Jun 12, 2015 - Senza categoria    Comments Off on SAN GIOVANNI BATTISTA E LA SUA CHIESA A MISTRETTA

SAN GIOVANNI BATTISTA E LA SUA CHIESA A MISTRETTA

a ok

Sant’Antonio di Padova e San Giovanni Battista sono due santi che sono festeggiati dalla chiesa cattolica nel mese di giugno, ed esattamente il 13 e il 24.
Sono molti vicini nell’elenco del calendario pertanto, nel raccontare la loro storia e la loro vita, li tengo ancora vicini nel mio blog.
San Giovanni Battista è l’ultimo profeta dell’Antico Testamento e il primo Apostolo di Gesù perché gli rese testimonianza quando era ancora in vita. Ciò conferma il grande interesse che da sempre ha suscitato questo grande profeta così da essere tenuto in alta considerazione da Cristo che lo ha definito “il  più grande tra i nati da donna”.
Il nome Giovanni Battista deriva dal greco “Іωάννης”  “Вαπτιστής”, e dal latino “Iohannes Baptista”. Nome molto usato, nella lingua ebraica “Iehóhanan” significava “Dio è propizio, Dio fa grazia”.
Molto hanno scritto gli  evangelisti su Giovanni Battista.
Nel Vangelo secondo Luca (1, 5-80), in Apparizione a Zaccaria, si legge: “Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abia, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.
Erano giunti davanti a Dio, osservavano irreprensibili le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Mentre Zaccaria officiava  davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l’offerta dell’incenso.
Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse
: <<Non temere Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita, e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.
Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto>>. Zaccaria disse all’angelo: << Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni >>.
L’angelo gli rispose: <<Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annunzio>>. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo>>.
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava del suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: << Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini>>. Nel sesto mese della sua gravidanza Elisabetta ricevette la visita della cugina Maria”.
Nel Vangelo secondo Luca (1, 39- 56), in Visita a S. Elisabetta, si legge: “In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.  Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito santo ed esclamò a gran voce:<< Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore>>.

Allora Maria disse:

<< L’anima mia magnifica il Signore,

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente

E santo è il suo nome;

di generazione in generazione la mia misericordia

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,

ad Abramo e alla sua discendenza,

per sempre>>.

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Sempre nel Vangelo secondo Luca (1, 57- 80), nella Nascita di Giovanni Battista,  si legge:
Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
All’ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome si suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne:<< No, si chiamerà Giovanni>>. Le dissero: <<Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome>>.
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: <<Giovanni è il suo nome>>. Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: <<Che sarà mai questo bambino?>> Si dicevano. E davvero la mano del Signore stava con lui.
Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo e profetò dicendo:<<Benedetto il Signore Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente, nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia, al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi nella via della pace>>.
Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni diverse fino al giorno della sua manifestazione a Israele”.

Dell’infanzia e della giovinezza di Giovanni non si sa molto. Quando raggiunse una certa età, conscio della sua missione, si ritirò nel deserto per condurre la dura vita dell’asceta, a predicare la penitenza in preparazione della venuta del Messia, a battezzare nel fiume Giordano. Da ciò il suo nome “Battista”. Indossava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi. Si nutriva di locuste e di miele selvatico.

b ok

Nel Vangelo secondo Luca, nella Predicazione di Giovanni Battista (3, 1 – 6), è scritto: ” Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tretarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconitide,, e Lisania, tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

<<Voce di uno che grida nel deserto,

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

Ogni burrone sia riempito,

ogni monte e ogni colle sia abbassato;

i passi tortuosi siano diritti;

i luoghi impervi spianati.

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio>>.

Da tutta la Giudea, da Gerusalemme e da tutta la regione intorno al Giordano, accorreva tanta gente per ascoltare le sue parole considerandolo un profeta.
Giovanni, in segno di purificazione dai peccati e di nascita a nuova vita, immergeva nelle acque del Giordano coloro che accoglievano la sua parola. Impartiva loro il battesimo di pentimento per la remissione dei peccati e diceva:” Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira imminente? Fate dunque opere degne della conversione e non cominciate a dire in voi stessi: <<Abbiamo Abramo per padre!
Perchè io vi dico che Dio può far nascere figli ad Abramo anche da queste pietre. Anzi, la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco >>.
Le folle lo interrogavano: <<Che cosa dobbiamo fare?>> Rispondeva:<< Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto
>> (Lc 3, 7-11).
L’evangelista Luca riferisce che tra le folle, che accorrevano al Giordano per farsi battezzare, c’erano anche dei pubblicani esattori delle imposte per conto dell’autorità romana, i quali, per questa loro professione, erano considerati dei pubblici peccatori; c’erano anche dei militari i quali, per la loro provenienza pagana, erano ritenuti dei “lontani da Dio”. C’è in loro la volontà della conversione per andare incontro al Messia.
Giovanni Battista a loro così rispondeva: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno e contentatevi delle vostre paghe” (Lc 3, 14). Molti pensavano che fosse il Cristo, ma Giovanni assicurò loro di essere solo il Precursore. Sacerdoti e leviti, mandati dai Giudei e arrivati da Gerusalemme, lo interrogarono.
Nel vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 19-34), in testimonianza di Giovanni, è scritto: <<Chi sei tu?>> Egli confessò e non negò, e confessò:<< Io non sono il Cristo>>. Allora gli chiesero: <<Che cosa dunque? Sei Elia?>>. Rispose. <<Non lo sono>>. <<Sei tu il profeta?>> Rispose <<No>>. Gli dissero dunque: <<Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?>> Rispose: << Io sono voce di uno che grida nel deserto. Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia>>.
Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: <<Perché, dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?>>.  Giovanni rispose loro: <<Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo>>.
Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse:<< Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo>>.
Ecco colui del quale io dissi:<<Dopo di me viene un uomo che mi è passato davanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele>>. Giovanni rese testimonianza dicendo: Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto:<< L’Uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto ne ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio>>.

Matteo, in Battesimo di Gesù, (3,13-17) così racconta:In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?».  Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia».
Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui.  Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».  Allora Giovanni lo battezzò.
L’evangelista Luca (3, 21) in Battesimo di Gesù, scrive: “Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo! << Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto>>.Da quel momento Giovanni confidava ai suoi discepoli “Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire” (Gv 3, 29-30).
La sua missione era compiuta.
Gesù cominciò la sua predicazione seguito dagli apostoli, dai discepoli e da una gran folla. Giovanni aveva predicato proprio per preparare un popolo degno, che accogliesse Gesù e il suo messaggio di Redenzione.
Aveva operato senza esitare davanti a niente, neanche dinanzi ad Erode Antipa, il re d’Israele, che aveva preso con sé la bella Erodiade, moglie divorziata da suo fratello. Secondo la legge ebraica, la “Torah”, termine che significa “insegnamento”, ciò non era permesso perché il matrimonio era stato regolare e fecondo e dal quale era nata la figlia Salomè.
Per questo motivo Giovanni, osservante e rigoroso, sentiva il dovere di protestare contro il re per il suo scorretto comportamento. Irritata, Erodiade gli portava rancore anche perché il battesimo che Giovanni somministrava, perdonando i peccati, rendeva inutili i sacrifici espiatori che, in quel tempo, i sacerdoti giudaici facevano al Tempio.Incitato da Erodiade, che avrebbe voluto che fosse ucciso, Erode Antipa fece arrestare e incarcerare Giovanni anche se lo considerava uomo giusto e santo e preferiva ascoltarlo volentieri.
Per festeggiare il compleanno di Erodiade, Erode Antipa preparò un banchetto invitando la corte e i notabili della Galilea. Al lauto pranzo partecipò anche Salomè, la figlia di Erodiade e nipote di Erode Antipa, che si esibì in una conturbante danza.
La sua esibizione piacque così tanto al re e ai commensali che le disse: “Chiedimi qualsiasi cosa e io te la darò”. Salomé, consigliata dalla madre, chiese la testa di Giovanni Battista. Erode Antipa, a tale desiderio espresso dal Salomè davanti a tutti, rimase sorpreso e rattristato. Poiché aveva promesso di concedere qualsiasi cosa pubblicamente, non potè tirarsi indetro. Ordinò alle guardie di portare la testa di Giovanni che si trovava rinchiuso nelle prigioni della reggia.
Giovanni Battista fu decapitato e la sua testa, poggiata su un vassoio, fu consegnata a Salomé che la presentò alla madre. Erodiade trattenne il capo reciso di Giovanni e fece seppellire il corpo in un luogo segreto del palazzo per timore che la testa potesse ricongiungersi al corpo e il profeta potesse ritornare in vita.
L’uccisione di Giovanni Battista suscitò orrore, ma accrebbe la sua fama. I suoi discepoli, venendo a conoscenza del martirio, recuperarono il corpo e lo deposero in un sepolcro. La sua testa fu tenuta come reliquia a Costantinopoli, a Gerusalemme, ad Amiens e, persino, in una moschea di Damasco.
Dopo essere stato sepolto a Sebaste, in Samaria, nel 361-362, al tempo dell’imperatore Giuliano l’Apostata, i pagani profanarono il suo sepolcro e bruciarono il corpo disperdendo le ceneri al vento. Alcuni affermano che il capo fu sepolto assieme al corpo e bruciato. A Sebaste, il luogo dove era la sua tomba, era venerato dai maomettani fino all’arrivo dei Crociati. Giovanni battista è onorato nel Corano insieme ai suoi genitori Zaccaria ed Elisabetta.
Fu ripreso nel 1187 dal nipote del Saladino, Hussam ed-Din, che vi fece costruire una moschea. In suo onore sono conservate alcune reliquie. A Genova, nella cattedrale di San Lorenzo, si venerano le sue ceneri portate dall’Oriente nel 1098 al tempo delle Crociate. Nel XII secolo una testa di San Giovanni giunse a Roma e, nel XIII, un’altra giunse a Amiens.
Attualmente a Roma, nella chiesa di San Silvestro in Capite, sarebbe custodita una testa di San Giovanni Battista senza la mandibola, mentre il sacro mento sarebbe custodito nella cattedrale di San Lorenzo a Viterbo. Nel mondo si venerano circa sessanta teste di San Giovanni Battista! Una leggenda riferisce che a Roma, a San Paolo fuori le mura, erano conservati tre crani del santo: uno da bambino, uno da adulto, uno da vecchio! Sono oggetto di venerazione anche i calzari del santo, il vassoio su cui fu deposta la testa, il tappeto su cui riposava in prigione, la sciabola che gli recise il capo, la pietra su cui fu appoggiato. Dita, denti, ossa di san Giovanni sono onorati in tutto il mondo cristiano.
Sulla sua tomba avvennero moltissime guarigioni, soprattutto di indemoniati. Per questo è invocato contro l’emicrania.
San Giovanni Battista è patrono di tante città fra le quali: Torino, Firenze, Genova, Ragusa.  E’ protettore dell’Ordine Ospedaliero dei Cavalieri di San Giovanni. e di associazioni benefiche.
Protegge: albergatori, addetti alle mense, cantori e cantanti, cardatori, coltellinai, conciatori, musicisti e fabbricanti di strumenti musicali (Zaccaria, all’atto della nascita del figlio, intonò il cantico Benedictus), lavoratori e commercianti di pelli, carcerati, condannati a morte.
Il suo capo reciso era l’emblema delle Misericordie e delle altre confraternite che assistevano i condannati a morte.Il culto di San Giovanni Battista si diffuse in tutto il mondo, sia in Oriente sia in Occidente e, a partire dalla Palestina, si eressero innumerevoli Chiese e Battisteri a lui dedicati. Normalmente la Chiesa celebra la festa dei santi nel giorno dell’anniversario della loro morte come memoria del loro ingresso nella vita eterna.
Per Giovanni Battista fa un’eccezione poiché, essendo venuto al mondo innocente, celebra la sua festa nel giorno della sua nascita terrena. La festa della natività di San Giovanni Battista è una delle più antiche della Chiesa e risale fin dal tempo di Sant’Agostino (354-430), che, nel suo sermone di commento alla festa, fissò la data il 24 giugno.
Secondo le indicazioni di Luca, la data della festa di Giovanni Battista doveva essere fissata tre mesi dopo l’annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria e sei prima del Natale, essendo la nascita di Gesù fissata per il 25 dicembre. La sua morte è avvenuta il 29 agosto.
Le celebrazioni religiose, folkloriche, tradizionali, legate al suo culto sono diffuse ovunque per la grande popolarità di Giovanni Battista che seppe condensare in sé tanti grandi caratteri identificativi della sua santità, della sua  parentela con Gesù, precursore di Cristo, ultimo dei grandi profeti d’Israele, primo testimone-apostolo di Gesù, battezzatore di Cristo, eremita, predicatore e trascinatore di folle, istitutore di un Battesimo di perdono dei peccati, martire per la difesa della legge giudaica.
A mio papà Giovanni e a tutti coloro che portano il nome di Giovanni/a, Gianni/a  auguro BUON ONOMASTICO.
Giovanni Battista è stato un soggetto largamente rappresentato nell’arte figurativa di tutti i secoli. Nelle pale degli altari, nei quadri di gruppi di santi, da soli o intorno al trono della Vergine Maria, è presente San Giovanni Battista.
E’ rappresentato come una figura irsuta, tipica di un eremita del deserto, coperto con una pelle d’animale e con in mano un bastone terminante a forma di croce.
I pittori Raffaello, Leonardo, Piero della Francesca lo hanno raffigurato con le sembianze di un bambino  che gioca con il piccolo Gesù, sempre rivestito con la pelle d’animale e chiamato affettuosamente “San Giovannino.

c ok

La notte di San Giovanni è la più magica dell’anno perché, secondo molte credenze popolari, nel solstizio d’estate avvengono strani fenomeni proposti dalla fantasia popolare.
Si accendono fuochi, si organizzano veglie notturne. Riti, credenze,  malìe,  incantesimi si fondono e danzano alla luce delle stelle. Il giorno prima i romani si radunavano nei prati della chiesa dei Ss. Giovanni in Laterano, (la chiesa è dedicata a Giovanni Battista e a Giovanni Evangelista), e di Santa Croce in Gerusalemme, accendevano i fuochi e aspettavano di veder passare le streghe.
Queste erano guidate da Erodiade-Salomè fuse in un unico personaggio. Si racconta che pentito per aver fatto decapitare Giovanni Battista, questo doppio personaggio coprì di baci e di lacrime il volto di Giovanni Battista.
Dalla sua bocca si levò un fortissimo vento che lo allontanò  costringendolo a vagare per l’eternità. La notte di San Giovanni è quella che soprattutto parla d’amore.
Sono moltissimi gli antichi “riti” di previsione sentimentale e di matrimonio per le ragazze che attendono di fidanzarsi. Ricordo che a Mistretta noi, fanciulle vicine di casa, il pomeriggio del 24 giugno di tanti anni fa ci riunivamo nel pianerottolo della mia scala esterna, in via San Biagio, per compiere il rito del piombo fuso di “San Giuvanni”.
Sedute in circolo attorno ad un fuocherello acceso, in un piccolo recipiente piatto facevamo sciogliere dei pezzettini di piombo.
Quindi, versavamo il piombo perfettamente liquefatto in una ciotola colma d’acqua fredda recitando l’invocazione: “San Giovanni vinni e San Pietru no. Na cunciriti ‘sta razia si o no? ”. “San Giovanni è venuto e San Pietro no. Ce la concedete questa grazia si o no?
Osservavamo con occhi aperti e con tanta curiosità le forme che assumeva la materia contorcendosi per il suo veloce raffreddamento nell’acqua. Ognuna di queste forme, a uccello con le ali aperte, a foglia aperta, a martello, ecc, era un segno premonitore.
Ognuna di noi, in cuor suo, nascondeva un pensiero segreto! I nostri commenti presagivano: il propizio incontro con la persona del cuore, aspirante fidanzato, l’illusione di essere baciati dalla fortuna, o di essere inseguiti dalla sfortuna.
Allora c’era molta ingenuità! Ricordo che ho partecipato a questo rito con le mie vicine di casa per qualche anno, poi la ragione ha vinto la superstizione.
A Mistretta e in tutta la Sicilia c’è l’usanza del comparatico, il vincolo di quasi parentela che lega compari e comari di battesimo e i loro figliocci, ma anche compari e comari di matrimonio. Questo rapporto di comparatico è più importante della parentela stessa perché sfocia nella sacralità. Infatti si dice “C’è u Sangiuvanni”, per dire che esiste questo rapporto di comparanza, di fedeltà reciproca, fra due famiglie.
Il proverbio “San Giuvanni ‘ un voli ‘nganni” significa proprio che il comparatico non concepisce inganni.In Toscana il proverbio “San Giovanni non vuole inganni” si riferisce al comportamento inflessibile di Giovanni verso il rapporto di amicizia che non dovrebbe mai essere tradito.  In Romagna vi è l’usanza per San Giovanni di regalare alla ragazza un mazzo di fiori che viene ricambiato nel giorno di San Pietro. I due innamorati sono chiamati compare e comare di San Giovanni e, in qualche modo, ufficializzano il loro amore.

Su San Giovanni sono stati coniati moltissimi proverbi.

-“Per le guazze di San Giovanni si miete.

La rugiada della notte di San Giovanni fa molto temere i contadini per il raccolto. Mietono il grano prima ch’essa giunga a maturazione.

A San Marco nato, a San Giovanni assettato”.

Il proverbio si riferisce ai bachi da seta che, alla fine di giugno, salivano nel bosco per fare il bozzolo.

La notte di San Giovanni entra il mosto nel chicco”.

In questo periodo il chicco d’uva diventa dolce.  Gli zuccheri fermentano nel mosto dopo la vendemmia.

A San Giovanni l’alveare spande, a San Martino l’alveare è pieno”.
In estate le api sciamano e tornano per il freddo. San Martino è l’11 novembre.

Per San Giovanni si svellon le cipolle e gli agli
Le cipolle e gli agli sono pronti per essere raccolti.

-“Chi non prende aglio a San Giovanni ,è poveretto tutto l’anno”.

Questo proverbio si riferisce all’uso di acquistare in questo periodo l’aglio da piantare per il prossimo raccolto. L’aglio è un ottimo scaccia-maligni, o per lo meno tiene lontano i seccatori.

-“San Giovanni  col suo fuoco brucia le streghe, il moro e il lupo”.

Come dire che scaccia i malanni del mondo.

– “La vigilia di San Giovanni piove tutti gli anni”.
– “Se piove il giorno di San Giovanni tanta saggina e poco pane”.
– “Chi nasce la notte di San Giovanni non vede streghe e non sogna fantasmi”.

Per indicare che è dotato di poteri speciali.
– “Quando la lavanda sente arrivare San Giovanni vuole fiorire”.
– “A San Giovanni l’alveare spande
”.

Arrivare dopo i fòchi di San Giovanni”.

 A Firenze, a giugno, si festeggia San Giovanni patrono della città. Questa festa comprendeva tornei, il palio di cavalli, la fiera. Alla fine c’erano i fuochi sui quali si facevano saltare uomini e bestie in base alla tradizione della benedizione ‘per ignem’. Arrivare a fuoco spento significava arrivare a cose fatte.

– “La guàza ad san Zvan la guarés ogni malàn”

La rugiada di San Giovanni guarisce ogni malanno.

Oltre ai proverbi su San Giovanni ruotano molte credenze popolari.

La raccolta delle  erbe “magiche”, bagnate dalla rugiada del mattino, trasmette poteri benefici a tutti gli esseri viventi. La rugiada è il simbolo delle lacrime di Erodiade-Salomè ed aveva una funzione fecondatrice. In Normandia era costume rotolarsi sull’erba umida di rugiada, in costume adamitico, per ringiovanire la pelle e preservarla dalle malattie.
Per prevedere il futuro, sotto il guanciale venivano sistemate le “erbe di San Giovanni” legate in mazzetto in numero di nove. La qualità variava secondo la tradizione di ogni paese.
Le “erbe di San Giovanni” sono: l’iperico chiamato anche scacciadiavoli, considerato un antimalocchio, l’artemisia, detta anche assenzio volgare, consacrata a Diana-Artemide, la verbena, simbolo di pace e di prosperità, e il ribes, i cui frutti rossi proteggono dai malefici. Sono dotate di potere magico anche: la ruta, la salvia, la menta, il rosmarino, la melissa, una pianta erbacea spontanea molto ricercata dalle api. Nascoste in soffitta, queste piante esprimono il loro potere benefico contro il malocchio e le malattie.
Chi spera di trascorrere un anno florido deve comperare l’aglio il giorno di San Giovanni. Se vuole possedere molti quattrini, a mezzanotte dovrebbe cogliere un ramo di felce e tenerlo in casa.
Frequente è il sortilegio delle fave. Allo scoccare della mezzanotte si prendono tre fave. La prima non si sveste del tegumento, alla seconda si toglie solo la metà di esso, alla terza si toglie tutto. Dopo aver avvolto le tre fave in un foglio di carta argentato, si nascondono sotto il guanciale. Al mattino la ragazza, appena sveglia, sceglierà a caso una delle tre fave.
Se sceglierà la fava con il tegumento avrà un “marito ricco”, se quella con il mezzo tegumento avrà un “marito benestante”, se quella senza il tegumento avrà un  “marito povero”.
In Veneto la notte di San Giovanni le nubili che avevano diversi corteggiatori su foglietti di carta,tanti quanti erano gli spasimanti, scrivevano i loro nomi. Dopo averli piegati, gettavano questi foglietti in un catino pieno d’acqua. Il bigliettino che, a contatto dell’acqua, si apriva per primo conteneva il nome dell’uomo “giusto”.
I maschietti  devono raccogliere alcune foglie di valeriana, di verbena e di maggiorana, farle seccare, ridurle in polvere e, nella notte di San Giovanni devono gettarle addosso alla donna desiderata, ma ritrosa. Pare che il successo sia assicurato!

Ne “La figlia di Iorio” di Gabriele D’Annunzio, Ornella dice ad Aligi:

E domani è  Santo Giovanni,

fratel caro: è San Giovanni

Su la Plaia me ne vo’ gire

per vedere il capo mozzo

dentro il Sole all’apparire,

per vedere nel piatto d’oro

tutto il sangue ribollire.

E’ il riferimento all’antica abitudine delle ragazze abruzzesi che si svegliavano all’alba per guardare il sorgere del sole. La prima ragazza che avesse visto nel disco luminoso il volto di San Giovanni decapitato dopo la danza di Salomè si sarebbe felicemente sposata nello stesso anno.
La notte di San Giovanni è resa ancor più magica dall’accensione dei falò che illuminano l’oscurità e squarciano le tenebre. Il fuoco era considerato purificatore.
Questa è una antichissima tradizione, comune in quasi tutta l’Europa, tramandata dai Fenici che adoravano il dio Moloch, gestore del Sole e della Paura del Buio. Nella rivisitazione cristiana il fuoco simboleggia la Fede e l’eterno calore dell’Amore. I fidanzati, che vorranno vivere insieme felici per sempre, senza tenersi per mano,dovranno saltare oltre le braci del falò quasi spento ed esprimere desideri di fortuna, di salute, di benessere e di serenità.
A Licata molti ragazzi si riuniscono nelle spiagge, soprattutto in quella di Mollarella, per festeggiare insieme la note di San Giovanni. Accendono un grande falò e, a mezzanotte, si tuffano nella acque del mare per un bel bagno refrigerante. L’acqua assicura buona salute tutto l’anno.
Curiosità: nella pianura Padana, nella notte di San Giovanni le donne staccano la drupa verde delle noci per preparare il nocino, il liquore tipico locale. È una tradizione di origine celtica. Presso i Celti, il noce era un albero sacro.
Per preservare dalle tarme vestiti e coperte la notte di San Giovanni bisogna lasciarli nel balcone affinché si bagnino della rugiada. Pare che funzioni meglio dell’insetticida.

  LA CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA A MISTRETTA

 1 ok

La chiesa di San Giovanni Battista si trova nell’ampia Piazza dei Vespri a Mistretta ed è stata edificata su un precedente tempio pagano dedicato a Bacco o a Diana dell’antica Amistratos.
La data del 1534, riportata sul frontone, non è quella della costruzione, ma quella della ristrutturazione coniugando elementi rinascimentali e gotico-catalani.
Molti caratteri artistico-formali dell’edificio sacro sono riconducibili allo stile romanico.
I due leoni rampanti, scolpiti in pietra, posti alla base delle due lesene che delimitano il portale, sembra che siano a guardia della chiesa.
La chiesa è la casa del Signore e il portale rappresnta il limitare che divide lo spazio sacro da quello profano.
I leoni, pertanto, simboleggiano la forza che atterisce e richiama alla punizione chi osa profanarlo.
Nella simbologa medievale il leone è anche simbolo di Cristo: porlo davanti alla chiesa significa proteggere il popolo di Dio.
Essi sono degli stilofori tipici dell’architettura romanica.
Poggiano le zampe su due tavole che raffigurano le chiavi di San Pietro quella di destra e la mitra quella di sinistra.
Le chiavi richiamano il potere soprannaturale di legare e di sciogliere conferito da Gesù a Pietro.
In (Mt 16,19) è scritto: ” A te darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai  sulla terra sarà sciolto nei cieli”.
La mitra è il copricapo liturgico dei vescovi ai quali compete per diritto.
Sia le chiavi sia la mitra sono dei simboli ecclesiastici, ma hanno anche un significato araldico come si apprende consultando l’Araldica Ecclesiastica di Giorgio Aldrighetti.
La chiesa possiede tre ingressi: uno centrale e due laterali.
Vi si accede tramite la caratteristica scalinata a doppia rampa, realizzata in sostituzione dell’antico sagrato, della fine del secolo XIX, protetta dalla ringhiera lavorata in ferro battuto, che conduce all’ingresso principale.

2 ok

chiavi ok

6 ok

IMG_20190624_112216 ok

Il monumentale prospetto principale si pone in una posizione scenografica a cui danno risalto l’unico elegante e svettante campanile, alleggerito dalle raffinate bifore che si aprono nella cella campanaria,

3 ok

e il grande portale, con geometrico telaio, a due elevazioni, che associa elementi rinascimentali e gotico-catalani.
Il portale è a due ordini: quello inferiore sormontato da un architrave datato 1534; quello superiore con un arco ad ogiva intelaiato da paraste che si allineano a quelle dell’ordine inferiore.
Lateralmente, sono inseriti due stemmi.

4 ok

IMG_20170414_193852 ok

IMG_20170414_193706 ok

IMG_20170414_191436  ok

La chiesa è stata il punto di riferimento del quartiere ebraico costruito intorno ad essa in seguito all’Inquisizione Spagnola nel 1478. Sopra la lunetta è collocata, dentro un tempietto a forma di chiesetta, la statuetta marmorea raffigurante San Giovanni, commissionata ad Antonio Gagini per adornare il frontone principale dell’omonima chiesa. San Giovanni sostiene con una mano il mistico agnello e con l’altra lo addita come colui che lava i peccati del mondo. La statuetta è affiancata da due stemmi.

5 ok

Originariamente a pianta basilicale, nel 1818 la chiesa fu trasformata in una struttura a croce latina.
In seguito ad un  violento terremoto che aveva danneggiato la chiesa,  l’edificio fu restaurato con l’impegno della confraternita che allora ne aveva la gestione.
I deboli colonnati in pietra furono rinforzati con massicci pilastri e furono rivestiti le superfici con stucchi che hanno restituito alla chiesa la veste neoclassica e fu realizzata la copertura a volta delle cappelle laterali della zona absidale.

X ok

IMG_20190624_105148 ok

Entrando a destra è bene leggere la lapide

OK

La chiesa custodisce diverse sculture di arte sacra e molte tele risalenti ai secoli XVII–XVIII.
La tela centrale, posta al centro dell’abside del presbiterio, all’interno di una monumentale edicola, raffigura il battesimo di Gesù.L’opera è attribuibile a Giuseppe Scaglione, del primo quarto del XIX secolo.

8 ok

Nel presbiterio, sopra l’altare maggiore, è raffigurato il martirio di San Giovanni con la testa mozzata.

Y  sopra l'altRE IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI ok

Nella cupola è raffigurata La Fede con la Madonna del Santissimo Sacramento.

la fede ok

La statua del Cristo caduto sotto la Croce, in legno dorato punzonato, del XVII, è la preziosa opera conservata nella cappella a sinistra. La Sua testa è ricoperta da ciocche di capelli che sono stati donati da una devota per onorare il voto promesso per grazia ricevuta.
Le staute del Cristo sotto la croce  e del Cristo alla colonna partecipano alla sfilata delle statue per la rappresentazione dei Misteri durante la processione del Venerdì Santo.
La processione del venerdì santo nasce per annullare il movimento dei flagellati.
Nel 1603 un padre francescano, giunto a Mistretta, ha visto scene di flagellazioni un po’ cruente. Ad essere flagellati erano anche i bambini.
I confrati scendevano dalla chiesa di Santa Caterina e si flagellavano. Il francescano rimase talmente indignato che da quel momento la chiesa tentò di eliminare il movimento dei flagellati sostituendolo  con la processione delle varette. Le varette, provenienti da altre chiese,  si riuniscono davanti alla chiesa di San Giovanni da dove inizia il cammino processionale. Esistevano i cavalieri di San Giovanni. La croce di San Giovanni , scolpita sul pulpito, dimostra che in questa chiesa si riunivano i cavalieri di San Giovanni.

a ok

Poi è stata istituita la confraternita. Gli amastratini nel 1567 hanno partecipato alla difesa di Malta contro l’invasione dei turchi.  I cavalieri di Malta avevano scelto come sede la chiesa dell’SS.ma Trinità, però tra i cavalieri di San Giovanni e i  cavalieri di Malta non c’era sintonia perché solo  loro si consideravano degni di portare Gesù dentro l’urna.
L’altare marmoreo, dentro l’edicola neoclassica in stucco, accoglie la statua lignea dorata e policroma del Cristo che porta la Croce, di ignoto scultore siciliano, del XVII secolo. E’ inginocchiato e porta la croce così pesante per il riscatto dell’umanità.

9 ok

L’ altare marmoreo, della fine  del ‘700, accoglie la statua lignea policroma del Cristo alla Colonna, ignoto scultore.

9 a ok

Di notevole pregio è anche la statua in cartapesta della Madonna Assunta realizzata dall’artista amastratino Noè Marullo. Gli angeli posti ai suoi piedi sono alcuni bambini del quartiere presi a modello dall’artista.  La stauta è accolta nell’ edicola neoclassica sull’altare marmoreo, della fine del ‘700.

10 ok

IMG_20180815_120331 OK

La sua festa del 15 agosto

 

CLICCA QUI

 

Le altre statue raffigurano. San Francesco Saverio, statua lignea di  ignoto scultore, della metà XIX secolo,

11 ok

la statua lignea, policroma di San Francesco di Paola, di ignoto scultore, del 1750 circa,  posta su altare marmoreo della fine del ‘700,

12 ok

San Luigi Gonzaga,  statua lignea policroma di ignoto scultore siciliano risalente alla metà del XIX secolo,

13 ok

La statua lignea policroma della Madonna del Carmelo, di Noè Marullo, del 1880,  posta sull’ altare neoclassico.
Le pareti laterali dell’altare della Madonna del Carmelo il 16 luglio sono circondate da ambo i lati da due grappoli di uva nera.
Poiché in questo periodo l’uva a Mistretta non è ancora matura, i possessori di terreni alla “marina” si preoccupano di portare i grappoli d’uva già matura.
In senso laico l’uva rappresenta l’abbondanza.
In senso cristiano rappresenta l’unione dei cristiani in nome di Cristo.

14 ok

La Madonna ha la corona in testa, il Bambino sorretto dal braccio sinistro e lo scapolare nella mano destra.

14a ok

La statua è stata donata dal dott. Santimaria Panebianco, presidente del tribunale di Mistretta.
Dalle vesti sembra essere San Felice.

IMG_20190624_112133 ok

Statua lignea di SAN GIOVANNI BATTISTA ritrovata dentro una nicchia scavata dietro l’attuale pala dell’altare maggiore. Attualmente è custodita nel museo parrocchiale di Mistretta

Mistretta San Giovanni Battista 24 giugno 2019 ok

Foto di Antonino La Ganga

 La tela raffigura le Anime purganti.
La tela delle Anime del Purgatorio è un olio su tela, di Salvatore De Caro, realizzata agli inizi XIX secolo.

15 ok

La cappella della Sacra Famiglia accoglie l’olio su tela, di Salvatore De Caro, degli inizi del  XIX secolo, che raffigura la Madonna col Bambino e Sant’Anna.

Madonna col Bambino e S

Sull’altare marmoreo, entro edicola in stucco neoclassica, “La Conversione di San Paolo” che scende dal cavallo è un  olio su tela, opera di ignoto pittore realizzata nel periodo ante 1750.

san paolo che scende da cavallo

Sant’Ignazio di Loyola è un olio su tela di Giuseppe Scaglione dipinto agli inizi del XIX secolo.

16 ok

Il  piccolo dipinto ottocentesco raffigura San Filippo Apostolo.

S ok

Importante sono anche l’organo posto sopra la cantoria e l’acquasantiera. L’organo, con cassa tardo barocca, è di autore siciliano della seconda metà del XVII secolo. La chiesa necessita di urgenti interventi di restauro.

IMG_20180815_120531 OK

17 ok

IMG_20180815_120600 OK

Dalla chiesa di San Giovanni Battista inizia la ricorrenza della DOMENICA DELLE PALME

CLICCA QUI

Comments are closed.