Apr 15, 2024 - Senza categoria    No Comments

LA MAHONIA AQUIFOLIUM, L’UVA DELL’OREGON, NELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

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Nella villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta la Mahonia aquifolium sta crescendo.
Grazie alla sensibilità del giardiniere, il signor Orazio Scilimpa, la villa comunale è stata arricchita da questa elegante pianta.

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Al genere Mahonia appartengono circa quaranta specie di arbusti sempreverdi appartenenti alla famiglia delle Berberidaceae.
Le due varietà più apprezzate e coltivate sono: la Mahonia Japonica, originaria dell’Asia Sud-occidentale, e la Mahonia aquifolium, originaria del Nord America.
In Italia la più diffusa in assoluto è la Mahonia aquifolium.

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Il nome scientifico “Mahonia” è un omaggio a Bernard M’Mahon, un orticoltore irlandese, nato verso la fine del Settecento che, per ragioni politiche, scappò dall’Irlanda e, arrivato in America, incrementò il suo patrimonio con il commercio delle piante.
La Mahonia aquifolium è un arbusto di media grandezza proveniente dall’Oregon, uno stato federale degli USA nord occidentale, e da esso prende il nome comune di “Uva dell’Oregon”.

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La pianta adulta raggiunge anche i 2 metri di altezza, ma la Mahonia aquifolium, accolta nella villa “Garibaldi” di Mistretta, introdotta da poco tempo in seguito al piccolo restauro effettuato dentro il giardino, era alta circa 70 centimetri, ma è già cresciuta.
E’ una pianta che vado a trovare tutte le volte che, ritornando al mio paese, entro dentro la villa, il mio luogo preferito!
Possiede il fusto quasi legnoso, di colore grigiastro, eretto, i rami alcuni sdraiati, altri ascendenti, legnosi e privi di spine.

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Le foglie, dal picciolo rosso, sono persistenti, imparipennate, divise in 5-9 piccole foglie ovali, appuntite, con margine dentato, munite di corte spine lungo i bordi, di colore verde scuro, intenso, lucide che, nell’insieme, formano una chioma dall’aspetto disordinato e irregolare.
In autunno tendono ad assumere un colore bronzato e ad arrossirsi gradualmente man mano che la pianta invecchia.

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Il nome della specie “aquifolium” deriva appunto dalla foglia acuminata.
Con la maturità l’arbusto tende ad assumere una forma tondeggiante, anche a causa dei numerosi polloni che si sviluppano rapidamente fin dalla base del tronco.
In primavera, tra marzo e aprile, all’apice dei fusti sbocciano i piccoli fiori, di colore giallo oro, con una doppia corolla e dall’aspetto delicatissimo, raccolti in fitti racemi e delicatamente profumati che risaltano sul fogliame lucente.

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Per la loro profumazione dolce, molto persistente, attirano api e altri insetti utili.
Dopo la fioritura, la pianta produce i frutti, piccole bacche rotonde dal colore blu- violaceo, succulente, commestibili, contenenti un liquido rosso e rimangono sulla pianta per tutta estate.
Esse, oltre a dare un tocco di raffinatezza al giardino, sono un richiamo irresistibile per gli uccelli che le mangiano liberamente.

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La pianta raramente si trova allo stato spontaneo e si moltiplica per seme, per talea, o per esportazione di qualche pollone ben sviluppato che si allontana dai piedi della pianta.
La Mahonia aquifolium è una pianta di una bellezza particolare, che riesce a creare in un qualsiasi giardino atmosfere di raffinata ricercatezza.
E’ una pianta che non richiede cure particolari, e si può coltivare in giardino per tutto l’arco dell’anno.
Condizione necessaria affinchè la pianta mantenga il suo bell’aspetto è la sistemazione in un posto dove ci sia una equa esposizione tra la luce e l’ombra.
Non teme il freddo invernale e sopporta temperature minime molto rigide.
Non ha preferenze per il tipo di suolo, accontentandosi anche della comune terra da giardino.
E’ necessario assicurare alla pianta un ottimo drenaggio per evitare ristagni idrici, quindi bisogna annaffiare solo quando è necessario.
In autunno è prudente interrare alla base dell’arbusto una buona quantità di concime organico, che arricchisce il terreno prevalentemente di azoto.
Durante i freddi mesi invernali molti agenti patogeni svernano nel terreno ai piedi delle piante.
La pianta, collocata nelle condizioni ideali, è abbastanza longeva e, se le sue dimensioni sono divenute eccessive o la sua crescita è  irregolare, allora si può ricorrere a potature non troppo pesanti per non danneggiare la parte aerea e anche per favorire il formarsi di fiori e di frutti.
Le forti nevicate, come avviene qualche volta a Mistretta in inverno, possono causare la rottura dei rami.
Pur essendo una pianta molto rustica e resistente, tuttavia potrebbe essere attaccata da parassiti.
Bisogna trattare con particolare cura la pianta attaccata dagli Afidi, dalle Cocciniglie e dai funghi.
L’Oidio attacca le foglie giovani e i germogli coprendoli con una muffa bianca e polverosa.
La ruggine forma macchie rossastre sulla pagina superiore delle foglie e chiazze brune su quella inferiore.
E’ necessario praticare un trattamento insetticida e anticrittogamico ad ampio spettro che permetta di curare queste patologie in modo rapido e risolutivo.
Le foglie delle piante malate devono essere raccolte e bruciate.
Tutti i trattamenti vanno praticati quando nel giardino non sono presenti altre fioriture.
In alcune regioni i frutti della Mahonia aquifolium sono impiegati per la preparazione di una marmellata dal sapore acidulo, di liquori e di un particolare vino.
I Francesi  con le bacche producono ottimi liquori e squisite confetture.
Alcuni elementi della pianta sono utili in erboristeria.
Le radici, che contengono diversi alcaloidi,  sono utili perchè
hanno proprietà antiossidanti e antistaminiche e sono utilizzate come depuratori del sangue, oltre ad essere molto efficaci per la cura dell’acne, delle psoriasi e degli eczemi. Anche le sue proprietà antimicrobiche non vanno sottovalutate.
Le bacche sono utili per la produzione di un colorante vermiglio.
Dalla corteccia interna e dalle radici si ricava un altro tipo di colorante giallo.
Nel linguaggio dei fiori la Mahonia, a causa delle sue foglie munite di numerose spine, simboleggia la “diffidenza“.

Apr 4, 2024 - Senza categoria    No Comments

L’ALBERO DI PICEA SMITHIANA NELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

La villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta mostra per quasi tutto l’anno solare i suoi gioielli piacevoli da ammirare. Uno di questi gioielli è l’albero di Picea smithiana.

Il Picea smithiana è una conifera appartenente alla Famiglia delle Pinaceae.
E’ conosciuta anche con i sinonimi: “Ovest Himalayan Abete” e “Picea morinda”.
Etimologicamente il nome del genere “Picea”, utilizzato già dai latini, potrebbe derivare da “Pix picis”pece”, in riferimento all’abbondante produzione di resina.
Il nome della specie “Morinda” è un termine nepalese che significa “miele di fiori” anche per le gocce di resina che si riscontrano sui giovani coni di questa alta e imponente pianta.
Il Picea smithiana è un Abete nato nelle montagne occidentali dell’Himalaya, dal nord-est dell’Afghanistan centrale a est del Nepal.
E’ un albero ornamentale presente nei grandi giardini dell’Europa occidentale per la sua attraente caratteristica dei ramoscelli penduli. Introdotto in Europa nel 1839, ha avuto un’ampia diffusione anche in Italia, dove vive bene in montagna fino a 3000 metri d’altitudine.
Nelle foreste del suo habitat originario cresce fino a 3700 metri insieme al Cedrus deodara e al Pinus pungens glauca.
E’ presente nella villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta, dove ha raggiunto una notevole altezza.

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https://youtu.be/Vm3E4yYOuKg

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Il Picea smithiana è un grande albero sempreverde alto fino a 50 metri.
Presenta il portamento piramidale, la ramificazione a palchi regolari, la chioma formata da aghi lunghi, non molto densa, di colore verde-azzurrino su entrambe le pagine che rallegra il grigio dell’inverno.

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Nel tronco, diritto e colonnare, s’inseriscono i rami lunghi e penduli perché consentono alla pianta di liberarsi dal peso della neve.
Il fusto è rivestito dalla corteccia che, da giovane, è liscia e di colore verde-grigio lucente, in seguito si fessura profondamente in placche sottili, longitudinali e di colore grigio opaco.

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Le foglie, aghiformi, riunite in fascetti di numero di 5, rotonde, sottili, flessibili e curvate in avanti, non pungenti, lunghe fino a 5 centimetri superano in lunghezza le foglie di qualsiasi altra Picea.

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E’ una pianta monoica.
I fiori sono molto primitivi, unisessuali, ma entrambi i sessi si trovano sulla stessa pianta.
I fiori maschili, a piccoli coni allungati, gialli, sono riuniti in spighe alla base dei nuovi getti dell’annata; i fiori femminili, a coni di colore verde-giallo-rosati, sorretti da un lungo peduncolo, si trovano al vertice dei nuovi getti. I fiori cominciano a schiudersi a maggio.

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I frutti sono i coni, grandi, di forma cilindrico-conica appuntita, lunghi da 9 a 16 centimetri, penduli, impregnati di resina.
Sono di colore verde che cambia in marrone, si aprono dopo diversi mesi dall’impollinazione e, a maturazione avvenuta, allargano le squame rigide e dolcemente arrotondate per liberare i semi alati. Successivamente cadranno intere dalla pianta.

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I semi maturano da ottobre a novembre.
La moltiplicazione avviene per semina in autunno.
E’ una pianta rustica e molto resistente, che cresce rapidamente e liberamente e non necessita di potature.
Il Picea smithiana è un albero che richiama l’attenzione per la sua eleganza e per la sua maestosità.
E’ piantato nei giardini dove ha spazio sufficiente per crescere.
È stato anche utilizzato per i rimboschimenti per il suo rapido accrescimento. Nelle foreste è coltivato per la produzione del legname.
La corteccia è molto resistente ed è utilizzata per coperture. Piccole quantità di resina sono ottenute tra la corteccia e il legno.
Il legno, moderatamente duro, è utilizzato nelle costruzioni, nelle palerie, per utensili domestici e di cucina e nell’industria della carta.
E’ un ottimo combustibile.
Il Picea smithiana gradisce essere posizionato in un luogo semi-ombreggiato, dove può ricevere i raggi solari durante le ore più fresche della giornata posto su un terreno profondo, umido, ma ben drenato.
Lo sviluppo di un buon apparato radicale, che si dirama anche per decine di metri, consente alla pianta di accontentarsi dell’acqua delle piogge, senza la necessità di ulteriori annaffiature, e di trovare gran parte dei nutrienti nel terreno. Tuttavia, accetta un pò di fertilizzante in modo da ricevere il giusto apporto di sali minerali.
Come tutte le pinaceae, anche il Picea smithiana teme l’attacco degli Afidi e della Cocciniglia, parassiti  che saranno allontanati con un trattamento insetticida ad ampio spettro.
La pianta resiste ai freddi invernali dove si registrano temperature basse, tollera i forti venti, ma non l’inquinamento atmosferico.
Il suo stato di salute è gravemente compromesso dalle piogge acide.

Mar 19, 2024 - Senza categoria    Comments Off on “CARA’… MISTRETTA” LA LIRICA DELLA POETESSA GRAZIELLA DI SALVO BARBERA

“CARA’… MISTRETTA” LA LIRICA DELLA POETESSA GRAZIELLA DI SALVO BARBERA

Ringrazio il Premio Letterario Maria Messina (toeopdnsrSmmtlr 4eaalm3eiboibg 93106:2hig7621o3lrgff14 la5l eh0)

che mi ha dato la possibilità di leggere su Fb la poesia “CARA’… MISTRETTA”

”, scritta  dalla poetessa GRAZIELLA DI SALVO BARBERA

CARA’… MISTRETTA

“Carà… Mistretta, arrivigghiati,

ca cu sta papacea pari morta;

unn’è ca su’ li to spirtizzi,

la valintia nna l’arti,

lu sapiri,

ca ficiru ri tia, a li tiempi,

la suvrana Amastra?

Tu c’addattasti principi

e rignanti

e valurusi figghi rasti

a la patria terra

ora, si’ cuomu a cu pirduta a picciuttanza

si senti nutili.

Sguazzati a facci nta l’acqua

ri to’ ciumi,

viestiti a nuovu cuomu fussi festa,

ararmati r’anedda

e ddi ciannachi

e a testa jauta cuomu ê tiempi

antichi

fatti taliari.

Ca nun ci potti tiempu,

tirrimoti, nè lavini,

a scancillari tutti li bbiddizzi.

Carà… allibbertiti!

Prima ca scurisci sta jurnata

vuogghiu ca s’allarga lu me cori

viriennu ca ti spinci

e t’arripigghi ri lu tơ’ maluri.”

ttps://www.youtube.com/watch?v=2MTcen5cnAU

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La poesia è recitata da Sebastiano ( Tatà) Lo Iacono

“Dobbiamo ringraziare la poetessa Graziella Di Salvo Barbera perché, con la pubblicazione del  suo libro “Scarpisannu sti strati“, “ Edizioni Valdemone” luglio 1994, ci permette di effettuare un viaggio, sentimentale e culturale, nella Mistretta degli anni sessanta.

In copertina “ Mistretta: vanedda” è opera del pittore amastratino Dino Valenti.
Poichè è un viaggio poetico, non ci induce a ricercare risposte e conferme, ma ci sprona all’immaginazione per ricordare e, nello stesso tempo, a scoprire un mondo che è patrimonio della nostra tradizione.
Certo, per noi che abbiamo vissuto quel tempo, fatto di buone cose semplici, è facile ripercorrere con la memoria quei momenti di vita che la poetessa ci propone, ma lo sarà altrettanto per le nuove generazioni poiché la forza delle immagini, scaturenti dalla lettura delle poesie, è tale che tutti possiamo configurare luoghi e personaggi, fatti e situazioni, credenze e atteggiamenti. “

La poesia di Graziella Barbera illumina la mente…la poesia si fa musica con il ritmo, si fa fotografia, si fa arte. La poesia lascia nel lettore una parola, un’espressione e ha una forza tale da commuovere, da rinnovare l’animo, da fare esplodere la felicità”.
C’è tutto questo nella poesia di Graziella Di Salvo Barbera come dice il prof. Francesco Cuva.
Nella sua poesia c’è lirismo, malinconia, c’è soprattutto c’è la capacità di divertirsi con la fantasia, con il cuore, con la forza di sognare.
Graziella Di Salvo è nata a Palermo ma, figlia di mistrettesi è vissuta sin dalla tenera età a Mistretta fino a che, sposatasi con l’avv. Barbera, si è trasferita a Nicosia dove attualmente vive. E’ la sorella del mio amico Ignazio.

Ha già pubblicato due volumetti di poesia in lingua: “lo, Graziella” e “Il melograno”.

Ha ricevuto diversi riconoscimenti partecipando a concorsi letterari:

~ Agosto Leonfortese (1991)

2° premio:

– Emilio Morina-Azzurra TV

( 1992) 1° premio:

– Vann Antò-Saitta (1992)

segnalazione:

– Fedele Vitale (1993)

3″ premio;

– M. Giuseppe Restivo 1994- menzione d’onore;

– Feliciano Rossitto ( 1994) segnalazione

 

 

 

 

 

Mar 10, 2024 - Senza categoria    Comments Off on “ CASA NATIA” LA POESIA DI GIUSEPPE CICCIA TRATTA DAL LIBRO “SIA CHE IL TEMPO”.

“ CASA NATIA” LA POESIA DI GIUSEPPE CICCIA TRATTA DAL LIBRO “SIA CHE IL TEMPO”.

Ringrazio il Premio Letterario Maria Messina (toeopdnsrSmmtlr 4eaalm3eiboibg 93106:2hig7621o3lrgff14 la5l eh0)

che mi ha dato la possibilità di leggere su Fb la poesia “CASA NATIA”, scritta  da Giuseppe Ciccia

“ CASA NATIA”

Non so della casa natìa,

nè dei cimeli che in essa stanno,

non del segno sul telo bianco

steso sulla pietra calda,

o dell’eco del pianto di bimbo.

Non lascerò tracce

nè porterò con me l’ombra d’un tetto,

che alto protegge e sorride.

Non ho ricordo dei primi vagiti,

nè dello scricchiolio d’una panca

che s’apre col profumo dei panni

al sole asciugati.

Non ricordo carezze o baci

che conciliano il nato alla vita,

nè mai ho avuto canto di nutrice,

di sorelle suoni o di fratelli grida.

Restai fanciullo solo.

Ed or talvolta, al ritorno nella casa

antica, sento le pietre

amiche divenute,

bisbigliar un saluto.

Hanno voce e raccontano di giorni

lontani: v’era una volta

che un esil bambino,

da chissà giunto,

cercasse sui libri risposte

a sconosciuti perchè.

Aveva egli vocali povere,

un nero quaderno e lapis duro

ma, dicon le pietre,

di quella donna, che dolce offriva

il primo sapere e del padre che il saper

non aveva, ma sudore e stanchezza

nelle ossa, e loro, che i sussurrii

della notte discrete ascoltavano,

narrano di tanto amore ch’addolcire

il granito fa

e i sensi patire.

Queste pietre hanno voci

da parlar solo al cuore

e custodi sono della memoria,

quando ad altri diranno,

con semplici parole,

di noi e come vi sognammo.”

Questa poesia è un inno alla casa natia metafora sull’identità e sul senso di appartenenza di ciascuno di noi all’idea stessa di casa. Il poeta sembra non avere un legame fisico con la casa evidenziato dal fatto che in essa non ha nessun ricordo “…Non so della casa natìa, nè dei cimeli che in essa stanno, non del segno sul telo bianco steso sulla pietra calda…”; ma nello stesso tempo riaffiora un legame di affetto attraverso l’immagine delle pietre che “… bisbigliano un saluto…” narrano storie di sacrifici e di amore vissute lungo i secoli. le pietre quindi diventano custodi della memoria e la loro funzione è quella di tramandare e narrare le storie di vita vissuta da chi ci ha preceduti.
Questa poesia “ Casa natia” , di Giuseppe Ciccia ( Peppino per gli amici) , è tratta dalla sua raccolta di poesie dal libro dal titolo “ Sia che il tempo …” edito da TM testata giornalistica di Tele Mistretta- Agosto 1994.

In “ Sia che il tempo…” la copertina è opera del pittore ed apprezzato artista amastratino Enzo Salanitro. Suo anche il disegno sotto accanto alla foto del libro.

I COMMENTI:

Manfresone Filippa
Bellissima poesia.

Marisa Toscano,
Caro Peppino la tua bella poesia, che avevo già letto diverso tempo fa, mi ha riportato alla mente immagini struggenti facendomi percepire la nostalgia dell’ambiente familiare in cui sono cresciuta con quella che fu la mia famiglia di origine.

Giuseppe Ciccia,
Grazie Marisa, per il tuo bellissimo commento. Mi da coraggio nel ricordo di quella che è stata la mia origine.

Tina Musile,
Complimenti Peppino Ciccia, chi pensa e scrive poesie diventa megafono di tante emozioni nascoste.

Paolo Folisi,
Riletta, emozionato.

Giuseppe Ciccia,
Grazie Paolo.

Rita Piro,
Meravigliosa complimenti!

Franca Masserelli,
Ho riletto tutto…bellissimo!

Nella Seminara
Complimenti Peppino!

Chi è Giuseppe Ciccia?
Peppino Ciccia è il gentiluomo molto conosciuto non solo a Mistretta, ma anche in tantissime altre città della Sicilia.
E’ nato a Messina  il 01/04/ 1947, ma a Mistretta, in provincia di Messina, il paese dei Nebrodi posto a 961 metri di altezza sul l.d.m. ha vissuto la sua infanzia, la sua fanciullezza, la sua adolescenza.
Ha frequentato tutte le Scuole, dalle Elementari, alla Scuola Media, al liceo “Alessandro Manzoni”.
Peppino, in prima fila con gli occhiali scuri, assieme ai compagni del Liceo durante una scampagnata  – anno solare 1964

 

Ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo – Yuonipa.
Si è allontanato da Mistretta per motivi di lavoro svolgendo per molti anni la sua professione di cancelliere al tribunale di Bologna, trasferendosi, successivamente, al tribunale di Patti e scegliendo il suo domicilio nella città di  Capo d’Orlando.
Ama immensamente Mistretta, il SUO paesello, dove adesso trascorre il periodo in seguito alla meritata quiescenza.
Giuseppe Ciccia è una persona molto attiva in tanti campi culturali.

E ’ poeta- fotografo di Mistretta ed ha al suo attivo diverse pubblicazioni di fotografie e di mostre collettive che vanno dalla metà degli anni ‘960 fino ai nostri giorni.

La sua caratteristica principale è l’uso del “bianco e nero”, che conferisce profondità e realismo alle sue foto. Nel 1991 ha pubblicato il libro di poesie e di racconti dal titolo ”Dietro la memoria – parole e immagini”, edito da Officine grafiche – Messina – Agosto 1991.
Inoltre è un bravissimo presentatore  di molteplici attività culturali che avvengono a Mistretta.

https://www.youtube.com/watch?v=2MTcen5cnAU

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Venerdì 22 luglio 2019 è stato un giorno importante per la comunità amastratina.
Infatti, nel santuario della Madonna dei Miracoli, a Mistretta, già parrocchia di Santa Lucia, tre eventi religioso-artistico-culturali hanno appassionato tutti i presenti. Fede, arte e cultura si sono fusi insieme.
Prima dell’inizio del convegno molto interessante è stata la visita alla mostra degli ostensori allestita da Giuseppe Ciccia e da Santino Cristaudo.

Alcuni altri momenti di eventi presentati da Peppino Ciccia

Peppino Ciccia da 25 anni è redattore del giornale “Il CENTRO STORICO”, il foglio informativo per i soci dell’Associazione “Progetto Mistretta” collaborato da diversi soci.
Il giornale periodicamente raggiunge i lettori mistrettesi dovunque si trovano lontano da Mistretta.

Collaborato sempre dai membri dell’Associazione “Progetto Mistretta”: Massimiliano Cannata, Lucia Graziano, Filippo Giordano e altri, cura l’organizzazione  del  concorso letterario “MARIA MESSINA” al quale partecipano ogni anno  tanti autori, provenienti dalla Sicilia e dell’Italia, ciascuno specializzato nel proprio campo.
Il  2024 è il XIX° anno della vita del  concorso letterario “MARIA MESSINA”!

 

Chi era Maria Messina?
Maria Messina nacque ad Alimena, in provincia di Palermo, il 14 marzo del 1887.

Si arrese alla sofferenza fisica all’alba del 19 gennaio del 1944 morendo a Masiano, una frazione a pochi chilometri da Pistoia, nella casa di contadini della famiglia Tarabusi dove si era trasferita per sfuggire ai bombardamenti della guerra, che aveva diviso l’Italia in due parti, separandola dall’amato fratello e dalle nipoti e dove viveva in solitudine in campagna, “vinta” dal destino, divorata dalla distrofia muscolare.
Maria Messina fu una delle più grandi scrittrici veriste, ammirata dal Verga, commentata da Borghese come “scolara del Verga”.
Tuttavia, completamente dimenticata, è stata assente dalla letteratura italiana del Novecento.
Abbattere il muro del silenzio attorno a lei, schiudere le porte dell’oscurità, che avevano nascosto per oltre mezzo secolo il nome e l’opera di Maria Messina, aprire quelle della sua fama, furono meriti dello scrittore Leonardo Sciascia che, nei primi anni ottanta, ha riproposto la lettura di alcuni dei suoi racconti.
Da allora le sue opere hanno attraversato una nuova stagione di notorietà e sono state tradotte in diverse lingue.
Nelle sue opere ha raccontato, con una commiserazione pervasa di ribellione, la società maschilista dell’epoca, la sottomessa e oppressa condizione femminile in Sicilia quale era fino agli anni della seconda guerra mondiale.
Ha esaminato diversi temi come quello della gelosia, dell’adulterio, dei maltrattamenti, dell’abuso sessuale, dei pregiudizi, dei costumi, delle contraddizioni, della religiosità.
Nei suoi lavori Maria Messina ha evidenziato anche l’isolamento e la percezione di un destino avverso, a cui non ci si può ribellare, che non dà ai “vinti” la possibilità di evasione e di liberazione in una società dove le regole sono stabilite da sempre.
Poiché dimorò a Mistretta dal 1903 al 1909, in una casa di Via Paolo Insinga dove ambientò le sue novelle e i suoi racconti, l’Associazione “Progetto Mistretta” ha rivolto alla scrittrice grande attenzione assegnando a Maria un posto di meritevole rilievo nella cultura amastratina divulgando il suo nome e la sua opera attraverso la promozione del concorso letterario “Maria Messina”, con cadenza annuale, e la cui premiazione avviene nell’elegante e accogliente sala di rappresentanza del Circolo Unione a Mistretta.
In questo modo Maria è stata ricompensata per essere stata dimenticata dai critici, dagli storici della letteratura italiana del Novecento e dai lettori.
Nel mese di febbraio del 2009 l’Amministrazione comunale di Mistretta ha conferito alla scrittrice Maria Messina la cittadinanza onoraria e le ha intitolato una strada del centro storico.
Grazie all’interessamento dell’Associazione “Progetto Mistretta”, al giornale “Il Centro Storico”, e al certosino lavoro di ricerca del pistoiese “mistretteseGiorgio Giorgetti, le spoglie di Maria Messina sono state trasferite dal cimitero della Misericordia di Pistoia al cimitero monumentale di Mistretta.
Maria riposa lì accanto alla sua amata madre Gaetana Traina.
Il merito di questo “ritorno” in patria si deve attribuire soprattutto al prof. Nino Testagrossa, il presidente dell’associazione “Progetto Mistretta”, che ha messo in risalto il legame della Messina con quelli che lei stessa definì “i miei buoni mistrettesi”. La cerimonia di accoglienza e di tumulazione dei resti mortali della scrittrice è avvenuta il 24 aprile del 2009.
Le due piccole casse sono state collocate nella zona alta del Cimitero di Mistretta.
Purtroppo molto vicine alle spoglie di Maria ci sono anche quelle di Giorgio Giorgetti prematuramente scomparso.
Ada Negri, poiché le due donne relazionavano in forma epistolare, scrisse a Maria Messina: “Non ti conosco fisicamente, ma mi sembra di conoscere bene la tua grande anima”. Anche noi mistrettesi non l’abbiamo conosciuta personalmente, ma possiamo dire di conoscere bene la sua anima, i suoi messaggi, la sua arte narrativa.

 

 

 

 

 

Mar 1, 2024 - Senza categoria    Comments Off on “CAMINANNU PI  VANEDDI” L A POESIA INEDITA DELLA MISTRETESE MARISA TOSCANO.

“CAMINANNU PI  VANEDDI” L A POESIA INEDITA DELLA MISTRETESE MARISA TOSCANO.

Ringrazio il Premio Letterario Maria Messina (toeopdnsrSmmtlr 4eaalm3eiboibg 93106:2hig7621o3lrgff14 la5l eh0)

che mi ha dato la possibilità di leggere su Fb la poesia inedita“CAMINANNU PI  VANEDDI”, scritta in dialetto siciliano dalla poetessa mistrettese Marisa Toscano .
Il dialetto è la lingua parlata dai mistrettesi anziani. La comunicazione tra persone dello stesso paese, Mistretta, e di cui non si dovrebbero perdere le radici.
I giovani di oggi parlano la lingua italiana, uguale in tutto il territorio nazionale, ma il dialetto mistrettese è l’unico modo di ricordare le tradizioni orali e che non si dovrebbero perdere nel tempo!

Ragazzi/e mistrettesi parlate u sicilianu!

CAMINANNU PI  VANEDDI

“caminannu pi vaneddi

Già a stasciunata chi passau fui tinta

e ‘a mrnata s’apprisenta longa

allura quannu mi sfirria u cappieddu

prima ca nchiuri u tiempu

ca fa arrunchiari i spaddi

mi piaci ntampasiari pi vaneddi.

Eriva aiuta e lurdizzi ‘n terra

u so agnuniddu nun si l’appulizzia chiù nuddu

sempri cchiossai i casi abbannunati.

Prima ca mi passa a jana i caminari

e chi mi pigghiu ri malincunia

scinnu pa strata mastra

ma, nun l’avissu fattu mai!

oggi era miegghiu ca m’arrivastava intra.

Ddi picca facci iu l’aiu vistu sempri

cu i spaddi mpiccicati nta li mura

ma r’iddi iu sacciu picca e nenti

fiuriti ca nu canusciu mancu i nuomi.

Mi sientu strania nna lu me paisi!…

Talè, dda mienzu scarisciu u zu Bobbò,

mi pruoio pi salutallu

ma mi talia ca pari nu ‘ntantatu

l’uocchi su sbavaluciati

e gh’ eri siccu cuomu nu scuorpiddu

passa rarenti a mia e nun mi canusci.

Ora raveru mi pigghiau a vutta…!

Comu paria a ghiurnu u me paisi

e fui cchiù picca ri nu misi fa

quannu a ogni passu iu m’avia a firmari

pi salutari tanti e tanti amici

c’ancora s’arricampanu ogni annu

ma sempri pi cchiù picca jorna.”

“Camminando per stradine

Già l’estate che passò fu instabile

E l’inverno si presenta rigido

Allora, quando mi viene il ghiribizzo,

e prima che cominci quel freddo

che fa contrarre le spalle

mi piace andare in giro per stradine.

Erba alta e sporcizie per terra

L’ angolo di casa non lo pulisce più nessuno

Sempre più numerose le case abbandonate.

Prima di perdere la voglia di camminare

E che mi faccia prendere dalla malinconia

Scendo verso la strada maestra,

ma era meglio che non l’avessi fatto

e fossi rimasta dentro casa mia…!

Quei pochi visi io li ho visti sempre,

le spalle addossate ai muri

ma di costoro io so poco e niente,

figurati che non conosco neppure il loro nome.

Mi sento straniera dentro il mio paese!

Guarda! Là in mezzo vedo lo zio Bobò

Mi giro per salutarlo

ma mi guarda smarrito

con lo sguardo spento

ed è ridotto magro, veramente stecchito.

Passa accanto a me, ma non mi riconosce.

Ora davvero mi prende il magone…!

Come sembrava rinato il mio paese

Ed è successo meno di un mese fa,

quando ad ogni passo mi dovevo fermare

per salutare tanti e tanti amici

che ancora arrivano d’ estate

ma sempre per meno giorni.”

Questa poesia inedita, di Marisa Toscano, scritta in dialetto mistrettese con traduzione a fronte, racchiude tutta la nostalgia e la desolazione che si prova quando, girando per le strade del proprio paese, ci si rende conto che il degrado e lo spopolamento dei tanti quartieri è ormai un fenomeno irreversibile.
La cosa più deprimente è sentirsi stranieri nel proprio paese quando da lontano vedi “ u zu Bobbo’” e fai per salutarlo ma ti guarda “ ca pari nu ‘ntantatu” mi passa accanto “ …e nun mi canusci “ e allora si che “…mi pigghiau a vutta…! “ . Le poesie di Marisa ci portano a riflettere sul cambiamento e sulla trasformazione del proprio paese, mentre le relazioni con gli amici diventano sempre più fugaci e rari.

I COMMENTI:

Marisa Toscano:
Grazie per avermi dedicato questo spazio.
È stato con piacere, tra l’altro inaspettato, leggere questa recensione che mi riconosce il merito di “poetessa amastratina” di cui andrei fiera se pensassi di esserne all’altezza.
Io credo semplicemente di avere un po’ di talento nel saper contemplare aspetti di vita reale e metterli dal mio punto di vista in nero sul bianco di un qualsiasi foglio e, questo sì me lo riconosco, senza mai farmi prendere dall’ansia di prestazione.
Grazie anche per avermi ricordato un momento che per me è stato uno dei più gratificanti che mi siano capitati. Infatti, nel 2013, in occasione di un “caffè letterario” organizzato e condotto dall’Associazione Progetto Mistretta –“Il Centro Storico”- nella sala delle riunioni del Circolo “Unione” di Mistretta è stato presentato “SIMINTÌ”, il libro di poesie, scritte in vernacolo siciliano, con la prefazione di Melo Freni, frutto di un lavoro che avevo riposto in un cassetto e che grazie alla stimolazione  del mio amico di sempre, Melo Freni, e al quale sono legata da sincero affetto, presente anche lui alla serata anche come relatore, ho avuto la sorte e la fortuna di tirare fuori.
L’occasione mi è gradita per comunicare che, spero presto, pubblicherò una seconda raccolta di poesie.

https://www.youtube.com/watch?v=oQTGWXilKZE

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Nella Seminara:
Carissima Marisa, la lettura della tua poesia  mi ha  riportato indietro nel tempo, negli anni trascorsi a Mistretta fino ai miei 18 anni di età.  Poi, per motivi di studio, di lavoro e di  famiglia, mi sono dovuta allontanare. Non ho dimenticato i ragazzi, vicini di casa, che affollavano la via San Biagio e con i quali giocavo ai tamburelli, ai cerchietti, alle mandorle. Ricordo quando la candida neve copriva la strada allora la mattina mio padre Giovanni accompagnava a scuola tutti noi vicini di casa, stretti gli uni agli altri, con la mano nella mano per non scivolare.
Oggi la via San Biagio, così come tante altre strade di Mistretta, sono quasi deserte.
Sono  dolci e nostalgici ricordi dell’ambiente familiare e paesano mistrettese in cui sono cresciuta.
Nino Sara Davì:
Complimenti mia cara Marisa!
Rita Piro:
Marisa complimenti……comunque sei veramente bravissima !!!!!
Valeria Ortoleva:
Bellissima poesia, Marisa. Sei sempre stata una persona speciale e, attraverso i tuoi scritti, trasmetti la bellezza e la verità che è dentro di te Continua a farlo. Ti abbraccio con tanto affetto e tanta stima.
Lina Gemma Patti:
Complimenti sei veramente brava!
Lina Sgro:
Brava complimenti Marisa.
Nina Ticonosco:
Complimenti bravissima.
Pietro Cosimo Gigliola:
Complimenti!
Mariella Maurizio Tusa:
Complimenti!
Lucy Ciy:
Complimenti!
Dea Dea:
Complimenti!!!
Ninetta Azzolina:
Brava Marisa
Francesca Anzalone:
Complimenti cara Marisa, un bacio  e buona serata.
Rosanna Biagiotti:
Una donna piena di risorse, complimenti Marisa .
Rosalba Papotto:
Complimenti !
Asibe Asllani:
Complimenti Marisa!
Stena Gulisano:
Complimenti. Un abbraccio.
Enza Bascì:
Bellissima questa poesia, purtroppo descrive perfettamente la triste realtà in cui versa il nostro amato paesello.
Rita Cuva:
Hai la capacità di esternale sentimenti che arricchiscono il cuore e la mente, complimenti.
Mimma Cosentino:
Complimenti !
Bruna Magario:
Bravissima Marisa un abbraccio.
Anna Maria Dongarrà:
Complimenti!
Veronica Bruno:
“…mammuzi” è sempre il top
Lucia Giordano:
Complimenti!
Lidia Lo Prinzi:
Complimenti!
Silvia Salafia Ledda:
Sei Grande! Complimenti Marisa
Anna Andrianò Salamone:
Brava complimenti.
Maria Teresa Alunno-Ierano:
Complimenti Marisa, sei Grande, un abbraccio. Pina Portera
Complimenti Marisa.
Grazia Calantoni:
Brava. Marisa. Complimenti!
Grazy Di Trani:
Proprio vero, c’è mancanza di umanità in giro…e paura di un abbraccio e altro di più intimo.
Maria Antonietta Salamone:
riconoscere le origini iberiche del nostro bel dialetto: “a jana” (la voglia) deriva sicuramente dallo spagnolo “las ganas”.
Maria Adele Paganelli:
Complimenti: mi è venuta una stretta al cuore… e una velata malinconia.
Ho immaginato ogni passo… ogni scena e sensazione: L’ amarezza… la nostalgia… la presa di coscienza di tutto quello che è mutato nel tempo e che “non si avrà più”.…
Vincenza Marchese:
Complimenti.. Maria Antonietta.

Chi è Marisa Toscano?
Marisa Toscano è nata Mistretta, provincia di  Messina,  il 22 agosto 1951, accolta in una famiglia dai nobili e sani principi morali e umani impartiti dalla mamma Paola e dal papà Francesco.
Il papà, essendo docente di Scuola Elementare, fin dalla più tenera età ha avviato i suoi figli Marisa, Gianfranco e Maurizio alla conoscenza delle prime elementari nozioni della Scuola.
Marisa ha frequentato il Liceo Classico “Alessandro Manzoni” a Mistretta ed ha  studiato nella facoltà di Giurisprudenza.
Ha lavorato all’Ufficio delle Entrate di Mistretta ed  oggi usufruisce della meritata pensione.

Marisa è la preziosa moglie dell’avv. Sebastiano (Iano) Antoci, la dolce mamma dei figli Vera e Giovanni e l’affettuosa nonna dei nipoti Beatrice e Caterina. Ama con tutto il cuore sincero e fa di tutto per garantire sicurezza e felicità alla sua famiglia.

E’ la poetessa dal carattere forte, ma riservato e schivo,  dotata di una profonda sensibilità. La sua anima è profonda come un oceano e il suo cuore di un angelo è più grande dell’universo .
Socievole,  cordiale, sincera, di belle maniere, è una donna genuinamente gentile e riesce a vedere la gentilezza anche negli altri.

Marisa Toscano con la cognata Marisa Antoci

Marisa manifesta il suo carattere buono  non solo nei sentimenti, ma anche nella sua attrazione per le tematiche sociali quale lo studio della Sindrome da trazione midollare con CHIARI I.
Si tratta di una  malattia rara e invalidante. Così scrive: ”Cari colleghi ITALIANI, ammalati di Chiari, battiamoci per fare valere i nostri diritti in modo da avere giustizia”.


In Italia, infatti, grazie alla confusione di competenze tra Stato e Regione e alla facoltà che ciascuna Regione ha di fare una sua diversa politica di prezzi e di rimborsi, nascere e vivere in una Regione piuttosto che in un´altra diventa, a seconda dei casi, una fortuna o uno svantaggio e si viene a creare anche tra ammalati della stessa Nazione un´inconcepibile ed inaccettabile discriminazione ed una disparità di trattamento.

Grande Marisa, siamo curiosi di poter leggere la tua prossima raccolta di poesie!

 

Feb 9, 2024 - Senza categoria    Comments Off on LA COMUNITA’ DI MISTRETTA HA ACCOLTO LA RELIQUIA DI SANTA RITA, PROVENIENTE DAL SANTUARIO DI ROCCAPORENA DI CASCIA,  NELLA PARROCCHIA DI SANTA CATERINA

LA COMUNITA’ DI MISTRETTA HA ACCOLTO LA RELIQUIA DI SANTA RITA, PROVENIENTE DAL SANTUARIO DI ROCCAPORENA DI CASCIA,  NELLA PARROCCHIA DI SANTA CATERINA

IL GRANDE GIORNO È ARRIVATO!

Domenica, 4 Febbraio 2024, un importante evento si è verificato a Mistretta. E’ giunta La santa Reliquia di Santa Rita proveniente dal Santuario di Roccaporena di Cascia! Un frammento del Suo corpo è incastonato nella pietra della sua casa natale.

La reliquia di Santa Rita, accompagnata dai sacerdoti  don Nolberto Cardenas Rosas e don Canzio Scarabottini, è partita da Roccaporena, una frazione di Cascia, nella mattina del 2 febbraio 2024 per essere consegnata alla comunità di Mistretta, in Sicilia. Durante il “viaggio”la reliquia di Santa Rita  si è fermata nel Santuario di San Francesco a Paola (CS) dove i padri Minimi hanno accolto solennemente la reliquia nel nuovo Santuario.
La preziosa reliquia di Santa Rita è stata accolta nella parrocchia  di Santa Caterina D’Alessandria con una grande presenza di devoti.

L’evento è stato organizzato dal comitato della parrocchia di Santa Caterina d’Alessandria per ricordare i 90 anni della statua di Santa Rita donata dalla famiglia Portera-Lombardo per grazia ricevuta.

Numerosi sono stati i devoti amastratini  e i pellegrini, giunti da tutta la Sicilia, che hanno seguito il corteo con il seguente percorso: Piazza San Felice, sostando davanti alla chiesa di San Francesco D’Assisi, Via Verdi, Via Santa Caterina, Chiesa Santa Caterina, accompagnato dal suono festoso del Complesso Bandistico “Città di Mistretta”.

Il corteo ha seguito il seguente ordine di composizione: i Gruppi di preghiera, tutte le Confraternite, quella di Santa Caterina d’Alessandria V.M., di San Sebastiano, delle Anime purganti, della SS.ma Trinità, della Madonna del Carmine, della Madonna del Rosario, nel loro ordine processionale, i bambini e i ragazzi con la rosa in mano, le autorità religiose, civili e militari della città di Mistretta, il complesso Bandistico e il popolo dei devoti.
Le parole di padre Giovanni Lapin, il parroco della comunità di Santa Caterina, che ha accolto la reliquia: “Grazie Signore per avere il dono di avere qui a Mistretta la reliquia di Santa Rita giunta da Roccaporena”.

Grazie a Padre Giovanni Lapin, Parroco della Parrocchia di Santa Caterina, ai ragazzi del comitato per l’impegno profuso, e ai frati di Roccaporena che hanno accompagnato le reliquie di Santa Rita fino a Mistretta.
All’arrivo della sacra reliquia nell’ampio piazzale della chiesa di Santa Caterina le campane hanno suonato a festa!
W Santa Rita, la Santa dei casi impossibili.
L’Insigne Reliquia di Santa Rita, la Santa dell’ Impossibile e Avvocata delle cause disperate, dal 4 Febbraio 2024 sarà ospitata nella parrocchia di Santa Caterina d’Alessandria a Mistretta fino al prossimo mese di Giugno per essere venerata dai Suoi devoti.

Ci sia caro in questa vita Il tuo nome, o Santa Rita; Tu, nei casi disperati, Sii conforto ai tribolati.

https://youtu.be/xKY357n1lv8

CLICCA QUI

Si racconta che a Mistretta è avvenuto un miracolo attribuito all’intercessione della Santa degli impossibili. Era l’anno 1931.
Il signor Portera Antonino, colpito da una paresi facciale, pur affrontando lunghi viaggi della speranza a Palermo e nell’Italia settentrionale e pur sottoponendosi a dolorose e a costose cure mediche, non guariva. Non riusciva ad accettare la nuova situazione di malattia e di malessere che gli causava un enorme disagio. Tutti gli specchi della casa furono eliminati dall’affettuosa moglie che avrebbe voluto nascondergli l’evidente verità. Una notte, in sogno, Santa Rita apparve alla moglie, alla signora Liboria Lombardo, e le disse: “Perché non mi porti a Mistretta”? Non era un avvenimento che si poteva risolvere in poco tempo e soprattutto senza mezzi economici. Le signora Liboria non si arrese, chiese aiuto ai paesani che contribuirono secondo le loro possibilità. La statua di Santa Rita, commissionata allo scultore Carmelo Bruno, giunse a Mistretta, proveniente da Lecce, il 19-11-1932.

Il signor Antonino miracolosamente guarì. Era il 1934. Per esprimere gratitudine alla Santa, per la grazia ricevuta, la famiglia Portera fece esporre nella facciata della propria abitazione, sita nella strada Santa Caterina al numero civico 43, l’edicola votiva dedicata a Santa Rita da Cascia.

Ogni anno i familiari del signor Antonino, devoti a Santa Rita, dal Piemonte giungono a Mistretta per onorarLa.

Margherita nacque a Roccaporena, a pochi chilometri di distanza da Cascia (PG), da Antonio Lotti e da Amata Ferri probabilmente nel mese di ottobre del 1381.

I genitori, ormai avanti negli anni, volevano un figlio maschio, ma diedero la vita alla loro unica figlia Rita allevandola nell’educazione religiosa. Piissima, pur desiderando di consacrarsi a Dio fin dalla sua giovane età, tuttavia, di indole mite, Rita, per accontentare i suoi genitori, accettò di sposare, a soli sedici anni, Paolo di Ferdinando Mancini, un giovane di carattere violento e a cui Rita era sottomessa. Doveva chiedergli il permesso anche di recarsi in chiesa! Pur sopportando umiliazioni di ogni genere, Rita cercò di aiutarlo a convertirsi e a condurre una vita onesta e laboriosa. Nacquero i gemelli Giacomo Antonio e Paola Maria. Rita guidava la sua famiglia conducendo una vita semplice colma di preghiera e di rettitudine. Una notte qualcuno, spinto dall’odio per aver subìto qualche cattiva azione, uccise barbaramente Paolo. Rita, coerente con le parole del Vangelo, perdonò l’assassino del marito. Le sue prove di perdono e di mitezza non riuscirono a far cambiare idea ai figli che covavano nei loro cuori sentimenti di odio e di vendetta. Rita, piuttosto che saperli assassini, pregò Dio perché li prendesse con Sè. Morirono entrambi in giovane età poco tempo dopo la morte del loro padre. Rimasta sola, e con il cuore straziato dal dolore, Rita si adoperò in opere di carità cercando di essere accolta nel monastero. Per ben tre volte bussò alla porta del Monastero Agostiniano di Santa Maria Maddalena a Cascia. Le agostiniane la respingevano perché era donna, ma vedova. Solo nel 1417 vi fu accolta per intercessione dei suoi protettori San Giovanni Battista, San Nicola da Tolentino e Sant’Agostino che, miracolosamente, la introdussero nel monastero dove visse per quaranta anni servendo Dio ed il prossimo con una generosità allegra e attenta agli eventi del suo ambiente e della Chiesa di quel tempo. La Madre superiora mise alla prova la sua ferrea volontà affidandole il compito di annaffiare ogni giorno un cespuglio di rose ormai appassito.

Tutti i giorni l’ubbidiente Rita annaffiava la pianta con amore. La pianta rifiorì dando bellissime rose.

 

Ancora oggi si può visitare a Cascia il famoso roseto di Santa Rita che è coltivato e rinnovato. Devotissima alla Passione di Cristo, un Venerdì Santo, mentre pregava davanti al Cristo in croce, una spina si staccò dalla corona del Salvatore e  si conficcò sulla sua fronte. Rita sopportò con grande forza il dolore della ferita sulla fronte per quindici anni, fino al termine della sua vita terrena. Morì il sabato del 22 maggio del 1457. La campana suonava da sola. Fu venerata come Santa. Dal 18 maggio del 1947 le ossa di Santa Rita da Cascia, che non hanno ricevuto sepoltura, riposano nel Santuario dentro un sarcofago. Molti sono i prodigi che si sono compiuti su Santa Rita. Il prodigio delle Rose e dei fichi in inverno è stato raccontato da diverse attendibili testimonianze raccolte nel processo per la sua beatificazione nel 1626. “Nel più aspro rigore dell’inverno, essendo ogni cosa ricoperta di neve, una buona donna, cugina di Rita, va a visitarla. Nel partire, le chiese se da casa sua voleva cosa alcuna. Rispose Rita che avrebbe desiderato una rosa e due fichi dell’orto della casa paterna.  Sorrise, la buona donna, credendo che ella delirasse per la violenza del male e se ne andò. Giunta a casa sua ed entrata ad altro fine nell’orto, vide, su le spine spoglie di ogni foglia e cariche di neve, una bellissima rosa e, sulla pianta, due fichi ben maturi. Rimasta meravigliata per la contrarietà della stagione e per la qualità di quel freddissimo clima, veduti il fiore e i frutti miracolosi li colse e li portò a Rita“. L’orto di Santa Rita, dove la cugina raccolse la rosa e i fichi sotto la neve, si trova a Roccaporena.  La rosa è il simbolo ritiano per eccellenza. Rita, come la rosa, ha saputo fiorire nonostante la sua vita sia stata carica di molte spine. I due fichi, probabilmente, rappresentano i suoi figli. Caratteristica è la tradizionale benedizione delle rose che avviene ogni anno dopo la Messa Pontificale del 22 maggio sul sagrato della Basilica e in tutte le altre chiese. Il 22 maggio del 2000, il giorno riservato a Santa Rita, è morta un’indimenticabile persona a me molto cara: Carmelo De Caro.

Il 23 agosto 2020 nel sagrato della parrocchia di Santa Caterina d’Alessandria, a Mistretta, è stata inaugurata e benedetta l’edicola votiva che accoglie la statua di Santa Rita da Cascia, donata dal giovane devoto Antonino La Ganga.

 

La cerimonia di inaugurazione e di benedizione, preceduta dalla celebrazione della Santa messa, è stata effettuata  dal parroco della parrocchia  padre Giovanni Lapin. Il  comitato di Santa Caterina è stato la macchina organizzativa dell’evento al quale vanno i complimenti e i ringraziamenti di tutti i mistrettesi.

https://youtu.be/_2vavL3aMro

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Il Comitato Anspi di Santa Rita che, dal 2018, si occupa dell’organizzazione dei festeggiamenti, è formato da un gruppo di giovani devoti alla Santa degli impossibili e attivo in parrocchia.

Il racconto di Emanuele Di Marco: “Il 25 gennaio scorso, recandoci in chiesa, abbiamo notato lo stato di degrado in cui versava questo piccolo angolo adiacente alla chiesa e ci siamo resi conto che questa “nicchia dimenticata” necessitasse di un’immediata ristrutturazione.

Da lì nasce subito la volontà di sistemarlo e l’idea di creare un piccolo angolo di preghiera.

In un primo momento non sapevamo quale immagine sacra porre all’interno della nicchia ma, pensando che la settimana successiva sarebbero iniziati i 15 Giovedì di Santa Rita e sapendo della grande devozione presente nella nostra parrocchia e in tutta la città di Mistretta, abbiamo pensato di mettere l’immagine di Santa Rita e di fare la benedizione della nicchia e di una statua, che avremmo acquistato successivamente nel periodo della festa.

Entusiasti per il piccolo progetto che avevamo pensato di realizzare, siamo andati a comunicare l’idea al nostro caro padre Giovanni Lapin per avere da lui l’approvazione.

Lui ci ha dato subito una risposta positiva e, anch’egli entusiasta dell’idea, si è attivato insieme a noi per concretizzare il tutto.

Abbiamo contattato subito l’amico Nino Ferraro che si è mostrato disponibile alle nostre richieste e, con grande devozione e generosità, ha effettuato i lavori di pulitura della pietra, sistemazione di una base in pietra e tutto ciò che serviva a rendere decorosa la nicchia.

Trovandoci a Catania per la festa di Sant’Agata, abbiamo acquistato la bellissima statua offerta dal devoto Antonino La Ganga che, precedentemente, aveva espresso la volontà di volerla donare interamente a sue spese.

Abbiamo inoltre contattato Alessandro Sirni per la realizzazione di uno sportello a protezione della statua sperando che l’opera fosse completa alla fine del mese di aprile.

I progetti di Dio, però, non sono quelli dell’uomo e a causa della terribile pandemia abbiamo dovuto fermare tutto: le nostre abitudini, la nostra vita sociale, il nostro lavoro e anche i lavori della ristrutturazione della nicchia.

Dal 18 maggio sono riprese le celebrazioni delle Sante Messe con la partecipazione dei fedeli e il 22 abbiamo celebrato la festa di Santa Rita tutti insieme attorno all’altare del Signore, ma la nicchia non era ancora completata e anche noi non eravamo ancora pronti a riprendere la vita normale, ancora “storditi” da quei mesi che ci hanno stravolto in tutto e per tutto.

A fine maggio sono ripresi i lavori che si sono conclusi definitivamente a metà giugno.

Dopo tutto ciò, padre Giovanni ha stabilito la data della benedizione della statua e della nicchia per oggi 23/08/2020.

In questo 2020 segnato da tante avversità ma anche da tante ricorrenze e anniversari, anche per Santa Rita rincorrono i 120 anni dalla canonizzazione, avvenuta il 24 maggio 1900 da papa Leone XIII.

Tante sono state le difficoltà e altrettante le gioie, le soddisfazioni pr l’opera pensata, progettata e realizzata e di questo ne siamo entusiasti noi ragazzi e padre Giovanni, motivo per cui dobbiamo ringraziare di vero cuore:

  • Nino Ferraro che ha interamente offerto e realizzato tutti i lavori edili, mettendo a disposizione i materiali e tutto ciò che è servito per l’opera.
  • Antonino La Ganga che, appena ha appreso la notizia della realizzazione dell’opera, ha subito espresso il desiderio di voler donare la statua.
  • Sebastiano Di Marco per aver realizzato e offerto le scossaline al fine di evitare infiltrazioni d’acqua sulla nicchia.
  • Marisa Cittadino che ha offerto lo sportello in ferro realizzato con grande professionalità e competenza da Alessandro Sirni.
  • Sebastiano Di Marco che ha realizzato e offerto la base in legno utile per rialzare la statua.
  • Giuseppe Porrello che ha offerto la vernice per pitturare lo sportello in ferro.
  • Rita Mancuso che ha offerto i materiali e i led con cui è stata realizzata l’illuminazione e una rosa stabilizzata che rimarrà nella nicchia.
  • Maurizio Pane che ha offerto la realizzazione dell’impianto.
  • Giovanni Ribaudo per offerto la targa che ricorda questa giornata.
  • Santino Cristaudo che ha offerto la composizione di rose per addobbare in questo giorno la nicchia.

Infine vorrei fare un plauso a noi componenti del comitato che, oltre ad aver collaborato nei lavori, abbiamo offerto la base in pietra su cui poggia la statua, realizzata da Serafino Azzolina.

Vi ringraziamo ancora di cuore che con generosità avete offerto tutto ciò che è servito per la realizzazione di quest’opera dedicata alla nostra amata Santa Rita e per la vostra presenza in questo giorno.

Ringraziamo infine tutti voi presenti questa sera a questo evento, per noi importante, e continuiamo a pregare il Signore Crocifisso, di cui Santa Rita era innamorata, affinché possa liberarci definitivamente dal COVID-19 e  farci tornare a vivere in salute e serenità.
Grazie a tutti coloro che si sono adoperati  per la realizzazione dell’edicola votiva che ha reso questo angolo del piazzale della chiesa un nuovo luogo di preghiera.  Rivolgiamoci alla Santa delle cose impossibili per chiedere e ricevere grazie! La rosa è il simbolo di Santa Rita. Grazie al devoto Santino Cristaudo per aver offerto l’ addobbo floreale che ha abbellito l’edicola votiva in occasione di questa particolare giornata.
Mentre Dio ci accorda vita, diamo sempre i laudi a Rita sempre. Sempre sia lodato e Rita in cielo coronata. GRAZIE A TUTTI.
W SANTA RITA
Mistretta 23/08/2020

Il comitato:

Padre Giovanni Lapin

Emanuele Di Marco

Andrea Pane

Emanuele Modica

Giuseeppe Castiglia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Feb 1, 2024 - Senza categoria    Comments Off on LA STORIA DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE ZAMPOGNARI LICATESI “VINCENZO CALAMITA”

LA STORIA DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE ZAMPOGNARI LICATESI “VINCENZO CALAMITA”

Ringrazio calorosamente il presidente Ivan Frisicaro per avermi permesso di utilizzare il suo testo per la descrizione della storia dell’Associazione Culturale Zampognari Licatesi “Vincenzo Calamita”.
Fin dall’antichità, a Licata si sono susseguiti un numero esiguo di Zampognari (“Ciaramiddari”) che hanno lasciato un segno indelebile nel nostro territorio. Gli Zampognari, di solito, erano dei semplici pastori che, a livello amatoriale, si dedicavano al suono della Zampogna mentre pascolavano il gregge.
Proprio per questo motivo non tutti riuscivano a suonare lo strumento con un ottimo livello musicale, ma si dedicavano con passione e con cura allo stesso modo.
Il periodo preferito ed amato dagli Zampognari era, ed è tutt’oggi, il periodo Natalizio, durante il quale a Licata si esibivano e ci si esibisce ancora suonando lo strumento protagonista in assoluto: la “Ciaramedda”.

IVAN FRISICARO

Il Gruppo, costituito nell’Ottobre 2010, nasce dall’idea di Ivan Frisicaro e di Angelo Graffeo. Esso mira a rivalutare e a custodire l’antichissima tradizione della “Ciaramedda”, una vera perla del patrimonio culturale siciliano, suonando durante il periodo natalizio, presso i borghi, le piazze e le antiche “viuzze” di Licata.

In data 18 Giugno 2015 il gruppo si costituisce ufficialmente con atto depositato presso l’agenzia delle entrate e nasce, quindi, l’Associazione Culturale Zampognari Licatesi “Vincenzo Calamita” con lo scopo di promuovere la diffusione della cultura e dell’arte della “zampogna a paro” in ogni sua forma attraverso una partecipazione attiva e collettiva ad una serie di iniziative e di eventi.
Essa si propone di divulgare, attraverso convegni, conferenze, mostre, rassegne e spettacoli in genere, i più svariati temi derivanti dalle attività realizzate in ambito musicale, artistico, turistico, culturale, ambientale, umanitario e ricreativo.
Il Presidente Ivan Frisicaro e gli associati fondatori, amanti della cultura e della valorizzazione del passato, hanno l’obiettivo di costruire insieme una nuova realtà e non dimenticare le proprie radici storiche, perle del patrimonio culturale licatese.
Fin dalla sua creazione l’associazione “V. Calamita” ha cercato di tenere in vita le tradizioni di questo magnifico strumento allietando l’intero periodo natalizio ed organizzando diversi eventi di spicco, due tra i tanti il 1° e 2° Memorial dedicato al maestro Vincenzo Calamita.
Essa è stata inserita in un prestigioso progetto regionale finanziato dall’assessorato regionale alla cultura “Sulle Orme dei Suoni” esibendosi e spiegando in due clip scientifiche l’utilizzo, e l’accordatura della Zampogna a paro.
L’Associazione intende, altresì, dare vita ad una scuola artistico-musicale, istruendo, in particolare, giovani allievi, per divulgare la conoscenza della musica in genere e della musica tradizionale licatese in particolare e per creare momenti di ritrovo e aggregazione.

 

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Da poco tempo l’Associazione ha ampliato il proprio organico, formando un’orchestrina Folk ed un piccolo corpo di ballo con strumenti di varie come: Fisarmonica, Tamburelli, Fischialetti, Chitarre e Zampogna a Paro, ampliando nello stesso tempo il proprio repertorio musicale con nuove melodie e con canti tipici della tradizione Siciliana offrendo, quindi, un ulteriore contributo alla città.

Ivan Frisicaro Presidente
Associazione Culturale
Zampognari “Vincenzo Calamita”

Jan 14, 2024 - Senza categoria    Comments Off on “IL VENTO TRA I PAPAVERI”  LA POESIA DI GAETANO SPINNATO

“IL VENTO TRA I PAPAVERI”  LA POESIA DI GAETANO SPINNATO

Grazie al Premio Letterario Maria Messina ho letto su Fb la poesiaIl vento tra i papaveri” scritta dal poeta mistrettese Gaetano Spinnato e pubblicata nella sua raccolta di poesie intitolata
“ IL VENTO TRA I PAPAVERI”.

Gaetano Spinnato

Per la sua bellezza, per la semplicità delle parole la trascrivo interamente nel mio blog.
“Il vento tra i papaveri” è la  bellissima poesia che dona il titolo al volume.

Il vento tra i papaveri

Palpita l’alba sopra i monti

al canto del gallo sulla paglia

e quando il vento muove tra i papaveri,

fugge dai campi la rugiada

e se di pioggia il cielo piange,

ride la terra d’oro.

Dal mare alle montagne

tra le preziose zolle,

evaso da scrigni di profumi,

sale il silenzio gravido di rumori.

Nell’aria muschio e rose,

fischia una rondine poi scompare

con battito d’ala stanco.

Punte da arcane melodie,

prigioniere della sera corrono le ore.

Disteso sopra un arcobaleno

respiro i giorni ad uno ad uno”.

I COMMENTI:
LUCIO VRANCA
Bravo, come sempre.

RITA CUVA
Complimenti

MIMMA COSENTINO
Complimenti Gaetano

GIUSEPPE JOSE’ RUSSOTTI
Complimenti!

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“Pueti si nasci, ma si cià-diventa” (poeti si nasce ma ci si diventa). Così affermava l’indimenticabile Ignazio Buttitta volendo dire che, per fare poesia, non basta solo il talento, occorrono anche esercizio e capacità di mettere a frutto il vissuto, senza tuttavia smarrire le sensazioni genuine che provengono dal cuore.” … Questa nota è tratta dall’introduzione dell’autore alla sua raccolta di poesie intitolata “ IL VENTO TRA I PAPAEVERI”.
Gaetano Spinnato è nato a Mistretta (Me) dove vive e lavora come infermiere professionale presso il locale presidio ospedaliero.


Sin da ragazzo inizia ad interessarsi alla poesia componendo versi in lingua italiana e, successivamente, anche in dialetto siciliano.
Appassionato di cultura e di tradizioni popolari, Gaetano scrive anche racconti in lingua italiana e in dialetto siciliano.
Ha già pubblicato: un libretto di racconti dal titolo “ L’odore del tempo”, e una raccolta di proverbi in uso a Mistretta dal titolo “A mièrcu cunfusu”, oltre al già citato libro di poesie in lingua italiana dal titolo
Il vento tra i papaveri”.
Partecipando a concorsi di poesia e di narrativa, le sue opere, sottoposte al giudizio di giurie composte da illustri poeti e da critici letterari, sono state premiate in molte occasioni ricevendo spesso il primo premio in assoluto.
Le sue poesie e i suoi racconti sono presenti in molte antologie e riviste.
Per quanto riguarda la sezione dialettale, e ricordando solo le prime posizioni, le sue opere sono state premiate nei seguenti premi letterari: “Colonna D’Eroma”, Santa Flavia (PA), 2007; “Città di Partanna”, Partanna (PA), in diverse edizioni; “Nino Pino Ballotta”, Barcellona (ME), 2009; “Il Convivio”, Giardini Naxos (ME); “ASLA”, Palermo, 2009; “Liberarte”, Mattinata (Foggia), 2009; “San Martino”, Laureana Cilento (SA), 2010; “Domenico Portera”, Cefalù (PA), in diverse edizioni; “Artigiano poeta”, Caltanissetta, 2011; “Paese delle robbe”, Milena (CL), 2011; “Carlo Orsi”, San Donato Milanese (MI), 2012; “Città di Sant’Agata Militello” (ME), 2012; “Giovanni Meli”, Palermo, 2012; “Le Pieridi”, Matera, 2013; “Poesia Onesta”, Ancona, 2013; “ La Gorgone d’oro”, Gela, 2014; “Giacomo Giardina”, Bagheria (PA), 2015; “Massimiliano Kolbe”, Savigliano (CN), 2016; “Enzo Romano”, Mistretta (ME) in diverse edizioni; “Città di Ucria”, (ME) in diverse edizioni.
Per meglio conoscere la figura di Gaetano Spinnato invito i lettori a leggere l’articolo nel mio blog, pubblicato nel mese di Giugno 2017, dal titolo PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI POESIE “Ri ranni uògghiu fari u picciriddu” “ Intra nni mia si pallava u sicilianu”, edito da Youcanprint,  che  costituisce la sua prima raccolta scritta in dialetto siciliano.

 La cerimonia di presentazione è avvenuta il primo Giugno 2017 presso la sede del Liceo Classico “Alessandro Manzoni” di Mistretta nella prestigiosa Aula seminariale intitolata alla prof.ssa “Graziella Idolo”.

La nuova opera letteraria di Gaetano Spinnato  “ GIBIGIANE PAESANE.. Novelle in dialetto siciliano”  è stata pubblicata recentemente nel mese di Gennaio 2024.

L’opera si colloca nel filone molto prezioso della narrativa in dialetto.
Gaetano scrive:“I miei racconti nel dialetto del mio paese hanno due aspetti che, mi piace sottolineare, vanno di pari passo: sono letteratura in quanto narrazione di fatti con precise strategie linguistiche e testuali, e sono anche testimonianza, dato che luoghi, vicende e persone appartengono alla tradizione di Mistretta”.

Il commento di Pietro Giusto: “Uno sguardo al passato in grado di restituirci quel senso di appartenenza che ci protegge e ci incoraggia. Uno sguardo che ci avvicina all’umiltà, al sacrificio, al rispetto. Valori sui quali si fonda la nostra identità sociale.
Uno sguardo unico e genuino perché solo un Mistrettese riesce a decifrare quel codice.
Impenetrabile agli altri non per scelta ma per necessità.
Uno sguardo responsabile e maturo, da un binocolo posizionato correttamente, che intende accorciare la distanza da quel mondo.
I binocoli al contrario, che osservavano quanto è “zzaurdo” o quanta “scorcia” ha l’altro, diventano degli specchi che, in quelle caratteristiche, proiettano le nostre parti migliori.
Uno sguardo alle spalle, al porto sicuro, a quel faro, che, da dietro, illumina la strada del nostro futuro.
Da Mistrettese voglio dire a Gaetano Spinnato semplicemente GRAZIE”.

 

 

 

 

Jan 2, 2024 - Senza categoria    Comments Off on “2024 DI PACE” –  LA LIRICA DEL PROF. LUCIO VRANCA

“2024 DI PACE” –  LA LIRICA DEL PROF. LUCIO VRANCA

Motivo di grande sensibilità, di riflessione, di amore, di aspirazione di pace fra i tanti popoli martoriati dalla guerra, dalla fame, dalla violenza  di genere, ma anche di speranza, di luce, è il testo della poesia
“2024 DI PACE” scritta dal prof, Lucio Vranca, persona molto stimata dai mistrettesi, suoi paesani, e dai cittadini di Finale, paesino dove Lucio vive da molti anni.

Descrivere chi è LUCIO VRANCA è un’azione impegnativa e lunga.
Pertanto, invito i lettori desiderosi di conoscerlo più approfonditamente, di leggere la sua biografia  scritta nell’articolo del mio blog dal titolo  “OMAGGIO A LUCIO VRANCA DAY” pubblicato nel mese di APRILE del 2018.

Dec 20, 2023 - Senza categoria    Comments Off on “NATALE A VALERIANO” – LA LIRICA SCRITTA DALLA POETESSA LICATESE ROSARIA INES RICCOBENE.

“NATALE A VALERIANO” – LA LIRICA SCRITTA DALLA POETESSA LICATESE ROSARIA INES RICCOBENE.

Ho scelto di pubblicare nel mio blog la poesia dal titolo “NATALE A VALERIANO “,  tratta  dal libro “LUCI OMBRE VOCI E SILENZI”, perché descrive chiaramente la vitalità del periodo natalizio dando il benvenuto al NUOVO NATO.

NATALE A VALERIANO”

“Acciottolate, le scale si arrampicano sulla collina.
Si snodano tra case sovrapposte e vicoli tortuosi
e illuminate da vetusti lampioni mettono in mostra
finestre e poggioli penzolanti.
Muri di pietra e archi si inerpicano in alto
e, sormontati dal campanile che svetta verso il cielo,
evidenziano a tratti ringhiere che si affacciano
su boschi e borghi arroccati sulle alture attorno.
Presepi appollaiati che splendono di luci
e infondono nell’anima magiche emozioni.
I suoni delle zampogne rompono il silenzio:
diffondono nell’aria umida melodie natalizie
e accompagnano le danze frenetiche dei falò
che nella Notte Santa irradia sul sagrato
la gioia e il calore.
Tonda la luna ammicca sorniona
per dare il benvenuto al NUOVO NATO”.

“LUCI OMBRE VOCI E SILENZI” è il secondo libro di poesie scritte dalla stessa autrice Rosaria Ines Riccobene.
La sua dedica: “A tutti coloro che vivono le emozioni intensamente e che riescono sempre a sognare”.
Il volume, che contiene 98 liriche, è stato pubblicato dall’editore
“IL CONVIVIO” nel mese di Aprile del 2017 nella collana di poesie “Calliope”.

 “LE ALI DEL CUORE” è il primo libro pubblicato dalla stessa autrice. Edito da “La Vedetta” Ass.ne Cult.le “I. Spina” nell’anno 2010, contiene 176 poesie.

Rosaria Ines Riccobene è nata a Licata, dove risiede, l’11 maggio 1939, in una famiglia numerosa. Sesta di 6 figli, ha compiuto i suoi studi a Licata, conseguendo il diploma magistrale a Caltanissetta. Ha insegnato per tanti anni, oggi in quiescenza, negli Istituti scolastici di Licata e di Gela in qualità di docente di Scuola Primaria, dove è stata molto apprezzata per la sua preparazione culturale, per la sua disponibilità al dialogo, per la collaborazione e soprattutto per la sua grande umanità.
Donna di squisita sensibilità, d’immediata spontaneità, di vivacissima immaginazione, d’intensa ispirazione, Rosaria Ines Riccobene ha scritto da sempre piccole e grandi liriche che conservava gelosamente nello scrigno del suo cuore. Aveva scritto le poesie per se stessa, tenendole legate intimamente al suo animo, come modo di  salvaguardia della sua vita privata.
Dopo la morte del marito, all’età di 60 anni, ha dato inizio alla partecipazione a vari concorsi letterari che, veramente, hanno riempito in parte la sua vita sconfiggendo la solitudine.

Ha partecipato al concorso letterario di poesia e di narrativa, edita ed inedita, in dialetto siciliano “Enzo Romano” promosso dall’Ass.ne Kermesse d’Arte. La cerimonia di premiazione si è svolta nell’aula delle conferenze del palazzo Mastrogiovanni-Tasca a Mistretta


https://youtu.be/NMYCk2q6Om8

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Per la sua intensa attività poetica e per il valore delle sue liriche, Rosaria Ines  ha conseguito numerosi premi e riconoscimenti locali, regionali, nazionali e internazionali.

 Molte delle sue poesie sono state pubblicate in molte antologie, in giornali, in riviste, in cataloghi, in calendari, in agende.
I temi trattati dall’autrice nelle sue poesie sono svariati e abbracciano tanti campi: dai sentimenti personali, ai silenzi, alle sofferenze, alla cattiveria umana, alla guerra, ai paesaggi, all’ambiente, alla sua Terra, alla Natura che l’Uomo sta distruggendo, ma nella quale potrebbe trovare soluzioni a tutte le sue necessità.
L’Amore è il tema molto ricorrente. Amore è tendere la manoper intrecciare girotondi, là dove solitudine, violenze e odio ergono muri insormontabili”. Molto belli sono i versi dedicati alla Madre:
La Mamma accende la luce dentro le case / è come il sole che con i suoi raggi riscalda tutte le cose”.
Anche in questo suo secondo libro la poetessa Rosaria Ines Riccobene inneggia all’Amore visto come innamoramento dell’interiorità. Nella poesia “Questo è amore”: “Si, questo è amore. Amore che sublima./  Amore che prende il possesso del cuore./ Amore che apre un varco alla speranza / e che illumina ancora il mio cammino” si nota nell’autrice attesa, luce, speranza.  “ Ti ho cercato nella quotidianità della vita / nella solitudine del mio essere”.
Amore sembra essere la guida di questa silloge, che avvolge il mondo e le persone, ma è anche il sentimento attraverso cui ritrovare se stessi. Inoltre, alcuni altri suoi lavori: monologhi, dialoghi, racconti, sono stati messi in scena dalle scuole e da un Laboratorio teatrale amatoriale di Licata.
Fa parte delle associazioni locali, CUSCA e FIDAPA, e di altre associazioni  nazionali e internazionali.
E’ stata inserita nel DIZIONARIO BIOBIBLIOGRAFICO DEGLI AUTORI SICILIANI tra Ottocento e Novecento, diretto dai signori Angelo e Giuseppe Manitta.
Complimenti alla mia carissima Amica Rosaria Ines Riccobene, Rina, per l’intensa attività letteraria. Le manifesto il mio affetto soprattutto per la sua grande nobiltà d’animo.
Grazie Rina!

 

 

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