Jan 21, 2018 - Senza categoria    Comments Off on LE ALTE TRACHYCARPUS FORTUNEI NELLA VILLA COMUNALE “G.GARIBALDI” DI MISTRETTA

LE ALTE TRACHYCARPUS FORTUNEI NELLA VILLA COMUNALE “G.GARIBALDI” DI MISTRETTA

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Durante il mio breve soggiorno a Mistretta, venuta per onorare San Sebastiano e per partecipare alle celebrazioni in onore della Sua festa del 20 gennaio 2018, ho visitato la villa comunale, così come faccio tutte le volte che torno al mio paese.
Nella villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta vegetano diverse palme, ma che purtroppo molte sono morte, soprattutto quelle attaccate dal Rhynchophorus ferrugineus, il temibile Punteruolo rosso.
Fortunatamente resiste la Trachycarpus fortunei.
Superato il cancello d’ingresso, sul viale di sinistra, le prime piante che mi accolgono sono proprio le Trachycarpus fortunei disposte lungo il filare dell’aiuola.

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La Trachycarpus fortunei è una bellissima e regale pianta sempreverde a crescita veloce ma limitata, e a portamento arboreo tipico delle palme.
Delle nove specie di Trachycarpus è quella più ampiamente coltivata.

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E’ stata inizialmente descritta dal botanico svedese Thunberg e chiamata impropriamente Chamaerops excelsa.
Appartiene alla Famiglia delle Palmae e proviene dalle zone montagnose della Cina sud orientale e delle isole Chusan.
E’ stata introdotta in Olanda nel 1830 e, successivamente, in Inghilterra e poi in Europa nel 1844 da Robert Fortune e coltivata a scopo ornamentale per la bellezza delle sue foglie.
Il termine “Trachycarpus” deriva dal greco “τραχύς”, “ruvido, aspro”, e “καρπός”, “frutti” per l’aspetto dei frutti ruvidi, mentre il termine “fortunei” fu attribuito in onore di Robert Fortune, (1812-1880), raccoglitore di piante per conto della Royal Horticultural Society. Egli, trovandosi in Cina, inviò i semi di Trachycarpus fortunei dall’isola di Chusan.
Comunemente è chiamata “Palma di Fortune”.

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La Trachycarpus fortunei ha la radice profonda e il fusto epigeo, solitario, sottile, eretto, fibroso, grigio, avvolto da un fitto intreccio di fibre scure e rivestito dai residui delle guaine delle foglie cadute.
Il tronco raggiunge l’altezza di due metri e, raramente, i 12 metri e il diametro di circa 20 centimetri.
Con l’età, il tronco può perdere le fibre presenti alla base presentandosi nudo e liscio.

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La foglia, di grandi dimensioni, lunga fino a 60 centimetri, larga fino a 100 centimetri, persistente, con lamina coriacea, palmata, a forma di ventaglio, appuntita e rigida, rivolta verso l’alto, è divisa in numerosi segmenti lineari lunghi da 40 a 60 centimetri che la  incidono quasi fino al rachide.
E’ sostenuta da un picciolo carenato, lungo fino a un metro, cilindrico, con margine spinoso e dentato. La pagina superiore è di colore verde scuro lucido, mentre la pagina inferiore è più chiara, argentea e presenta sfumature grigiastre e glauche.
Le foglie morte, secche, tendono a rimanere sul fusto, a guisa di “vestito“.
L’insieme delle foglie, riunite in un denso ciuffo terminale posto sulla cima del tronco, forma l’elegante, alta, espansa, globosa chioma.

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La Trachycarpus è una pianta dioica, cioè la pianta maschile porta solo fiori maschili, la pianta femminile porta solo fiori femminili.
Per fruttificare e produrre i semi, necessariamente deve avvenire l’impollinazione, quindi la pianta femmina deve trovarsi nelle vicinanze della pianta maschio.
La Trachycarpus presenta, talvolta, un comportamento strano: la palma maschio e la palma femmina producono raramente anche alcuni fiori ermafroditi che danno luogo a frutti e quindi a semi fertili. Odoardo Beccari definisce questa palma “pianta dioica o raramente in parte ermafrodita”. Scrive: ”[…] Talvolta le piante maschie portano spadici con una parte dei fiori ermafroditi e questi non differiscono da quelli maschi che per essere un momento più grandi e più radi e per le carpelle meglio conformate e barbato-lanose verso la metà […]”.
I fiori, riuniti in due tipi di infiorescenze spadiciformi prima erette poi pendule, lunghe fino a 50 centimetri, sono piccoli e poco vistosi, gialli, peduncolati. I fiori maschili possiedono 6 stami. I fiori femminili hanno l’ovario supero formato da tre carpelli fusi insieme.
La fioritura avviene nei mesi da aprile a giugno.
Nelle zone dove la pianta di Trachycarpus cresce bene non ha difficoltà a fiorire, anche se ciò può non avvenire tutti gli anni.
L’impollinazione è favorita dagli insetti.
Il frutto è una drupa ellittica, reniforme, di circa un centimetro di diametro, rugosa, di colore variabile dal giallo al bluastro a maturità e ciascuno contiene al suo interno un solo seme.
Le infruttescenze sono dei grappoli.

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La pianta si moltiplica per mezzo del seme in autunno o in primavera.
La dispersione dei semi in natura avviene sia per merito degli uccelli, che mangiano le drupe, sia per caduta nel terreno.
La pianta di Trachycarpus non si pota. Si asportano soltanto le foglie seccate, soprattutto quelle che si trovano sul tronco in basso per evitare che diventino veicoli di malattie.
Gli antichi usavano piantare due piante di Trachycarpus fortunei sempre molto vicine tra loro come simbolo “d’amore eterno”.
Purtroppo il peso della neve, che è caduta abbondantemente a Mistretta alla fine del mese di febbraio del 2009, spezzando e abbattendo il fusto di una delle due piante, ha rotto il loro idillio. Il forte legame è espresso dalle corde avvinghiate che attraversano il fusto fino alle radici.

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La Trachycarpus fortunei è una palma resistente al freddo asciutto e non al freddo umido, alle gelate e alla neve. Non sono graditi i venti freddi, quindi sono da evitare le zone dove il vento di tramontana e di maestrale soffiano per parecchi giorni consecutivamente. Essendo una pianta rusticissima, si è adattata a vivere in climi con inverni rigidi dove la temperatura raggiunge anche i 20 °C sotto lo zero, e preferendo ambienti dove le estati sono fresche. E’ una pianta che può essere coltivata all’aperto.
Nelle regioni a clima mediterraneo, caratterizzate da estati calde e aride, la palma non è adatta.
Si può affermare che è una pianta che teme il caldo più del freddo.
E’ resistente all’inquinamento e alla salsedine.
E’ coltivata, con buona riuscita, in Scozia, in Norvegia, nella penisola dell’Alaska, in Gran Bretagna, in Irlanda, lungo la costa atlantica della Francia, in Svizzera meridionale e sulla costa pacifica dell’America settentrionale.
In Italia è coltivata ovunque. Gradisce un terreno soffice, profondo, molto ben drenato, poiché contro il ristagno idrico e il gelo non c’è alcuna salvezza.
Dal momento che la pianta dirama le sue radici lontano anche decine di metri dal luogo d’impianto, trova con facilità abbondante nutrimento.
Per uno sviluppo equilibrato è consigliabile porla in un luogo dove può ricevere almeno alcune ore di sole diretto, ma cresce bene anche a mezz’ombra.
Le annaffiature devono essere regolari nella pianta matura.
Gli esemplari giovani richiedono più cure rispetto agli adulti.
Con il passare degli anni, lo sviluppo di un buon apparato radicale consente alla pianta di accontentarsi solo dell’acqua delle piogge.
La pianta di Trachycarpus fortunei è stata molto utile prima dell’avvento della plastica.
Il tessuto fibroso della guaina, che avvolge la base delle foglie e ricopre il fusto, per la particolare caratteristica di tenacia e di resistenza, è stato adoperato in Cina e altrove per creare lavori d’intreccio quali: stuoie, corde molto robuste anche se rozze, funi, scope e spazzole. Fornisce anche un legno particolarmente pregiato perché durevole e resistente all’acqua.

 

 

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