Feb 2, 2015 - Senza categoria    Comments Off on PENNISETUM SETACEUM

PENNISETUM SETACEUM

 

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La pianta di  Pennisetum setaceum è una delle tante cose belle che Madre Natura ci regala.

E’ bella per il suo aspetto sericeo, è bella per il suo movimento dolce e flessuoso sotto la debole forza del vento, è bella per il colore delle infiorescenze quando sono mature.

E’ facile incontrare la pianta di Pennisetum setaceum perché ama farsi ammirare lungo i bordi delle strade, in particolare quelle adiacenti ai centri urbani, e perché arricchisce i terreni incolti e gli spazi aperti.

La strada statale, quella che congiunge Gela ad Agrigento, dove io l’ho fotografata a circa un Km dopo il bivio per Licata, nel mese di novembre era popolata per tutta la sua lunghezza da questa meravigliosa pianta. Il Pennisetum setaceumpossiede altri sinonimi: Penniseto allungatoPennisetum ruppellii,  Verde Erba Fontana per l’aspetto del ciuffo che ricorda gli spruzzi d’acqua di una fontana.

Il nome del genere deriva dal latino “penna” “penna, piuma”  per l’aspetto piumoso delle infiorescenze.

Il nome della specie “setaceum” si riferisce all’aspetto setato.

Il Pennisetum setaceum  è una pianta erbacea perenne, semirustica, a portamento eretto, appartenente alla famiglia delle Poaceae. L’apparato vegetativo è costituito da culmi ascendenti, rigidi, sottili, alti 50 -100 cm. Una porzione meristematica, in corrispondenza del nodo, conferisce al culmo la capacità di raddrizzarsi nel caso in cui venga piegato. Fitti ciuffi di foglie, che si dipartono dal suolo, gli conferiscono un aspetto cespuglioso. Le foglie, verdi, strette, raccolte a ciuffi, ruvide e lineari, constano di una guaina che avvolge il culmo e di un lembo che si stacca nettamente dalla guaina in corrispondenza di una piccola struttura membranosa detta ligula. Fiorisce tra maggio e giugno. I fiori sono raccolti in infiorescenze a pannocchie compatte e piumose, sericee, di colore giallo-verde, spesso soffuse di porpora, che gradatamente schiariscono con la maturazione, lunghe fino a 30 cm.

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Nel fiore si osservano i resti del perianzio, rappresentati da 2 – 3 lodicule, di consistenza membranosa, cui segue l’androceo formato solitamente da 3 stami. Il gineceo, costituito da 2 – 3 carpelli, uniloculare, contiene un solo ovulo ed è sovrastato da 2- 3 stimmi piumosi. Il frutto è una cariosside contenente un seme con endosperma ricco di amido. Ciascuna spiga è in grado di produrre anche 100 semi che restano vitali nel suolo per un periodo di tempo superiore anche a 6 anni. Esperimenti di laboratorio hanno tuttavia evidenziato come dopo 18 mesi la loro germinabilità passi dall’80% al 44%. La produzione di seme è precoce e regolare. Ciascuna pianta è sessualmente matura entro i primi due anni di vita e produce semi ogni anno. Anche se la fioritura è prevalentemente estiva, in Sicilia la specie può riprodursi quasi di continuo durante tutto l’anno, prevalentemente tra marzo e settembre. Sfrutta rapidamente ogni condizione favorevole mostrando un’attività riproduttiva quasi continua producendo una gran quantità di semi con un’elevata germinabilità essendo in grado di germinare entro 3-5 giorni in condizioni di umidità e di temperatura ottimali. Studi approfonditi hanno dimostrato che la specie aumenta la propria attività fotosintetica, il proprio accrescimento e la produzione di seme in presenza delle piogge estive, cioè durante il periodo più caldo dell’anno. Condizioni climatiche sfavorevoli alla germinazione non riducono la quantità di seme presente nel terreno né la capacità della specie di affermarsi e diffondersi in seguito. Tuttavia, nelle zone più fredde in inverno i semi muoiono. L’impollinazione anemofila e la disseminazione anemocora in genere sono affidate al vento. La propagazione dei semi, dispersi a grande distanza, è affidata, inoltre, anche all’intervento antropico, all’acqua, al bestiame, agli uccelli e, soprattutto, ai veicoli, automezzi su gomma, cingolati, aerei, come è avvenuto certamente nella nostra regione.

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 Il Pennisetum setaceum è una pianta capace di accrescimenti molto rapidi potendo vivere sino a 20 anni di età. E’ una pianta delicata, che supera l’inverno solo nelle regioni con clima più favorevole dove spesso si riproduce spontaneamente inselvatichendosi e diventando leggermente invasiva. Dalla sua area d’origine il Pennisetum setaceum  è stato introdotto dall’uomo in molte altre aree geografiche come pianta ornamentale. In seguito alla sua diffusione oggi è una specie termocosmopolita.

Il Pennisetum setaceum, originario delle zone dell’Africa del Nord, della penisola arabica, del Medio Oriente,  si è diffuso in Arizona, in California, in Florida, nelle Fiji, nel Sud dell’Africa, in Indonesia, in Australia, nelle Hawaii, dove la specie è stata introdotta intorno al 1917 e dove si è affermata rapidamente naturalizzandosi già dal 1926. Ha contribuito in modo decisivo all’alterazione e alla grave compromissione delle foreste tropicali asciutte con l’aumento del rischio e dell’intensità degli incendi. Oggi il Pennisetum setaceum occupa nelle isole Hawaii un ampio range altimetrico crescendo dal livello del mare sino a 2800 d’altitudine.

In Europa è presente nella Spagna meridionale e nelle isole Baleari, nella Francia meridionale e in Italia, soprattutto in Sicilia e in Sardegna dove il clima è più favorevoleprediligendo ilrange da 0 a500 metri di altitudine nelle esposizioni calde.

La prima stazione di Pennisetum setaceum  in Italia è stata segnalata nel 1954 nei dintorni di Bordighera, in provincia di Imperia, dove sembra definitivamente scomparso.

Il Pennisetum setaceum è stato accolto nell’Orto botanico dell’Università di Palermo per essere sperimentato come pianta da foraggio diffondendosi ben presto negli ambienti litoranei del palermitano ove ha trovato condizioni di vita ideali. Il primo riferimento bibliografico relativo alla presenza di Pennisetum setaceum in Sicilia è stato redatto nel 1939 dal prof. Bruno, uno dei promotori e dei fondatori della Facoltà di Agraria di Palermo, che così afferma: “Nella primavera del 1938 mi procurai dei semi di Pennisetum ruppellii Steud. che feci seminare il 2 aprile […] Nell’aprile del 1939 ne feci eseguire un’estesa piantagione nel R. Giardino Coloniale di Palermo…”.

Si può sostenere che questa data segna l’inizio della presenza del Pennisetum setaceum nel territorio della regione Sicilia. Il Giardino Coloniale di Palermo fu affiancato all’Orto Botanico nel 1913 e, successivamente, fu soppresso, ma la parcella di Pennisetum setaceum fu mantenuta almeno fino al 1965. La pianta fu introdotta dall’Abissinia, allora colonia italiana, per l’utilizzo come possibile erba da foraggio.

In seguito, avendo riscontrato un basso valore nutritivo e una scarsa appetibilità per il bestiame, fu invece ritenuta un’interessante pianta ornamentale per via della “splendida fioritura“, motivo per il quale se ne mantenne una parcella all’interno del Giardino Coloniale, che è da ritenersi il centro di diffusione della specie, almeno per quanto riguarda il territorio di Palermo e della sua provincia. Da lì è iniziato un rapido processo di naturalizzazione e di invasione che sembra interessare un territorio sempre più vasto della Sicilia. La sua presenza in aree molto distanti tra loro fa ipotizzare che il Pennisetum setaceum abbia manifestato il proprio carattere di specie invasiva negli anni ‘ 80 del secolo scorso. Da quel momento in poi sembra essere iniziato, e ancora non può dirsi certamente terminato, il rapido processo di espansione della specie sul territorio regionale, soprattutto lungo la costa tirrenica, dove maggiore è l’impatto antropico sulle coste, ed in ambienti marcatamente caldo-aridi.

La notevole diffusione del Pennisetum setaceum è da attribuirsi alla sua capacità di adattarsi, fisiologicamente e morfologicamente, a diversi ambienti. Dopo un breve periodo di sospensione, questa pianta paleotropicale ha cominciato a diffondersi sempre più rapidamente in Sicilia. A distanza di circa 50 anni dal suo primo insediamento si è talmente naturalizzata da costituire una grave minaccia per gli equilibri fitocenotici dell’area colonizzando habitat di solito occupati dall’Ampelodesmos mauritanicus con cui condivide le esigenze climatiche e nutritive. In alcuni casi è divenuto l’elemento dominante della composizione floristica della biocenosi nota come Penniseto setacei-Hyparrhenietum hirtae.

Nei giorni nostri l’adozione di scelte d’intervento assume carattere d’urgenza per via del pesante impatto che la specie ha sulle comunità preforestali, macchie degradate e garighe, sulle praterie perenni e annue, sugli ecosistemi costieri, sulla macchia litoranea.

Il Pennisetum setaceum predilige, infatti, ambienti sinantropici e suburbani come cave dismesse, marciapiedi, linee ferroviarie, margini delle strade spingendosi in contesti seminaturali sub-rupestri, su substrati detritici o con roccia affiorante, sulle colate laviche dell’Etna, adattandosi a fattori di disturbo quali gli incendi intensi e frequenti, i pascoli abituali e la sempre più intensa antropizzazione. Proprio la notevole resistenza ai fattori di stress e di disturbo, come gli incendi, associata alla capacità di avvantaggiarsi rapidamente delle condizioni ottimali, è considerata una delle caratteristiche che contribuisce a rendere la specie altamente invasiva in diverse aree del mondo interferendo con la rigenerazione delle specie vegetali autoctone.

Il Pennisetum setaceum  è elencato tra le “diffuse piante infestanti più invasive“. Anche la lunga vitalità dei semi, che possono rimanere attivi nel terreno per molti anni, rende molto facile la sua diffusione e altrettanto molto difficile il controllo e l’estirpazione della specie con l’aiuto di erbicidi. Metodi meccanici, combinati a tecniche chimiche, possono essere più efficaci di ciascun sistema applicato singolarmente.

Erba Fontana è un’erba ornamentale decorativa e resistente. Non ha bisogno praticamente di nessuna cura una volta che ha scelto il suo habitat preferito su terreni alcalini e ben drenati. Ben tollera l’elevata umidità, il vento, la siccità, le alte temperature, teme le basse temperature che non devono scendere mai al di sotto di O°C. Gradisce una buona esposizione al  sole,  anche se tollera una parziale ombra. In genere è una specie libera da parassiti portatori di malattie e da nemici naturali. Se si riesce a controllare il fenomeno della sua invasività, la pianta può essere coltivata nei giardini pubblici e nelle ville private a scopo ornamentale.  Nel mese di aprile si dividono i cespi delle piante perenni e si ripiantano immediatamente. Le specie coltivate come piante annuali nei mesi di marzo-aprile si possono seminare in vasi o terrine riempiti con una composta per semi alla temperatura di 15-17°C. Le piantine si ripicchettano in cassette e si mettono a dimora in maggio. Sebbene il Pennisetum setaceum può essere coltivato da seme ogni anno, tuttavia nuove piantine possono essere acquistate nei vivai ogni primavera per piantarle nel giardino.

Durante la stagione invernale la pianta assume il colore marrone; comincia ad appassire diventando estremamente infiammabile. Presenze consistenti di cespugli di Pennisetum setaceum, costituiti da materiale facilmente infiammabile che aumenta l’intensità e la velocità di propagazione del fuoco, sono causa di pericolosi incendi che possono influenzare negativamente gli alberi resinosi ad alto fusto, gli uccelli che nidificano, gli animali selvatici terrestri in caso di propagazione del fuoco.

L’adattamento di questa graminacea al passaggio del fuoco è singolare. Per conto suo presenta una grande capacità di riaffermarsi dopo il passaggio del fuoco perché riprende la sua vitalità in pochissimo tempo.

Il signor Ciccio, il mio giardiniere, molto cocciutamente, brucia i cestini dei culmi dell’Ampelodesmos per liberare il terreno dalla sua presenza. Non sono riuscita a fargli capire che il suo lavoro è inutile. Poco tempo dopo la pianta è più vigorosa di prima. Gli dico che bisogna estirpare la pianta dalle radici! Occorrono: più fatica e più tempo.

Nel mio terreno spesso i pastori portano i loro greggi a pascolare. Tuttavia, le pecorelle al pascolo lasciano indisturbati i ciuffi di Ampelodesmos che si moltiplicano sempre di più nel mio giardino roccioso. In compenso hanno tranciato la cima dell’Araucaria. Il Pennisetum setaceum fortunatamente non è presente nel mio terreno. Essendo un foraggio poco nutritivo, gli animali da pascolo evitano di nutrirsi con l’Erba Fontana mangiandola solo quando non sono disponibili altre erbe più appetibili.

Un merito va riconosciuto al Pennisetum setaceum: le infiorescenze, tagliate e fatte seccare, capovolte in un ambiente aerato, asciutto e poco illuminato, diventano bellissime composizioni di fiori secchi.

 

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