RIAPERTURA AL PUBBLICO DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO A LICATA
Dopo otto lunghi anni, durante i quali la chiesa di San Francesco dei PP. Minori Conventuali è stata chiusa al culto dei fedeli, finalmente oggi, 12 maggio 2017, con una grande la celebrazione è stata inaugurata la Sua riapertura al pubblico, ma non al culto. La proposta della riapertura al pubblico è stata sollecitata dall’Amministrazione comunale di Licata, guidata dal sindaco Angelo Cambiano, e coordinata dall’assessore alla Pubblica Istruzione Annalisa Cianchetti, in sinergia con la Curia Arcivescovile e la Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento. I lavori di restauro sono stati finanziati dal Fec (Fondo edifici culto).
I lavori, avviati nel mese di dicembre del 2016 e parzialmente completati nel mese di maggio 2017, destinati soprattutto al restauro conservativo della cappella dell’Infermeria, hanno restituito al tempio il suo antico prestigio.
L’Amministrazione comunale ha nominato il geom. Antonino Napoli quale responsabile unico del procedimento (RUP) per la realizzazione di interventi a tutela e a salvaguardia delle opere d’arte conservate all’interno della chiesa di San Francesco. Il RUP ha avuto il compito di curare la fase di progettazione, di affidamento ed esecuzione dei lavori che sono stati effettuati dalla ditta Vitruvio 21 per conto della Curia Vescovile di Agrigento. Ha diretto i lavori l’arch. Vincenzo Ortega. Il restauratore è Angelo Cristaudo.
Probabilmente, presto la chiesa sarà riaperta anche al culto dei fedeli. Le chiese che non aprono al culto muoiono, si perdono nel degrado! In questi mesi la chiesa è stata riaperta grazie alla disponibilità dei “Cantieri della conoscenza”, cantieri di recupero dei beni religiosi voluti dalla Curia Arcivescovile di Agrigento, guidata dal Card. Francesco Montenegro, e ai Beni archeologici della Soprintendenza di Agrigento, diretta della dott.ssa Gabriella Costantino. I cantieri di restauro dei monumenti hanno dato la possibilità ai licatesi e ai turisti di effettuare visitate didattiche della chiesa di San Francesco anche durante i lavori, cioè con il cantiere aperto. E’, però, una riapertura straordinaria considerato il fatto che gli interventi di restauro e di ristrutturazione non sono stati ancora completati.
Dal 21 del mese di aprile 2017 gli studenti delle scuole locali hanno partecipato all’iniziativa “La scuola adotta un monumento”.
La chiesa di San Francesco, nel il progetto formativo “Alternanza Scuola Lavoro”, è stata adottata dagli alunni della classe IV sez. C del Liceo scientifico “Vincenzo Linares” guidati dalla prof.ssa Emanuela Licata.
Il cicerone della giornata è stato Alessandro Cappello
Alla cerimonia inaugurale sono intervenuti: Sua Eccellenza l’Arcivescovo Cardinale Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento,
padre Giuseppe Pontillo, responsabile dei Beni culturali della Curia di Agrigento,
S.E. Nicola Diomede, Prefetto di Agrigento,
la dott.ssa Gabriella Costantino, Soprintendente ai Beni Culturali di Agrigento,
il dott. Angelo Cambiano, sindaco di Licata,
l’Assessore alla Pubblica Istruzione dott.ssa Annalisa Cianchetti,
il questore di Agrigento, il comandante della capitaneria di porto, il comandante provinciale di carabinieri di Agrigento, il comandante provinciale della guardia di Finanza di Agrigento, il dott. Marco Alletto, dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Licata, il comandante della compagnia di carabinieri di Licata, il comandante dalla stazione di carabinieri di Licata, il comandante dei vigili urbani, le Benemerite dell’Arma dei Carabinieri, fra le quali la poetessa licatese Ylenia Torregrossa, gli Scout, moltissimi sacerdoti e un folto pubblico.
Dopo la benedizione eucaristica, impartita da padre Giuseppe Pontillo davanti al portone d’ingresso della chiesa, il sindaco di Licata ha tagliato il nastro permettendo l’accesso a tutte le persone presenti.
Sua Eccellenza, il Cardinale Montenegro, nel suo discorso, ha detto: ” In questa città, se pur travagliata, che soffre per quello che sta avvenendo oggi, si può trovare il segreto per andare avanti perché, mettendo insieme le forze si può ottenere tanto. Questo momento è importante perché è il momento della memoria, la chiesa di San Francesco è un luogo di arte e di bellezza, non solo di culto. Se non ci fossero state persone che si sono messe in gioco, oggi, questa chiesa sarebbe un rudere. Ricchi di quanto abbiamo ricevuto, possiamo guardare avanti. Continuiamo il nostro cammino. I padri francescani ci hanno lasciato qualcosa di bello, ora tocca a noi consegnarlo a chi verrà dopo di noi”.
Il prefetto Nicola Diomede, nel suo breve discorso, si è congratulato col sindaco di Licata, Angelo Cambiano, per il notevole patrimonio artistico-monumentale che la città possiede augurandogli di poterlo sempre salvaguardare e valorizzare.
La sovrintendente Gabriella Costantino ha messo in luce l’importanza di questa chiesa sita nel centro storico di Licata. Il sindaco di Licata, Angelo Cambiano, esprimendo grande soddisfazione per la valorizzazione di questo importante patrimonio religioso-artistico, così ha detto: ” con la riapertura al pubblico della chiesa di San Francesco si raggiunge un’altra importante tappa del lungo e non facile percorso intrapreso da questa Amministrazione per il recupero e la valorizzazione del patrimonio artistico – monumentale – paesaggistico –archeologico -culturale della città di Licata. Intensa e proficua è stata la collaborazione dell’Amministrazione Comunale con la Curia Vescovile, con la Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento, con la Prefettura. Ricordo che l’anno scorso, nel mese di luglio 2016, è stato riaperto il Museo Archeologico della Badia. Speriamo possa essere riaperta presto anche la Chiesa del Carmine. In questa giornata desidero ringraziare coloro che si sono adoperati perchè si raggiungesse il risultato auspicato e quanti, con la loro presenza, hanno contribuito a rendere ancora più bella questa giornata di festa per Licata“.
Hanno piacevolmente animato la manifestazione gli alunni dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “A. Toscanini” di Ribera. “I Solisti del Toscanini” erano: Paolo Alongi alla chitarra, Francesco Russello, Anna Lucia Di Mora, Francesco Mistretta, Gabriele Zambuto, Maria Elena Caramella ai violini, Calogero Marotta, Benjamin Scaglione, Margherita Tortorici ai violoncelli hanno ricevuto molto applausi come premio alla loro bravura.
Gli alunni dell’ Istituto alberghiero “ Filippo Re Capriata “ sono stati molto bravi nell’accoglienza turistica.
Il complesso della chiesa di San Francesco, del chiostro e del convento, occupa una vasta area compresa fra il Corso Vittorio Emanuele I, la via San Francesco, la via Vincenzo Bruscia. E’ una chiesa antichissima e, prima di essere dedicata a San Francesco, era gestita dai cavalieri di Malta votati a San Giovanni degli eremiti. Infatti, nel portale c’è la croce di Malta.
Si accede all’interno della chiesa dalla porta principale, salendo alcuni gradini esterni.
Il prof. Calogero Carità, nel suo libro <<Imanis Gela nunc Alicata urbs dilectissma AC…>> “ La Vedetta” editrice, Licata 2007 (pp. 342-349), così descrive la storia e le origini del convento dei PP. Minori conventuali e della chiesa di San Francesco: “Dalla cronaca del francescano maltese, P. M. Filippo Cagliola, si apprende che il 19 marzo 1316 un certo frate francescano di nome Sterba, nonostante la proibizione fatta da papa Bonifacio VIII, avuta concessa dai Cavalieri Gerosolimitani la chiesa di San Giovanni Battista, cercò di costruire un convento a Licata; ma, a quanto sembra, questo suo glorioso tentativo dovette fallire. Tre anni dopo, infatti e precisamente il 24 giugno 1319, papa Giovanni XXII mandò ufficialmente in Sicilia i Francescani con l’incarico di edificarvi cinque conventi. A Licata venne un tal fra Giovanni da Cesarea, nel secondo anno del suo generalato, per costruire presso l’oratorio dei Cavalieri di Gerusalemme una casa per trenta francescani dell’ordine dei PP. Minori Conventuali. E questa casa, per il prestigio che andò acquistandosi nel 1456, ospitò persino un capitolo provinciale nel corso del quale venne eletto ministro provinciale il licatese P. M. Calcerano d’Andrea. Il sacco franco-turco dell’11 luglio 1553 causò ingenti danni al convento. Un incendio distrusse un cero di noce e di cipresso, opera di un abile cesellatore, molti quadri, quasi tutte le antiche scritture, buona parte della biblioteca, due organi dorati, i tetti, le porte. Le mura non resistettero alla quasi totale distruzione. Come se ciò non fosse stato sufficiente, i Turchi portarono via dal convento, tra le altre cose, anche un’enorme campana molto cara ai licatesi. I restauri che seguirono furono lenti e laboriosi. La chiesa e il convento forse riacquistarono l’antico decoro dieci anni dopo, quando il 14 febbraio 1563 P. Alessandro Bonanno di Palermo vi celebrò una congregazione di religiosi. Il programma dei restauri generali e di ampliamento della chiesa e del convento venne ripreso e promosso, sin dai primi anni del sec. XVII, dal licatese P. M. Baldassare Milazzo. Un altro chiostro, con ingresso anche da via Dante, demolito alla fine degli anni cinquanta, addirittura venne aggiunto alle fabbriche del convento a sud-est, di fronte al cenobio delle moniali di S. Benedetto, verso il 1758, destinato ad accogliere il Liceo Serroviriano, la prima scuola pubblica a Licata. Oggi la chiesa di San Francesco sorge maestosa nella parte mediana del Corso Vittorio Emanuele e fa, unitamente alle fabbriche del convento, da cardine del quartiere barocco e della città. Il suo marmoreo prospetto, dalle linee tardo seicentesche, con risentito telaio di membratura e plastico aggetto di timpani e cornici, fu eseguito nel 1750, su disegno dell’architetto G. Biagio Amico, da maestri scalpellini trapanesi.
L’interno è ad una navata, con copertura a volta, e con cinque altari laterali, tre a destra e due a sinistra.
Gli affreschi della volta sono stati ripresi nel 1929 dal pennello del licatese Ignazio Spina. L’anonimo pittore, riferibile alla fine del ‘600 e non più tardi alla prima metà del ‘700, in tre riquadri, ha illustrato tre momenti della vita di S. Francesco: “la glorificazione”, “ il Santo in mezzo al presepe”, “la conversione del lupo di Gubbio”. Gli affreschi sono stati restaurati dal maestro pittore licatese prof. Antonio Mazzerbo.
Ai piedi della navata si trova la cantoria lignea con l’antico organo molto frammentario, una volta attivato da un congegno a mantice, ancora esistente e posto in un vano attiguo, con accesso dal convento.
Sotto la cantoria stanno le tombe marmoree del duca Palmerio Serrovira e quella del capitano spagnolo Diego de Figueroa. Quella di Palmerio Serrovira, con medaglione-ritratto a rilievo dell’estinto (alt. cm. 60), porta la data del 1730. L’epitaffio, in castigliano antico, è inciso in un cartiglio tra due cherubini.
E’ un’opera di pregevole fattura, di ignoto scultore siciliano. Sul letto funebre sta il capitano Diego de Figueroa giacente in abiti marziali. Opera datata 1587.
L’opera è piuttosto ambiziosa, ma, nel complesso, di ambito provinciale. Peraltro la fattura non è disprezzabile. Sul lato sinistro della navata si apre la cappella dell’Immacolata col prezioso altare seicentesco di legno intagliato e dorato. In questa cappella nel 1551, con bolla pontificia di Gregorio XIII, venne fondata la confraternita dell’Immacolata che lo stesso Pontefice, con bolla di aggregazione rilasciata in Roma il 22 maggio IX indiz. 1581, unì all’Arciconfraternita di S. Lorenzo di Damaso di Roma. I confrati dell’Immacolata ebbero poi concesso da Mons. Giovanni Horosio, vescovo di Agrigento, con lettera del 20 settembre XI Indiz. 1604, di portare sul sacco bianco anche l’immagine della Santissima Vergine. Nel 1583 Gregorio XIII, con breve apostolico autorizzò la celebrazione quotidiana della Santa Messa, nell’altare di questa cappella, reso mobile da un particolare congegno, dove, tra due colonne tortili, che rivelano il gusto manierato di quest’opera tardo seicentesca, sta un dipinto in tela (cm.215×100) con l’immagine della Vergine Immacolata che chiude la nicchia che custodisce una delicata scultura lignea della Vergine del sec. XVII.
Per i nove giorni antecedenti la festa di Maria SS.ma Immacolata ho partecpato alla novena animata dall’Associazione culturale zampognari “Andrea Mule”
Il 7 dicembre 2017, il giorno antecedente alla festa dell’Immacolata Concezione , nella chiesa di San Francesco per la prima volta ho assistito alla tradizionale “Scinnuta” della statua della Vergine Immacolata. Il quadro della Vergine, che occupa l’altare, in realtà nasconde la statua. Spostato il quadro, è apparsa la statua dell’Immacolata in tutta la sua bellezza. Ho visto piangere di commozione tante persone! Con una piccola processione dentro la chiesa, la Vergine Immacolata è stata portata sul presbiterio ed esposta alla venerazione dei fedeli.
L’0tto dicembre l’Immacolata Concezione è stata portata in processione per le vie di Licata.
La tela dell’Immacolata Concezione, deturpata da alcune posteriori ridipinture, è stata sistemata dalla Banca Popolare Sant’Angelo nel 75° anniversario della sua fondazione. L’opera, eseguita da Domenico Provenzani, è comunque difficile da collocare per la sua ecletticità. Si notano, infatti, richiami alla pittura napoletana e romana per quanto attiene l’impostazione della figura e la morbidezza del panneggio e influenze emiliane per quanto riguarda la modellazione del volto. Alla parete destra della cappella, la cui cupola venne realizzata da Mario Callisto, presente a Licata per la costruzione della chiesa di S. Angelo, c’è un’immagine lignea di un Cristo alla colonna con chiari accenti realistici, opera di Ignazio Spina.
In alto alle parastie di ordine ionico che intervallano i cinque altari sitemati in profonde arcate a pieno centro ricavate dagli stessi muri della navata, sono i ritratti circolari di illustri francescani:Giovanni Duns Scoto (obiit 1308), Antonio Serrovira (obiit 1736), Salvatore Serrovira (obiit 1715), a sinistra;Baldassare Milazzo (obiit 1629), Francesco Serrovira (obiit 1715), Papa Sisto V (obiit 1580) a destra.
Degli altari, il più interessante è il secondo da sinistra con un ricco reliquiario entro quadretti disposti lungo tutto il sottarco, un crocefisso ligneo tardo seicentesco di discreta fattura ed una stipite lignea con antine apribili, dipinta con l’immagine della Vergine da P. Serafino da Licata (al secolo Francesco Spina), e formelle riccamente smaltate, dove si custodisce la Vergine Assunta giacente, opera di P. Angelo Maria da Licata (al secolo Ignazio Spina), proveniente dalla chiesa dei Cappuccini.
Nel presbiterio si conserva ancora l’altare marmoreo che sostituì verso la fine del settecento il preesistente in legno lavorato.
L’altare maggiore ospita il Cristo in Croce. Sul tetto domina la raggera con la M di Maria.
Alla parete sinistra di questo vano si trova una preziosa edicola di legno finemente scolpito e dorato con colonnine tortili ed antine. Vi si custodisce un Bambino Gesù collocabile nell’ambito dell’arte popolare del ‘600, di cui non si hanno più notizie da alcuni anni.
La zona absidale, a struttura pentagonale, è occupata da un coro in legno, tinto di noce, di ampie dimensioni, con 22 stalli, terminanti ai due estremi con un armadio per parte.
Fra gli scanni, posti dietro all’altare maggiore, la porta conduce all’uscita dalla chiesa di San Francesco attraverso il chiostro.
Esso è solo interrotto al centro da una porta che immette nella sagrestia, recentemente restaurata. Nel coro, il serrato coronamento dei più tipici elementi decorativi del XVIII, il trattamento prospettico degli specchi delle spalliere, l’andamento quasi scenografico dell’insieme, permettono di pensare all’ignoto autore come ad un esperto artigiano culturalmente piuttosto avvertito. A coronamento della porta centrale sta il dipinto con il Battista che battezza Gesù nel Giordano, unica testimonianza dell’antica chiesa dei Cavalieri Gerosolimitani.
L’opera per la struttura e per la ricerca coloristica si ritiene possa essere riferita alla prima metà del ‘600. Lungo tutta la parete del coro stanno, invece, i ritratti di alcuni francescani: Emanuele Licata (obiit 1907), Francesco De Pasquali (obiit 1847), Bonaventura Pestritto (obiit 1837), Giuseppe Maria Cipriano (manca la data), Luigi Marino Sapio (obiit 1929), Gaetano Licata (obiit 1839), Pompeo Cipriano (obiit 1884), Francesco Nogara (obiit 1842). Nella chiesa si conservano anche diverse serie di candelabri del XVIII e XIX sec. in legno intarsiato, di buon artigianale locale, alcuni ostensori e calici in lega di metallo argentato e dorato, opera di argentiere siciliano del XVIII sec., una tela (cm. 90×70) raffigurante in primo piano l’Immacolata finemente modellata, opera degna di Domenico Provenzani (sec. XVIII), scomparsa alcuni anni fa. Sono andati purtroppo perduti molti artistici reliquiari lignei, a forma di bracci, e varie tele, lasciate assurdamente abbandonate in un vano deposito in mezzo alla polvere e alle ragnatele. La decorazione di superficie della navata ha subito profonde manomissioni e modificazioni. Fortunatamente invece tutti quanti gli altari conservano ancora i paliotti secenteschi variamente disegnati ed ornati. Il convento appartiene oggi al Comune che ha destinato per tantissimi anni i suoi locali ad uffici giudiziari (ex refettorio) e ad aule scolastiche (scuola media Gaetano De Pasquali).
Oggi Istituto Comprensivo “Francesco Giorgio”
E’ sede anche del Fondo Libraio Antico, sezione distaccata della biblioteca comunale “Luigi Vitali”.
Il suo prospetto, realizzato tra il 1750 e il 1755, su disegno dell’ architetto Giovan Biagio Amico, scenografico e severo nel disegno, risulta tra i più sontuosi di Licata. In particolare il dinamismo dell’intero complesso francescano, frutto della cultura barocca palermitana del tardo Settecento, è dato soprattutto dalla facciata della chiesa non perfettamente allineata con quella del convento, la cui plastica e dirompente partitura (archi e colonne su alto zoccolo al piano terra, finestre e paraste al primo piano) è schiarita dalla balaustra che risolve in alto la chiusura. Delle sue originali strutture rimane purtroppo ben poco, se si fa eccezione dello scaleo marmoreo che conduce all’ex pretura, già refettorio dei Francescani, del classicheggiante chiostro di via S. Francesco, le cui arcate furono chiuse per ricavarvi aule didattiche nei primi anni del Novecento dopo la soppressione degli ordini religiosi e di nuovo restituito al suo originario splendore nell’autunno del 2003 dopo un lungo ed attento restauro, l’ingresso al liceo Serroviriano col suo semplice portoncino ancora sormontato dallo stemma dei PP. Francescani. Al generale rifacimento è sfuggita la cappella dell’infermeria del convento, attigua alla sala dell’antico organo a mantice, sul lato di ponente del complesso. Fu costruita nella 2a metà del sec. XVIII e venne completamente rivestita di pannelli di legno di grandi dimensioni, artisticamente dipinti.
Sulla parete di fondo di essa sono due medaglioni con Sant’ Antonio da Padova e Sant’Angelo.
e San Luigi Marino Sapio
Su quelle laterali un medaglione con Giacobbe e Rebecca
ed un altro con Ester ed Assuero
oltre a figure di Angeli, coppie di putti, colonne ed ornamenti vari. Sull’altare stava un dipinto, oggi trasferito nella chiesa, con l’Immacolata (cm. 101×73) entro preziosa cornice di legno intagliato e laminato d’oro trafugata negli anni ottanta finché la chiesa era «chiusa» al culto.
La parte anteriore della cappella è costituita da un’alta cancellata di legno dipinto, squisita opera di abile tornitore. Il paliotto dell’altare raffigura la fonte della Grazia ed è decorato a fiorami.
L’intero ambiente, nonostante le proteste, è lasciato nell’ abbandono. La cappella era adibita per i frati ammalati e convalescenti, vecchi o impediti da qualsiasi per sentire o dire messa nella chiesa. La tradizione locale, come sempre, troppo generosa, attribuisce i pannelli dipinti al pennello di Domenico Provenzani, che, peraltro, dotò di pitture ed ornamenti la chiesa della Carità di patronato della famiglia Serrovira.. L’opera però, pur interessantissima come complesso decorativo, appare troppo rozza per essere riferita alla mano del pittore palmese. I padri Conventuali di Licata ebbero anche una dimora-rifugio in campagna, per ripararvi durante le incursioni barbaresche. L’occasione fu data dai giurati licatesi che, verso la fine del XVI sec., donarono ai religiosi un luogo, detto “Porto Salvo”, lontano nove miglia dalla città, situato nell’ex feudo “Vallone Secco”. Qui il P. M. Giuseppe Noto, licatese, nel mese di maggio 1596, autorizzato da Mons. Giovanni Osorio de Cavarruias, vescovo di Agrigento, eresse una chiesetta che intitolò alla Madonna di Porto Salvo che il P. M. Baldassare Milazzo fece rappresentare nel legno da un abile artigiano locale. Un piccolo convento completò il disegno del P. M. Giuseppe Noto. Il convento di S. Francesco nel 1867, sindaco di Licata il cav. Antonino Bosio, venne in gran parte destinato a caserma dei R. Carabinieri a cavallo, poi una porzione a pretura mandamentale e il suo chiostro a scuola tecnica, mentre un ampio vano terra attiguo alla grande sacrestia a biblioteca comunale. La chiesa, che fu anche il cimitero della famiglia Serrovira, in applicazione degli articoli 6 e 8 della legge 27 maggio 1929, n. 848 venne retrocessa dal Comune, con atto del notaio Gaetano Sapio di Licata del 5 agosto 1937, alla Curia Vescovile di Agrigento, unitamente ad una porzione dell’ex convento al piano terra di via V. Bruscia per i bisogni del rettore e della rettoria”.
La dott.ssa Elisa Conti, bravissima e gentilissima, illustra ai turisti guidandoli la cappella dell’infermeria.
La chiesa di San Francesco, dopo la sua riapertura, è stata molto visitata dai turisti giunti a Licata nel periodo estivo 2017. La presidente dell’Associazione Archeologica Licatese, prof.ssa Vitalba Sorriso, alla quale è stata affidata la gestione turistica di alcuni beni archeologici e monumentali di Licata, si esprime cono queste parole: “Oggi, 10 settembre 2017, non ci siamo fermati un solo minuto. Una marea di turisti nei nostri tre siti: chiostro e Chiesa San Francesco e teatro Re Grillo. Americani, Bulgari, Milanesi, Siciliani etc. Contemporaneamente si parlava in inglese e in italiano. Mancava lo spagnolo! Chissà, può darsi che capiterà qualche volta di fare la guida turistica e di parlare tre lingue contemporaneamente. Comunque bilancio super positivo e grande soddisfazione. La professionalità ripaga sempre.
LE ISCRIZIONI DELLA CHIESA DI S. FRANCESCO
I
D.O.M. / YA MI DESTIERO ES CUMPLIDO / YA MI TIERRA MELBOLVIDO / A MI DIOS SUPLICO Y FIDO / NO MIRANDO A QUELSIDO / SE ACUERDE SIEMPRE DE MI / EL CAPITAN DIEGO DE FIGUEROA / ANNO DOMINI MDLXXXVII» / (a destra dell’ingresso).
II
D.O.M. / PRAECLARISSIMAM SERROVIRA FAMILIAM / PIETATE DOCTRINA ARMISQ: A PRIMIS REDEMPTIONES fi. RAE SAECULIS / IN CATOLONNIA NULLI SECUNDAM SEMPER EXTITISSE. NON OBSURn / AC POSTEA TEMPORUM VICISSITUDINE IN SICILIAM EVECTAM / A PETRO ARAGONIAE LUDOVICO ET FRIDERICO TRINACRIAE REGIBUS / PARIBUS TAM ANTIQUAE NOBILITATI INSIGNITAM FUISSE MUNERIBUS / RÈLIGIO HIEROSSOLYMITANA ET VETUSTA CHIROGRAPHA TESTANTUR/ ILL: DIVUS D. PALMERIUS SERROVIRA CATENA DUX / EX TANTA PROSAPIA SUPERSTES ADHUC VIVENS POSTREMI DIEI MARMOR / SIBI, SUISQ: HOC POSUIT MONUMENTUM. / ANNO D.ni MDCCXXX MENSE JANUARIO /. (a sinistra dell’ingresso).
III
MISSAE INVALETUDINARII VEL ALIO AD HOC / DESIGNATO COENOBII SACELLO MINISTRI / PROVINCIALIS AUCTORITATE ERECTO A RE/ LIGIOSIS INFIRMIS CONVALESCENTIBUS, SENIBUS ALIOQUE LEGITIMO IMPEDIMENTO DE / TENTIS ALIISVE SACERDOTIBUS, PRO EORUMDEM COMMODITATE QUANDOCUMQUE CELEBRATAE PRIVILEGIO ALTARIS PRO OMNIBUS DE / FUNCTIS PERPETUO GAUDENT ATQUE ONE/ RIBUS HUJUS ECCLESIAE (sic) ALTARIBUS ADDICTIS / SATISFACIUNT EX INDULTO BENEDICTI PA / PAE. XIV. DIE. XVIII JANUARII MDCCLII./ (sopra l’altare della cappella dell’infermeria del convento).
IV
ALLA MEMORIA DI / TOMMASO CASCINO / CAVALIERE DELLO SPERON D’ORO / DOTTORE IN LEGGE / CHE PER 38 ANNI IL CONSOLATO / INGLESE RESSE / CONOSCITORE DI MUSICALI ARMONICI CONCERTI / E COMPOSITORE / COLTISSIMO. / CHE A 23 XMBRE 1838 / DI ANNI 67 MORIA / LASCIANDO EREDITÀ DI AFFETTI / IL SUO MAGGIORE FIGLIO / ANGELO. / (a destra dell’ingresso, sopra la tomba del Figueroa).
Alcune iscrizioni in alto sono poco visibili. Altre sono state cancellate e illegibili.
Il chiostro ospita la statua del Cristo alla colonna, della chiesa di Maria SS.ma Carità, il mercoledì e il giovedì della settimana santa.
Un altro gradito momento musicale è stato offerto dagli alunni dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “A. Toscanini” nella bellissima cornice scenografica del chiostro.
Le statue di San Francesco e di Sant’Antonio di Padova, sculture realizzate in legno dal maestro Picone Giuseppe nel 1732,
sono state restaurate nel 1960-’61 dal pittore licatese Salvatore (Totò) De Caro, che ha restaurato anche le cappelle in stucco, grazie al contributo di generosi benefattori (foto dal mio archivio fotografico).
L’altare dell’Addolorata accoglie la statua.
L’altare di San Giuseppe accoglie il Santo
Caratteristico è il complesso di statue con Santa Rita da Cascia posta al centro.
La statua di San Calogero
La statua di Santa Chiara d’Assisi
Altre statue
Cristo Gesù
la Madonna
Gli affreschi del tetto, che raccontano scene di vita di San Francesco, opera di Ignazio Spina deceduto nel 1954, una ventina di anni fa sono stati restaurati dal prof. Antonino Mazzerbo, come da testuali sue parole.
Il monumentale organo, di pregevole fattura, è molto decorato. Purtroppo non è funzionante perché gli sono state sottratte le canne.
Elemento decorativo è anche il confessionale.
Giornata di festa per gli alunni dell’Istituto comprensivo “Salvatore Quasimodo”! In occasione della riapertura della Chiesa di San Francesco, nell’ambito del progetto curriculare “L’arte dei madonnari”, si sono divertiti a dipingere sui marciapiedi del Corso Vittorio Emanuele di Licata volti di Madonne e di Cristi usando la tecnica dei gessetti colorati. Ecco i nomi degli alunni: Daniele Bonvissuto, Erika Bonvissuto, Althea Casula, Aurora Di Vita, Giada Falcone, Aurora Ferranti, Salvatore Florio, Gloria Licata, Mario Magliarisi, Alexia Malfitano, Elisa Pavone, Lorenzo Riccobene, Domenico Ruvio, Jason Trevisan, Gaetano Truisi, Carmela Urso, Vincenzo Volpe, Angelo Volpe, Michele Zarbo, Valentina Wang. (Fonte: Qui Licata.it)
Alla fine della cerimonia Mons. Francesco Montenegro ha ammirato i lavori dei giovani artisti lodandoli con “Bravi”. Mons. Montenegro, insieme al prof. Luigi Costanza, Direttore didattico dell’Istituto Comprensivo “Salvatore Quasimodo”, ai docenti referenti del progetto Fiorella Silvestri Antona, Maria Laura Comparato e Giuseppe Antona, ha concesso ai giovani artisti il suo ricordo fotografico .
Foto di: -Ivana De Caro -Giuseppe Federico -Lo Iacono Antonino -Angelo Mazzerbo -Nella Seminara -Fiorella Silvestri Antona -Qui Licata.it -Radio Azzurra -Francesco Sottile -Pierangelo Timoneri