Feb 4, 2018 - Senza categoria    Comments Off on IL PALAZZO PASQUALE SALAMONE A MISTRETTA

IL PALAZZO PASQUALE SALAMONE A MISTRETTA

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Stefano vieni a Mistretta!
Ti accompagnerò a visitare un altro importante palazzo storico appartenuto a Pasquale Salamone.
In Via Libertà, di fronte alla farmacia del dott. Flavio Maria Fogliani, al numero 265, il Palazzo Salamone Pasquale sfoggia le sue bellezze architettoniche.
Il palazzo fu costruito nel 1899, come riporta la data scolpita sotto la chiave di volta.

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Un bellissimo volto di donna, scolpito sulla chiave di volta, mette in evidenza lo stato di opulenza della famiglia di Pasquale Salamone.

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Infatti, dalla sua bocca pende un grappolo di melagrani, simbolo di abbondanza e di ricchezza. Gli occhi socchiusi e le narici spalancate danno il senso della soddisfazione e della pienezza.

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Il monogramma PS, in ferro battuto, è inciso nel sottostante semiarco.

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Il palazzo si erge su due livelli, escluso il piano terra dove i locali sono adibiti a piccole attività commerciali e alla sede della Pro Loco, mentre, a suo tempo, servivano per conservare le provviste di frumento, di legumi, di formaggio, di frutta secca, di vini, di olio, di carbone per la cucina e di legna per il camino.

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Il piano nobile è al primo piano dove i balconi, abbelliti dalle ringhiere in ferro battuto, offrono una bellissima veduta d’insieme.
Superato il portone d’ingresso, che mostra lo stile bugnato attorno ad esso, un grande spazio allungato e rettangolare accoglie i padroni di casa e i loro amici.

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Da ammirare sono: sul pavimento il monogramma e  la Stella di David, voluta da Pasquale in ricordo dell’origine ebraica della sua famiglia e delle relative fortune.

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Sul tetto si ammira lo stemma della famiglia Pasquale Salamone.
Il sigillo di Salomone è simbolo dell’unione del cielo e della terra, del mondo spirituale con il mondo materiale, di cui il famoso Re Salomone, figlio del re Davide, se ne servì fino al momento della morte per scacciare i demoni e invocare gli angeli.

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Da alcuni decenni il piano nobile del palazzo è stato acquistato dalle famiglie Zingone Domenico – Di Salvo Benedetto che lo abitano.
Nel pianerottolo dell’ingresso due raffinate porte, poste l’una di fronte all’altra, permettono l’accesso ai locali del piano terra.
Le porte e gli arredi lignei sono in gran parte opera degli ebanisti Rainieri, coloro che fecero scuola a Mistretta sulla loro arte.

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La scala marmorea conduce al piano nobile dividendosi, sul pianerottolo, in: ala sinistra, abitata dalla famiglia Zingone, e ala destra, abitata dalla famiglia Di Salvo.
Nella grande specchiera ci si può specchiare.

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All’interno, le ampie sale del palazzo sono affrescate con pitture floreali  e  angeliche.

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La piccola cappella, nell’appartamento della famiglia del signor Benedetto Di Salvo,  invita a sostare in preghiera davanti al Cuore di Gesù.

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La statua del cuore di Gesù, al centro della cappella, è postuma rispetto al palazzo in quanto, in origine, l’immagine sacra era un’altra.
Il mio amico Paolo Giaconia, testualmente, mi raccontò che:
“el 1959, la zia Tanina mandò a chiamare Giovanni, il padre di Giuseppe e di Paolo Giaconia  per un consiglio, il quale fu solerte ad andarla a trovare. La cameriera lo accompagnò nella stanza della cappella, dove l’anziana zia pregava, nell’attesa. Il barone Giovanni  giunse e, dopo averla baciata, iniziò dicendole:
“Zia Tanina, m’ hai a dare cumannu?”
E lei:
“Si Giovannuzzu, mi sta a cuore una questione che ti dico: Sai non ho timore di morire, anche perchè sono sempre stata una donna timorata e pia, ma c’è una cosa che mi angustia. Quando non ci sarò più a questo mondo le mie due nuore venderanno tutto ciò che lascerò pur di disfarsene.
E’ giusto perché hanno già le case così piene di bella roba che certo non vorranno caricarsene dell’altra. Rispetto la loro scelta, ma non mi dà pace il pensiero della fine che farebbe questa immagine che sta al centro dell’altare della cappella alla tua destra e che ha sempre raccolto ed esaudito le mie preghiere.
Penso che sarebbe più al sicuro in qualche chiesa. Penso anche che se fosse ancora viva mia cugina Liboria, nonché tua madre, saprebbe trovare la giusta soluzione. Tu che faresti?

Il barone Giovanni Giaconia rispose:
Sai zia, purtroppo non ho una soluzione da proporti, ma dammi qualche giorno e vedrai che troveremo cosa fare.”
Nei giorni successivi parlò con il Reverendo Padre Giuseppe Sciacca, che era il canonico della chiesa di San Francesco e suo amico da sempre.
Il prelato trovò subito la soluzione:” Potremmo affiggerlo in bella mostra all’ingresso della Chiesa di San Francesco.”
Esaudito, così il volere di quella pia donna, di zia Tanina.
Solo i membri della famiglia Pasquale Salamone partecipavano alle funzioni religiose officiate dal sacerdote nella piccola cappella.
Non osavano uscire da casa e non si univano al resto della popolazione.
La cappella accoglie il gruppo statuario dell’Annunciazione, opera dello scultore amastratino Noè Marullo.
Il gruppo statuario proviene dall’abitazione di Noè Marullo, in Vicolo Gullo a Mistretta.
Il Vicolo Gullo si incontra percorrendo la strada a lui intitolata e dopo avere superato la chiesa di San Giovanni Battista.
Successivamente, quando la casa fu abitata dalla famiglia di Vincenzo Seminara, in particolare da mia nonna, la signora Isabella Sebastiana, e dai suoi figli, ricordo che il gruppo dell’Annunciazione era gelosamente custodito nella sala buona posto sul davanzale della finestra.
Dopo la scomparsa di mia nonna, delle zie, Giuseppina e Maria, il gruppo dell’Annunciazione fu trasferito nel palazzo Pasquale Salamone, nell’appartamento attualmente abitato da mio cugino, il signor Benedetto Di Salvo, che lo custodisce nella cappelletta.

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Il retro del palazzo è occupato da un’ampia terrazza fruibile per favorire attività di giardinaggio, per trarre beneficio di alcuni momenti di relax, per respirare l’aria fresca e pura,  per  combattere la calura estiva.
Accedono al secondo piano, attraverso la scala esterna posta all’interno del cortile, dove prima sorgeva la chiesetta di Sant’Antonio Abate, sul lato destro della facciata principale del palazzo, le famiglie Licari e Ciavirella.

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Il palazzo Pasquale Salamone sporge anche sulla Via San’ Antonio con il lato nord.
L’edificio comprende il piano terra, il primo e il secondo piano.
Al piano terra ci sono due portoni d’ingresso, uno più grande, che porta il numero civico1, che permetteva l’accesso ai signori all’interno del palazzo, e uno più piccolo che permetteva l’accesso agli ambienti di magazzino.

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Circondano il portone principale, da ambo i lati, lunghi e lineari pilastri di pietra dorata di Mistretta mentre il frontale, arcuato, mostra nella chiave di volta lo stemma di famiglia.

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   Sulla facciata sporgono alcuni balconi e alcune finestre.

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Prima di giungere al portone principale del lato nord del palazzo Pasquale Salamone, nel prospetto  della parete esterna del cortile, che un tempo era appartenuta alla chiesetta di Sant’ Antonio Abate, si nota l’opera d’arte contemporanea realizzata nell’ambito di una manifestazione organizzata dal prof. Enzo Salanitro.
A suo tempo è stato pubblicato anche un catalogo di tutte le opere collocate nel centro storico di Mistretta.
L’opera “senza titolo” è di Natale Platania, dim. cm.130×200, realizzata in cemento e bronzo. Il periodo di collocazione oscilla tra il 1985 e il 1992.
Ringrazio il dott. Lucio Pani per avermi fornito questa importante notizia.

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Inserita nel palazzo, ma non facendone parte, c’era la chiesetta di Sant’Antonio Abate, distrutta negli anni ’30 dello scorso secolo.
E’ rimasto un ampio cortile, al quale si accede liberamente superando alcuni gradini e un malandato cancello antiestetico, dove si può ammirare la monofora gotica.

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La monofora tardo gotica, recante la data “1593”, si trovava in alto, nel prospetto anteriore e, dopo la demolizione della chiesetta, fu trasformata in fontanella.

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La facciata prima del diroccamento. Anno 1934. Foto da Mistretta.info

La monofora tardo gotica.

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Il portale, recuperato dopo l’abbattimento della chiesetta, fu murato sul fronte settentrionale della chiesa Madre, oggi santuario della Madonna dei Miracoli.
Nello stesso portale un’incisione ricorda che nel 1575 anche Mistretta fu colpita dalla peste.
La chiesa era a una navata e, nel 1750, era descritta con tre altari.
L’altare del presbiterio accoglieva la statua lignea dorata, policroma di Sant’Antonio Abate, opera di Giuseppe Li Volsi, del 1601, che raffigura il vescovo della chiesa rappresentante l’autorità vigilante nei confronti del popolo cristiano.
La statua di Sant’ Antonio Abate, recentemente restaurata, è stata accolta nella chiesa di San Sebastiano.

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Gli altari laterali accoglievano le statue di San Paolo Eremita e dei Santi Crispino e Crispiniano.
Davanti alla chiesetta di Sant’Antonio Abate si ferma San Sebastiano quando torna dal Piazzale Del Progresso, dopo aver visitato i lazzaretti,  perché là “era alloggiata la ronda per il rispetto del cordone sanitario e dove si tenevano le riunioni dei giurati”.
Le statue dei SS.mi Crispino e Crispiniano furono trasportate nella vicina chiesa delle Anime Purganti.
La statua di San Paolino

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è stata accolta dal Museo Parrocchiale, insieme alla campana, del 1692.
Pasquale Salamone era un ricco e benestante personaggio mistrettese, probabilmente uno dei più ricchi della Sicilia.
Possidente di fondi terrieri nel territorio di Mistretta, aveva al suo servizio tanta gente del luogo che retribuiva soprattutto con i prodotti della terra.
Si racconta che Teresa, la figlia di don Pasqualino Salamone, data in sposa al principe di Noto,  ricevette dal padre la dote di un milone di lire.
Erano i primi anni del ‘900!
Don Pasquale Salamone, un uomo piccolo fisicamente, sposò Donna Gaetana Mastrogiovanni Tasca dei Conti Tasca d’Almerita, chiamata affettuosamente dai nipoti Giuseppe e Paolo Giaconia “la zia Tanina”, una donnina molto perbene e riservata.
Nacquero tre figli: Teresa, Nicola e Lucio.
Teresa sposò Ottavio Nicolaci, il principe di Villadorata, e si trasferì a Noto.
Nacque un solo figlio, di nome Corrado, che non si sposò, ma ebbe un figlio.
Corrado ha donato al comune di Noto la biblioteca e anche la parte di rappresentanza del palazzo Villadorata, il più bell’esemplare di architettura barocca siciliana.
Lucio, chiamato Cocò, sposò la signora Anna Cumbo  Borgia, baronessa di San Giorgio. Dalla loro unione nacque la figlia Maria, sposata Ricotti.
Nicola sposò la Signora Maria Etele Calapso, donna bellissima ed elegantissima.
Fu tra le prime donne a dettare la moda nel capoluogo.
Nicola e Maria Etele ebbero tre figli: Ottavio, Pasqualino e Carlo.
Ottavio e Pasqualino furono direttori generali del Banco di Sicilia e della Cassa di Risparmio V.E. negli anni ruggenti.
Carlo divenne un noto avvocato.
Pasquale Salamone è sepolto nella cappella gentilizia di famiglia che si nota varcando la soglia del cimitero monumentale di Mistretta.

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E’ grande, maestosa. Sembra il palazzo della residenza estiva dei suoi occupanti.

Alla fine dell’ 800, primi del ‘900 i Salamone presenti a Mistretta erano 4: Don Pasqualino , Don Vincenzino , Don Bettino, Don Luigino, e uno stuolo di sorelle che si accasarono presso le famiglie Tita, Lipari, Giaconia ed altre rimasero nubili.

Don Vincenzo Salamone (Mistretta, 1851-1925), apparteneva ad una famiglia benestante per cui, sensibile ai problemi sociali, è stato un gran benefattore per i mistrettesi ai quali ha cercato di fare migliore le condizioni di vita.
Ricco proprietario terriero, durante i freddi inverni offriva il calore del fuoco del suo cuore e l’ospitalità del suo palazzo ai compaesani bisognosi.
Poichè la fame e la miseria in paese erano allora molto diffuse, metteva a disposizione dei poveri una cucina economica che, giornalmente, in capienti pentoloni, preparava numerosi pasti caldi.
Aiutava anche economicamente le classi sociali meno abbienti per affrontare le loro primarie necessità.
Ha fatto realizzare l’acquedotto urbano, ha istituito il servizio automobilistico Mistretta – Santo Stefano di Camastra, ha creato la centrale elettrica a carbone che forniva energia elettrica continua.
Nella lapide marmorea, collocata nel prospetto principale dell’ex centrale elettrica, si legge: Cercò di sistemare il verde pubblico e fece piantare diversi alberi.
Ha ricoperto più volte la carica di Sindaco della città di Mistretta.
Fu eletto  Senatore del Regno (1909-13).
I mistrettesi, riconoscenti, gli donarono una medaglia d’oro di benemerenza il giorno 08/12/1907.
Alla sua morte fu proclamato un giorno di lutto cittadino.
Il  25 novembre del 1956 all’interno della villa comunale “Giuseppe Garibaldi” è stato innalzato il busto bronzeo di Vincenzo Salamone realizzato dallo scultore Balistreri.
Promotrice di questa iniziativa è stata la Società Operaia di M.S. di Mistretta, con il contributo del Banco di Sicilia e collaborata da altri sodalizi presenti nel territorio e da alcuni cittadini che hanno risposto con sollecitudine alla sottoscrizione per la raccolta dei fondi destinati alla realizzazione del busto. Anche una via cittadina è stata intitolata al suo nome.
Un’altra via di Mistretta è intitolata alla sorella Anna Salamone.

Don Bettino abitava nel palazzo quasi adiacente a quello del fratello Pasquale. Aveva sposato  la signora Liboria Lipari.
Nacquero 3 o forse 4 figli: Placido, Peppuzzo e Mario che furono mariti rispettivamente di Maria Perna (di Napoli), di Angelica Filangeri e di Teresa Sergio. Da loro discendono rispettivamente: Benedetto, il marito di Anna Andreanò, che fu anni fa direttore dell’ufficio di registro di Mistretta, Liboria (chiamata Orietta) che fu direttrice dell’archivio storico e del centro di studi medievali di Palermo. Poi, da Mario e Teresa Sergio discendono: Sergio, avvocato a Palermo, e Massimo venuto a mancare qualche anno fa.

Don Luigino, che si può collegare al prestigioso palazzo del Palo, quasi una corte chiusa nel cuore di Mistretta, sposò la signora Irene di Palermo e trascorreva con il marito i mesi estivi a Mistretta dettando alle signore del posto stili di modernità e gioia di vivere.  Morì a Palermo, alla veneranda di  106 anni, conservando una buona lucidità mentale. Nacquero tre figli: Liboria, detta Liria, che sposò il Conte Tagliavia, Luisella, moglie  del noto architetto palermitano Pippo Contino. Placido, chiamato Placidino, che sposò la signora Mery di Palermo. Nacquero tre figli: Luigi, Francesco ed una femmina ed ogni anno si riuniscono nella loro villa di Castel di Tusa.

Ringrazio l’amico Poalo Giaconia per avermi fornito queste interessanti notizie sui “Salamone”.

 

 

 

 

 

 

 

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