Aug 3, 2023 - Senza categoria    Comments Off on LE PIANTINE DI BORRAGO OFFICINALIS NELLE CAMPAGNE DI LICATA E DI MISTRETTA

LE PIANTINE DI BORRAGO OFFICINALIS NELLE CAMPAGNE DI LICATA E DI MISTRETTA

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Le passeggiate all’aria aperta nelle campagne di Licata e di Mistretta mi danno la possibilità di osservare, conoscere e fotografare sempre nuovi elementi naturalistici. Questa piantina, molto semplice, ma vivace nel colore dei suoi fiori, è degna di essere raccontata perchè molto comune non solo nei campi di Licata e di Mistretta, ma ovunque, nel pianeta Terra, dove trova le condizioni ideali per vegetare e riprodursi.

 

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Il suo nome botanico è “BORRAGO OFFICINALIS“.

Nomi italiani sono:” Borragine comune, Borrana, Borragine“.

Sinonimo del nome botanco è ” Borago hortensis“.

Ogni regione italiana la chiama con nomi diversi: “Vurrania in Calabria, Verraine in Abruzzo, Vorraina in Campania, Vurrane in Puglia, Borrana in Toscana, Buraze in Friuli, Borrana in Lombardia, Burraxa in Liguria, Burage in Piemonte, Borase in Veneto, Burrascia in Sardegna.

A Mistetta la chiamiamo”Urrania”.

Nomi popolari internazionali sono: “Borai, Boraso, Bragia, BuraxuBurràs, Erba d´la torta, Malai, Borrana, Buglossa vera, Burràgine, Verràine, Borraccia, Vorràgine, Bburraina, Inistrora, Urraina, Vurraina, Burraxi, Limba´e boe, Limbuda, Lingua rada, Borage, Bourrache, Boretsch, Borag, Stofférblomma, Agurkurt, Hjulkrone, Purasruoho“.

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Etimologicamente il nome del genere “Borrago” deriva dal latino “borra“, una stoffa grossolana di lana ruvida con lunghi peli, per via dei peli presenti nel fusto e nelle foglie e che rendono la pianta ruvida al tatto, oppure dal latino “borrus” “ispido, peloso” in riferimento alla pelosità ispida delle foglie, o sempre dal latino “borrago” per le proprietà sudorifere della pianta.

Una tesi sostiene che derivi dall’arabo “Abu araq” ” padre del sudore“, a sottolineare le proprietà sudorifere diaforetiche della pianta.

Un’altra tesi sostiene che il nome derivi dal celtico “barrach” che significa ” coraggio” .

Infatti la Borragine, aggiunta al vino, era usata dai guerrieri dell’antico popolo celtico per affrontare i nemici, prima di una battaglia, convinti che desse loro coraggio. La Borragine incoraggia anche “l’allegria“.

La Borragine era già conosciuta da Plinio che la chiamava “Euphrosinum” considerandola capace di donare la” felicità“.

Dioscoride la chiamava “Buglossa” per la forma della foglia somigliante alla lingua del bue.

Il nome della specie “officinalis” deriva da “offícina, laboratorio medioevale“, perchè è una pianta usata in farmaceutica, in erboristeria e in profumeria.

La Borrago officinalis è un’essenza vegetale appartenente alla famiglia delle Boraginaceae.

E’ originaria del Medio Oriente, ma naturalizzata ovunque, in tutte le regioni temperate del globo terrestre.

Cresce allo stato spontaneo in tutta l’Europa, nell’America settentrionale e nell’Africa settentrionale raggiungendo quote altimetriche da 0 fino a 1000 m s.l.m.

E’ presente in tutte le regioni italiane spesso come pianta avventizia.

In Sicilia è presente in tutta l’isola. La possiamo ammirare nei prati incolti, nei bordi delle strade, nei sentieri, lungo i muretti, nei giardini privati.

La specie è stata introdotta in molti paesi per la sua coltivazione.

La Borrago officinalis è una pianta erbacea annuale o perenne legata al terreno mediante una radice a fittone dalla quale si sollevano i fusti cavi, carnosi, alti 50-70 cm, dal portamento eretto, ricoperti di peli biancastri e ramificati in alto.

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Le foglie basali, sostenute dal lungo picciolo, hanno la lamina di forma ovata, di colore verde scuro, con il margine seghettato irregolarmente.

Le foglie cauline, sostenute da un breve picciolo, dal margine ondulato e con la nervatura rilevata, sono alterne, ovali, lunghe 10–15 cm, di colore verde scuro, ricoperte da una ruvida peluria.

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I fiori, ermafroditi, di breve durata, raccolti in infiorescenze sommitali, sono riuniti all’ascella delle foglie.

La corolla, di forma stellata, ha i petali bilobati di colore azzurro. Sono peduncolati e disposti a grappolo. Al centro del fiore sono visibili le antere derivanti dall’unione dei 5 stami.

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I fiori della Borragine, oltre ad essere molto decorativi, sono importanti per le api e per gli apicoltori per produrre un ottimo miele.

I fiori, infatti, producono polline e nettare in quantità notevoli per tutto il periodo della fioritura. L’antesi è molto lunga.

La fioritura inizia nel mese di aprile continuando fino al mese di ottobre. In Sicilia la fioritura avviene da gennaio ad aprile. I fiori, commestibili, aggiungono un tocco insolito alle insalate e alle torte.

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I frutti sono dei tetracheni circolari, di colore marrone chiaro, molto duri, che contengono al loro interno piccoli semi neri da cui si ricava il prezioso olio.

I semi sono dotati di elaiosomi, particolari appendici contenenti sostanze nutritive appetibili alle formiche, che ne facilitano la disseminazione detta per mirmecoria.

La moltiplicazione avviene per seme in primavera. Le piante crescono abbastanza velocemente. Se i semi si lasciano sui fiori, senza toglierli, la pianta si riproduce automaticamente.

La Borragine, oltre a vegetare spontaneamente come pianta infestante, è coltivata nei giardini sia come erba culinaria, sia perché le api visitano i suoi fiori facendo produrre un eccellente miele. Si può coltivare nei vasi di grandi dimensioni.

La Borragine è una pianta rustica, facile da coltivare, non necessitando di particolari attenzioni. Cresce bene in quasi tutti i tipi di terreno prediligendo quelli asciutti, sciolti, ben assolati, ma tollera anche un’esposizione parziale al sole, in semi-ombra, e dove le temperature primaverili non siano inferiori ai 10°C.

La Borragine va annaffiata con regolarità, in particolare durante il periodo estivo. Se cresce spontanea, è sufficiente l’acqua piovana.

La Borragine è una pianta molto resistente e non è attaccata da muffe, da funghi o da parassiti.

La Borragine trova un largo utilizzo come pianta officinale. E’ usata, infatti, per la creazione di medicinali e di creme cosmetiche.

Le parti usate sono: le foglie, le sommità fiorite, i semi.

Gli antichi fitoterapeuti, che basavano i loro rimedi curativi sulle proprietà delle varie piante che conoscevano, consigliavano l’uso dei decotti ottenuti dalle sommità fiorite di Borragine per combattere gli stati febbrili proprio per il loro effetto sudorifero e depurativo.

Utili anche per calmare la tosse secca, per combattere le infiammazioni delle vie respiratorie, per lenire i disturbi gastro-intestinali .

I semi sono ricchi di acidi grassi polinsaturi e sono utilizzati per le loro proprietà antinfiammatorie e protettive del sistema cardiovascolare.

Fin dall’antichità la pianta ebbe fama di svegliare gli spiriti vitali.

Plinio il Vecchio sosteneva che i fiori della Borragine macerati allontanassero la tristezza e, se mangiati in insalata, potessero sgombrare la mente dai pensieri cattivi procurando effetti positivi anche sulla psiche. Un suo pensiero: «Un decotto di borragine allontana la tristezza e dà gioia di vivere».

Dalla spremitura a freddo dei semi della Borragine si ottiene un olio vegetale, o olio di stella, molto prezioso, utile nelle patologie della pelle come eczemi, dermatosi, psoriasi, aumentando le difese immunitarie per via delle proprietà antiinfiammatorie grazie alla presenza di omega 6 e della vitamina E.

Prima di utilizzare i prodotti farmaceutici derivati dalla Borragine, è prudente chiedere sempre consigli al proprio medico.

Plinio e Dioscoride concordavano nell’affermare che una tazza di vino caldo, con l’aggiunta di qualche foglia tritata di Borragine, era un ottimo rimedio per combattere la malinconia.

Secondo Dioscoride, la Borragine è in grado di “rallegrare il cuore e sollevare gli spiriti depressi”.

Il medico napoletano, Giuseppe Donzelli nel sua trattato alchemico del 1660 “Teatro farmaceutico, dogmatico e spagirico” riporta che essa <<toglie le immaginazioni cattive, acuisce la memoria e la mente e distacca dal corpo tutti gli umori cattivi>>.

Attualmente l’uso terapeutico della Borragine è sconsigliato sia per l’insufficienza delle evidenze mediche, sia per il fatto che i petali e le foglie contengono alcaloidi pirrolizidinici che hanno proprietà epatotossiche e cancerogene.

In cucina, nella tradizione gastronomica italiana, le foglie giovani della Borragine, lessate in poco acqua e condite con olio, sono usate nelle insalate, nelle minestre, nelle zuppe, e anche per insaporire il té freddo e le bevande di frutta.

Ricordo che mia madre andava a raccogliere le foglie e i fiori della Borrago nella sua campagna, in contrada Scammari, per preparare una gustosa frittata. Oppure preparava la “pasta con la vurrania”, detto il pasto povero,  alla quale aggiungeva un pò di pomodoro per dare colore alla pietanza. Comunque, sono contraria a mangiare erbe spontanee, soprattutto crude, perchè la mancanza di conoscenza delle varie specie mangerecce e non, potrebbe creare diversi problemi ala mia salute.

Le foglie giovani e fresche, raccolte in primavera, ricche di vitamina C, di calcio, di potassio e di sali minerali, sono utilizzate solitamente cotte perchè la cottura evita l’effetto urticante dei peli che le ricoprono interamente. Con l’essiccazione, le proprietà diminuiscono sensibilmente. L’aggiunta delle foglie dona alle pietanze un leggero aroma simile a quello del cetriolo.

L’infusione di foglie di Borragine è il miglior tonico naturale per i problemi legati allo stress. Galeno credeva che “facessero buon sangue” se messe nel vino.

I fiori sono usati per guarnire le preparazioni dolciarie e mantengono il colore violetto anche dopo la cottura al forno. Come tisana, la Borragine ha effetti calmanti che la rendono perfetta per trascorrere una buonanotte.

Tuttavia, anche l’abbondante uso alimentare dei fiori della Borragine, specialmente per lunghi periodi, è sconsigliato per la presenza, in alcune fasi vitali della pianta, di composti pirrolizidinici per sospetta attività epatotossica (come già detto).

Gli alcaloidi pirrolizzidinici sono una categoria di composti metabolici prodotti dalle piante allo scopo di disincentivare l’erbivoria.

Si stima che il 3% di tutte le specie vegetali producano questo tipo di composti che sono, quindi, onnipresenti all’interno delle catene alimentari.

La loro azione si esplica a carico delle vene epatiche favorendone l’occlusione e sono colpevoli di generare mutazioni nelle cellule del fegato con esiti cancerosi, soprattutto se la verdura è consumata spesso e in abbondanza.

Le persone con problemi epatici è bene che si astengano dal consumo alimentare di questa pianta.

Non ci sono invece problemi di tossicità nell’assunzione dell’olio ottenuto dalla spremitura dei semi perchè esso non contiene alcaloidi pirrolizidinici.

Con la Borraggine si prepara anche un miele molto particolare perchè ha un aroma delicato e aromatico.

Nel Regno Unito il miele di Borragine è una specialità dello Yorkshire orientale, dove viene coltivata la maggior parte delle piante di Borragine.

Curiosità: la pianta di Borragine tradizionalmente era usata per abbellire le case durante i preparativi delle feste matrimoniali.

Il nome gallese per la borragine, “llawenlys“, significa infatti “erba della contentezza“.

Nel linguaggio dei fiori la Borragine esprime “coraggio, felicità, gioia“.

E’ di fondamentale importanza non confondere la Borragine con la Mandragora.

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La Mandragora è una pianta velenosissima che fiorisce in autunno, non è commestibile, potrebbe causare la morte al malcapitato che, ignorantemente, l’avrebbe mangiata scambiandola per la Borragine.

Ha la corolla dei fiori gamopetala, a forma di campana, di colore viola.

I fiori sono inseriti a gruppo al centro della rosetta di foglie quasi glabre.

E’ inconfondibile!

 

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