Oct 7, 2016 - Senza categoria    Comments Off on OMAGGIO A ENZA VINCI LA RICAMATRICE DI MISTRETTA

OMAGGIO A ENZA VINCI LA RICAMATRICE DI MISTRETTA

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A Mistretta, tramite la creatività e la tenacia di molte persone industriose, oltre all’arte della scultura della pietra e del legno, opere che si osservano durante le esplorazioni del paese, segni concreti della viva fantasia e della feconda operosità dei mastri artisti, si sono conservate ancora alcune tradizioni artigianali espresse nell’arte del ricamo, del cucito, dell’uncinetto, della gastronomia.

Disse Louis Nizer: “Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista“.
Louis Nizer fu un famoso giurista nato il 6 febbraio del 1902 a Londra e morto il10 novembre del 1994 a New York. Oltre ad eseguire bene  il suo lavoro legale, Louis Nizer era scrittore, artista, docente e consulente di molte persone più potenti del mondo della politica, dell’economia e di intrattenimento. Questo suo messaggio, molto profondo, chiarisce come è gratificante essere artisti!

Fin dai tempi dei normanni l’arte del ricamo ebbe un florido sviluppo e una particolare diffusione a Mistretta.

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Le famiglie benestanti accoglievano nei loro palazzi le ricamatrici che lavoravano tutto l’anno al loro servizio.

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Il salario era basso, però potevano soddisfare i bisogni alimentari propri e quelli dei loro cari. Le ricamatrici amastratine realizzavano lavori di indiscusso valore artistico, che preparavano con grande impegno di tempo, spinte dalla religiosità per ornare gli altari delle chiese o sollecitate dalla gioia di realizzare con le proprie mani il corredo anche per la figlia femmina. Un proverbio mistrettese recita: “A figghia nn’a fascia/ u curredu nn’a cascia”, significa che anche se la figlia è neonata e ancora in fasce, la mamma si deve preoccupare di preparare il corredo che, man mano, con impegno e con sacrificio, durante il corso degli anni si componeva e si completava. Conservato dentro la “cascia”, sarebbe stato pronto per il suo matrimonio. Il corredo era la prima dote matrimoniale della ragazza e sottostava a rigorose regole di una rigida tradizione. A quattro a quattro, a sei a sei, a dodici a dodici, a ventiquattro a ventiquattro era una legge che si stabiliva fra i consuoceri e significava che la sposa doveva inserire gli elementi del corredo: lenzuola, federe, tovaglie, asciugamani, camicie, che l’arte femminile del ricamo adornava con i motivi più belli, in numero di quattro, oppure di sei, oppure di 12 o di 24, secondo le condizioni economiche della famiglia, pena la rottura del fidanzamento. Fino ad alcuni decenni fa, qualche settimana prima della data del matrimonio, il corredo matrimoniale doveva essere esposto in bella mostra, come in vetrina, per soddisfare la curiosità di amici e parenti che venivano ad ammirarlo e a contarlo. Oggi, per fortuna, queste tradizioni arretrate sono state superate. Tuttavia i bauli delle ragazze nubili mistrettesi sono stracolmi di lussuosi e costosi corredi dall’altissimo valore affettivo.

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Tale attività, evolutasi nel tempo per stili e per materiali, per secoli è stata la principale forma di occupazione del tempo libero delle donne che, insieme ai fili di cotone e di seta, hanno intessuto una cultura preziosa che oggi va valorizzata e non dimenticata. Ricordo che il periodo della chiusura delle scuole in estate era atteso da noi fanciulle con grande entusiasmo perché volevamo andare ad apprendere l’arte del ricamo dalle sorelle Fontana. Erano tre sorelle: Grazia, Peppina e Ciana, finissime ricamatrici. Trascorrevamo a casa loro, a gruppi di 10-12, gran parte della giornata a preparare il lavoro: a tirare i fili della stoffa, a fare gli angoli e i bordi a punto a giorno o a punto quadro. La signorina Ciana era una brava disegnatrice su stoffa che poi noi fanciulle ricamavamo. Sono ricordi che non si dimenticano.

Oggi la signora Enza Vinci è una delle pochissime donne amastratine che conserva ancora il valore del bello tramite l’arte del ricamo. Ha aperto la porta della sua casa per mostrarmi una piccola parte della sua grande collezione di ricami.

Con il suo paziente lavoro di ago e di filo sa trasformare un pezzo di tela di lino, di seta, di cotone in un giardino fiorito ricamato in un lenzuolo, in una tovaglia, in una coperta, in un asciugatoio, in una camicia.

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Sono tutti lavori realizzati dalle sue mani laboriose!

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