Jul 29, 2014 - Senza categoria    Comments Off on TILIA CORDATA

TILIA CORDATA

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 Gli alberi di Tiglio sono molto frequenti nei viali dei giardini pubblici. L’ultimo tratto della via Libertà, di fronte alla villa Chalet di Mistretta, da entrambi i lati del viale numerose piante di Tiglio si fanno notare per la bellezza delle fronde e per l’intenso profumo che si spande nell’aria anche a notevole distanza.

 

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Il Tiglio, una pianta appartenente alla famiglia delle Tiliaceae, è originaria dell’Europa e del Caucaso e diffusa nelle zone collinari e montane. E’ un albero che cresce spontaneo in quasi tutta l’Europa spingendosi fino a 1500 metri di quota. Il suo nome deriva dal greco ” πτίλον”, “penna, ala“, per la caratteristica brattea laterale dei peduncoli dell’infiorescenza. Esistono numerose specie di Tiglio, così come esistono numerosissimi ibridi poiché s’incrociano molto facilmente tra di loro. Per questo motivo l’identificazione delle singole specie non è semplice. Nel viale della villa “Chalet” e nel giardino “G.Garibaldi” di Mistretta è presente il Tiglio selvatico il cui nome botanico è “Tilia cordata” o “Tilia parvifolia”.

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Il Tilia cordata presenta uno sviluppo colonnare ergendosi verso l’alto fino ad un’altezza di 10 metri circa.  L’albero è provvisto di un robusto tronco diritto sostenuto da radici profonde ed espanse e rivestito dalla corteccia liscia quando la pianta è giovane, ma che diventa grigiastra, screpolata e fessurata e con venature longitudinali quando la pianta invecchia. Alla base del tronco si sviluppano numerosi polloni che sono normalmente utilizzati per la moltiplicazione della pianta stessa.

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 Le foglie, decidue, alterne, cuoriformi, con i margini seghettati, cordate alla base ed acuminate alla sommità, provviste di un lungo picciolo, di colore verde più o meno intenso, lucide, hanno dei piccoli ciuffi di peli rossicci agli angoli delle nervature della pagina inferiore. La ramificazione densa e compatta, arricchita dalle foglie, dona alla pianta una forma piramidale. I fiori, ermafroditi, molto profumati, di colore bianco-giallastro, riuniti in mazzetti poco numerosi, sono sostenuti da un peduncolo che parte dalla brattea laterale utile per proteggere il polline dalla pioggia, ma soprattutto per favorire la disseminazione dei frutti maturi per mezzo del vento. Il Tiglio fiorisce nei mesi di giugno e di luglio e i suoi fiori sono molto ricercati dalle api in quanto producono un abbondante nettare. Bisogna aspettare alcuni anni prima che la pianta fiorisca ma, una volta che comincia a fiorire, la fioritura continua senza interruzione aumentando ogni anno il numero dei fiori. I frutti, a forma di capsula ovale e dalle dimensioni di un pisello, contengono i semi che maturano ad ottobre.

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 La pianta di Tiglio si moltiplica per seme, all’inizio della primavera, e per talea. Molto più semplice è la moltiplicazione per polloni prelevandoli dalla base dell’albero unitamente ad un poco di radici durante l’inverno e trapiantandoli immediatamente. I polloni hanno un’elevata capacità di radicazione. E’ importante, durante il periodo iniziale, tenere il terreno costantemente umido per favorire una più rapida radicazione. Il Tiglio è una pianta molto longeva, può vivere anche 1000 anni. È famoso il Tiglio del cimitero di Macugnaga, in provincia di Verbania, che ha una circonferenza di base di 7 metri e che si ritiene sia stato messo a dimora nel XIII secolo, e quello di S.Orso, ad Aosta, presente dal 1500. In Germania si trova un albero di Tiglio la cui chioma misura 133 metri di circonferenza e i suoi rami sono sostenuti da 106 colonne di pietra. Nel comune di Malborghetto–Valbruna, in provincia di Udine, si trova un Tiglio piantato quasi 300 anni fa e dichiarato monumento vegetale. É alto 25 metri ed è protetto da funi e da sostegni. Il Tiglio era molto famoso a Berlino. Numerosi Tigli sono stati piantati in un viale lungo un chilometro, chiamato “Unter den Linden” sotto i Tigli”, per ordine di Federico Guglielmo I di Prussia. L’unter den Linden si allungava dal suo castello fino al parco di caccia di Tiegarten. Nel 1700 Federico I° lo ampliò facendolo diventare un’importante arteria stradale della città. I Tigli hanno sempre animato questo viale ma, nel tempo, le sei file in origine si sono ridotte a quattro. Nel 1935 gli alberi furono completamente abbattuti dai nazisti perchè ostacolavano lo svolgimento delle parate militari. Dopo la fine della guerra sono stati reimpiantati.

Il Tiglio è un albero che si adatta abbastanza bene alle diverse situazioni crescendo anche negli ambienti urbani e tollerando, quindi, l’inquinamento atmosferico. Preferisce un’esposizione in pieno sole, non teme il freddo, sopporta temperature minime molto rigide e non gradisce l’eccessiva umidità né i terreni troppo asciutti, ma che devono essere profondi, umidi, ben drenanti e acidi. L’albero tende a trovare gran parte dei nutrienti nel terreno poiché le radici si diramano anche per decine di metri. In genere, il Tiglio non ha necessità di concimazioni durante la sua crescita, solo al momento dell’impianto apprezza una certa quantità di fertilizzante. Durante l’inverno la pianta di Tiglio deve essere ripulita dai numerosi polloni per contenere il suo sviluppo e per darle una forma elegante.

Diverse sono le patologie che possono interessare il Tiglio, soprattutto quelle causate da insetti. La comparsa sulle foglie di macchie irregolari, in genere tra le nervature, è provocata da un fungo, la Gnomonia tiliae.Le macchie sulle foglie tendono a necrotizzare e sui giovani rami si formano dei piccoli cancri. La presenza di insetti defogliatori, in particolare dei lepidotteri Limantria dispar ed Euprocitis chysorrhoea, provocano la defogliazioni della pianta.Il danno è provocato dalle larve che sono delle macchine divoratrici di foglie. Un piccolo insetto,l’Eupulvinaria hydrangeae, una cocciniglia che infesta i giovani rami e le foglie, vive in colonie sulla pagina inferioredelle foglie. Sulla vegetazione verde compaiono degli ovisacchi bianchi ed allungati che manifestano la presenza del parassita e l’attività delle femmine in fase riproduttiva. I danni possono portare alla defoliazione totale. Le larve di Aegeria apiformis scavano gallerie sotto la corteccia alla base del tronco e, raggiungendo per via interna le radici, arrecano gravissimi e mortali danni alla pianta. Anche gli Afidi sono molto dannosi. Gli adulti di Eriophyes tiliae provocano sulla pagina inferiore delle foglie numerosissime piccole galle rilevate dapprima biancastre, successivamente di colore ruggine. La lotta deve essere immediata e i rimedi specifici e di natura chimica.

 Il Tiglio è una pianta molto ricercata in erboristeria. Le parti utilizzate sono: le infiorescenze ancora chiuse e le brattee raccolte all’inizio della fioritura e fatte essiccare. La raccolta si esegue a mano, staccando il fiore con la brattea. E’ utilizzata anche la corteccia raccolta in primavera. I suoi costituenti sono: flavonoidei, cumarine, olio essenziale, mucillaggini, tannini, vitamina C, acido caffeico e zuccheri. L’infuso dei fiori di Tiglio ha molteplici proprietà sedative, antispasmodiche, antireumatiche, diuretiche, sudorifere ed anticatarrali. E’ indicato contro: insonnia, emicranie, vomiti nervosi, isteria, ipocondria, indigestioni, spasmi gastrici, arteriosclerosi, tossi spasmodiche ed asma. Le compresse, imbevute d’infuso, appoggiate sugli occhi, alleviano la stanchezza, il rossore, le scottature e gli eritemi. Il pediluvio con l’infuso combatte anche la stanchezza e il gonfiore dei piedi. L’infuso, inoltre, è un ottimo depurativo per la pelle, distende le rughe ed aiuta nei casi di arrossamenti cutanei. I Tigli sono intensamente visitati dalle api che producono un miele molto conosciuto e largamente utilizzato in tutto il mondo. La conservazione dei fiori va attuata in luoghi asciutti, freschi e al buio, in cassette di latta o di legno. In Italia il miele monoflora di Tiglio si produce solamente in Piemonte, mentre importanti produttori di miele sono i Paesi dell’Europa centro-orientale. Una ricerca effettuata negli Stati Uniti ha dimostrato che sono state contate 66 specie di insetti visitatori dei fiori di Tilia americana, di Tilia heterophilla, di Tilia cordata e di Tilia platyphyllos. La fragranza dei fiori di Tiglio può anche essere gustata in cucina poiché, essiccati e sbriciolati, aromatizzano dolci e sciroppi. In Italia la pianta non è molto usata in cucina, mentre in altri paesi, come la Spagna, è utilizzata al posto della camomilla. Dai semi di Tilia si estrae un olio simile nell’aspetto e nel sapore a quello dell’olio di oliva. Le sue foglie sono un gradito alimento per il bestiame. Il Tiglio non è un albero famoso solo per le sue innumerevoli proprietà terapeutiche, ma perché produce anche un legno tenero, leggero, utilizzato per lavori d’intaglio e di tornio e per la fabbricazione di mobili e di fiammiferi. Il suo carbone è preferito per ottenere la polvere da fucile e per le mine delle matite da disegno. Con le fibre della corteccia si realizzano stuoie, cestini, carta e corde. Per la sua lunga vita il Tiglio è simbolo di “longevità”. Dagli antichi greci è stato da sempre considerato l’albero sacro ad Afrodite e, per questo motivo, considerato simbolo della “femminilità”.

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 La mitologia greca racconta che la ninfa Filira, figlia del dio Oceano e della dea Teti, abitante nell’isola di Ponto Eusino, ha dovuto soggiacere all’amore di Crono che la possedette nascondendosi sotto le sembianze di un cavallo. Sorpreso dalla moglie Rea, per sfuggire alla sua ira, Crono fuggì al galoppo. Filira partorì il centauro Chirone. Il divino neonato era un mostro per metà uomo e per metà cavallo. Spaventata, chiese al padre di toglierle la vita. Oceano trasformò Filira in una pianta di Tiglio che, da allora, porta il suo nome. La philira, in greco, è l’albero di Tiglio. Il Tiglio è, inoltre, considerato l’albero “dell’amore e della fedeltà coniugale”. Un’altra antica leggenda mitologica greca, ambientata in epoca schiavistica nella Frigia ellenica e tramandata da Pubblio Ovidio Nasone nell’ottavo libro delle “Metamorfosi”, evidenzia l’amore coniugale di due anziani coniugi contadini e il valore dell’ospitalità. Bauci e Filemone, due vecchi sposi, anche se era trascorso molto tempo dalla loro antica unione, erano ancora innamorati l’uno dell’altra. Un giorno Zeus ed Ermes, vagando attraverso la Frigia sotto le fattezze umane, bussando a tante porte, domandavano ovunque ospitalità e ovunque era negata loro l’accoglienza. Una sola casa offri asilo: era una capanna costruita con canne e con fango. Qui, la pia Bauci e il forte Filemone, uniti da un casto e da un indissolubile amore, vedevano trascorrere i loro giorni più belli invecchiando insieme e sopportando la povertà resa più leggera dal loro tenero legame. Zeus scatenò la propria ira contro gli inospitali frigi, ma, grato per l’accoglienza ricevuta, risparmiò i due consorti. Trasformò la loro capanna in un lussuoso tempio e si offrì di esaudire qualunque loro desiderio. Bauci e Filemone chiesero di poter essere sacerdoti del tempio di Zeus e di poter morire insieme. Bauci e Filemone, ormai vecchi, stanchi e prossimi alla morte, improvvisamente da Zeus iniziarono ad essere trasformati: Bauci in una Quercia e Filemone in un Tiglio, due piante abbracciate per i tronchi. Finalmente erano uniti per sempre, l’una accanto all’altro. Questo meraviglioso albero, che si ergeva dinanzi al tempio, fu venerato dai fedeli per moltissimi anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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