Apr 30, 2014 - Senza categoria    Comments Off on LOSPARTIUM JUNCEUM LA GINESTRA DAI FIORI GIALLI

LOSPARTIUM JUNCEUM LA GINESTRA DAI FIORI GIALLI

 

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 Lo Spartium junceum, la comune Ginestra, abbondantissimo lungo la strada provinciale che collega Mistretta al vicino paese di Motta d’Affermo e apprezzato per la sua spettacolare fioritura, mostra l’incantevole scenario dei ginestreti in fiore che rendono i fianchi della montagna nebroidea dorata di giallo conquistando aree marginali non più utilizzate dall’agricoltura.
Il Pignatti afferma che la Ginestra è un elemento caratteristico proprio del paesaggio vegetale italiano.
Una piccola piantina di Ginestra, raccolta a Mistretta e trapiantata a Licata, vegeta ancora nella mia campagna in contrada Montesole a Licata.

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https://www.youtube.com/watch?v=0-51nyrSQo8&feature=youtu.be

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La bellezza della Ginestra fiorita e profumata è un ornamento squisito che rallegra lo spirito, ma che nasconde la tragica realtà per la degradazione e il depauperamento di quei territori a cui l’uomo ha tolto le parti più nobili e più ricche del paesaggio vegetale originario.
La Ginestra, originaria dell’Europa, dell’Asia Minore e dell’Africa settentrionale, è una pianta pioniera che si insedia là dove è intervenuta l’azione umana e l’attività geologica, sotto forma di frane e scivolamenti, presentando una tolleranza ambientale piuttosto ampia, anche se circoscritta entro ambiti microclimatici di tipo caldo – arido. Inserendo il suo robusto apparato radicale in profondità, la pianta riesce a colonizzare terreni poveri, privi di strati fertili nei quali nessun altro arbusto riuscirebbe ad attecchire.
Essa ama popolare pendici abbastanza aride e ben esposte al sole. Per il suo habitat preferito si pensa che sia una pianta resistente alla siccità considerando il suo aspetto “genistiforme” di arbusto quasi privo di foglie e con lunghi, sottili, tenaci rami. Indubbiamente resiste all’aridità anche per lunghi periodi, ma si sviluppa meglio su terreni che possano mantenere una certa umidità in estate o che in primavera siano imbevuti d’acqua.
Nella mia campagna, nella contrada Montesole-Giannotta, a Licata, addossata al cancello, la Ginestra sa difendere la scarpata e sa abbellire il viale. É la prima pianta che mi accoglie e mi dà il benvenuto.

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A Mistretta sa impreziosire il  paesaggio!

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Foto di Luigi Marinaro

Appartenente alla famiglia delle Leguminose, la Ginestra è un arbusto ramosissimo alto fino a due metri con rami sempreverdi, eretti, flessibili, solcati. Le foglie, ovate oblunghe, poco picciolate, dal colore grigiastro, permangono sulla pianta solo fino a quando non si sono sviluppate completamente. I fiori, brillanti, grandi, con la corolla papilionacea, di colore giallo, poco profumati, solitari o a coppie, abbondanti, formanti racemi fogliosi, sbocciano in quantità a partire dalla primavera e fino a tutta l’estate. Il frutto è un legume nero. I semi sono espulsi dai baccelli durante i periodi caldi e asciutti del mese di luglio. In condizioni normali sono notevolmente longevi germinando anche dopo 10 – 15 anni.
La pianta cresce copiosa dal mare alla montagna.

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Nella medicina popolare la Ginestra è conosciuta da molto tempo per l’azione diuretica a debole concentrazione, purgativa a forti dosi. Esercita un’attività vasocostrittrice ipertensiva e antiemorragica. Cura l’ascite, le nefriti, la gotta e le malattie croniche del fegato. Per gli usi esterni si impiegano i rami giovani e i legumi in decotto, e, come cataplasma, negli ascessi, negli edemi, nei tumori, nell’idropisia.
I fiori, usati nei preparati terapeutici, devono essere raccolti appena sbocciano, altrimenti possono provocare disturbi gastrici.

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 “La Ginestra”, poesia prodotta a Napoli nel 1836, è il vero testamento di Giacomo Leopardi che la definì “Fiore del deserto”. Egli sa disegnare di se stesso il più nobile ritratto, nella figura dell’ ”Uom di povero stato e membra inferme” ma “generoso e alto” nell’anima che è capace di lasciare un messaggio di solidarietà tra gli uomini che è tanto più efficace quanto più è fatto nella perfetta consapevolezza della precarietà della condizione umana. In questa lunga composizione, ancora il poeta, rafforzata in una sintesi miracolosa tutta la sua visione della vita, s’impegna in una virile esortazione a tutti gli uomini affinché, deposta ogni meschina rivalità, siano solidali e uniti nella lotta contro la fatica dell’esistere e contro la natura che “Dé mortali madre è di parto e di voler matrigna”.

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Le più antiche notizie sulla Ginestra vera e propria si devono a Teofrasto di Ereso, allievo e successore di Aristotele, che nel libro II della sua “Storia delle piante” la chiama “Λινόσπαρτον“ da “λίνον”, parola usata dai greci per indicare ogni specie di “filo” e “σπάρτον” “corda, legaccio”. L’impiego della Ginestra per estrarne fibre atte ad intrecciare cordami, reti da pesca o ad intessere tele grossolane, è conosciuto fin dai tempi antichissimi. Pianta molto comune nella penisola iberica, chiamata appunto “Ginestra di Spagna”, la Ginestra era utilizzata per estrarne fibra per cordami fin dai tempi di Plinio che ne ricorda l’impiego nella Spagna meridionale.
Già gli antichi popoli mediterranei, romani e cartaginesi, la usavano per confezionare le vele delle navi. Gli studiosi, Pietro Andrea Mattioli, nel suo “Commentario”(1565), e Castore Durante, nel suo “Herbario Novo” (1585), hanno dato notizie più precise sul più interessante impiego della Ginestra.
Queste poche rudimentali notizie nel 1700 ebbero una più estesa documentazione destinata soprattutto a richiamare l’attenzione sulla vera importanza pratica della Ginestra come pianta da fibra. L’opuscolo di propaganda del cav. F.Globostchnig de Tomaschowith costituì, per l’Italia, il primo documento riguardante i tentativi fatti per industrializzare la produzione delle fibre di Ginestra. Nel 1919 nacque una modesta industria a conduzione familiare per la produzione di fibre, anche se i prodotti filati e i tessuti di Ginestra si erano affacciati nelle esposizioni più per curiosità tecnica che per vera industria nazionale.
La prima guerra mondiale portò ovunque in primo piano il problema della necessità dell’utilizzo delle materie prime. L’impiego della Ginestra di Spagna come fibra richiamò più intensamente l’attenzione degli industriali e degli studiosi e la letteratura si arricchì di nuove pubblicazioni anche all’estero.
La monografia del Prof Alessandro Trotter (1917) riferisce ampiamente sulla raccolta e sulla macerazione dei rametti di Ginestra e sui tentativi per industrializzare la produzione.  Nel 1929 l’ing. Corrado Calloni diede impulso alla valorizzazione della pianta.
La produzione di corde di Ginestra, anche se di consistenza grossolana, ebbe il culmine prima della seconda guerra mondiale.
In seguito, sia per la concorrenza di altre fibre, sia per i rudimentali sistemi di lavorazione, sia per l’indifferenza delle altre industrie tessili, l’estrazione divenne antieconomica e cadde in graduale abbandono.

 

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