesi, riconoscenti, gli donarono una medaglia d’oro di benemerenza il giorno 08/12/1907.
Alla sua morte fu proclamato un giorno di lutto cittadino.
Il  25 novembre del 1956 all’interno della villa comunale “Giuseppe Garibaldi” è stato innalzato il busto bronzeo di Vincenzo Salamone realizzato dallo scultore Balistreri.
Promotrice di questa iniziativa è stata la Società Operaia di M.S. di Mistretta, con il contributo del Banco di Sicilia e collaborata da altri sodalizi presenti nel territorio e da alcuni cittadini che hanno risposto con sollecitudine alla sottoscrizione per la raccolta dei fondi destinati alla realizzazione del busto. Anche una via cittadina è stata intitolata al suo nome.
Un’altra via di Mistretta è intitolata alla sorella Anna Salamone.

Don Bettino abitava nel palazzo quasi adiacente a quello del fratello Pasquale. Aveva sposato  la signora Liboria Lipari.
Nacquero 3 o forse 4 figli: Placido, Peppuzzo e Mario che furono mariti rispettivamente di Maria Perna (di Napoli), di Angelica Filangeri e di Teresa Sergio. Da loro discendono rispettivamente: Benedetto, il marito di Anna Andreanò, che fu anni fa direttore dell’ufficio di registro di Mistretta, Liboria (chiamata Orietta) che fu direttrice dell’archivio storico e del centro di studi medievali di Palermo. Poi, da Mario e Teresa Sergio discendono: Sergio, avvocato a Palermo, e Massimo venuto a mancare qualche anno fa.

Don Luigino, che si può collegare al prestigioso palazzo del Palo, quasi una corte chiusa nel cuore di Mistretta, sposò la signora Irene di Palermo e trascorreva con il marito i mesi estivi a Mistretta dettando alle signore del posto stili di modernità e gioia di vivere.  Morì a Palermo, alla veneranda di  106 anni, conservando una buona lucidità mentale. Nacquero tre figli: Liboria, detta Liria, che sposò il Conte Tagliavia, Luisella, moglie  del noto architetto palermitano Pippo Contino. Placido, chiamato Placidino, che sposò la signora Mery di Palermo. Nacquero tre figli: Luigi, Francesco ed una femmina ed ogni anno si riuniscono nella loro villa di Castel di Tusa.

Ringrazio l’amico Poalo Giaconia per avermi fornito queste interessanti notizie sui “Salamone”.

 

 

 

 

 

 

 

Jan 28, 2018 - Senza categoria    Comments Off on IL PALAZZO ANTONINO PASSARELLO A MISTRETTA

IL PALAZZO ANTONINO PASSARELLO A MISTRETTA

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Il Palazzo Antonino Passarello, di proprietà di una delle famiglie benestanti della città di Mistretta, si trova lungo la strada in discesa che si deve percorrere per raggiungere il quartiere di Santa Nicola attraversando l’ampio piazzale oggi denominato il “Largo P. Insinga, ex via Tolentini”.
Posto al di sotto del livello stradale della via Libertà, l’edificio doveva elevarsi per superare, col piano nobile, il dislivello con il corso principale della città.
Il palazzo guarda davanti a sé l’Istituto Scolastico, che attualmente comprende la Scuola Media “Tommaso Aversa” e la Scuola Elementare “Giuseppe Cocchiara”.
Un tempo fu sede del monastero  di Santa Maria del Soccorso e abitato dalle suore benedettine.
La costruzione del palazzo Passarello, come quella del Circolo Unione, fu ostacolata dalle suore del monastero che possedevano il vantaggio di affacciarsi su quelle aree.
L’appello del legale Giuseppe D’Arrigo così recitava: “causa alle suore claustrali gravi danni, disordini, e, appunto, scandalo”.
Il Palazzo Antonino Passarello si trova vicino al Circolo Unione, separato da questo dalla Via Maria Lo Iacono.

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Maria Lo Iacono fu una delle tre donne più importanti di Mistretta alle quali sono state intitolate le strade.
A Maria Lo Iacono perché, essendo una donna generosa, lasciò i beni ereditati da marito e, per sua volontà, all’ospedale SS.mo Salvatore di Mistretta.
Ad Anna Salamone, anche lei grande benefattrice.
A Maria Messina perché nei suoi racconti ha spesso citato la città di Mistretta dove lei dimorò per nove anni.
La costruzione del palazzo Antonino Passarello, iniziata nel 1860 e terminata nel 1865, presenta una struttura architettonica lineare.
Molto bello da ammirare è il portale di pietra, di stile neoclassico.
Per le sue notevoli dimensioni, inserito fra le alte e semplici colonne, occupa la facciata principale del palazzo e sostiene le mensole del balcone sovrastante.

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 La chiave di volta, al centro dell’arcata, finemente scolpita con fiori, foglie e archi riproduce lo stemma di famiglia.

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Al primo piano sono allineati i balconi, al secondo piano le finestre.

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Nella facciata laterale alcune finestre, poste quasi al limite della strada e chiuse da aste di ferro incastrate, permettono l’ingresso alla luce solare nel cortile interno dove, anticamente, erano custoditi cavalli e carrozze.

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Jan 22, 2018 - Senza categoria    Comments Off on Concorso “Enzo Romano” VI Edizione 2018

Concorso “Enzo Romano” VI Edizione 2018

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CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE “ENZO ROMANO”
Riservato alle opere inedite di poesia, narrativa e composizione musicale popolare in dialetto siciliano
SESTA EDIZIONE (2018)
Premessa
L’Associazione kermesse d’Arte di Mistretta con il patrocinio del Comune di Mistretta indice il Concorso letterario nazionale “Enzo Romano”, riservato alle opere inedite di poesia, narrativa, composizione musicale popolare in dialetto siciliano. Il concorso vuole onorare la memoria del con-cittadino Enzo Romano, poeta, scrittore, etnografo che con le sue ricerche e le sue opere in poesia e prosa, volte alla conoscenza e valorizzazione del dialetto mistrettese in particolare ed in modo più estensivo di quello siciliano, ha dato alla lingua demotica una vera e propria dignità letteraria.
REGOLAMENTO
ART. 1
E’ indetto il concorso letterario nazionale “Enzo Romano”, riservato alla narrativa, alla poesia po-polare in dialetto siciliano e alla composizione musicale con testo in vernacolo inedita. Il concorso è rivolto a sei categorie:
1) Cat. A – Studenti scuole primarie (esclusivamente sezione poesia inedita)
2) Cat. B – Studenti scuole secondarie di primo grado (esclusivamente sezione poesia inedita)
3) Cat. C – Altri partecipanti adulti – Sezione Poesia inedita (a tale categoria è aperta la parte-cipazione agli studenti di scuola secondaria di secondo grado)
4) Cat.D Altri partecipanti adulti – Sezione Narrativa inedita (a tale categoria è aperta la parte-cipazione agli studenti di scuola secondaria di secondo grado)
5) Cat. E – Composizione musicale con accompagnamento solo strumentale (Canzone) inedita
6) Cat. F – Composizione musicale con accompagnamento strumentale e voce (Canzone) inedi-ta.
Per la composizione musicale o canzone d’ispirazione folklorica, bisogna considerare quanto segue:
1) Per la composizione musicale si può concorrere solo per una categoria (Cat. E o Cat. F)
2) Il tema su cui esprimersi è libero;
3) Il testo (in pdf) della composizione, in siciliano, deve essere corredato da: uno spartito (in pdf) con accompagnamento strumentale, un file audio formato mp3 e (se cantato) un secon-do file audio in formato mp3.
4) L’andamento ritmico e l’insieme del linguaggio musicale sono a scelta del compositore.
ART.2
PARTECIPAZIONE AL CONCORSO
La partecipazione è gratuita per tutte le categorie.
E’ possibile partecipare per la categoria C (Altri partecipanti) anche ad entrambe le sezioni (narrati-va-poesia).
Del presente concorso, viene data massima diffusione attraverso i mass media locali e regionali nonché attraverso il sito del Comune di Mistretta, la pagina fb “Enzo Romano” Kermesse d’Arte” di
Mistretta, www.vrancalucio.net e altri siti prescelti a livello locale, provinciale, regionale e median-te il social network Facebook, e presso i siti letterari www.literary.it/premi e www.club.it
ART.3
ELABORATI
I racconti inediti, in dialetto siciliano con traduzione a fronte in lingua italiana, dovranno avere la lunghezza massima di 3 cartelle (30 righe da 60 battute per cartella, 1800 caratteri, spazi inclusi). Il mancato rispetto di questa regola comporta l’esclusione dal Concorso.
Il tema su cui esprimersi è libero.
Per quanto concerne la sezione narrativa, verranno accettati anche racconti non necessaria-mente elaborati integralmente in dialetto siciliano, ma che nel contesto dello scritto contenga-no ampi stralci e significative espressioni glottologiche e lessicali in dialetto siciliano, secondo i canoni del più recente stile “Camilleriano” e la più conosciuta e collaudata tradizione lettera-ria che si rifà alla narrativa siciliana verista e post-verista.
Le poesie inedite, sempre a tema libero, devono essere invece integralmente in dialetto siciliano con traduzione in lingua italiana a fronte e possono avere la lunghezza massima di 2 cartelle. Il manca-to rispetto di questa regola comporta l’esclusione dal Concorso.
Il tema su cui esprimersi è libero.
In ogni elaborato dovrà essere indicato il titolo dell’opera ed il nome dell’autore e deve essere spe-cificato che trattasi di testo inedito Per venire incontro alla segreteria del concorso e per ovvie ra-gioni di praticità si suggerisce di inviare la traduzione in italiano del testo con foglio word/pdf a parte e non contestuale alla versione dialettale. Per quanto riguarda le categorie A e B sezione poe-sia è ammessa la partecipazione sia del singolo autore ed anche quella di più coautori ( massimo due partecipanti).
ART. 4
TERMINI, MODALITÀ E PRESENTAZIONE DOMANDE
Tutto il materiale deve essere inviato da oggi data di pubblicazione del regolamento, entro e non ol-tre le ore 24.00 del 16/06/2018, esclusivamente tramite posta elettronica al seguente indirizzo:
[email protected].
Nell’oggetto dovrà essere riportata la seguente dizione:
Partecipazione Concorso Letterario Enzo Romano – Sesta edizione 2018
e la categoria per la quale si concorre (Poesia e/o Racconto e/o composizione musicale).
Entro le 72 ore successive, verrà inviata una e-mail di conferma di avvenuta ricezione.
Vanno allegati alla mail:
– gli elaborati inediti, in formato sia word che pdf;
– per la composizione musicale bisogna allegare: testo e spartito in pdf e il sonoro in formato mp3;
– la scheda di partecipazione al concorso (in allegato al bando) recante le generalità dell’autore;
Comunque, per agevolare chi non è in grado di inviare l’e-mail, viene concessa la possibilità di pre-sentare tutto il materiale richiesto per posta prioritaria e/o, brevi manu, alla segreteria del Concorso, sempre entro il termine prescritto. Se si sceglie tale modalità d’invio l’indirizzo è: Porrazzo Cu-stode Angelo –via Orti S.Caterina,6 -98073 Mistretta (ME)
Non verranno prese in considerazione domande con materiale incompleto e difforme a quanto ri-chiesto e/o o pervenute oltre i termini di scadenza del concorso. Qualora, a conclusione dell’iscrizione (16/06/2018) dovesse pervenire un numero nullo e/o inadeguato di adesioni a parte-cipare per sezione e categoria che ne comprometta il regolare svolgimento, l’Associazione organiz-zatrice si riserva la facoltà di revocare il concorso per sezione e/o categoria deficitaria. Rientra pure nelle facoltà dell’Associazione la revoca in toto del concorso in assenza di mancata reperibilità di risorse economiche adeguate e capienti per l’organizzazione ottimale dell’evento culturale.
ART. 5
LA GIURIA
Fanno parte della giuria, quali membri di diritto, il Presidente dell’Associazione Kermesse d’Arte, l’Assessore alla Cultura del Comune di Mistretta, il Presidente della Commissione, n.3 membri de-signati dall’Associazione organizzatrice in relazione al possesso di requisiti e conoscenze specifiche relativamente alle tre sezioni del concorso letterario, il segretario della Commissione senza diritto di voto.
I nominativi dei componenti aggiunti saranno resi noti subito dopo la scadenza dei termini del con-corso (16/06/2018).
ART. 6
MODALITA’ DI SELEZIONE DEI VINCITORI
Per evitare comportamenti speculativi su facebook diversamente dalla precedenti edizioni, la selezione dei vincitori sarà determinata esclusivamente dalla sommatoria dei voti assegnati della Commissione giudicatrice di cui all’art 5 del regolamento in base a criteri di valutazione
concordati con il Presidente della commissione in forma preliminare ed antecedente alla vota-zione.
La giuria selezionerà:
• 3 racconti fra tutti i partecipanti e, tra questi, assegnerà il primo, il secondo e il terzo premio della Categoria A (poesia inedita);
• 3 racconti fra tutti i partecipanti e, tra questi, assegnerà il primo, il secondo e il terzo premio della Categoria B (poesia inedita);
• 3 poesie fra tutti gli elaborati e, tra queste, assegnerà il 1°, il 2° e il 3° premio della Catego-ria C (poesia inedita);
• 3 poesie fra tutti gli elaborati e, tra queste, assegnerà il 1°, il 2° e il 3° premio della Catego-ria D (narrativa inedita);
• 6 composizioni musicali, 3 per ogni categoria di compositori e, tra queste saranno scelte le terne vincenti. Categoria E (composizione musicale inedita strumentale -) Categoria F(composizione musicale inedita- strumentale e voce)
La giuria potrà inoltre assegnare eventuali menzioni speciali. Fino ad un massimo di 1 per ogni sezione. Rientra nella facoltà della Giuria, assegnare degli ex aequo
La decisione della Giuria è inappellabile ed insindacabile.
L’Associazione Kermesse d’Arte pubblicherà in antologia i testi, le composizioni premiate e quelli destinatari di menzione speciale.
La proprietà letteraria rimane sempre e comunque dell’autore.
ART.7
PREMIAZIONE E PREMI
La premiazione verrà effettuata alle ore 18,00 del 12 agosto 2018 a Mistretta con cerimonia pubbli-ca presso la sala conferenze del Palazzo Mastrogiovanni-Tasca.
I premi consistono in una targa artistica personalizzata per i primi classificati delle varie sezioni – più attestato di partecipazione per ciascuno dei secondi e terzi classificati di ogni sezione. L’attestato, verrà consegnato pure ai destinatari di segnalazione speciale.
Per l’assegnazione dei premi è richiesta la presenza dell’autore vincitore.
Qualora i vincitori non potessero presenziare, saranno definite insieme le modalità di ritiro del pre-mio, che potrà anche avvenire tramite persona delegata e/o recapitato per via postale con spese a ca-rico del destinatario.
La partecipazione alla premiazione non comporterà oneri di alcun genere a carico del Comune e dell’Associazione organizzatrice.
Copia del verbale della Giuria verrà inviata agli organi di stampa, a tutti i partecipanti e all’Annuario dei Vincitori dei Premi letterari per la pubblicazione in internet al seguente indirizzo:
www.literary.it/premi e
www.club.it e naturalmente nei siti istituzionali del Comune di Mistretta, , del sito www.vrancalucio.net e sulla pagina FB“ Enzo Romano” creata allo scopo e dell’Associazione organizzatrice “Kermesse d’Arte”,dove rimarranno esposti in permanenza, non-ché con altra pubblicità adeguata attraverso appositi siti prescelti per darne massima diffusione di-vulgativa.
ART. 8

ACCETTAZIONE DEL REGOLAMENTO
In base alla Legge 675/96 e successive modifiche D.Lgs. 196/2003, ciascun candidato autorizza il soggetto organizzatore del Concorso a utilizzare i dati personali per scopi inerenti lo svolgimento dell’evento culturale di cui al presente bando.
La partecipazione al concorso, e quindi alla selezione, implica la completa accettazione del presente regolamento ed il consenso alla riproduzione grafica, fotografica, video e web delle opere scelte per qualsiasi pubblicazione di carattere documentaristico e promozionale in riferimento al bando di concorso “Enzo Romano”. Resta altresì inteso che l’Associazione organizzatrice, così come previ-sto dal suo statuto per la buona riuscita dell’evento oltre che del patrocinio dell’Ente locale può av-valersi per l’organizzazione e la buona riuscita dell’evento del partenariato di altri Enti e associa-zioni che nel passato hanno dato un valido contributo sia economico che logistico-collaborativo,nel caso specifico Lions Club Mistretta-Nebrodi e Università di Palermo-Centro Studi filologici e lin-guistici siciliani-Assesorato Regionale ai BB.CC.e all’Identità Siciliana-Provincia Regionale di Messina. Qualora gli stessi diano loro diponibilità a collaborare..
CONTATTI
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
[email protected]
– Presidente dell’Ass.ne Kermesse d’Arte di Mistretta, sig. Porrazzo Custode Angelo
cell. +393389968547 tel. casa 0921/382936, e-mail: [email protected]
– Per le comunità di San Mauro c/de, Pollina e Finale rivolgersi a: [email protected]
– Area Cultura del Comune di Mistretta – tel 0921-381677 int. 234 opp. e-mail: [email protected]
– PaginaFB:”EnzoRomano”(solo per poter avere notizie ed informazioni non solo sull’excursus del concorso ma anche sul personaggio a cui è intitolato il concorso e sulle tradizioni culturali e popolari del paese che gli ha dato i natali). Inoltre, si precisa che gli e-laborati e composizioni saranno pubblicati sulla pagina facebook “ Enzo Romano”.
Siti letterari : www.literary.it e www.club.it –sezione concorsi letterari, il bando e la scheda di partecipazione nonché i risultati finali del concorso

 Concorso “Enzo Romano” VI Edizione 2018
SCHEDA DI PARTECIPAZIONE
Nome ……………………………………Cognome…..……………………………………………..
Nato il ……………………a………………………………………Prov………
Residente in………………………………………..Via………………………………………………
Tel. ……………………… Cell……………..……… E-Mail …………………………………..
Scuola…………………………………………………………………………………………………
Categoria per la quale si partecipa (Art. 1 Bando) :
Cat. A – Studenti scuole primarie
Cat. B – Studenti scuole secondaria primo grado
Cat. C –Altri partecipanti adulti- Poesia
CatD – Altri partecipanti – Narrativa
Cat. E – Composizione musicale strumentale
Cat. F – Composizione strumentale e voce
N.B Per i partecipanti adulti è possibile partecipare contestualmente alla sezione poesia e narrativa
Mentre alle categorie A E B ( solo poesia) è possibile la partecipazione sia all’autore singolo che a due coautori
Sezione per la quale si partecipa ( Art. 1 Bando ):
[ ] Poesia Inedita ………………………………………………………………………………
[ ] Narrativa Inedita ……………………………………………………………………………
[ ] Composizione musicaleineditastrumentale……………………………………………………..
[ ] Composizione musicaleinedita strumentale + voce
Titolo del Testo :
Poesia …………………………………………………………………………………………..……
Narrativa ……………………………………………………………………………..………………
Composizione musicale…………………………………………………………………………….
Io sottoscritto …………………………………………………………………………………………………..dichiaro che
l’opera (Titolo : …………………………………………………………………………………………….) è mia opera originale edita/ inedita e mai premiata. Acconsento alla sua eventuale pubblicazione o presentazione in pubblico e alla utilizzazione dei miei dati personali a norma di legge. Si ricorda che una dichiarazione falsa, in particolare per quanto riguarda la paternità dell’opera, è perseguibile come reato.
Si allegano alla presente :
1. gli elaborati editi/ inediti, in formato sia word che pdf;
2. Composizioni musicali in (testi e spartiti in pdf – file musicale e canto in mp3)
Data …………………………………….
FIRMA……………………………………………………..
Spedire a : [email protected]
Scadenza presentazione domande: entro le ore 24:00 del 16 \06\2018

Jan 21, 2018 - Senza categoria    Comments Off on LE ALTE TRACHYCARPUS FORTUNEI NELLA VILLA COMUNALE “G.GARIBALDI” DI MISTRETTA

LE ALTE TRACHYCARPUS FORTUNEI NELLA VILLA COMUNALE “G.GARIBALDI” DI MISTRETTA

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Durante il mio breve soggiorno a Mistretta, venuta per onorare San Sebastiano e per partecipare alle celebrazioni in onore della Sua festa del 20 gennaio 2018, ho visitato la villa comunale, così come faccio tutte le volte che torno al mio paese.
Nella villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta vegetano diverse palme, ma che purtroppo molte sono morte, soprattutto quelle attaccate dal Rhynchophorus ferrugineus, il temibile Punteruolo rosso.
Fortunatamente resiste la Trachycarpus fortunei.
Superato il cancello d’ingresso, sul viale di sinistra, le prime piante che mi accolgono sono proprio le Trachycarpus fortunei disposte lungo il filare dell’aiuola.

CLICCA QUI

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La Trachycarpus fortunei è una bellissima e regale pianta sempreverde a crescita veloce ma limitata, e a portamento arboreo tipico delle palme.
Delle nove specie di Trachycarpus è quella più ampiamente coltivata.

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E’ stata inizialmente descritta dal botanico svedese Thunberg e chiamata impropriamente Chamaerops excelsa.
Appartiene alla Famiglia delle Palmae e proviene dalle zone montagnose della Cina sud orientale e delle isole Chusan.
E’ stata introdotta in Olanda nel 1830 e, successivamente, in Inghilterra e poi in Europa nel 1844 da Robert Fortune e coltivata a scopo ornamentale per la bellezza delle sue foglie.
Il termine “Trachycarpus” deriva dal greco “τραχύς”, “ruvido, aspro”, e “καρπός”, “frutti” per l’aspetto dei frutti ruvidi, mentre il termine “fortunei” fu attribuito in onore di Robert Fortune, (1812-1880), raccoglitore di piante per conto della Royal Horticultural Society. Egli, trovandosi in Cina, inviò i semi di Trachycarpus fortunei dall’isola di Chusan.
Comunemente è chiamata “Palma di Fortune”.

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La Trachycarpus fortunei ha la radice profonda e il fusto epigeo, solitario, sottile, eretto, fibroso, grigio, avvolto da un fitto intreccio di fibre scure e rivestito dai residui delle guaine delle foglie cadute.
Il tronco raggiunge l’altezza di due metri e, raramente, i 12 metri e il diametro di circa 20 centimetri.
Con l’età, il tronco può perdere le fibre presenti alla base presentandosi nudo e liscio.

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La foglia, di grandi dimensioni, lunga fino a 60 centimetri, larga fino a 100 centimetri, persistente, con lamina coriacea, palmata, a forma di ventaglio, appuntita e rigida, rivolta verso l’alto, è divisa in numerosi segmenti lineari lunghi da 40 a 60 centimetri che la  incidono quasi fino al rachide.
E’ sostenuta da un picciolo carenato, lungo fino a un metro, cilindrico, con margine spinoso e dentato. La pagina superiore è di colore verde scuro lucido, mentre la pagina inferiore è più chiara, argentea e presenta sfumature grigiastre e glauche.
Le foglie morte, secche, tendono a rimanere sul fusto, a guisa di “vestito“.
L’insieme delle foglie, riunite in un denso ciuffo terminale posto sulla cima del tronco, forma l’elegante, alta, espansa, globosa chioma.

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La Trachycarpus è una pianta dioica, cioè la pianta maschile porta solo fiori maschili, la pianta femminile porta solo fiori femminili.
Per fruttificare e produrre i semi, necessariamente deve avvenire l’impollinazione, quindi la pianta femmina deve trovarsi nelle vicinanze della pianta maschio.
La Trachycarpus presenta, talvolta, un comportamento strano: la palma maschio e la palma femmina producono raramente anche alcuni fiori ermafroditi che danno luogo a frutti e quindi a semi fertili. Odoardo Beccari definisce questa palma “pianta dioica o raramente in parte ermafrodita”. Scrive: ”[…] Talvolta le piante maschie portano spadici con una parte dei fiori ermafroditi e questi non differiscono da quelli maschi che per essere un momento più grandi e più radi e per le carpelle meglio conformate e barbato-lanose verso la metà […]”.
I fiori, riuniti in due tipi di infiorescenze spadiciformi prima erette poi pendule, lunghe fino a 50 centimetri, sono piccoli e poco vistosi, gialli, peduncolati. I fiori maschili possiedono 6 stami. I fiori femminili hanno l’ovario supero formato da tre carpelli fusi insieme.
La fioritura avviene nei mesi da aprile a giugno.
Nelle zone dove la pianta di Trachycarpus cresce bene non ha difficoltà a fiorire, anche se ciò può non avvenire tutti gli anni.
L’impollinazione è favorita dagli insetti.
Il frutto è una drupa ellittica, reniforme, di circa un centimetro di diametro, rugosa, di colore variabile dal giallo al bluastro a maturità e ciascuno contiene al suo interno un solo seme.
Le infruttescenze sono dei grappoli.

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La pianta si moltiplica per mezzo del seme in autunno o in primavera.
La dispersione dei semi in natura avviene sia per merito degli uccelli, che mangiano le drupe, sia per caduta nel terreno.
La pianta di Trachycarpus non si pota. Si asportano soltanto le foglie seccate, soprattutto quelle che si trovano sul tronco in basso per evitare che diventino veicoli di malattie.
Gli antichi usavano piantare due piante di Trachycarpus fortunei sempre molto vicine tra loro come simbolo “d’amore eterno”.
Purtroppo il peso della neve, che è caduta abbondantemente a Mistretta alla fine del mese di febbraio del 2009, spezzando e abbattendo il fusto di una delle due piante, ha rotto il loro idillio. Il forte legame è espresso dalle corde avvinghiate che attraversano il fusto fino alle radici.

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La Trachycarpus fortunei è una palma resistente al freddo asciutto e non al freddo umido, alle gelate e alla neve. Non sono graditi i venti freddi, quindi sono da evitare le zone dove il vento di tramontana e di maestrale soffiano per parecchi giorni consecutivamente. Essendo una pianta rusticissima, si è adattata a vivere in climi con inverni rigidi dove la temperatura raggiunge anche i 20 °C sotto lo zero, e preferendo ambienti dove le estati sono fresche. E’ una pianta che può essere coltivata all’aperto.
Nelle regioni a clima mediterraneo, caratterizzate da estati calde e aride, la palma non è adatta.
Si può affermare che è una pianta che teme il caldo più del freddo.
E’ resistente all’inquinamento e alla salsedine.
E’ coltivata, con buona riuscita, in Scozia, in Norvegia, nella penisola dell’Alaska, in Gran Bretagna, in Irlanda, lungo la costa atlantica della Francia, in Svizzera meridionale e sulla costa pacifica dell’America settentrionale.
In Italia è coltivata ovunque. Gradisce un terreno soffice, profondo, molto ben drenato, poiché contro il ristagno idrico e il gelo non c’è alcuna salvezza.
Dal momento che la pianta dirama le sue radici lontano anche decine di metri dal luogo d’impianto, trova con facilità abbondante nutrimento.
Per uno sviluppo equilibrato è consigliabile porla in un luogo dove può ricevere almeno alcune ore di sole diretto, ma cresce bene anche a mezz’ombra.
Le annaffiature devono essere regolari nella pianta matura.
Gli esemplari giovani richiedono più cure rispetto agli adulti.
Con il passare degli anni, lo sviluppo di un buon apparato radicale consente alla pianta di accontentarsi solo dell’acqua delle piogge.
La pianta di Trachycarpus fortunei è stata molto utile prima dell’avvento della plastica.
Il tessuto fibroso della guaina, che avvolge la base delle foglie e ricopre il fusto, per la particolare caratteristica di tenacia e di resistenza, è stato adoperato in Cina e altrove per creare lavori d’intreccio quali: stuoie, corde molto robuste anche se rozze, funi, scope e spazzole. Fornisce anche un legno particolarmente pregiato perché durevole e resistente all’acqua.

 

 

Jan 1, 2018 - Senza categoria    Comments Off on IL PALAZZO FRANCESCO GALLEGRA E LA WISTARIA SINENSIS NEL SUO BALCONE A MISTRETTA

IL PALAZZO FRANCESCO GALLEGRA E LA WISTARIA SINENSIS NEL SUO BALCONE A MISTRETTA

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Gentile Stefano,
vieni a Mistretta a scoprire il palazzo Francesco Gallegra.
Ti aspetto.

Di fronte al palazzo Gallo-Giaconia un altro signorile palazzo adorna la piazza Vittorio Veneto, la piazza centrale della città di Mistretta.
E’ il palazzo Gallegra!
Il palazzo Francesco Gallegra è una elegante costruzione in pietra. Si affaccia su tre strade principali: in Corso Umberto I°, in piazza Vittorio Veneto, in via Anna Salamone dove si apre l’accesso principale contornato da bugne lineari.

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Il proprietario, che ha realizzato la costruzione nel 1722, fu il signor Francesco Gallegra.
I Gallegra, insigniti del titolo nobiliare di “Baroni di San Giuseppe” per essere proprietari di un ingente patrimonio fondiario,vantarono a Mistretta alcune personalità clericali fra il XVIII e il XIX sec. Due giovani ragazze furono badesse del monastero benedettino e due giovani furono abati.
Successivamente il palazzo, acquistato dalla famiglia Allegra, come riporta il monogramma con la A incisa nella lunetta in ferro battuto del portone d’ingresso, fu ristrutturato nel 1910.

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Quasi alla fine degli anno ’70 il palazzo fu acquistato dalla signora Campo Antonina e, attualmente, è abitato dalla famiglia dell’avv. Angelo Cangemi, recentemente scomparso.
La costruzione, sorta intorno ad una piccola corte interna, è formata da due livelli.
I locali a livello del piano terreno, sulla strada, sono adibiti alcuni a botteghe per piccole attività commerciali e altri come sede dei comitati dove i membri si incontrano per programmare le festività religiose.

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Il primo piano è il piano nobile.

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La struttura si presenta molto lineare e serrata agli spigoli da cantonali con esili colonnine di gusto gotico.

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Caratteristico è il lungo balcone, abbellito da cornicioni scolpiti, sormontato da un vigoroso cornicione e circondato da una ringhiera in cemento riccamente ricamata.

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Un’imponente pianta di glicine, dall’intensa tonalità violetta e che poggia sulla tettoia del balcone, dona alla piazza Vittorio Veneto un tocco di vivacità.

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Entrando dal portone principale, un vasto atrio accoglie i padroni di casa che, tramite un’importante scala, protetta da una ringhiera di ferro, li conduce al piano superiore.

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Le sale interne sono molto numerose, ampie, ma non conservano quasi nulla degli antichi splendori, tranne qualche scultura.

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 Questa scultura mostra lo stemma di famiglia.

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LA PIANTA DI WISTARIA SINENSIS

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Osservare nel balcone del palazzo Francesco  Gallegra il Glicine carico dei loro bellissimi fiori è uno spettacolo ammirevole!
La denominazione comune “Glicine” deriva dal fatto che, in precedenza, questo rampicante era attribuito al genere “Glycinia”, termine derivante dal greco “γλυκύς”, “dolce” in ricordo del nettare dolciastro e vischioso contenuto nel cuore dei fiori raccolti in lunghi e profumati grappoli e particolarmente ricercato dalle api.
Il Glicine ha una lunga storia!
Il suo nome scientifico è Wistaria, o Wisteria.
Il botanico americano Thomas Nuttall attribuì a questa pianta il nome scientifico “Wistaria” in onore dello studioso tedesco Caspar Wister, (1761-1818), allora famoso docente di anatomia all’Università di Filadelfia e grande promotore delle Scienze.
Quindi, dal 1818 prese questo nome. Il suo cognome tedesco era Wüster ma, oltre oceano, è stato storpiato in Wister e pronunciato, in inglese, Wister. Ecco perché la doppia denominazione odierna del Glicine: Wisteria o Wistaria.
Il primo esemplare di Wisteria,  proveniente dall’America settentrionale, fu introdotto in Europa nel 1724 e fu chiamato inizialmente Glycine frutescens da Carl Linneo.  Oggi è la varietà Wisteria frutescens.
Il Glicine cinese, proveniente dal giardino di un mercante di Consequa, fu portato in Inghilterra dal Capitano Welbank nel 1816 e fiorì tre anni dopo suscitando una grande ammirazione.
Fu chiamato Glycine sinensis.
La Wisteria sinensis “Alba”, a fiori bianchi, fu introdotta dalla Cina nel 1844 dallo studioso Fortune.

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 Il Glicine giapponese, già conosciuto e descritto da Kaempfer nel 1712, fu introdotto in Europa dal fiammingo von Siebold nel 1830, ma la guerra in Belgio fece disperdere tutte le piante.
Solo quando il grande medico-botanico ne tornò in possesso, allora iniziò a coltivarle.
Sicuramente anche la Wisteria brachybotrys fu coltivata dal von Siebold, ma fu De Candolle, nel 1825, a classificare il Glicine giapponese a fiori lunghi come la Wisteria floribunda.
La Wistaria sinensis è la varietà più comune e coltivataa scopo ornamentale,unitamente alla Wistaria floribunda alba, per la fioritura molto abbondante ed appariscente.
Nel 1920 il naturalista Collingwood, presso Kasukabe, in Cina, incontrò un vecchio Glicine di Wisteria floribunda la cui circonferenza del tronco misurava 9 metri e i grappoli dei fiori furono contati in numero di 80.000.
In Italia le varietà di Wisteria presenti sono raggruppate secondo il colore del fiore e comprendono: Wisteria sinensis, Wisteria floribunda longissima alba, Wisteria frutescens, Wisteria brachybotrys, Wisteria macrostachya. 

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Il Glicine è una meravigliosa pianta rampicante ornamentale che, con grazia e con semplicità, si aggrappa ad un cancello, ad un recinto, ad un muro, a un balcone, a tutto ciò da cui può ricevere sostegno.
Probabilmente è la pianta più amata per la sua eleganza e per la sua raffinatezza.
La linea sinuosa del fusto, la spettacolare profumata abbondante fioritura imposero il Glicine come elemento decorativo di gran rilievo dello stile Liberty per l’atmosfera romantica che seppe creare attorno a sé.
Per la sua facilità d’adattamento ai climi e ai terreni, divenne la pianta rampicante più frequente usata per ingentilire le ville italiane distribuite in tutta la penisola.
Dal punto di vista botanico è interessante osservare il differente attorcigliamento dei fusti delle piante secondo il luogo d’origine: nelle varietà che provengono dal Giappone, Wisteria floribunda e Wisteria Brachybotrys, il fusto si attorciglia in senso orario, nelle varietà che provengono dalla Cina, Wisteria sinensis, e dall’America, Wisteria frutescens, il fusto si attorciglia in senso antiorario.
Le varietà di Glicine presentano fiori di diversi colori. Predominano: il bianco, il violetto, il celeste, il rosa, il porpora.

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La Wistaria sinensis, il “Glicine”, è una pianta arbustiva rustica e vigorosa appartenente alla famiglia delle Leguminosae.
Presenta un apparato radicale robusto, che si espande facilmente nel sottosuolo, da cui partono i fusti sarmentosi e volubili che raggiungono la lunghezza in orizzontale anche di 20 metri.
Nelle prime fasi dello sviluppo i fusti necessitano di supporti di vario genere su cui appoggiarsi.
In seguito lignificano e diventano veri e propri tronchi anche di notevole diametro alla base.
I rami sono ricadenti, contorti e ricoperti da una corteccia molto spessa.
Le foglie, imparipennate, composte, formate di solito da 11 foglioline ovali, lanceolate, con l’apice acuminato, disposte a coppie lungo un picciolo centrale piuttosto rigido, di colore verde chiaro all’inizio della primavera e di colore verde scuro quando la pianta è in piena vegetazione, ricoperte di peluria setosa allo stadio giovanile, poi glabre, sono decidue, quindi cadono durante i mesi freddi dell’anno.

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I fiori, ermafroditi e intensamente profumati, sono riuniti in vistose infiorescenze a grappolo, pendenti, lunghe fino a 30 centimetri. La corolla papilionacea è di colore violaceo. Nello stesso racemo fiorale si notano sfumature e tonalità diverse di colore. La fioritura comincia al 3° anno di vita della pianta e all’inizio della primavera, nei mesi di aprile e di maggio e con qualche altra possibile rifioritura in estate, ma con infiorescenze più piccole. L’apertura dei fiori è graduale. Inizia dalla parte prossimale all’inserto sul ramo per poi procedere verso l’apice. Spesso la pianta fiorisce prima di esporre le foglie regalando uno spettacolo di grande delicatezza.

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La pianta riprodotta da seme ha un periodo giovanile molto lungo, di 10-15 anni, durante il quale non fiorisce. Questo periodo è necessario per consolidarsi e per sviluppare una struttura legnosa sufficientemente ampia. Alcune piante, anche molto vecchie, purtroppo non hanno mai offerto i propri fiori, oppure hanno generato fiori piccoli, pallidi e ritardati.
Ai fiori seguono i frutti, baccelli legnosi lunghi da 8 a 15 centimetri che contengono 2-3 semi tossici.

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Sono cuoiosi e tomentosi sulla superficie esterna e contengono pochi semi tondeggianti e piatti di 1-2 cm di diametro. I baccelli sono penzolanti a gruppi a volte molto numerosi. A maturità e con il clima asciutto si aprono lungo la linea longitudinale con un rumore secco lanciando i semi il più lontano possibile.
La moltiplicazione avviene, oltre che per seme, preferibilmente per propaggine nel mese di giugno, oppure per talea legnosa nei mesi di aprile o di agosto.
La riproduzione per propaggine o per talea dà fiori precoci e abbondanti. La tecnica della margotta dà fiori già fin dall’anno successivo. La Wisteria sinensis si presta bene come innesto di altre varietà di Glicine.
Il Glicine è una pianta che si può allevare in tante forme diverse: a spalliera, a pergolato, ad alberello. Domenico, il mio giardiniere, che conosce bene le necessità del Glicine, ha saputo sistemare le piante addossandole al muretto e al cancello che le sostengono fin dalle loro fasi giovanili, e dove saranno splendide, spero, per molti anni.

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Essendo una pianta rampicante, il Glicine produce rami molto lunghi, anche diversi metri, che vanno cimati. Una leggera potatura estiva, dopo la fioritura, ed una più energica invernale, dopo la caduta delle foglie, quando la pianta è spoglia e non vi sono rischi di gelate, permettono di contenere il suo sviluppo, di dare un aspetto più ordinato, di garantire abbondanti produzioni di fiori.
 Di grande effetto sarebbe piantare il Glicine su un altro albero che gli farebbe da tutore e avvolgerebbe la sua chioma. Si avrebbe un grande albero con una splendida fioritura non sua.
Un bel risultato cromatico si potrebbe ottenere piantando vicini un Glicine e un Maggiociondolo che, oltre a fiorire nello stesso periodo, produce fiori a grappoli simili a quelli del Glicine, ma di colore giallo puro.
Il Glicine è una pianta longeva, vigorosa, di poche pretese, di facile coltivazione.
Cresce velocemente nei primi anni di vita dando un’evidente impronta cromatica al paesaggio.
Vive bene in tutti i climi italiani. In montagna vegeta sino ai 1000 metri d’altezza.
Si accontenta di terreni piuttosto poveri, asciutti, umidi e ben drenati, ma rifiuta quelli calcarei.
Preferisce vivere all’aperto dove può sopportare temperature minime anche molto rigide; ama il sole, quindi gradisce essere collocato in un luogo luminoso per ricevere la luce per alcune ore al giorno, ma cresce anche all’ombra, dove però la fioritura è più tardiva e un po’ più scarsa.
Le annaffiature devono essere moderate ed elargite al bisogno.
La concimazione è necessaria al momento dell’impianto e per i primi tre anni di vita.
Il Glicine è una pianta molto rustica e resistente tuttavia, come ogni altro essere vivente, ha dei nemici responsabili di alcune malattie.
L’Afide nero è un pidocchio che si depone sui giovani germogli e sui boccioli specialmente in primavera e nelle stagioni umide.
 Il Ragno rosso si manifesta nella stagione calda e asciutta e colpisce tutta la pianta, soprattutto le foglie adulte che sembrano “bruciacchiate“.
L’Agrobacterium tumefacens è un batterio che, collocandosi nell’apparato radicale, può portare alla morte piante anche molto vecchie. Non ci sono cure specifiche a parte la pulizia per asportare le parti malate.
In modo preventivo bisogna evitare le ferite.
Le foglie possono essere attaccate dall’Oidio, “il mal bianco”, un fungo che produce macchie irregolari biancastre.
Nei tronchi delle piante vecchie possono installarsi altri funghi che fanno morire progressivamente il legno.
La clorosi non è una malattia, ma una fitopatia, cioè una sofferenza della pianta dovuta alla sfavorevole reazione del terreno che impedisce alle radici l’assorbimento del ferro.
Le foglie diventano clorotiche, perdono il colore verde e assumono una colorazione giallastra.
La clorosi riduce la vegetazione della pianta e ne compromette la fioritura.
Nel linguaggio dei fiori il Glicine simboleggia la “dolce amicizia“, metafora suggerita evidentemente dal soave profumo e dal tenero colore dei grappoli delle sue corolle che, in primavera, trasformano anche un vecchio muro in una splendida parete fiorita.
Si racconta che gli Imperatori giapponesi, quando giungevano in luoghi stranieri, si facevano precedere dagli uomini del seguito che sostenevano alberelli di Glicine fiorito, simbolo delle proprie “intenzioni amichevoli”.

 

Dec 24, 2017 - Senza categoria    Comments Off on IL CORO “CLAUDIO MONTEVERDI” DI MISTRETTA

IL CORO “CLAUDIO MONTEVERDI” DI MISTRETTA

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E’ Natale!
Il Coro “Claudio  Monteverdi” canta la nascita di Gesù Bambino.

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Noi, paesani di Mistretta, siamo orgogliosi di possedere un bene immateriale qual è il “CORO CLAUDIO MONTEVERDI” sorto sull’esempio di Claudio Giovanni Antonio Monteverdi.
Claudio Giovanni Antonio Monteverdi, nato a Cremona il 9 maggio del 1567, deceduto a Venezia il 29 novembre del 1643, è stato un dei più grandi compositori musicisti italiani che, con la sua attività di autore, segnò il passaggio dalla musica rinascimentale alla musica barocca.

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Da questo grande maestro il Coro “Claudio Monteverdi” di Mistretta ha saputo trarre esempio e beneficio. Infatti, nel suo repertorio musicale il coro di Mistretta ha inserito brani della polifonia classica, rinascimentale e barocca e anche brani della musica popolare siciliana e di molte altre Regioni d‘Italiamirando alla diffusione della grande musica d’autore.
Il Coro “Claudio Monteverdi” nasce a Mistretta nel mese di Dicembre dell’anno 1989.
L’associazione corale è composta da 20 coristi effettivi e da alcuni membri in fase di formazione. Diretto dal Maestro, dal dott. Sebastiano Zingone,

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ha come meta lo studio e la diffusione della musica corale polifonica.
I coristi amastratini sono uomini e donne, giovani e meno giovani, che da 27 anni cantano con armonia, con gioia, accomunati dalla stessa passione per il canto e per la buona musica, non certamente spinti da aspirazioni professionali e senza fini di lucro.

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Per la sua bravura nell’arte del cantare il Coro “Claudio Monteverdi” è gradito non solo ai cittadini di Mistretta, dove esso ha avuto i suoi primi esordì e dove svolge la propria attività di aggiornamento e di esercitazione alle prove, ora nella chiesa delle Anime Purganti, ora nella chiesa della SS.ma Trinità, ora nella chiesa di San Biagio, ma è piacevolmente ascoltato anche da tantissime altre realtà della Sicilia e di molte regioni dell’Italia.
Il coro si diletta a eseguire brani non solamente sacri e, attualmente, è particolarmente impegnato nella innovazione del repertorio inserendo brani tratti dalla musica leggera, da colonne sonore di films, da brani gospel, dalla musica contemporanea, non trascurando, ovviamente, la musica corale classica e rinascimentale in particolare.
Durante l’estate amastratina, nel mese di agosto del 2017, ho assistito personalmente all’esibizione della corale in diversi luoghi di Mistretta.

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Spettacolare e molta applaudita è stata l’esibizione esattamente in largo Risorgimento, ai piedi del castello arabo-normanno.
La Corale Monteverdi ci ha fatto provare piacevoli emozioni per la bravura dei suoi elementi e per la direzione artistica del Maestro Sebastiano Zingone.
Gli applausi sono stati meritati, calorosi, croscianti!

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 Foto di Mario Porrello Amastraty

La performance ha arricchito il repertorio con interpretazioni che hanno richiamato importanti personaggi dello spettacolo quali: Dario Fo, Renzo Arbore, Roberto Vecchioni e tanti altri.
Tutti coristi sono bravi, uniti e affiatati. Magari qualcuno è stonato, ma è giustificato!
Come scrive Roberto Goitre “… cantare in coro educa alla tolleranza verso gli altri, all’umiltà, alla perseveranza, all’amore verso la comunità…”.
In una sua legge Charles Dudley così scrive: “Uno dei vantaggi del cantare in coro è che si può partecipare anche se non si è intonati. Lo svantaggio è che il vostro vicino può fare la stessa cosa”.
Il coro si esibisce in Concerti e in esibizioni partecipando anche a rassegne corali Regionali, a convegni, a concorsi Nazionali e animando anche importanti funzioni religiose.
Lo scopo della corale è quello di fare conoscere a un pubblico ampio i grandi capolavori di brani sacri e profani della musica corale del periodo rinascimentale e barocco, brani gospel, musica classica popolare e leggera. Inoltre, scegliendo ogni volta luoghi diversi, ma con una buona acustica, valorizzano e pubblicizzano i centri storici, ricchi di scorci pittoreschi, e i monumenti di culto, beni architettonici di grande rilievo culturale di Mistretta e delle altre Comunità favorendo anche il turismo.
L’ing. Francesco Luccisano così ha commentato: ” Ho trascorso una bellissima serata ascoltando l’esibizione del Coro Monteverdi e che mi ha dato la possibilità di ammirare il luogo sapientemente scelto, il largo Risorgimento,  che ha esaltato la manifestazione”.
La prof.ssa Anna Cannata ha aggiunto:“La maestria del dott. Zingone, che dirige il coro, è tale da cogliere ogni spunto possibile da qualunque cosa e trasformarla con i suoi arrangiamenti in meraviglioso canto. Tutto ciò ha fatto sì che in 27 anni è andato crescendo sempre più il successo della corale amastratina e l’afflusso di estimatori, che ieri sera non finiva più di applaudire ”!
Il Maestro Sebastiano Zingone ha commentato: Grazie per l’apprezzamento. I vostri incoraggiamenti ci spingono ad andare avanti e a migliorarci sempre di più”.
Il Coro Claudio Monteverdi di Mistretta, nella volontà ad aggiornarsi e di migliorare le sue qualità, nei giorni 4 e 5 novembre 2017 a Mistretta ha organizzato, partecipandovi, il: “Masterclass di canto e di vocalità” tenuto dalla prof.ssa Dora Saporita, docente di canto nella Scuola Civica di Musica di Piraino.

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Il Coro Claudio Monteverdi ha trascorso piacevolmente queste due giornate in compagnia della dolcissima Prof.ssa Dora Saporita che, con amore e con pazienza, ha ascoltato ogni singola voce del coro, contribuendo a migliorare l’apprendimento musicale personale. Sono stati due giorni di intenso lavoro, ma molto soddisfacenti!
Grazie alla prof.ssa Dora Saporita per averci fatto vivere questa bellissima esperienza!
L’amica Dora ha commentato così: ”Siete persone amabili e speciali! Il vostro amore per la Musica è grande …… e la Musica vi ricambierà donandovi momenti  di Gioia, Serenità e Condivisione!
Mi avete accolto e avvolto con il vostro Amore e le vostre premure! In questo Master ho cercato di trasmettervi quanto più mi è stato possibile! Grazie a tutti voi: Maria, Alessia, Maria Rita, Matilde, Elisa, Lorenzo, Santo Liborio, Mariella, Valeria, Giuseppe, Lucia, Felice, Luigi, Giuseppina, Mario, Laura, Filippino, Emanuela, Gabriele, Santo, Gaetano, Grazia Maria, Vito, Maria Concetta!
Un grazie particolare, anche per la grande sintonia avuta, al Direttore Sebastiano Zingone!
Vi abbraccio tutti! Vi porto nel cuore
! “
Il sottostante Curriculum del Coro “Claudio Monteverdi” è stato aggiornato il 5 ottobre del  2017 nel 28° anno dalla sua istituzione.
Il Coro Claudio Monteverdi di Mistretta (ME) è stato fondato nel Dicembre del 1989 con lo scopo di far conoscere e diffondere, nell’ambiente in cui è sorto, la musica corale polifonica.
Sino al 1998 è stato diretto da Antonio Zanghì.
Dalla sua fondazione sino ad oggi ha eseguito numerosi concerti ed esibizioni.
Ha, inoltre, partecipato alle Rassegne organizzate dall’Associazione Regionale Siciliana Cori.
Ha organizzato a Mistretta tre Rassegne nazionali di canto corale, nel 1992, nel 1993 e nel 1996, che hanno visto la partecipazione di oltre 10 cori e di illustri esperti del settore.
Nel Gennaio ‘94, in collaborazione con l’Ente Teatro Vittorio Emanuele di Messina, ha tenuto un concerto nella città dello stretto.
Nel ’97, per conto dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Palermo e di Monreale, ha tenuto due concerti presso la Fiera Campionaria Internazionale di Palermo, mentre per l’A.A.S.T. di Sciacca ha effettuato un altro concerto in quella città.
Ha partecipato alla XVI edizione del Concorso Nazionale di Canto Corale Sacro che si è svolto nel 1995 a Vallecorsa (FR) ed al Concorso Nazionale Corale della Valle D’Aosta svoltosi a Saint Vincent nel Novembre ’97.
Ha inoltre partecipato al Concorso Corale di Porto Empedocle nel ’99.
Collabora attivamente con la Parrocchia Santa Lucia di Mistretta, oggi santuario della madonna dei Miracoli, partecipando ai più importanti eventi religiosi della propria comunità.

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In onore della Madonna del Rosario

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Ha eseguito in prima assoluta la Messa per coro e organo concertante composta dal M° Diego Cannizzaro (organista titolare del Duomo di Cefalù e concertista internazionale) presso il Santuario di Tindari nel 2004.
Terzo classificato al Concorso Nazionale Corale di Polizzi Generosa nel 2007.
Secondo classificato al 14° Concorso Nazionale di Caccamo (PA) nel 2009.
Ha partecipato a diverse Rassegne Corali. Le ultime nel 2016 a San Marco D’Alunzio (ME) e a Milazzo.
Il coro Claudio Monteverdi con la Popular Symphony band a Caronia Marina.

Il coro Claudio Monteverdi con la Popular Symphony band a Caronia Marina grazie ai maestri Sebastiano Zingon1ok

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A Nicosia per la festa di San Felice

Attualmente il coro, composto da 20 coristi, tutti assolutamente non professionisti della musica, ma animati dalla passione per il canto corale, è impegnato nel rinnovamento ed ampliamento del proprio repertorio con qualche escursione nel gospel e nell’adattamento per coro di canzoni appartenenti alla moderna musica leggera, colonne sonore tratte da film oltre a brani di autori contemporanei.
L’attuale Direttore, Sebastiano Zingone, di professione medico, organista presso la Chiesa Madre di Mistretta da quasi 30 anni e appassionato della musica rinascimentale corale e organistica, ha partecipato a Corsi di canto gregoriano, canto corale e direzione di coro tenuti dai Maestri: Eugenio Arena, Bruno Zagni, Marika Rizzo, Pier Giorgio Righele, Nino Albarosa, Sebastian Korn e Werner Pfaff.
Spesso elabora personalmente brani di vario genere per il coro che dirige.
Ha recentemente pubblicato a stampa un volume che raccoglie sue elaborazioni e composizioni per coro.
Inoltre sono stati organizzati diversi concerti: il 5 Gennaio 2017 si è esibito nel Concerto di Natale nella Chiesa Madre di Alcara li Fusi,

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 il 4 Agosto 2017  si è esibito il coro “ClaudioMonteverdi” a Mistretta,

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Ha cantato all’interno del palazzo Armao-Russo

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Ha cantato nelle cascate incantate

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il 3 Ottobre ha fatto dono della sua bellissima performance il coro “Cantica Nova” di Milazzo; il 18 Dicembre si sono esibiti il coro Aura Vocis di Milazzo e la Corale Don Salvatore Romeo di Trecastagni. Il 30 Dicembre, nella chiesa di Santa Caterina, il coro “Claudio Monteverdi” si è esibito nel Concerto di Natale.

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Si è esibito a Nicosia per la festa di San Felice

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Il Coro Claudio Monteverdi si esibisce all’interno della villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta.

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Per festeggiare i 20 anni di ininterrotta attività del Coro Claudio Monteverdi nel 2010 è stato pubblicato il CD intitolato “e…Venti Polifonici“che raccoglie una selezione di brani di vario genere tratti dall’ampio repertorio del Coro.

Durante il concerto dell’estate amastratina del 20 agosto 2018 il coro Claudio Monteverdi ha omaggiato la cantante folk Rosa Balistreri cantando la sua famosa canzone “Cu ti lu dissi”

 

 

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Il repertorio del Coro Monteverdi conta ormai più di 300 brani che  spaziano dalla polifonia rinascimentale sacra e profana, con i grandi compositori quali: Palestrina, Da Victoria, Gabrieli, etc. sino alla musica corale contemporanea con compositori quali: Bettinelli, Ghedini, Lauridsen, Gjeilo, Powell, Scarlatti, Bach, Bruckner.  Bravissimo è il direttore del coro, il dott. Sebastiano Zingone, ad  elaborare brani di musica leggera e colonne sonore da film che adatta al suo coro.
Naturalmente buona parte dell’attenzione è rivolta alla musica popolare sia sacra che profana, alla quale è riconosciuto il grande valore culturale e sociale, oltre ai brani tratti dalla produzione contemporanea.
Di seguito sono elencati alcuni brani già in repertorio:

Stabat Mater di Z. Kodaly
O nata Lux di M. Lauridsen
Ubi caritas di O. Gjeilo
Sicut cervus di G.P. da Palestrina
Quand je bois du vin clairet di P. Attaignant
O quam gloriosum est regnum di T.L. Da Victoria
Maria Magdalene di A. Gabrieli
Insalata italiana di R. Genée
Cantate Domino di O. Pitoni
O Jesu dolce di B. Bettinelli
Matona mia cara di O. di Lasso
Jubilate Deo di W.A. Mozart
Il est bel et bon di P. Passereau
Ave verum Di W.A. Mozart
Exultate Deo di A. Scarlatti
Jesu decus di J.S. Bach
La boite a musique
U sciccareddu (popolare siciliano)
Maria lassù di B. De Marzi
Amor vittorioso di G.G. Gastoldi
Adeste fideles Tradizionale
Bianco Natale di Berlin
E vui durmiti ancora Elab. di S. Zingone
Ariadiamus K. Jenkins (Elab. S. Zingone)
Coro dei pompieri Elab. S. Zingone
Locus iste A. Bruckner
As the deer M. Nystrom
Hail holy queen(da Sister act) Elab. S. Zingone
C’era una volta il West Di E. Morricone (elab. S. Zingone)
El nino querido Elab. S. Zingone
To the mother in Brazil Jansson-Eriksson
Cocciu d’amuri L. Analfino (elab. S. Zingone)

 Il coro e i coristi

Soprani: Rita Bongarrà,
Matilde Bongarrà
Elisa Calunniato
Mariella Di Salvo
Giusy Mazzara
Alessia Arangia

Contralti:
Mariella Alfieri
Valeria Lentini
Laura Pani
Maria Concetta Smriglio
Graziella Scatola
Emanuela Prestigiovanni
Lucia Lo Monaco

Tenori:
Santino Cristaudo
Pippo Lo Iacono
Felice Lo Prinzi
Lorenzo Caruso
Gabriele Prestigiovanni
Vito Sirni

Bassi:
Luigi Marinaro
Pippo Porrazzo
Ninni Provinzano
Salvatore Manno
Mario Oreste

Direttore:
Sebastiano Zingone

Alcune notizie riportate in questo articolo sono state tratte dai siti:
Sito amico con numerosi riferimenti al Coro Claudio Monteverdi: –http://www.mistretta.eu/Coro%20Monteverdi.html
-https://it-it.facebook.com/coroclaudiomonteverdi.mistretta
-www.mistretta.eu

 

 

 

 

Dec 17, 2017 - Senza categoria    Comments Off on IL PALAZZO DEI BARONI GALLO – GIACONIA E LA SOCIETA’ “LA CERERE di M.S.” A MISTRETTA

IL PALAZZO DEI BARONI GALLO – GIACONIA E LA SOCIETA’ “LA CERERE di M.S.” A MISTRETTA

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Gentile Stefano,
ti mostro un altro gioiello di Mistretta.
E’ il palazzo di baroni Gallo e Giaconia che si trova in Piazza Vittorio Veneto, esattamente davanti al monumento ai caduti.

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E’ un bellissimo edificio che si estende orizzontalmente per la lunghezza di alcune decine di metri.
E’ stato edificato nel 1883, come riporta la data scolpita sulla chiave di volta dell’ampio portone d’ingresso.

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Il portone di legno è sormontato da una lunetta chiusa da una struttura in ferro battuto finemente ricamato.

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L’ampio arco è interrotto al centro dalla chiave di volta scolpita e decorata da elementi ramificati.
Il grande portale è incastrato fra alte colonne laterali e l’architrave.

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Tutti i locali del piano terra sono adibiti ad attività commerciali.
Nel piano nobile della facciata principale si mettono in mostra i lunghi balconi sostenuti dalle numerosissime mensole.

 

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 Nella parte bassa, alla destra del palazzo, al numero civico 191, è inciso nella pietra arenaria lo stemma della famiglia Allegra.
Lo stemma è divido i quattro quadranti.
Nei due  quadranti superiori sono raffigurati: un gallo con sul capo tre stelle e una torre merlata di 5 pezzi .
Nei due quadranti sottostanti sono raffigurati:una stella cometa sopra un arcobaleno e  un braccio armato da una spada e, sotto il braccio, un serpente.

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 Superato il portone d‘ingresso, un vasto atrio, che serviva per ospitare le carrozze dei cavalli, permette l’accesso all’interno dell’edificio.

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Una scala ad angolo porta al ballatoio del primo piano da dove, dal modesto portone scuro, si entra all’interno delle sale riccamente affrescate, ma oggi degli antichi affreschi rimane molto poco.

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Si accede nella parte laterale sinistra del palazzo, limitata da un alto cantonale di pietra arenaria locale, tramite una stretta e tortuosa scaletta che immette in un’ampia terrazza.
Un’altra scaletta permette l’accesso ad un terrazzino posto più in alto, fra il primo e il secondo livello.
Da questo terrazzino, accompagnata dal carissimo amico signor Antonino Bongarrà, membro della societa “La Cerere”, prematuramente scomparso, mi affacciavo per osservare e documentare l‘uscita di San Sebastiano, patrono di Mistretta, e della Varetta dalla loro chiesa.

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Caratteristico è il piano basso, con un grande arco, posto sotto il livello stradale della Via Libertà.
Questa struttura architettonica è composta da tre livelli dove si affacciano tre porte finestre al primo livello, tre balconi al secondo livello e un balcone centrale e due finestre laterali al terzo livello.
Il frontone termina con una struttura a forma di triangolo isoscele.

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Nella parte retrostante  del palazzo, a piano terra, c’erano le stalle per l’accoglienza dei cavalli e delle carrozze.
Attualmente i locali del primo livello sono abitati dalla società di Mutuo Soccorso “La Cerere”.

  LA SOCIETA’ “LA CERERE”

 

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Il 5 settembre del 1875 nacque la Società “La Cerere” avente come soci gli allevatori di bestiame. Anche questa Società, organizzata nella sua gestione come tutte le altre presenti nel territorio, fu istituita dai soci fondatori che, all’origine, furono 34 e che redassero lo Statuto composto da 43 articoli. In seguito fu modificato per essere aggiornato nei contenuti e nel numero degli articoli perché nel tempo è cambiato il modo di pensare sulle condizioni socio-politiche.

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Gli organi della Società furono: l’Assemblea dei soci, il presidente, rappresentante la Società, la deputazione di 4 membri, il cassiere, il segretario.
Tutte le cariche avevano la durata di un anno.
Il primo presidente della Società fu il sig. Lucio Lorello e i membri della deputazione furono i signori: Francesco Lipari, Lucio Di Salvo, Antonino Siragusa e Vincenzo Salamone, futuro sindaco della città di Mistretta e deputato nazionale.
I soci si distinguevano in: soci effettivi, soci onorari e soci temporanei.
I soci effettivi erano quelli addetti all’economia agricola e alla pastorizia.
I soci temporanei erano i forestieri che svolgevano lo stesso lavoro.
I soci onorari erano quelli che la Società nominava per gratificarli per essersi distinti in meriti speciali. I soci dovevano pagare anticipatamente e a fondo perduto la somma di 10 £ e dovevano contribuire mensilmente con la somma di una lira.
Gli scopi dell’Associazione erano: ritrovarsi piacevolmente in lecita conversazione, mantenere sempre vive le buone relazioni di concordia e d’unione, leggere e commentare i giornali agricoli e politici, promuovere e discutere le idee vantaggiose all’agricoltura e alla pastorizia, aiutarsi reciprocamente.
In caso di malattia del socio la Società versava un sussidio di £ 1,30 per i primi due mesi e di 65 centesimi per il periodo successivo.
Il sussidio non poteva essere elargito per infermità causate da “mal costume, dall’abuso di vino, di liquori, o da rissa e per quanti fossero debitori di due quadrimestri di mensilità”.
Altre efficaci innovazioni furono introdotte nello statuto nel 1876.
Sarebbe molto piacevole poter leggere tutti gli articoli dello Statuto integrale, ma, a titolo di curiosità, ne racconto solo uno.
L’art. 12 dello Statuto della Società “La Cerere”, in analogia con lo statuto delle altre Società di Mutuo Soccorso locali, stabilì: “ La Società interviene ufficialmente con la bandiera in occasione di feste nazionali o cittadine cui prende parte il Gran Gonfalone Comunale, per invito delle Società consorelle e per l’accompagnamento funebre dei soci estinti”.
Pochi elementi arredano i locali.

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Anche la Società “La Cerere” dona dignitosa sepoltura ai soci estinti e a parte delle famiglie, moglie, figlie nubili, figli disabili, nella cripta sociale del Cimitero monumentale.

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Dec 10, 2017 - Senza categoria    Comments Off on IL PALAZZO DI SALVO-FAILLACI A MISTRETTA

IL PALAZZO DI SALVO-FAILLACI A MISTRETTA

Gentilissimo Stefano, come posso soddisfare le tue richieste di conoscere tutte le opere architettoniche di Mistretta in poco tempo?
Ti ringrazio per la tua sensibilità e per il tuo interesse verso il mio paese.
Ti vorrei accontentare, ma abbi pazienza!
Lo farò piano, piano.
Ti mostrerò un monumento alla volta.
In questo articolo ti descrivo il palazzo Di Salvo-Faillaci.

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Il Palazzo Di Salvo-Faillaci è un altro dei tesori architettonici che la città di Mistretta possiede.
Esattamente è ubicato in Via Libertà, al numero civico 134, posto lateralmente al maestoso palazzo Vincenzo Salamone, ma più vicino  alla villa comunale “Giuseppe Garibaldi” e alla chiesa di San Francesco d’Assisi.
Anticamente la “strada mastra” che, partendo dalla chiesa Madre conduceva alla chiesa di Santa Caterina, passava dalla Via Roma.
Il governo dei Borbone, intorno al 1820 -’30,  progettò una strada, dal percorso più pianeggiante, a partire da dove cominciava la salita della attuale via Roma e proseguiva fino alla villa Chalet.
Nacque così un tratto della via Libertà. Per questo motivo una parte del palazzo è sottomessa alla via Libertà.

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Edificato nella prima metà dell’800, il palazzo si ammira per la sua bellezza estetica e architettonica.
All’inizio della sua costruzione il portone d’ingresso e il piano nobile si trovavano in basso, equivalente attualmente alla parte sottostante della via Libertà, così come testimoniano i due portali che nei conci di chiave recano uno lo stemma del casato e la data del 1826, e l’altro l’incisione dell’anno 1829.
In seguito alla soprelevazione del piano stradale della Via Libertà, avvenuta nel 1836, anche il palazzo di Salvo-Faillaci ha dovuto cambiare la sua primitiva riconfigurazione.
L’originario piano nobile è rimasto allocato nel pianterreno.

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 La nuova facciata fu ultimata nel 1885.

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Si accede all’ingresso del palazzo mediante il superamento di tre gradini che portano al ballatoio per oltrepassare il dislivello del piano stradale. Nel piccolo giardino quasi sempre le piante, amorevolmente curate dalla padrona di casa, fioriscono.
E’ fiorita l’Euphorbia marginata.

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Il portale è affiancato lateralmente da due importanti colonne monolitiche tuscaniche che sorreggono la trabeazione superiore e la base del balcone centrale.

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 Aperte due per ogni lato, lo abbelliscono le lunghe finestre.
Il nuovo piano nobile è caratterizzato da cinque balconi sormontati da altrettante edicole neoclassiche e protetti da ringhiere di ferro battuto riccamente lavorate.

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Sono soprattutto i balconi di questa facciata principale ad attirare l’attenzione dell’osservatore.
Allegorie delle arti: della musica, della pittura, della poesia, della scultura  sono state create dalla feconda fantasia artistica di Noè Marullo che le ha riprodotte nelle immagini dei personaggi di stucco posti nelle lunette ad arco ribassato sopra ogni balcone.
Nella lunetta centrale è raffigurato lo stemma del casato, nel cui scudo, sorretto da due angeli alati, è raffigurato il leone che sorregge la Croce sormontato dalla corona.

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Sopra le lunette cinque ampie finestre chiudono il prospetto dando leggerezza a tutto l’edificio e luce all’interno.
Il palazzo è stretto fra i cantonali laterali formati da una successione di lastroni rettangolari di pietra locale, di due diverse dimensioni,  che danno robustezza, eleganza ed eccellenza al palazzo.

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Accolgono i padroni e incutono paura i due cani mastini, dall’aspetto feroce, dei battenti metallici del portone d’ingresso.

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Il monogramma, il salve e le stelle ricavate da lastre di marmo policromo.

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Alla parte posteriore del palazzo, in via Giuseppe Siracusa, appartiene un ampio cortile, in comunione con altri proprietari confinanti.

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 Si nota in alto la ringhiera della grande terrazza dove sono coltivate amorevolmente tante piante

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Nel 1876 il signor Giuseppe Di Salvo dal Comune ottenne l’autorizzazione ad inglobare quest’area in seguito ad una complessiva ristrutturazione del suo palazzo.
Giuseppe Di Salvo era un ricco signore che,  grazie al possesso dei titoli di studio e delle notevoli rendite fondiarie, ricoprì importanti cariche istituzionali nel paese.
La famiglia Di Salvo gestì la farmacia di via Libertà fino quasi alla fine del 1900. Il fondatore dell”antica farmacia fu il dott. Antonio Di Salvo.ANTONIO OK

Molti di noi paesani sicuramente ricordiamo la figura dell’ultimo dei  farmacisti, il dott. Lucio Di Salvo.

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Il nuovo proprietario della farmacia ex Di Salvo, sita nella via Libertà n° 126, è il dott. Eugenio Ferraro, che la gestisce con i suoi collaboratori e custodisce il prezioso e antico arredamento.
La frase latina “ Divinum est opus sedare dolorem”  “ potere alleviare il dolore è opera divina”,  attribuita da alcuni a Ippocrate, da altri a Galeno, è scritta sull’affresco posto sul tetto della stanza d’ingresso della farmacia.
L’affresco è opera di Giuseppe Barbera, di Mistretta.

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Attualmente il palazzo Di Salvo -Faillaci è di proprietà dei fratelli Marco e Alessandro Faillaci che lo abitano con le loro rispettive famiglie.

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