Il 13 Aprile del 2019 è la domenica delle Palme, la domenica che precede la Santa Pasqua. Nella Domenica delle Palme si portano in processione le Palme per commemorare l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Secondo la religione cattolica, ottenere la palma del martirio significa “ricevere da Dio la gloria per avere accolto la morte per la fede”.
Ricordo che, quando mia sorella Anna ed io eravamo bambine, mio padre Giovanni portava a casa una giovane e tenera foglia di palma di cui mia madre Maria Grazia, amorevolmente, intrecciava le foglioline a forma di cuore e adornava con un fiore di camelia di color rosso vivo e con in cima un nastro bianco.
Abbigliate per la festa e con la palma in mano, accompagnate da entrambi i genitori, ci recavamo nella chiesa di San Nicolò di Bari, a Mistretta, per assistere alla funzione religiosa celebrata dal parroco don Antonino Saitta e da don Filadelfio Longo.
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Le Palme sono le creature più eleganti e armoniose del regno vegetale. Evocano scenari tropicali e mantengono il loro spettacolare aspetto esotico anche nei grigi mesi invernali. Comparvero nel Cretaceo dove assunsero un grande sviluppo lasciando bellissimi e importantissimi resti fossili di tronchi e di foglie.
L’aspetto delle Palme è molto caratteristico per il portamento del fusto eretto, colonnare, quasi dello stesso diametro per tutta la sua lunghezza. Nella sacra Bibbia la Palma è citata molto spesso. La valle di Gerico, la terra promessa a Mosè, è così chiamata per la gran quantità di palme che vi crescevano. Con rami di palme gli ebrei proclamarono la sua regalità acclamando Gesù quando entrò in Gerusalemme come si legge in “Ingresso in Gerusalemme” (Gv. 12,13): “Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: <Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele>“! Giovanni, nell’”Apocalisse” (7,9), fa conoscere l’acclamazione trionfale di una folla innumerevole: “Dopo di ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. Nell’età classica la foglia di Palma era data in premio, come simbolo di “vittoria”, al vincitore di una gara. Le Palme, nel linguaggio dei fiori, simboleggiano “costanza”.
Purtroppo oggi le Palme corrono il grave pericolo di distruzione e di morte a causa di un coleottero killer comunemente chiamato Punteruolo rosso.
La sovrastante fotografia, scattata nella Piazza Progresso di Licata, è un importante documento perché attesta come il centro della Piazza fino a poco tempo fa era adornato da due bellissime palme. La Palma, la Phoenix canariensis, quella rivolta verso il Corso Umberto I, che ha fatto parte della storia di Licata, dopo 76 anni si è arresa all’aggressione del micidiale coleottero, appunto del Punteruolo rosso.
E’ stata messa a dimora nel 1938, in coppia con l’altra Phoenix canariensis, ad ornamento del monumento di bronzo della Vittoria, opera dell’artista Cosimo Sorge, nei mesi che hanno seguito lo sbarco degli americani della 3° divisione di Truscott a Licata. Nel 1943 il suo tronco, diritto e molto robusto, era alto almeno 150 cm. Adesso della Palma è rimasto un tronco altissimo privo della folta corona di foglie.
La speranza di tutti i licatesi è che almeno si salveranno le Palme di Piazza Progresso e tutte le altre presenti nel territorio di Licata e non solo. Per eliminare completamente il pericolo della diffusione del Punteruolo rosso alle vicine palme, per prevenire situazioni causate dall’indebolimento o del crollo del fusto, per ripristinare il decoro urbano bisognerebbe togliere, nel più breve tempo possibile, lo scheletro di questa palma e sostituirla con un’altra pianta di lunga vita.
IL PUNTERUOLO ROSSO
Il punteruolo rosso delle Palme, il Rhynchophorus ferrugineus, è il coleottero curculionide parassita micidiale di molte specie di Palme. La pericolosità del litofago è stata evidenzia nelle liste dell’EPPO (European and mediterranean Plant protection organization) che lo hanno classificato al livello “ALLERT” perché, nei paesi dove si è acclimatato, le sue infestazioni costituiscono una vera emergenza provocando estese stragi di Palme.
E’ originario dell’Asia sud orientale e della Melanesia. A seguito del commercio di esemplari di palme infette, raggiunse negli anni ottanta gli Emirati Arabi e da lì si diffuse in Medio Oriente. E’ stato segnalato in Iran, in Israele, in Giordania e in Palestina e in quasi tutti i Paesi del bacino meridionale del Mar Mediterraneo a partire dall’Egitto dove fu segnalato per la prima volta nel 1992. In Spagna la sua presenza fu segnalata nel 1994, quindi raggiunse la Corsica e la costa Azzurra francese nel 2006.
Il commercio delle piante ornamentali costituisce un importante mezzo di diffusione di organismi associati alle piante i quali possono essere trasportati da un paese all’altro.
Le norme fitosanitarie, che regolano gli scambi commerciali e che dovrebbero controllare l’introduzione di materiale esente da malattie, nel nostro Paese dovrebbero essere molto più severe per evitare l’importazione di organismi esotici, patogeni e fitofagi, responsabili di danni a carico delle piante. Nel territorio pistoiese si coltivano piante ornamentali da oltre 150 anni. Per soddisfare le richieste dei mercati una fitta rete commerciale è stata affiancata all’attività vivaistica.
Questa zona è diventata un importante centro di distribuzione poiché alcune specie ornamentali o semplicemente transitano oppure sostano solo per poco tempo, dopo essere state importate, in vari stadi sviluppo, direttamente dai paesi con clima più favorevole quali quelli del Centro e del Sud America, del Nord Africa e dell’Asia.
La permanenza in Toscana assicura l’acclimatazione ad un ambiente più freddo. Pertanto, responsabile dell’introduzione del Rhynchophorus ferrugineus fu un vivaista di Pistoia che aveva importato delle piante di Phoenix canariensis dall’Egitto. La prima segnalazione in Italia risale al 2004.
Nel 2005 fu segnalato in Sicilia. Quindi la sua presenza si estese velocemente verso il Nord della penisola. Giunse in Campania dove presto attaccò centinaia di palme secolari nei parchi pubblici e nei giardini privati causandone la morte. Secondo lo storico degli alberi Antimo Palumbo il parassita potrebbe portare all’estinzione delle palme a Roma entro il 2015.
Il Rhynchophorus ferrugineus ha una sua morfologia. La lunghezza dell’adulto varia dai 2 ai 4,5 cm e la larghezza del corpo da 1,5 a1,5 cm. Presenta una livrea di colore rosso-ferruginoso, a cui deve il nome, punteggiata da piccole macchie nere nella parte superiore del torace.
Possiede un lungo rostro ricurvo, più accentuato nel maschio, ricoperto da una fitta serie di setole nere erette. Alla base del rostro sono inserite le antenne. Sulle elitre sono evidenti striature di colore scuro. Il pronoto, visto dorsalmente, si presenta liscio e con la base arrotondata. Lo scutello, piuttosto ampio, è lungo circa un quarto delle elitre.
Gli adulti di Rhynchophorus ferrugineus sono attivi di giorno e di notte. Abili volatori, sono in grado di percorrere la distanza di 1 km per raggiungere nuove piante da infestare. Gli adulti sono attratti dalla piante danneggiate o malate, ma aggrediscono anche le piante sane. Individuata la pianta, i maschi di Rhynchophorus ferrugineus producono un feromone capace di richiamare molte femmine per l’accoppiamento.
La deposizione delle uova, sottili, di forma allungata, di colore bianco crema, lunghe in media 2,6 × 1,12 mm, avviene solitamente in corrispondenza delle porzioni più giovani e tenere della pianta o in ferite del tronco e del rachide fogliare. La femmina sigilla i fori in modo da proteggere le uova. Il numero delle uova deposte da una femmina varia da alcune decine a svariate centinaia di unità per volta. Dalla schiusa delle uova escono le larve. La larva, priva di zampe, lunga fino a 15 mm, è di colore bianco crema, che vira al marrone negli stadi più avanzati, ed ha il capo marrone fortemente arrotondato.
Possiede un apparato boccale masticatore ben sviluppato e fortemente sclerificato col quale scava lunghe gallerie dirigendosi verso l’interno della pianta. Lo stadio larvale dura circa 55 giorni ed è quello che causa alle piante i danni mortali perché Le larve danneggiano soprattutto la zona del tronco immediatamente sottostante la corona fogliare nutrendosi dei piccioli fogliari. Quindi le larve si impupano dentro bozzoli costruiti utilizzando i filamenti fibrosi della pianta ospite. Dentro il bozzolo avviene la metamorfosi dalla larva all’individuo adulto in un periodo varIabile tra i 15 e i 50 giorni.
E’ avvenuta la maturità sessuale. Gli individui adulti compaiono sulla pianta agli inizi del mese di giugno e sono presenti fino alla fine del mese di settembre; le uova si possono rinvenire dalla metà del mese di giugno in poi. Le larve sono attive per tutto il periodo primaverile ed estivo per trascorrere poi l’inverno in idonei luoghi di ricovero.
Il ciclo vitale completo, dall’uovo allo sfarfallamento, si compie in media in 82 giorni. Gli adulti hanno una durata di vita fino a 6 mesi. È stato stimato che una singola coppia di Rhynchophorus ferrugineus può generare, nell’arco di 4 generazioni, circa 53 milioni di esemplari.
Il Rhynchophorus ferrugineus colpisce parecchie specie di Arecaceae tra cui le più diffuse palme ornamentali del Mediterraneo quali: la Phoenix canariensis, la Phoenix dactylifera, ma colpisce anche specie di interesse economico quali la Cocos lucifera, la palma da cocco, e l’Elaeis guineensis, la palma da olio. Sono state aggredite tante altre specie di palme come la Livistona decipiens, l’ Oreodoxa regia, la Phoenix sylvestris, il Trachycarpus fortunei, la Washingtonia.
Occasionalmente può anche attaccare l’Agave americana. La Palma nana, la Chamaerops humilis, era ritenuta immune all’attacco del Rhynchophorus ferrugineus grazie ad una secrezione gommosa che sembrava impedire l’attecchimento del parassita. Tuttavia sono stati documentati attacchi da parte del coleottero anche a queste specie. Le segnalazioni in Italia riferiscono di infestazioni quasi esclusivamente a carico di palme del genere Phoenix.
I danni causati alla pianta dalla presenza delle larve sono visibili solo in una fase avanzata dell’infestazione che può essere a lungo asintomatica.
I sintomi esteriori dell’attacco del curculionide sono rappresentati dall’anomalo portamento della chioma della pianta che perde la sua simmetria verticale e che successivamente si mostra completamente divaricata con l’aspetto di un ombrello aperto.
Quindi cominciano a cadere le foglie fino alla loro completa perdita e il rachide fogliare comincia a cedere. Nelle fasi terminali la palma appare come “capitozzata” della chioma e si evidenzia il suo “collasso”. A quel punto si manifesta la migrazione di massa degli insetti che erano presenti all’interno dello stipite per la ricerca di un nuovo esemplare di palma di cui alimentarsi.
Il controllo del Rhynchophorus ferrugineus è un compito molto difficile perchè concorrono molteplici fattori che favoriscono il fitofago. Dato il lungo periodo in cui le larve restano all’interno della pianta, esse risultano difficilmente raggiungibili dai comuni antiparassitari. E’ evidente la necessità di impedire preventivamente l’ingresso delle larve e soprattutto l’esigenza di prestare la massima attenzione per individuare precocemente il momento dei loro primi insediamenti.
Le azioni più efficaci per la difesa delle Palme dal Punteruolo rosso sono quelle preventive. Infatti, gli interventi di difesa possono ottenere qualche risultato solo se attuati con tempestività. Pertanto è fondamentale la diagnosi precoce che evidenzi la presenza del coleottero nella pianta. Gli adulti si muovono con facilità e possono eludere eventuali barriere di protezione o di contenimento espandendo i focolai d’infestazione.
Tutti i Sindaci della Regione Sicilia hanno accolto il Piano di azione regionale di attuazione delle misure fitosanitarie ufficiali contro il Punteruolo rosso in applicazione dell’art. 7 comma 5 del Decreto Ministeriale 7/2/2011 e dalla Decisione della Commissione 2010/467/CE.
Le Amministrazioni Comunali, per effetto dell’art. 8 commi 2 e 3 del D.M. e del combinato disposto dell’art. 54 del Decreto Legislativo 18 agosto 2000 n. 267 e dell’art. 2 del decreto del Ministero dell’Interno 5 agosto 2008 “Incolumità pubblica e sicurezza urbana: definizione e ambiti di applicazione”, concorreranno alla tutela delle Palme, attraverso la verifica sull’esecuzione delle misure fitosanitarie del piano di azione, curando l’emanazione di atti e di ordinanze per la loro attuazione anche al fine di tutelare la pubblica incolumità e il decoro urbano.
Il Servizio Fitosanitario Regionale attua un monitoraggio intensivo sia per prevenire la diffusione del Punteruolo rosso sia per intervenire tempestivamente per il suo contenimento. Gli Ispettori fitosanitari e il personale tecnico eseguono annualmente, con la collaborazione delle Amministrazioni comunali, indagini per rilevare l’eventuale presenza del Punteruolo rosso attraverso ispezioni visive.
I proprietari e i detentori di vegetali sensibili, che sospettino la comparsa del coleottero anche in aree ritenute indenni, sono obbligati a darne immediata comunicazione al Servizio Fitosanitario Regionale competente che dispone specifici accertamenti fitosanitari per confermare o meno la presenza del Punteruolo rosso e valutare le misure fitosanitarie più opportune. Il Servizio Fitosanitario Regionale ne dà comunicazione alla competente Amministrazione Comunale e al Servizio Fitosanitario Centrale.
I proprietari o i conduttori a qualsiasi titolo delle piante infestate devono comunicare, inoltre, al Servizio Fitosanitario Regionale la data d’inizio degli interventi utilizzando il modello di cui all’allegato al D.A. n. 2 del 7/1/2011. Nel caso in cui venga scelto l’intervento curativo, i proprietari o i conduttori devono possedere il nulla osta preventivo consentito dal Servizio Fitosanitario. Gli oneri per il risanamento, per l’abbattimento, per la distruzione delle piante infestate dal Punteruolo rosso sono a carico dei proprietari o dei conduttori, così come la responsabilità connessa alle operazioni eseguite.
L’Art. 4 ammonisce che,fatta salva l’applicazione dell’art.500 del codice penale, chiunque non ottemperi alle prescrizioni fitosanitarie imposte dal Decreto Legge è punito con le sanzioni amministrative previste dall’art. 54 del Decreto Legislativo 19 Agosto 2005 n. 214.
La pianta che presenta sintomi di infestazione deve essere curata o abbattuta in tempi brevissimi e tutto il materiale deve essere incenerito. Le piante vicine ad essa devono essere sottoposte a misura di profilassi effettuando ripetuti trattamenti localizzati usando insetticidi e fungicidi specifici avendo cura di bagnare a fondo la parte interna della corona apicale. Le piante sane devono essere ispezionate frequentemente controllando gli apici vegetativi al fine di individuare precocemente la presenza del Punteruolo rosso. Inoltre le piante sane e in buono stato di vegetazione non devono subire interventi di potatura poiché le ferite causate dal taglio con le cesoie sono punti d’ingresso dell’agente patogeno e siti preferiti per la deposizione delle uova. I trattamenti vanno ripetuti periodicamente avendo cura di alternare i prodotti.
Per la lotta chimica i prodotti autorizzati nei giardini privati sono esclusivamente quelli contrassegnati dalla dizione PPO (Prodotti per Piante Ornamentali).
I principi attivi relativi a tale categoria sono, principalmente, prodotti che agiscono per contatto e per ingestione, quindi possono agire sull’insetto quando si trova fuori dalla palma. Il trattamento deve essere compiuto utilizzando acqua abbondante cercando di bagnare bene la chioma e il fusto della palma. In caso di infestazione in vivai o in aree pubbliche dovranno essere adoperati i prodotti consentiti dalla normativa per tali impieghi.
I trattamenti chimici preventivi possono avere una loro efficacia come barriera, tuttavia presuppongono l’impiego di prodotti attivi per contatto dotati anche di una certa tossicità. Il trattamento di piante di grandi dimensioni e l’intervento in aree urbane pongono vincoli nella scelta del principio attivo subordinando la sua efficacia alla tutela della salute pubblica. La tempestiva eliminazione della pianta infetta può essere utile nel tentativo di isolare il fenomeno e di contenere la diffusione del coleottero. Anche i trattamenti chimici curativi richiedono l’impiego di insetticidi. I trattamenti curativi tardivi sono, tuttavia, di scarsa efficacia, per non dire inutili.
Oltre ai trattamenti con prodotti chimici si sono studiate altre soluzioni. L’impiego di antagonisti naturali è ancora in fase di studio e ancora non ci sono significative prospettive di applicazione. Gli Artropodi ausiliari si sono finora rivelati insufficienti a contenere la dinamicità della popolazione. Migliori prospettive sono offerte dall’impiego degli entomopatogeni, in particolare di Virus e di Nematodi. L’efficacia di questi ultimi, almeno in ambito sperimentale, sarebbe stata messa in evidenza da ricerche condotte in Spagna nell’impiego sia preventivo sia curativo: la liberazione di adulti su piante preventivamente trattate con Nematodi ha prodotto una mortalità del 100%; sembra inoltre che i Nematodi siano in grado di penetrare nelle gallerie e di raggiungere le larve distruggendole.
L’impiego delle trappole, largamente sperimentato in diverse regioni dell’Asia, del Medio Oriente e in Spagna, ha messo in evidenza l’utilità accessoria sia nel mass trapping sia nel monitoraggio della popolazione di adulti. Le indicazioni riportate in letteratura sul grado di efficacia delle trappole sono discordanti, tuttavia mettono in evidenza una maggiore efficacia dell’uso di attrattivi combinati (feromoni e attrattivi alimentari a base di zucchero) e l’importanza della disposizione delle trappole in relazione all’altezza della pianta. Sulla base dei risultati finora conseguiti è presumibile che la tecnologia debba essere ancora studiata per migliorare ulteriormente le azioni di successo.
Interessanti sono le prospettive di adozione di tecniche di lotta integrata secondo le prove condotte in Medio Oriente.
Sulla base delle difficoltà oggettive di diagnosticare precocemente gli attacchi e di intervenire con interventi curativi, si rivela di particolare importanza l’adozione di tecniche combinate che agiscono a vari livelli: controllo continuo della popolazione vegetale da parte degli Osservatori fitosanitari per una diagnosi precoce, mantenimento delle Palme in buone condizioni nutrizionali e fitosanitarie, in quanto la suscettibilità agli attacchi da parte degli insetti xilofagi aumenta nelle piante in condizioni di stress o comunque indebolite, scelta di adeguate misure di profilassi che consistono nell’eliminazione dei possibili siti di riproduzione, adozione di tecniche di potatura che riducano i siti di penetrazione dell’insetto, bonifica dei focolai d’infestazione o nella distruzione dei focolai d’infestazione in palme attaccate adottando accorgimenti finalizzati ad impedire lo sfarfallamento degli adulti, ricorso ai trattamenti chimici preventivi e curativi, ricorso a regolamenti che impongano misure fitosanitarie, educative e DIVULGATIVE.
In ambienti di recente introduzione del Punteruolo rosso, come in Italia, è di fondamentale importanza la prevenzione al fine di evitare l’espansione del fitofago intervenendo precocemente sui focolai d’infestazione.
E’ una curiosità. Presso gli Iatmul, una popolazione indigena della Papua Nuova Guinea, le larve di Rhynchophorus ferrugineus costituiscono un importante elemento della dieta arrivando a coprire circa il 30% del fabbisogno proteico e costituendo la principale fonte di zinco e di ferro.
LA PHOENIX CANARIENSIS
La Phoenix canariensis è una bellissima palma, ma la più appetita dal Punteruolo rosso. E’ una pianta appartenente alla Famiglia delle Palmae comunemente nota come “Palma delle Canarie” perché originaria delle isole Canarie, e là, endemica, vive principalmente ad altitudini comprese fra i 200 e i 500 metri. E’ presente su tutte le isole e forma grandi palmeti. Il nome “Phoenix” ricorda i fenici perché sono stati i primi a diffondere la coltivazione della pianta. La Phoenix canariensis è la più classica della specie, dal portamento maestoso e dalla forma armoniosa. Come pianta ornamentale è molto popolare nella gran parte delle regioni mediterranee e subtropicali del mondo laddove le temperature non scendono mai al disotto dei 12 °C. In Europa è coltivata su tutte le coste del Mar Mediterraneo tanto da essere considerata pianta tipica del paesaggio mediterraneo. Vive anche in molte zone dell’Europa centrale e dell’Inghilterra. L’aspetto è molto simile a quello della vera palma da datteri, la Phoenix dactylifera, rispetto alla quale è decisamente più ornamentale.
La Phoenix canariensis è una palma sempreverde, solitaria, di notevoli dimensioni, nel suo paese d’origine raggiunge anche i 20 metri, mentre in Italia difficilmente supera i 6 metri di altezza e i 3 metri di larghezza della chioma.
La Palma della fotografia è un bellissimo esemplare che vegeta nella villa comunale “G.Garibaldi” di Mistretta, il mio paese. Speriamo che non subirà mai l’attacco del Punteruolo rosso.
La Palma delle Canarie ha il portamento dell’albero tipico delle palme, con un unico fusto non ramificato, spesso, eretto, regolare, di colore marrone scuro o grigiastro, marcato da vistose rugosità romboidali dovute alle impronte lasciate dall’inserzione del picciolo delle foglie cadute o recise e sul quale s’inserisce la corona di foglie. Le foglie, pennate, formate da foglioline sottili, opposte ed appuntite, di colore verde scuro brillante, lunghe anche 4 metri, riunite in un ciuffo terminale, sono sorrette da un picciolo che presenta numerose spine acuminate. Quelle più vecchie si rivolgono verso il basso.
Le foglie rimangono sulla pianta anche in inverno. La Phoenix canariensis è una pianta dioica. I fiori, maschili e femminili, sono portati da piante diverse. I fiori, giallo-bruni, irrilevanti, sbocciano nella primavera avanzata, riuniti in pendenti infiorescenze a pannocchia lunghe anche un metro; le infiorescenze delle piante femminili sono più lunghe e più appariscenti di quelle maschili. In estate maturano i frutti, grappoli di drupe ovali. Sono carnosi, di colore variabile dal giallo al rosso-bruno, a seconda dello stadio di maturazione, la cui polpa, commestibile, non è particolarmente gradevole al palato dell’uomo. All’interno di ogni drupa è presente un singolo seme fertile. La pianta si riproduce per seme nei mesi di febbraio e di marzo.
E’ possibile utilizzare anche i polloni radicati che si formano spontaneamente alla base della pianta. Togliendo i polloni si assicura alla pianta una forma pulita e raffinata. E’ una Palma a crescita lenta, molto rustica, che ben si adatta a vivere su terreni anche particolarmente poveri. E’ coltivata nei giardini tutto l’arco dell’anno per le sue qualità estetiche e, per le grandi dimensioni, richiede molto spazio attorno ad essa. Resiste ai venti salmastri, quindi è coltivabile nelle zone costiere, ma la sua resistenza al freddo le permette di ben svilupparsi anche nell´entroterra sopportando temperature molto rigide.
Per uno sviluppo equilibrato è consigliabile porre la pianta in luogo con un’esposizione luminosa, anche se i raggi solari diretti potrebbero causare l’ingiallimento delle foglie. Può sopportare periodi di siccità anche molto prolungati, pertanto le annaffiature saranno abbondanti da maggio a settembre, ridotte o sospese nei mesi invernali.
La Phoenix canariensis, in genere, non è attaccata dai parassiti. Tuttavia è facile preda dal temibile parassita, dal “Rhynchophorus ferrugineus”, noto come il “Punteruolo rosso”, un coleottero curculionide originario dell’Asia e propagatosi in Medio Oriente e in tutto il bacino del Mar Mediterraneo, quindi anche in Italia. La presenza del curculionide sta creando un immenso danno alle Palme che si trovano nei parchi, nei giardini pubblici e anche nelle ville private.
E’ doloroso assistere all’appassimento della corona delle foglie apicali e poi alla morte essendo gli studiosi botanici impotenti nel bloccare il fenomeno. Nella sola città di Palermo sono state abbattute, perché attaccate dal Punteruolo rosso, circa 8000 Palme. Orgogliosi cappucci verdi, che risplendevano al sole, hanno ceduto all’aggressione del parassita che ne ha rosicchiato l’anima fino a fare cedere il pesante corpo che appare come un ombrello piegato.
Si attende che la lotta per la distruzione dell’insetto sia rapida e proficua. Facciamo eco alle parole del ricercatore dell’INRA Michel Ferry e direttore scientifico del Palmeto di Elche in Spagna che hanno denunciato l’allarme Punteruolo rosso: “[…] Parliamo da anni di questo problema, che facciamo pubblicazioni, che gridiamo, nessuno ci ascolta, anzi, ci ascoltano per qualche giorno e poi si dimenticano, dimenticano le nostre palme, le loro palme, e il punteruolo rosso avanza e distrugge […]”.