Apr 17, 2015 - Senza categoria    Comments Off on LA WISTARIA SINENSIS NELLA MIA CAMPAGNA A LICATA

LA WISTARIA SINENSIS NELLA MIA CAMPAGNA A LICATA

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Con grande sorpresa improvvisamente nella mia campagna oggi ho trovato le piante di Glicine cariche dei loro bellissimi fiori.
E’ uno spettacolo ammirarle!

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https://youtu.be/wrw4MOk5hOo

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La denominazione comune “Glicine” deriva dal fatto che, in precedenza, questo rampicante era attribuito al genere “Glycinia”, termine derivante dal greco “γλυκύς”, “dolce” in ricordo del nettare dolciastro e vischioso contenuto nel cuore dei fiori raccolti in lunghi e profumati grappoli e particolarmente ricercato dalle api.
Il nome scientifico è Wistaria, o Wisteria.
Il botanico americano Thomas Nuttall attribuì a questa pianta il nome scientifico “Wistaria” in onore dello studioso tedesco Caspar Wister, (1761-1818), allora famoso docente di anatomia all’Università di Filadelfia e grande promotore delle Scienze. Dal 1818 prese questo nome.
Il suo cognome tedesco era Wüster ma, oltre oceano, è stato storpiato in Wister e pronunciato, in inglese, Wister.
Ecco perché la doppia denominazione odierna del Glicine: Wisteria o Wistaria.
Il primo esemplare di Wisteria,  proveniente dall’America settentrionale, fu introdotto in Europa nel 1724 e fu chiamato inizialmente Glycine frutescens da Carl Linneo.
Oggi è la varietà Wisteria frutescens.
Il Glicine cinese, proveniente dal giardino di un mercante di Consequa, fu portato in Inghilterra dal Capitano Welbank nel 1816 e fiorì tre anni dopo suscitando una grande ammirazione. Fu chiamato Glycine sinensis. La Wisteria sinensis “Alba”, a fiori bianchi, fu introdotta dalla Cina nel 1844 dallo studioso Fortune.

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 Il Glicine giapponese, già conosciuto e descritto da Kaempfer nel 1712, fu trasportato in Europa, assieme ad altri esemplari, dal fiammingo von Siebold nel 1830, ma la guerra in Belgio fece disperdere tutte le piante. Solo quando il grande medico-botanico ne tornò in possesso, allora iniziò a coltivarle. Sicuramente anche la Wisteria brachybotrys fu coltivata dal von Siebold, ma fu De Candolle, nel 1825, a classificare il Glicine giapponese a fiori lunghi come la Wisteria floribunda.
La Wistaria sinensis, proveniente dalla Cina, è stata introdotta in Inghilterra nel 1816 ed è la varietà più comune e coltivataa scopo ornamentale,unitamente alla Wistaria floribunda alba, per la fioritura molto abbondante ed appariscente.
Nel 1920 il naturalista Collingwood, presso Kasukabe, in Cina, incontrò un vecchio Glicine di Wisteria floribunda la cui circonferenza del tronco misurava 9 metri e i grappoli dei fiori furono contati in numero di 80.000.
In Italia le varietà di Wisteria presenti sono raggruppate secondo il colore del fiore e comprendono: Wisteria sinensis, Wisteria floribunda longissima alba, Wisteria frutescens, Wisteria brachybotrys, Wisteria macrostachya.  

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Il Glicine è una meravigliosa pianta rampicante ornamentale che, con grazia e con semplicità, si aggrappa ad un cancello, ad un recinto, ad un muro, a tutto da cui può ricevere sostegno. Probabilmente è la pianta più amata per la sua eleganza e per la sua raffinatezza. La linea sinuosa del fusto, la spettacolare profumata abbondante fioritura imposero il Glicine come elemento decorativo di gran rilievo dello stile Liberty per l’atmosfera romantica che seppe creare attorno a sé. Per la sua facilità d’adattamento ai climi e ai terreni, divenne la pianta rampicante più frequente usata per ingentilire l’androne delle ville italiane distribuite in tutta la penisola.
I Glicini sono originari della Cina, del Giappone, della Corea e dell’America.
Dal punto di vista botanico è interessante osservare il differente attorcigliamento dei fusti delle piante secondo il luogo d’origine: nelle varietà che provengono dal Giappone, Wisteria floribunda e Wisteria Brachybotrys, il fusto si attorciglia in senso orario, nelle varietà che provengono dalla Cina, Wisteria sinensis, e dall’America, Wisteria frutescens, il fusto si attorciglia in senso antiorario.
Le varietà di Glicine presentano fiori di diversi colori. Predominano: il bianco, il violetto, il celeste, il rosa, il porpora.
La Wistaria sinensis, il “Glicine”, presente nel mio giardino a Licata, è una pianta arbustiva rustica e vigorosa appartenente alla famiglia delle Leguminosae. Presenta un apparato radicale robusto, che si espande facilmente nel sottosuolo, da cui partono i fusti sarmentosi e volubili che raggiungono la lunghezza in orizzontale anche di 20 metri.
Nelle prime fasi dello sviluppo i fusti necessitano di supporti di vario genere su cui appoggiarsi. In seguito lignificano e diventano veri e propri tronchi anche di notevole diametro alla base.
I rami sono ricadenti, contorti e ricoperti da una corteccia molto spessa. Le foglie, imparipennate, composte, formate di solito da 11 foglioline ovali, lanceolate, con l’apice acuminato, disposte a coppie lungo un picciolo centrale piuttosto rigido, di colore verde chiaro all’inizio della primavera e di colore verde scuro quando la pianta è in piena vegetazione, ricoperte di peluria setosa allo stadio giovanile, poi glabre, sono decidue, quindi cadono durante i mesi freddi dell’anno.

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I fiori, ermafroditi e intensamente profumati, sono riuniti in vistose infiorescenze a grappolo, pendenti, lunghe fino a 30 centimetri.
La corolla papilionacea è di colore violaceo. Nello stesso racemo fiorale si notano sfumature e tonalità diverse di colore.
La fioritura comincia al 3° anno di vita della pianta e all’inizio della primavera, nei mesi di aprile e di maggio e con qualche altra possibile rifioritura in estate, ma con infiorescenze più piccole. L’apertura dei fiori è graduale. Inizia dalla parte prossimale all’inserto sul ramo per poi procedere verso l’apice. Spesso la pianta fiorisce prima di esporre le foglie regalando uno spettacolo di grande delicatezza.

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 La pianta riprodotta da seme ha un periodo giovanile molto lungo, di 10-15 anni, durante il quale non fiorisce. Questo periodo è necessario per consolidarsi e per sviluppare una struttura legnosa sufficientemente ampia. Alcune piante, anche molto vecchie, purtroppo non hanno mai offerto i propri fiori, oppure hanno generato fiori piccoli, pallidi e ritardati. Ai fiori seguono i frutti, baccelli legnosi lunghi da 8 a15 centimetri che contengono 2-3 semi tossici.

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Sono cuoiosi e tomentosi sulla superficie esterna e contengono pochi semi tondeggianti e piatti di 1-2 cm di diametro. I baccelli sono penzolanti a gruppi a volte molto numerosi. A maturità e con il clima asciutto si aprono lungo la linea longitudinale con un rumore secco lanciando i semi il più lontano possibile.
La moltiplicazione avviene, oltre che per seme, preferibilmente per propaggine nel mese di giugno, oppure per talea legnosa nei mesi di aprile o di agosto. La riproduzione per propaggine o per talea dà fiori precoci e abbondanti. La tecnica della margotta dà fiori già fin dall’anno successivo. La Wisteria sinensis si presta bene come innesto di altre varietà di Glicine.
Il Glicine è una pianta che si può allevare in tante forme diverse: a spalliera, a pergolato, ad alberello. Domenico, il mio giardiniere, che conosce bene le necessità del Glicine, ha saputo sistemare le piante addossandole al muretto e al cancello che le sostengono fin dalle loro fasi giovanili, e dove saranno splendide, spero, per molti anni.

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Domenico sa operare le necessarie potature di crescita e di mantenimento, che servono a contenere l’eccessiva invadenza delle piante, e a dare una forma più assestata. Essendo una pianta rampicante, il Glicine produce rami molto lunghi, anche diversi metri, che vanno cimati.
Una leggera potatura estiva, dopo la fioritura, ed una più energica invernale, dopo la caduta delle foglie, quando la pianta è spoglia e non vi sono rischi di gelate, permettono di contenere il suo sviluppo, di dare un aspetto più ordinato, di garantire abbondanti produzioni di fiori.
Di grande effetto sarebbe piantare il Glicine su un altro albero che gli farebbe da tutore e avvolgerebbe la sua chioma. Si avrebbe un grande albero con una splendida fioritura non sua. Un bel risultato cromatico si potrebbe ottenere piantando vicini un Glicine e un Maggiociondolo che, oltre a fiorire nello stesso periodo, produce fiori a grappoli simili a quelli del Glicine, ma di colore giallo puro.
Il Glicine è una pianta longeva, vigorosa, di poche pretese, di facile coltivazione. Cresce velocemente nei primi anni di vita dando un’evidente impronta cromatica al paesaggio. Vive bene in tutti i climi italiani. In montagna vegeta sino ai 1000 metri d’altezza.
Si accontenta di terreni piuttosto poveri, asciutti, umidi e ben drenati, ma rifiuta quelli calcarei.
Preferisce vivere all’aperto dove può sopportare temperature minime anche molto rigide; ama il sole, quindi gradisce essere collocato in un luogo luminoso per ricevere la luce per alcune ore al giorno, ma cresce anche all’ombra, dove però la fioritura è più tardiva e un po’ più scarsa. Le annaffiature devono essere moderate ed elargite al bisogno.
La concimazione è necessaria al momento dell’impianto e per i primi tre anni di vita.
Il Glicine è una pianta molto rustica e resistente tuttavia, come ogni altro essere vivente, ha dei nemici responsabili di alcune malattie.
L’Afide nero è un pidocchio che si depone sui giovani germogli e sui boccioli specialmente in primavera e nelle stagioni umide.
Il Ragno rosso si manifesta nella stagione calda e asciutta e colpisce tutta la pianta, soprattutto le foglie adulte che sembrano “bruciacchiate“.
L’Agrobacterium tumefacens è un batterio che, collocandosi nell’apparato radicale, può portare alla morte piante anche molto vecchie. Non ci sono cure specifiche a parte la pulizia per asportare le parti malate. In modo preventivo bisogna evitare le ferite.
Le foglie possono essere attaccate dall’Oidio, “il mal bianco”, un fungo che produce macchie irregolari biancastre.
Nei tronchi delle piante vecchie possono installarsi altri funghi che fanno morire progressivamente il legno.
La clorosi non è una malattia, ma una fitopatia, cioè una sofferenza della pianta dovuta alla sfavorevole reazione del terreno che impedisce alle radici l’assorbimento del ferro. Le foglie diventano clorotiche, perdono il colore verde e assumono una colorazione giallastra. La clorosi riduce la vegetazione della pianta e ne compromette la fioritura.
Nel linguaggio dei fiori il Glicine simboleggia la “dolce amicizia“, metafora suggerita evidentemente dal soave profumo e dal tenero colore dei grappoli delle sue corolle che, in primavera, trasformano anche un vecchio muro in una splendida parete fiorita.
Si racconta che gli Imperatori giapponesi, quando giungevano in luoghi stranieri, si facevano precedere dagli uomini del seguito che sostenevano alberelli di Glicine fiorito, simbolo delle proprie “intenzioni amichevoli”.

 

 

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