May 14, 2016 - Senza categoria    Comments Off on SAMBUCUS NIGRA E SAMBUCUS RACEMOSA

SAMBUCUS NIGRA E SAMBUCUS RACEMOSA

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Per la bellezza delle allegre e ricche fioriture arbusti di Sambucus nigra e di Sambucus racemosa hanno meritato un posto visibile nella villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta come piante ornamentali.

Sulla pianta di Sambuco c’è molto da dire!

Il Sambuco è una pianta arbustiva e anche arborea appartenente alla famiglia delle Caprifoliaceae e originario dell’Europa, dell’Asia, dell’America e del Caucaso. Oggi è una specie cosmopolita diffusa in tutte le aree temperate dei continenti ad eccezione dell’Africa meridionale. In  Italia è presente in tutte le regioni, dalla pianura alla  montagna, fino a 1.500 metri d’altitudine.

E’ una pianta spontanea, rustica e vigorosa, che tende a diventare infestante. Vegeta ai margini dei boschi, lungo le strade, nelle siepi e nei luoghi incolti, vicino alle discariche dove il suolo è ricco di azoto e di materia organica decomposta. Si  diffonde soprattutto per merito degli uccelli che, ghiotti delle sue bacche, disperdono i semi.

Il genere Sambucus comprende circa 40 specie, ma le più note sono: il Sambucus nigra e il Sambucus racemosa o di montagna. Il più diffuso in Italia è il Sambucus nigra.

Il nome Sambucus deriva dal greco “Σαμβύκη”. Il sambuchè è uno strumento musicale ottenuto dai rami cavi della pianta dai quali è stato rimosso il midollo. E’ il flauto a cui si attribuivano proprietà magiche. Tutti i bambini sicuramente hanno letto la favola “Il flauto magico” dei Fratelli Grimm.  La favola racconta che il suono magico del flauto era una sicura protezione dai sortilegi.

Nel folklore di diversi popoli europei era suonato il flauto per questo motivo.

Nell’opera musicale “Il flauto magico” di Mozart si racconta che la Regina della Notte donò un flauto a Tamino. Subito lo strumento divenne d’oro e, se suonato nei momenti di pericolo, liberava gli sfortunati da situazioni pericolose e difficili.

 Il Sambuco era conosciuto sin dall’antichità dai popoli preistorici i quali, molto probabilmente, con le sue bacche preparavano robuste bevande fermentate e tinture per tessuti. Sono testimoni i grandi ammassi di semi trovati durante i numerosi scavi archeologici in Italia e in Svizzera. Teofrasto di Efeso, filosofo e botanico greco, successore di Aristotele, chiamò il Sambuco “Aktè” e ne conosceva già le qualità terapeutiche. Ippocrate ne consigliava l’uso come diuretico e lassativo.

Linneo, nel 1735, ha attribuito il nome “nigra” al Sambucus niger, dal latino “niger”, “nero”, per il colore nero dei suoi frutti, e il nome “racemosa” al Sambucus rosso per i suoi frutti di colore rosso.

Il Sambuco ha altri nomi: “Sambuco comune, Nebbia, Sambuch, Zambuco, Sango, Fiore di maggio”.

Il Sambucus nigra è la specie più comune che si trova più frequentemente. E’ un piccolo e grazioso arbusto spontaneo che può raggiungere, da adulto, i cinque metri d’altezza. Le radici del Sambuco, alla ricerca di sostanze nutritive, si espandono dapprima orizzontalmente nel terreno, poi scendono più in profondità. I fusti sono eretti e molto ramificati e la corteccia che li riveste è di colore grigio chiaro, cosparsa di lenticelle verrucose brunastre. Sui tronchi e sui rami vecchi essa si screpola assumendo un aspetto tuberoso. Le foglie sono di colore verde intenso sulla pagina superiore e di colore più chiaro su quella inferiore. Sono picciolate, caduche, opposte a due a due, imparipennate, composte da 5, 7 foglioline ovali, acuminate, dentate e col margine seghettato. Dopo la loro caduta, sul ramo rimane una cicatrice a forma di semiluna. Tutte le foglie emanano un odore sgradevole in deciso contrasto con il piacevole aroma dei fiori. Insieme formano la chioma irregolare e folta per i numerosi rami ad andamento arcuato e ricadente. I fiori, ermafroditi, piccoli, di colore bianco giallognolo, raccolti in ampie infiorescenze ad ombrella, posti tutti alla stessa altezza,fioriscono tra maggio e giugno ed emanano un forte profumo dolciastro. Alle infiorescenze seguono i frutti, grappoli di piccole bacche nere e lucenti, sferiche, pendule, che hanno la parte esterna sottile e quella interna carnosa che produce un abbondante succo violaceo. I frutti sono commestibili, ma di sapore amarognolo. Contengono da 2 a 5 noccioli monospermi a forma di pinolo. L’epoca di fruttificazione è da agosto a settembre. La moltiplicazione avviene per semina, spargendo i semi direttamente sul terreno in autunno, dopo la raccolta dei frutti. La germinazione può avvenire anche a distanza di diciotto mesi. La pianticella di Sambuco cresce molto rapidamente. Durante la stagione invernale si possono prelevare talee legnose.

Il Sambucus nigra è simile al Sambucus racemosa.

Sambucus nigra

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Sambucus racemosa

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 Le differenze tra le due varietà di Sambuco sono modeste. Nel Sambucus racemosa, pianta diffusa negli ambienti collinari e montani, le foglie, imparipennate, con 3 o 5 segmenti, di colore verde chiaro nella pagina superiore e rivestite di lanugine nella lamina fogliare inferiore, hanno la forma più lanceolata e più acuminata all’apice rispetto al Sambucus nigra e il margine intensamente seghettato. I fiori sono giallicci di colore e i frutti sono rossi, di forma globosa ed eretti anche a maturazione.

Una posizione soleggiata è gradita alla pianta che si ambienta senza difficoltà anche a mezz’ombra. Predilige terreni freschi, umidi e profondi, in particolare ricchi di azoto. Sopporta bene sia le alte sia le basse temperature. L’irrigazione deve essere moderata e può bastare solo l’acqua piovana. La pianta di Sambuco non necessita di concimazioni e di potature. Non è soggetta a particolari malattie o parassiti. A volte possono manifestarsi delle macchie sulle foglie dovute a qualche specie fungina. Il Sambuco è “magico” per se stesso: le piante, soggette a ruggine o a muffa, traggono vantaggio se sono spruzzate con una tisana ottenuta dalle sue stesse foglie.

Il Sambuco è una pianta dai molteplici utilizzi: il legname delle parti apicali dei rami o dei polloni è molto tenero ed è  stato usato nel tempo per la produzione di zufoli. Il legno della parte basale, biancastro,  è duro e pesante, adatto per torniture e per oggetti da cucina.  Il  midollo di Sambuco era impegnato nella strumentazione da  laboratorio e in modellistica. Dai frutti e dalla corteccia di Sambuco si ricava una tintura nera, dalle foglie una tintura verde e dai fiori una tintura blu o lilla. Questi coloranti sono impiegati per tingere la lana e la seta rispettivamente di viola, di  giallo e di grigio. I frutti, utilizzati come esca, sono molto efficaci per la pesca dei pesci d’acqua dolce.

Storicamente, la pianta di Sambuco è stata considerata una pianta terapeutica da tutta la medicina popolare. Le proprietà medicinali del Sambuco comune erano conosciute fin dai tempi antichi perché citate nelle opere di Ippocrate (460-377 a.C.), di Teofrasto (370-287 a.C.) e di Dioscoride (I sec. d.C.).  Ippocrate consigliava la radice cotta nel vino come rimedio efficace contro i morsi delle vipere. Erano attribuite anche virtù ginecologiche. Dioscoride per primo attribuì al Sambucus notevolivirtù medicamentose utili per scacciare la bile e il catarro, per ridurre l’idropsia. Infiammazioni, ulcere e scottature erano curate con le foglie più tenere. Per circa 14 secoli le teorie di Dioscoride influenzarono il campo farmaceutico e medico.

Anche Alberto Magno, maestro di Tommaso d’Aquino, condivideva le teorie di Dioscoride. La corteccia, le foglie e i frutti hanno un’azione purgativa ed emetica.

Una credenza magica consigliava di staccare la corteccia dall’alto verso il basso se si voleva ottenere un effetto lassativo, dal basso verso l’alto se si voleva stimolare il vomito.

 Il Sambuco è un vegetale molto ambiguo nelle credenze popolari. Presso la tribù dei Kwakiutl si racconta che quando una donna malata non riesce a vomitare, allora il marito si reca nella foresta, si siede davanti ad un Sambuco e recita la seguente preghiera: “Oh! Essere Soprannaturale, sono venuto a chiedere se potessi, per favore, andare da mia moglie per farla vomitare, fa’ in modo che lei vomiti la causa del suo problema”.
Dopo aver pregato, l’uomo estrae dalla terra la radice della pianta, ne taglia un pezzo e fa ritorno a casa. Usando una pietra ruvida, grattugia la radice fino ad ottenere un liquido lattiginoso. Anche la donna, per ottenere la grazia di vomitare, deve prima recitare la stessa preghiera e poi bere alcune tazze di quel succo di radice di Sambuco. La magia è compiuta!

Molteplici sono gli usi officinali delle varie parti della pianta di Sambuco: fiori, frutti, foglie, corteccia, semi dai quali si ricavano, in prevalenza, gli infusi medicinali. Le proprietà terapeutiche possono essere così riassunte: la corteccia e le foglie sono purgative. Con i fiori si prepara una gradevole tisana che favorisce la sudorazione, utile rimedio per combattere il raffreddore, la febbre e l’influenza. Ottima anche per sconfiggere la tosse, l’asma, i reumatismi; ai fiori vengono anche riconosciute proprietà lassative e antiemorroidarie. L’infuso di fiori è più efficace se consumato caldo. I frutti si usano per preparare uno sciroppo antinevralgico e lassativo.Rami, foglie e radici sono impiegati nel trattamento dell’artrite reumatoide. La corteccia è la parte più attiva della pianta, specialmente se fresca; usata come decotto, ha azione diuretica assunta in piccole dosi, purgativa in dosi maggiori. Le  bacche di Sambuco contengono: tannini, carotenoidi,  flavonoidi, potassio, calcio, magnesio, fosforo e ferro e, per la gran quantità di vitamina C, sono state utilizzate per il trattamento di una pandemia d’influenza esplosa a Panama nel 1951.

 Tutte le parti verdi della pianta sono velenose poiché contengono il glicoside cianogenetico che, per  idrolisi, produce acido cianidrico. La presenza di un principio attivo nelle foglie della pianta conferisce loro proprietà  insettifughe.  Infatti, con le foglie si preparano decotti  in grado di allontanare  Afidi, Cocciniglie e Formiche. Una curiosità: le donne romane utilizzavano le ceneri per schiarire i capelli.

 Il Sambuco è noto, oltre che per le sue proprietà medicamentose,  anche in cucina.

 I fiori freschi sono utili  per aromatizzare bevande alcoliche, per preparare dolci, macedonie, prodotti da forno, insalate, frittate. I getti terminali, come i turioni degli asparagi, privati dalle foglioline, vengono lessati a lungo, per togliere il gusto non gradevole, e portati in tavola. Non è un piatto eccessivamente prelibato, ma può servire per ottenere, insieme ad altre verdure, sapori nuovi e sconosciuti. I fiori di Sambuco, disposti in file alternate, aiutano la conservazione delle mele per lungo tempo. Sono commestibili i fiori con i quali si possono ottenere frittelle dolci e un tè depurativo,  e le bacche dalle quali si possono ottenere marmellate  e sciroppi contro le malattie da  raffreddamento.  L’assunzione dei frutti immaturi può determinare fenomeni d’intossicazione che si manifestano con sensazione di bruciore e di raschiamento della gola, con vomito, con diarrea, con mal di testa e con difficoltà di respirazione. I frutti rappresentano un importante alimento per numerose specie di uccelli.Il Sambucus racemosa ha le stesse proprietà del Sambucus nigra. Forse, secondo il parere degli abitanti della montagna, il Sambucus racemosa è più efficace del Sambucus nigra. Il periodo migliore per raccolta delle foglie e dei fiori è aprile e maggio, per i frutti la fine di agosto e per la corteccia l’autunno. I fiori sono fatti essiccare e conservati in vasi di vetro a chiusura ermetica in modo da averli disponibili in ogni periodo dell’anno.

 Il Sambuco è un grande regalo della Natura! E’ una pianta che ha tante storie da raccontare e non solo in ambito erboristico e culinario: storie di giochi, di magia, di credenze popolari, di proverbi. È una pianta dal duplice simbolismo: nella tradizione cristiana era usata nei riti funebri come conforto per il viaggio verso l’aldilà, nella tradizione pagana, invece, come protettrice della casa e del bestiame. Il Sambuco è uno degli arbusti prediletti dalle streghe e dalle creature della notte a cui, in passato, si attribuivano poteri magici. Questa pianta magica, alquanto inquietante, è chiamata albero del “Flauto Magico”. Essa si presta bene per realizzare miscele insieme all’incenso usate per rituali magici e miracolosi. In Germania era chiamato “l’albero di Holda”. Secondo l’antica tradizione popolare, il Sambuco era sacro alla Dea Holda che lo proteggeva e lo rendeva forte e vigoroso. Holda era una divinità del folklore germanico medievale dai lunghi capelli dorati. Abitava nelle piante di Sambuco situate vicino ai laghi e ai corsi d’acqua e alle quali conferiva poteri magici e curativi. Insieme con lei, nascosti tra i cespugli, c’erano solo gli elfi. Talvolta Holda appariva sotto le sembianze di una vecchia strega. In Inghilterra si pensava che il Sambuco non fosse un arbusto, ma una maliarda che aveva assunto le sembianze della pianta. Tuttavia, prevalevano le credenze popolari positive che ne esaltavano le proprietà magiche e benefiche. Fino all’inizio del secolo, in alcuni paesi, i contadini tedeschi, come segno di grande rispetto, quando, nel loro cammino, incontravano il Sambuco, s’inchinavano e si levavano il cappello per sette volte perché sette erano i suoi doni. In sette parti il Sambuco donava se stesso per il benessere della povera gente: la sua resina, utile per placare il dolore delle lussazioni, il decotto di radice per la gotta, la corteccia per riequilibrare le funzioni intestinali, per le cistiti e per gli orzaioli, le foglie per curare la pelle, i frutti per le bronchiti e per i mali invernali, l’infuso di fiori per depurare l’organismo e i germogli per calmare le nevralgie. Intorno ai monasteri, ai castelli e alle case il Sambuco era sempre presente. Proteggeva dalle serpi, dai malanni e dagli incantesimi e, per questo motivo, ne tenevano sempre un pezzetto nelle loro tasche. In Danimarca l’arbusto era considerato il protettore di tutta la famiglia. In Svezia si credeva favorevole alle donne gravide. In Russia si riteneva che allontanasse gli spiriti maligni. Nelle alte montagne alpine si credeva che proteggesse il bestiame e i contadini dalle malattie e dai serpenti velenosi. Un vecchio detto contadino recita: “mai bruciare il Sambuco”. Ancora oggi sono convinti che bruciare il suo legno porti male e che le sue ceneri aprano al diavolo la porta di casa. A valle, nelle case dei ricchi, il legno di Sambuco serviva a tener lontani i ladri. Al giorno d’oggi un’apparente magia consiste nel piantare il Sambuco presso le finestre di casa: le mosche ne saranno attratte e non entreranno all’interno. Nel XVII secolo gli stregoni temevano di essere battuti con un bastone di Sambuco. Per avere i suoi poteri eccezionali, che proteggevano dai sortilegi, il bastone doveva essere tagliato in un luogo dove non sarebbe stato possibile udire il canto del gallo. Anche in Sicilia si credeva che il bastone di Sambuco avesse il potere di uccidere i serpenti e di far scappare i ladri. A questa pianta, dalle molteplici proprietà, era attribuito anche un potere divinatorio per quanto riguardava la conoscenza del sesso del nascituro e la bontà del raccolto. Il Sambuco, in generale, nel linguaggio dei fiori simboleggia “prudenza”.

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