Dec 20, 2016 - Senza categoria    Comments Off on PRESENTAZIONE DEL LIBRO “POESIE DI VINCENZO RAMPULLA”

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “POESIE DI VINCENZO RAMPULLA”

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La Kermesse d’Arte è l’Associazione culturale che, nel contesto mistrettese, incrementa la conoscenza delle diverse arti mettendo in luce le abilità possedute da uomini e donne che, con le loro creazioni, hanno dato e continuano a dare lustro alla cultura cittadina locale.

Successivo al secondo incontro Trittico amastratino VIII edizione 2016, tenutosi il 3 settembre nell’aula magna dell’Istituto Comprensivo “Tommaso Aversa” a Mistretta, per applaudire nuovamente il signor Vincenzo Rampulla, poeta popolare, per le capacità poetiche, oggi, 17 dicembre 2016, nell’aula seminariale “Graziella Idolo” del Liceo Classico Alessandro Manzoni di Mistretta è stato presentato il libro “Poesie di Vincenzo Rampulla” redatto dal prof. Sebastiano Lo Iacono.

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Così scrive di lui il prof. Sebastiano Lo Iacono in quarta di copertina del libro :”Vincenzo Rampulla, classe 1931, agricoltore, contadino, allevatore, armentista, nonché pastore, in quanto tale appartenente alla categoria dei cosiddetti vistiamàra, così definiti nei Nebrodi e nelle Madonie, come Omero e anche Esiodo (quest’ultimo anch’egli era pastore) è ispirato dalle Muse Eliconie per «cantare cose vere». È un aedo della poesia popolare, nonché il nonno che, in un tempo ormai perduto, seduto attorno al focolare, recitava miti, fiabe, cunti e strofe. La sua vocazione di poeta risale a quando aveva cinque-sei anni. È l’ultimo di una lunga schiera di poeti popolari di Mistretta (Messina), la cui voce rende ancora vivo il mito della poesia popolare e della oralità”.

Vincenzo Rampulla partorisce poesie da sempre. La sua poesia è autentica, sia nella forma metrica, sia nel ritmo.  In quanto autentico poeta popolare di Mistretta, lo hanno apprezzato in molti, soprattutto il poeta e scrittore Enzo Romano al quale ha dedicato la poesia:

 STAIO PARLANNO RI ENZO ROMANO

 Staio parlanno ri Enzo Romano,
ca era nu mistrittise e nun paisano,
ogni anno vinia ri luntano.
S’aspittava u iuorno chi vinia,
ca nta Mistretta purtava allegria,
pa so bravura a dire a poesia.
Nu facia telegramme e manco invite,
tutte l’amici sempri riuniti,
ca si vulievino bene cuomo i frate.
Enzo o 12 giugno t’arrivao n’avviso:
ti chiamao Gesù Cristo o Parariso;
dda truaste tutte i pariente tue,
e su contente ca tu nu suoffre chiue.
Enzo n Parariso stae cuntente,
amici e pariente ca nu ci manca nente;
amicu mio tu contente ha stare,
io corche ghiuorno ti viegno a truare,
e Gesù Cristo chi sò passe curte,
a uno a uno ni riunisce a tutte,
e quanno simo tutte riunite,
facimo sempre feste e stornellate.
Amico mio, tu n Parariso stae,
amici e pariente nu ti scordino mae,
ma quanno ti chiama Dio e ti nni vae,
u tò passato nu si cancella mae.
Sta poesia a fice Vicinzino,
ca quanno a legge si sente a tia vicino.

Ha condotto l’evento il signor Dino Porrazzo, presidente dell’Associazione culturale “Kermesse d’Arte”.

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Da sx: Vincenzo Rampulla- Antonietta Amoroso – Dino Porrazzo – Sebastiano Lo Iacono

 Ha fatto gli onori di casa la prof.ssa  Antonietta Amoroso, dirigente scolastico dell’I.I.S. “A. Manzoni” di Mistretta.

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Ha ampiamente relazionato sull’uso del dialetto il prof. Roberto Sottile, docente di Linguistica Italiana e componente del “Centro Studi Filologici e Linguistici Siciliani” del Dipartimento di Scienze Umanistiche del’Università di Palermo. Il dialetto! La lingua tradizionale dei nostri padri. Categoricamente non deve essere dimenticata, abbandonata, ma usata, insegnata e trasmessa ai giovani delle nuove generazioni.

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Sulla poesia del poeta Vincenzo Rampulla ha ampiamente relazionato il prof. Sebastiano Lo Iacono

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 di cui  abbiamo ascoltato le parole. “Guido Massino su Franz Kafka scrive così: «…nell’epoca contemporanea il luogo della poesia è soltanto “l’heimat-losig-keit”, l’“assenza di patria”»: l’essere senza casa, senza tetto, senza patria; il poeta è colui che non ha patria, perché la patria non lo riconosce come tale; è la stessa cosa del non essere profeta in patria, come si legge nel Vangelo diMatteo (13, 57), dove sta così scritto: «Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profetanon è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». Un poeta non ha patria, inoltre, perché la sua patria è la lingua.

Ecco: questo è il luogo, il topos, della poesia di Vincenzo Rampulla; questa è la sua casa, la sua lingua e la sua patria: questo incontro di oggi, voluto dalla volontà tenace di Dino Porrazzo, è una conferma: un poeta può e deve essere apprezzato nella sua patria.

La vera patria di Rampulla è la sua lingua, il nostro dialetto, come furono e sono stati patria e lingua il dialetto e la lingua-dialetto di e per Enzo Romano. Il dialetto, in passato, era un codice linguistico di cui avere vergogna; lo si parlava a casa, nella sfera del privato, in famiglia ed era codice linguistico di origine demotica; l’italiano era la lingua della cultura e di uso e fruizione pubblica.

«La poesia popolare – ha scritto il linguista Antonino Pagliaro- è essenzialmente anonima. Quando ha un nome è solo un caso raro”.

Una forte componente della poesia di Rampulla è quella religiosa e devozionale: in quanto tale la sua voce singolare è voce di tutti, voce collettiva e universale. La poesia di Rampulla è spesso poesia che prega, come il popolo di Mistretta ha pregato nei secoli e prega ancora i propri santi e la nostra Madonna dei Miracoli.

Molti suoi componimenti nascono da occasioni e da avvenimenti di vita quotidiana, familiari e sociali. Queste occasioni e avvenimenti sono gli stimoli a cui Rampulla risponde con un poetare ritmico e cadenzato che ricorda, richiama e riproduce quello dei cuntisti, contastorie e cantastorie di un tempo.

Rampulla è cuntista, contastorie e cantastorie; Rampulla è poeta popolare che sa cantare anche senza musica perché la sua poesia è intrinsecamente musicale.

Vincenzo Rampulla scrive poesie da sempre. Le sue poesie sono rima, ritmo e oralità. Solo in un secondo momento diventano scrittura, la quale, comunque non è da attribuire allo stesso autore-compositore.

Il passaggio dall’oralità alla scrittura è operazione difficile: per questo, il libro sulle poesie di Rampulla ha visto la luce adesso. Solo in un certo modo, con rigore filologico, si deve conservare un patrimonio poetico che ritengo appartenga alla cultura di Mistretta e di tutta la Sicilia, nonché all’area linguistica del dialetto siciliano.

Le poesie di Rampulla sono anche memoria e storia: nascono nella sua memoria, dove le ha conservate, come in un archivio non digitale di segni, dove risiede la nostra identità, e poi diventano storia individuale e collettiva.

La memoria prodigiosa di Rampulla, anche alla venerabile età di ottantacinque anni, non basta a salvare dall’oblio la sua oralità poetica la quale, in quanto tale, appartiene ai cosiddetti beni immateriali della nostracultura siciliana e di Mistretta.  Pertanto, con il supporto dei figli di Rampulla, soprattutto di Felice, ho assunto l’impegno di scrivere, ovvero di ri-trascrivere, in grafia fonetica e con l’ausilio dei segni diacritici, le poesie di Vincenzo Rampulla. Egli è stato ed è poeta prolifico! il suo poetare in lingua-dialetto è quasi un dono divino, una specie di estro che rapisce e coinvolge quasi fosse uno stato di follia creativa.

Vincenzo Rampulla appartiene non solo alla nostra cultura locale,bensì alla cultura siciliana e universale in quanto uomo-poeta che interroga l’essere e si interroga sul mistero dell’esserci.

Bisogna fotografare l’oralità per conservarla come essa è, onde preservare intatto un patrimonio poetico che merita la lettura, la lode, il riconoscimento e l’attestazione di essere un valore poetico immateriale che va custodito e salvato dall’oblio.

Infine il poeta Vincenzo Rampulla ha ringraziato gli intervenuti recitando un’altra poesia  per ricordare il suo grande amico Enzo Romano col quale condivideva lo stesso amore per la poesia dialettale in mistrettese arcaico.

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CERCAVA PAROLE ANTICHE
A Mistretta c’è nun puosto vacante,
picchì nni manca n’amico importante,
n’amico mistrittise, paisano,
ca ogn’aranno vinia ri luntano,
e u so nuomo era Enzo Romano.
Ora sta seggia cu l’av’accupare,
ca bravo cuomo a riddo nu cci nnere?
Sempre girava curtigghie e vanedde,
ca ia circanno tante vicchiariedde.
Era bravo e intelligente,
circava ddi parole anticamente,
facia tante dumanne a ddi mischine,
e gnuorno s’attruvao i libbra chine,
parole chi circava nte paise,
regalo chi lassao e mistrittisi.
Enzo, ora stu smascio a tia ti passao,
arripuose n Parariso assieme a Dio.
U Parariso è a metà ri via,
i mistrittisi sempre pinsamo a tia.
U Parariso è luntano assae,
i mistrittisi nu ti scurdamu mae.

Molta attenzione e vivo apprezzamento ha mostrato il numeroso uditorio costituito soprattutto dagli alunni delle classi terminali dello istituto superiore” A.Manzoni”.

 

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Il poeta Vincenzo Rampulla, per il prezioso contributo dato alla conoscenza della cultura popolare mistrettese, è stato moltissimo ricompensato con  applausi, applausi, applausi, con il fraterno abbraccio del signor Dino Porrazzo e, virtualmente,  con l’abbraccio di tutti i mistrettesi.

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Personalmente mi congratulo col poeta Vincenzo Rampulla, che conosco da molti anni,  e al quale auguro di portare avanti la sua inesauribile vena poetica.

I miei complimenti anche all’amico Tatà Lo Iacono per la competenza, la bravura, la pazienza a scrivere i testi della poesie del poeta Vincenzo in lingua dialettale siciliana. Compito non molto facile!

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