Sep 3, 2017 - Senza categoria    Comments Off on IL MYRTUS COMMUNIS NELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

IL MYRTUS COMMUNIS NELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

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Nascosta sotto un albero di Magnolia grandiflora la pianta di Mirtus communis, posta in un’aiuola della villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta, abbracciata ai suoi piedi dalla pianta di Laurus nobilis, cerca di difendersi anche dall’aggressione dei bambini.

https://youtu.be/RJXwCZpZIpE

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Il Mirto, Myrtus communis, in Sicilia chiamato “Murtidda”, appartiene alla famiglia delle Myrtaceae.
E’ una pianta che maggiormente si fa notare nel panorama delle piante mediterranee.
Dentro l’Orto botanico di Pisa, in uno spazio denominato “l’orto del Mirto” è presente un vetusto esemplare di Myrtus communis.
Benché gli appartenenti alla sua famiglia siano migliaia, il Mirto, originario dell’Africa del nord, è l’unico elemento delle Mirtaceae ad essere presente in tutta l’Europa specialmente in Grecia, in Italia, in Spagna e nella Francia mediterranea.
Si trova anche nelle contee sud-occidentali dell’Inghilterra, in Irlanda e persino in India e in Argentina.
In Italia è diffusissimo in Sardegna dove cresce spontaneo.

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 Secondo la leggenda, il nome “Myrtus” deriva da Myrsine, mitica fanciulla greca, invincibile nelle gare ginniche che, dopo aver battuto un suo coetaneo in una gara di giochi, è stata uccisa dall’amico del giovane, in un impeto di gelosia, perché accecato dalla rabbia. La dea Pallade, impietosita, trasformò il suo corpo esanime in un delizioso arbusto chiamato Myrsine, da cui il nome Mirto.
Il Mirto è un arbusto non spinoso della macchia mediterranea, sempreverde, perenne, molto ramificato, cespuglioso, alto circa 160 centimetri.
Ha graziose foglie a margine intero, opposte, persistenti, ovali, coriacee, glabre, lucide, di colore verde scuro e, quando sono spezzate, per la presenza nel loro spessore di ghiandole oleifere rotonde, emanano una gradevole fragranza dovuta alla presenza del mirtenolo, un olio dotato di proprietà balsamiche.

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La corteccia, rossiccia nei rami giovani, col tempo assume una colorazione grigiastra.
I suoi fiori bianchi, a 5 petali, solitari, profumati, lungamente peduncolati, crescono all’ascella delle foglie. Gli stami, molto numerosi, dorati, sono ben evidenti per i lunghi filamenti.

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L’ovario, infero, termina con uno stimma semplice.
Il Mirto fiorisce tra la tarda primavera e l’inizio dell’estate e i fiori si raccolgono nei mesi di luglio e di agosto, le foglie durante tutto l’anno, le bacche in autunno. Fiori, foglie e bacche, dopo averli essiccati al sole, si conservano in scatole dotate di una buona chiusura.
Il frutto è una piccola bacca di consistenza carnosa, ovoidale, dal colore verde e poi bluastro e dal profumo gradevole, molto gradita agli uccelli. Contiene numerosi semi reniformi che maturano da novembre a gennaio. Le bacche persistono per un lungo periodo sulla pianta. La riproduzione avviene per semi e per talea.

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Il Mirto prospera ove il clima è mite, sopporta bene la siccità, ma teme il gelo. Predilige un substrato sabbioso, ben  sciolto e permeabile, ama il sole e desidera un’esposizione aperta e arieggiata.
Può essere soggetto ad attacchi da parte degli Afidi e della Cocciniglia. I funghi provocano l’ingiallimento e le macchie del fogliame.
Nel giardino di Mistretta, dove le temperature invernali scendono sotto lo zero, il  Myrtus è posto in una posizione riparata e protetta. Nel giardino “Garibaldi” è coltivato anche il Mirtus tarentinus

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 che si differenzia dal communis per le foglie piccolissime e per la chioma più compatta.
Per il contenuto in oli essenziali, in tannini e in resine, il Mirto è un’interessante pianta dalle proprietà aromatiche e officinali.
Trova impiego in campo erboristico e farmaceutico per la cura delle affezioni a carico dell’apparato digerente e del sistema respiratorio. Infatti, gli sono attribuite proprietà balsamiche, astringenti, leggermente antisettiche.
Dal nome volgare con il quale spesso è conosciuto il Mirto, “Mortella”, deriva il termine “mortadella” proprio perché essa era aromatizzata con le sue foglie.
L’impiego fitocosmetico del Mirto risale al Medioevo: con la locuzione di “Acqua degli angeli” s’indicava l’acqua distillata di fiori di Mirto usata nell’industria dei profumi per le spiccate proprietà tonificanti e astringenti, ottime per l’epidermide.
Un decotto di foglie e di fiori, applicato esternamente, esercita un’azione decongestionante sulla pelle e sulle mucose della bocca; è indicato.
Le bacche, fatte macerare, sono utilizzate per la preparazione dell’ottimo liquore del Mirto molto conosciuto in Sardegna.
Questo liquore è ormai diventato il digestivo per eccellenza offerto, spesso in omaggio, nei ristoranti sardi al termine del pasto.
Usate in cucina, le sue foglie sono utili per aromatizzare carni, salumi, condimenti e miscele di spezie dando una nota molto fresca.
Già Plinio affermava che la salsa dei frutti di Mirto era uno squisito ingrediente per l’arrosto di maiale.
I rametti di Mirto sono usati frequentemente come ornamento nei banchi delle macellerie e delle rosticcerie.
Il Mirto è Il mirto è sempre stata una pianta sacra fin dal tempo degli egiziani e dei persiani.
Per i romani era simbolo di “pace, di trionfo e di vittoria”. I generali, reduci dalle battaglie vittoriose, erano premiati dal senato con corone di Mirto.
Con i suoi rami s’intrecciavano ghirlande con le quali s’incoronavano i poeti durante le manifestazioni letterarie.
E’ l’arbusto caro ai poeti perchè simbolo di “gloria”.
Nell’Antico Testamento, in Dio salverà il suo popolo, (Isaia 41, 18 – 19), si legge: “ […] Cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in sorgenti. Pianterò cedri nel deserto, acacie, mirti e ulivi; porrò nella steppa cipressi, olmi insieme con abeti; perché vedano e sappiano, considerino e comprendano a un tempo che questo ha fatto la mano del Signore. Lo ha creato il Santo di Israele “ […].
In Israele s’intrecciavano ghirlande di Mirto che si offrivano alle giovani donne quando si sposavano.
Il Mirto è stato da sempre il simbolo della “fecondità” tanto che Plinio lo aveva soprannominato “Myrtus coniugalis” in quanto si usava nei banchetti di nozze come augurio di una vita serena e ricca di affetti.
Nei canti cretesi rappresenta da sempre una pianta afrodisiaca tanto che chi vuole essere amato è esortato a raccogliere un ramo.
Ancora oggi in alcuni Paesi, secondo le tradizioni locali, forse per il candido colore dei suoi fiori, la pianta è considerata simbolo della “verginità e dell’amore puro” e, insieme ai fiori d’arancio, è aggiunto nei mazzi floreali delle spose.
In molti cerimoniali religiosi il legno di Mirto si bruciava come l’incenso.
Nella mitologia greca il Mirto era considerato il simbolo “dell’amore e della bellezza” e, per questo, era sacro alla dea Venere.
Si narra che Venere, quando uscì nuda dalla schiuma del mare di Cipro, si rifugiò dietro un cespuglio di Mirto, che simboleggia la bellezza pudica, per nascondersi dagli sguardi vogliosi di un satiro.
Era considerata una delle piante simboliche di Roma e, infatti, nel Foro un’antica ara era consacrata a Venere Mirtea.
Il Mirto, però, ha anche un significato funebre. Infatti, nell’antica Grecia si raccontava che Dioniso, sceso nell’Ade per liberare la madre Semele, aveva dovuto lasciare, in cambio, una pianta di Mirto.
Da allora il Mirto rappresenta l’aldilà.
I Greci lo offrivano ai morti ed Elettra lo richiedeva per l’anima di Agamennone, suo padre.
Nel linguaggio dei fiori il Mirto simboleggia “l’amore”.

 

 

 

 

 

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