E’ una normale abitazione civile non paragonabile a nessuno dei palazzi nobiliari presenti a Mistretta però, data l’importanza di chi l’ha abitata, è giusto farla conoscere.
Superate l’ampia Piazza dei Vespri e la chiesa di San Giovanni Battista, a Mistretta, continuando per la via che prende il suo nome, per ricordarlo per sempre alle generazioni future, si giunge nel cortile Vico Gullo dove, all’angolo destro si eleva la casa natale dell’artista Noè Marullo.
E’ una semplice palazzina a più livelli che ha ospitato una dignitosa famiglia piccolo-borghese: la famiglia Marullo.
Infatti, il padre Saverio era falegname e la madre, la signora Giovanna Lipari, casalinga.
Fino all’ultimo decennio del XX secolo la stessa casa fu abitata dalla mia famiglia paterna, la famiglia Seminara, di cui gli ultimi dimoranti furono: mia nonna, la signora Isabella Sebastiana, le mie zie Giuseppina e Maria, mio zio Vincenzino, sorelle e fratello di Giovanni, mio padre.
Tramite una scala esterna si accede alla casa, oggi ristrutturata completamente dai nuovi proprietari, i coniugi Insinga Antonino – La Ganga Francesca, che hanno acquistato l’immobile alla fine degli anni ’90 del secolo scorso. La scala, in granito grigio, porta a un piccolo balcone circondato dall’inferriata di ferro battuto.
Sottostante a questo terrazzino un altro ingresso secondario, dove prima c’era un arco, conduce al piano terrano dove Noè realizzava i suoi capolavori artistici.
Nell’ammezzato il tetto era basso e dalla sua finestra, tramite una scala di legno rimovibile, per superare il dislivello tra la strada e il piano basso della casa, mia zia Maria ed io scendevamo nel grande slargo di vi Ripetta, nella parte posteriore dell’abitazione, per raggiungere la chiesa di Maria SS.ma del Rosario o per andare a trovare la zia Rosa, che abitava con la sua famiglia alla fine della piazzetta.
Una lapide, posta nella facciata principale della casa, collocata per volontà dell’Amministrazione comunale di Mistretta, ricorda che lì il 13/11/1857 nacque NOE’ MARULLO.
Dell’artista amastratino hanno ampiamente scritto nelle loro pubblicazioni il prof. Francesco Cuva, il giornalista Massimiliano Cannata, la dott.ssa Silvana Bernardini e il prof. Lucio Bartolotta.
Noè Marullo, nacque a Mistretta il 13/11/1857 dal padre Saverio, falegname, e dalla madre, la signora Giovanna Lipari, casalinga.
Noè Marullo fu un uomo generoso e dal carattere sensibile, calmo e, nello stesso tempo, irascibile, allegro e malinconico, cordiale e scontroso e, artisticamente, isolato nel suo mondo.
Fu anche un maestro sensibile e raffinato, capace di pure, autentiche e geniali creazioni d’arte.
Artisticamente si formò nel clima culturale neoclassico del secondo ottocento.
Approvò totalmente le teorie classiche di bellezza, di gusto, di armonia, di perfezione tanto da dichiarare che l’arte antica, soprattutto quella greca di Fidia, di Mirone, di Prassitele, “ è sublime, insuperabile”.
Rivolse la sua attenzione anche agli artisti che prepararono il Rinascimento italiano: al Mantegna, al Perugino, al Botticelli, a Michelangelo, a Leonardo, al Canova.
Noè Marullo giovane, prima nella bottega del padre, poi a Palermo, nello studio dello scultore Valenti, infine a Roma, presso l’Accademia delle Belle Arti, s’impegnò in molte attività di studio del disegno e della scultura che lo indussero a lavorare e a rifare lo stesso lavoro anche per più volte fino a raggiungere quel livello artistico imposto dai canoni classici.
Questa produzione giovanile, manierata e impersonale, si lascia, comunque, ammirare perché è frutto di ricerca di uno stile personale e perché fa trasparire l’esigenza dell’artista di educare al gusto del bello.
Con le sue opere Noè Marullo abbellì diversi palazzi della borghesia palermitana, romana e amastratina.
Appartengono alla sua creazione artistica le allegorie della pittura, della scultura, della poesia, della musica, poste nelle lunette della facciata principale del palazzo Di Salvo-Faillaci.
Anche i balconi del palazzo del cav.Vincenzo Tita sono decorati con volti di putti allegri e sorridenti scolpiti in pietra dall’artista Noè Marullo.
Il prof. Francesco. Cuva scrive: ” […] è chiaro che questa prima produzione è fredda e manierata, tuttavia essa si lascia ammirare per il forte senso allegorico dei contenuti e per le forme compatte e armoniose. In particolare i putti di Palazzo Tita sono l’uno diverso dall’altro e nella loro espressione, molto vicina alla maschera greca, lasciano trasparire dolore e angoscia, ironia e sarcasmo, rabbia e rivolta […]”.
Anche le lunette semicircolari, che sormontano i balconi del palazzo di don Vincenzo Salamone, ospitano i busti di personaggi dell’età greco-romana, probabilmente filosofi greci, anche essi opera all’artista amastratino Noè Marullo.
Noè Marullo, per l’intero corso della sua esistenza, fu costretto a lottare con le durezze della vita che lo oppressero e, talvolta, soffocarono la sua capacità di esprimersi, di dare concretezza agli stimoli creativi che in lui si sviluppavano. Chiuso nei ristretti confini di un ambiente provinciale culturalmente limitato, non ha potuto rifulgere della luce che gli era propria.
Il consiglio comunale di Mistretta l’ha aiutato economicamente per il conseguimento del diploma di scultore e per la frequenza in Accademia di un corso biennale di perfezionamento.
Studiò alla “Scuola tecnica serale per gli operai” a Palermo e, successivamente, all’istituto di belle arti “San Luca” a Roma.
Con la somma di 1000 lire, assegnatagli dalla giunta comunale mistrettese, Noè Marullo acquistò il marmo col quale scolpì il monumento di Garibaldi e di Vittorio Emanuele e realizzò figure di Madonne e di donne. Con lo sguardo penetrante e con gli occhi rivolgenti lo sguardo lontano, sotto la fronte corrugata, raffigurò il fascino del generale Garibaldi, condottiero e patriota italiano, denominato l’eroe dei due mondi per le imprese militari compiute in Europa e in America meridionale e che aveva suscitato nelle folle la fiducia nei moti insurrezionali.
Marullo lo conobbe a Roma, tramite il professor Masini, quando Giuseppe Garibaldi era già vecchio, stanco e deluso. “Lo sguardo penetrante, gli occhi vispi, intelligenti, sognanti “.
Il busto di Garibaldi, collocato nella villa comunale di Mistretta a lui intitolata, fu donato dall’artista al comune di Mistretta come ringraziamento per l’aiuto economico ricevuto per il suo mantenimento agli studi artistici.
Dopo i vani tentativi di inserirsi a Roma nel mondo dell’arte e del lavoro, nella primavera del 1885 Marullo ritornò definitivamente nella sua città natale, dove impiantò la sua bottega a Mistretta nel vicolo Gullo N° 6, nel piano basso della casa dove era nato, e là iniziò a ideare i suoi fantasmi artistici dandovi anima e corpo.
La sua produzione artistica si espresse con le figure della Madonna, nelle cui fattezze l’autore impresse e comunicò ideali di bellezza, di pudicizia, di umanità. Musa ispiratrice fu la moglie Stella Cuva. Con i suoi attrezzi di lavoro realizzò le statue della “ Madonna del Carmelo”
e dell’“Assunta”,
che si trovano nella chiesa di San Giovanni, a Mistretta, “l’Annunciazione”, il cui bozzetto si trova nella cappella dell’abitazione privata del signor Benedetto Di Salvo, nel palazzo Pasquale Salamone,
“l’Immacolata”, nella chiesa di San Nicolò di Bari a Mistretta.
Sono solo alcune delle sue opere che si trovano a Mistretta.
Altre opere si trovano in molti altri paesi della Sicilia.
L’Annunciazione nella chiesa del Convento a Castel di Lucio.
Santa Lucia a Castel di Lucio.
San Giuseppe nella chiesa Madre di Reitano.
L’Addolorata nella chiesa di San Francesco a Caronia.
E’ interessante sapere che l’inizio della grande attività di scultore in Marullo coincide con gli anni di dolore personale per la morte dei familiari, in particolare degli amati figli Andrea, morto il 30 agosto del 1901, e Giustina, morta il 6 marzo del 1914, venuta a mancare a 14 anni di età, e per l’incomprensione con i rapporti sociali che gli hanno ostacolato la vita.
Gli anni della fine del secolo diciannovesimo sono, perciò, difficili per Noè Marullo.
Deluso, come uomo e come intellettuale.
fu oppresso da una situazione economica difficile, “perché scarsi sono i lucri della sua opera ”, e, inoltre, si sentiva umiliato e offeso per quello che politicamente succedeva in Italia: le manifestazioni degli operai a Milano, le organizzazioni dei Fasci dei Lavoratori Siciliani represse dalla polizia.
A dimostrazione del suo stato d’insofferenza scolpì “l’Angelo dormiente nella bara o il Risveglio dell’Angelo” posto sul frontone della chiesa della Santissima Trinità. Committente di questa opera fu la nobildonna Teresa Salamone, mamma del cav. Enzo Tita, chiamata affettuosamente dai nipoti Giuseppe e Paolo Giaconia ‘Zia Teresina’ che, dal balcone della propria abitazione, poteva ricordare il bambino morto in tenera età.
Marullo, cristiano e cattolico, arrivò al punto d’immaginare un angelo morto quando un angelo, puro spirito, è immortale. La scultura in marmo raffigura la figlia Giustina, l’angelo prematuramente scomparso. Si evidenziano le due realtà dell’esistenza terrena: la bara, cioè la morte, l’angelo, cioè la vita. L’angelo, risvegliatosi dal sonno, si appresta ad uscire dalla bara per spiccare il volo verso il cielo.
Dopo la realizzazione di questa scultura Marullo tacque artisticamente per un certo periodo. Tuttavia, nel silenzio dei suoi pensieri gli balenò un’idea che si tradusse in autentica espressione d’arte. Incontrò il Dio che, per amore degli esseri umani, si fa Uomo Egli stesso.
In pochi anni, e in una spasmodica ricerca di un suo personale stile, creò i capolavori: la statua lignea del Sacro Cuore di Gesù, su commissione della famiglia Salamone, che si trova nella chiesa di Maria SS.ma del Rosario. Il cuore di Gesù, realizzato nel 1906, indica l’amore e la misericordia di Dio per l’essere umano attraverso la dolcezza del volto mentre la mano caritatevole offre il cuore all’umanità.
Il Cuore di Gesù è la statuina che amorevolmente custodisce la Signora Liria Di Marco, vedova del signor Gaetano Iudicello, il pronipote di Noè Marullo.
“il Beato Felice da Nicosia”, nella chiesa di San Francesco, dove Noè Marullo ha saputo imprimere al fraticello una sublime, palpitante, viva espressione mistica. Infatti, raffigurò il Beato Felice da Nicosia nell’atteggiamento francescano del servo di Dio, umile e semplice, che questua in mezzo alla gente per chiedere pane e per donare pace e serenità.
“Sant’Antonio di Padova”, pure nella chiesa di San Francesco d’Assisi,
“San Sebastiano”, nella chiesa di San Sebastiano.
Egli raffigurò San Sebastiano nell’atto del trapasso: il volto giovanile mostra un’espressione di sovrumana sofferenza.
Nel corpo snello e slanciato, anatomicamente perfetto, i muscoli tesi stanno a indicare l’attimo dell’ultimo sospiro.
La statua lignea di San Sebastiano, opera di Noè Marullo, che ha raggiunto la veneranda età di 110 anni, è stata sottoposta a un nuovo restauro. A compiere il lavoro sono state le signore Sebastiana Manitta e Francesca Antoci che hanno ricevuto l’incarico dall’Associazione Amastra Fidelis che cura anche, oltre alla festa di San Sebastiano, anche la festa della Madonna della Luce e dei Giganti. Il lavoro eseguito è stato eccellente. Moltissime ovazioni hanno ricevuto le restauratrici durante la presentazione della statua al pubblico dei fedeli il 29 luglio 2018 a Mistretta nella chiesa di San Sebastiano .
San Sebastiano ritorna nel suo fercolo dopo il restauro
Foto di Giusppe Ciccia
Queste sono le opere che si trovano a Mistretta. “Il Crocefisso” e “San Francesco” si trovano a Centuripe.
L’artista, durante le fasi di lavoro dei suoi capolavori, “visse i drammi dei personaggi scolpiti” e ne rivelò i momenti più significativi curando i particolari delle fattezze con mano delicata. L’arte diventò per lui il rifugio dello spirito, la rivincita ideale sulle delusioni della realtà. Quando le sventure della vita colpirono l’integrità sua e della sua famiglia, Marullo riversò il suo dolore in un’arte più corrispondente ai bisogni di uomo raffigurando il lavoro e la famiglia.
Creò il gruppo statuario della “Sacra Famiglia”, esposto nella chiesa di San Giuseppe, adiacente al Collegio delle Suore di Maria, a Mistretta
e nella Chiesa Madre di Reitano.
Noè Marullo, in San Giuseppe, rappresentò l’uomo del lavoro mentre affidò alle sembianze di Maria una dolcezza d’espressività femminile casta e pura e riprodusse nel volto allegro e gioioso del bambino il viso di sua figlia Giustina.
Ritornò al tema del lavoro ancora con il “San Giuseppe”, scolpito sul portale della cripta della Società Operaia al cimitero monumentale di Mistrett, di cui fu socio onorario.
Dopo queste opere, la sua capacità creativa a poco a poco si esaurì.
Col passare degli anni si chiuse in un aristocratico isolamento. Ha affidato i suoi pensieri a un diario che ancora oggi non è stato ritrovato.
Forse in quelle pagine Noè Marullo comunicò quello che per tutta la vita cercò di conciliare: vita e arte.
Noè Marullo, nato Mistretta il 13/11/1857, da Saverio e da Giovanna Lipari, che lo educato ai principi cristiani, morì il 05/05/1925 confortato dai doni della fede, dall’affetto dei suoi cari e accompagnato in paradiso dal sorriso delle sue madonne e dei suoi Santi.
Le sue spoglie mortali riposano nel cimitero monumentale di Mistretta accolte nella cappella della Società Operaia di M.S.
Il busto di Noè Marullo è stato eretto nell’agorà della villa “Giuseppe Garibaldi” il 12/11/2000 per volontà di signori: Mario Biffarella, Giovanni Mentesana, Francesco Liuzzo, Franco Scarito che ha eseguito e sostenuto la pratica presso l’ufficio competente del Comune di Mistretta riuscendo ad ottenere il finanziamento di buona parte dell’opera. Anche la Società Operaia di Mutuo Soccorso e il Banco di Sicilia di Mistretta hanno aderito all’iniziativa nel volere ricordare l’illustre artista amastratino. Il busto, con la tecnica cera persa, creato dal signor Mario Biffarella, è stato fuso in una fonderia di Misterbianco.
Il giovane Sebastiano Maria Antoci ha dedicato a Noè Marullo la sua poesia: