LE ANIME PURGANTI E LA CHIESA DEL PURGATORIO A MISTRETTA
Che cosa è il Purgatorio?
Il Purgatorio è un elemento importante nella dottrina escatologica della Chiesa cattolica romana secondo la quale il Purgatorio, insieme all’Inferno e al Paradiso, è uno dei luoghi o condizioni ai quali vengono accolte le anime dei defunti.
La dottrina del Purgatorio fu definita esplicitamente nel secondo Concilio di Lione del 1274, in quello di Firenze del 1438 e, infine, nel Concilio di Trento del 1563.
Essa afferma che coloro che muoiono nella Grazia di Dio, pur potendo entrare nella gloria del Cielo, guadagnare il Paradiso e la salvezza eterna, dopo la morte devono essere accolti nel Purgatorio per riparare i lievi peccati commessi in terra. Solo attraverso la purificazione spirituale potranno accedere al Paradiso ed essere in comunione con Dio. Tale purificazione consiste nel sopportare pene simili a quelle infernali con la differenza che, mentre le pene del Purgatorio sono temporanee, quelle infernali sono eterne.
Nel purgatorio c’è la luce della Speranza Divina che scende dal Paradiso!
Per guadagnare la purificazione, le anime del Purgatorio sono in perenne e incessante preghiera. Infatti, la dottrina cattolica, in suffragio dei defunti, per favorire il loro trasferimento in Paradiso per godere della gloria di Dio Padre Onnipotente, raccomanda ai viventi: la recita della preghiera, la celebrazione delle Sante Messe e le indulgenze.
Le preghiere dei viventi in favore dei morti salgono al Cielo, muovono la misericordia di Dio diminuendo il tempo di permanenza delle loro anime nel Purgatorio. La preghiera più semplice e più frequente è l’Eterno Riposo:
“L’eterno riposo dona loro, o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace. Amen”.
Libera le anime purganti anche la lettura del Salmo 129 (130, 1-8) Canto di pentimento
Canto delle ascensioni
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono;
così avremo il tuo timore.
Io spero nel Signore,
l’anima mia spera nella sua parola.
L’anima mia attende il Signore
più che le sentinelle all’aurora.
Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.
E’ il canto alla misericordia divina e alla riconciliazione tra il peccatore e il Signore, il Dio giusto, ma sempre pronto a svelarsi “misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà”.
Un’altra preghiera in suffragio di tutti i defunti è:
“O Dio, onnipotente ed eterno,
Signore dei vivi e dei morti,
pieno di misericordia verso tutte le tue creature,
concedi il perdono e la pace a tutti i nostri fratelli defunti,
perché immersi nella tua beatitudine
ti lodino senza fine.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.”
E anche la preghiera:
Oltre alla preghiera, un efficace suffragio per le anime del Purgatorio è la partecipazione alla Santa Messa.
Già San Tommaso, tre secoli prima che si pronunciasse il Concilio di Trento, aveva scritto che la Messa è la migliore offerta a Dio per liberare le anime dei defunti che soffrono in Purgatorio: “Le Anime del Purgatorio sono sollevate dai suffragi dei fedeli, ma soprattutto dal prezioso sacrificio dell’altare”.
Anche San Gregorio, in suffragio dei defunti, ha esaltato il Sacrificio Eucaristico. L’introduzione della pia pratica delle messe gregoriane, celebrate in continuità per trenta giorni dopo la morte del defunto, si deve a San Gregorio. Sono i familiari, assieme al sacerdote, che pregano ogni giorno per un mese per l’anima del caro estinto.
Le indulgenze, sebbene siano delle elargizioni gratuite, tuttavia sono concesse ai vivi e ai defunti solo a determinate condizioni: “che il fedele ami Dio, allontani il peccato, ponga la sua fiducia nei meriti di Cristo e creda fermamente nel grande aiuto proveniente dalla comunione dei Santi”.
Il tema sulle indulgenze il primo gennaio del 1967 è stato trasformato dal Papa Paolo VI che ha proclamato la nuova Costituzione Apostolica “Indulgentiarum Doctrina”. Un criterio fondamentale contenuto nella Costituzione “Jndulgentiarum Doctrina” recita: “Il fine che l‘Autorità ecclesiastica si propone nella elargizione delle indulgenze è non solo di aiutare i fedeli a scontare le pene del peccato, ma anche di spingere gli stessi a compiere opere di pietà, di penitenza e di carità, specialmente quelle che giovano all’incremento della fede e al bene comune”.
La dottrina della Chiesa, che presuppone l’immortalità dell’anima e la resurrezione dei corpi, ha la sua fede nel Purgatorio, come si riscontra in alcuni testi patristici.
Nel Pastore di Erma, un testo del II secolo, vi sono chiari ed espliciti riferimenti ad uno stato, successivo alla morte terrena, in cui l’anima del defunto deve necessariamente purificarsi prima di entrare nel regno del Paradiso. Per la Chiesa, quindi, il Purgatorio ha la funzione di riflessione, di pentimento, di espiazione per l’anima del defunto che aspira alla redenzione. E’ la purificazione degli eletti.
Nel Nuovo Testamento, nel Vangelo secondo Matteo (12, 31-32) si legge: “Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.” In questi versetti di Matteo San Gregorio Magno intravede un accenno alla purificazione dopo la morte.
La dottrina del Purgatorio viene giustificata anche dalle parole dell’apostolo Paolo nella lettera prima ai Corinzi (3,11-15): “ Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l’opera finirà bruciata, sarà punito; tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco”.
Dante Alighieri, il sommo poeta della Divina Commedia, descrive il viaggio nell’oltretomba accompagnato da Virgilio.
Dante e Virgilio arrivano nel Purgatorio attraverso la “natural burella” che parte dal centro della terra, cioè dall’Inferno, e che lo congiunge con l’emisfero australe su cui, sola in mezzo alle acque, si erge la montagna del Purgatorio. Qui si soffermano prima sulla spiaggia, custodita da Catone, poi nell’Antipurgatorio dove le anime dei negligenti attendono di poter iniziare la loro espiazione. Infine superano la porta del Purgatorio e iniziano la salita della montagna.
Il Purgatorio è diviso in sette cornici.
Sulla prima cornice espiano le anime dei superbi appesantiti da enormi massi. Il peso che sono costrette a portare corrisponde all’alterigia della loro condotta: qui sono chine nello sforzo di sostenerlo, mentre in vita stavano diritte e a testa alta. Camminando recitano il Padre Nostro.
Sulla seconda cornice espiano le anime degli invidiosi che tengono gli occhi cuciti dal fil di ferro per significare lo sguardo carico d’invidia verso il prossimo.
Sulla terza cornice espiano le anime degli iracondi. Camminano immerse in un denso fumo, simbolo dell’ira che acceca le capacità intellettuali.
Sulla quarta cornice espiano le anime degli accidiosi. Corrono senza tregua, per contrasto alla pigrizia nell’amore per i beni spirituali.
Sulla quinta cornice espiano insieme le anime degli avari e prodighi. Giacciono in terra con mani e piedi legati. Durante la loro vita non si rivolsero mai ai beni celesti, ma esclusivamente ai beni terreni. Ora sono costrette a guardare a terra. Poichè non operarono il bene sulla terra, hanno le mani legate, quelle che maneggiavano i denari. I piedi sono legati per costringerle all’immobilità.
I penitenti della sesta cornice sono le anime dei golosi. Corrono senza sosta sotto alberi carichi di frutta e sulle rive di limpidi ruscelli che, però, non possono toccare. Sono magre, affamate e assetate.
Nella settima cornice si trovano le anime dei lussuriosi. Camminano nel fuoco, simbolo di amore e di lussuria. Sono divise in due schiere: quelle che hanno peccato di amore secondo natura e quelle che hanno peccato di sodomia. Quando le due schiere di penitenti s’incontrano, si scambiano un casto bacio sulla rapidità del quale Dante pone particolarmente l’accento.
In ogni cornice Dante e Virgilio incontrano un angelo.
Superato il muro di fiamme, Dante e Virgilio incontrano un altro angelo che li invita a salire cantando Venite, benedicti patris mei. Sta a guardia del Paradiso terrestre, là dove giungono le anime che hanno compiuto l’espiazione dei loro peccati nel Purgatorio. Qui scorrono due fiumi: il Lete, che toglie la memoria del male commesso, e l’Eunoè, che rinnova la memoria del bene compiuto. Le anime bevono le loro acque scortate da Matelda, allegoria dello stato d’innocenza dell’uomo prima del peccato originale, purificandosi prima di accedere finalmente in Paradiso.
LA CHIESA DELLE ANIME PURGANTI A MISTRETTA
La chiesa delle Anime Purganti si trova nel centro di Mistretta, all’inizio di via Libertà, molto vicina alla chiesa della SS.ma Trinità, meglio conosciuta come la chiesa di San Vincenzo. L’edificazione della chiesa delle Anime Purganti risale al 1669 come si legge sul portale principale dove è incisa questa data.
Il portale è molto caratteristico perché in alto si notano quattro statue in bassorilievo, due a sinistra e due a destra, due delle quali con le mani giunte in atteggiamento orante e altre due con la mano poggiata sul cuore. La loro espressione evidenzia il terrore con cui i mistrettesi guardavano alla morte e alla punizione divina.
Sopra la chiave di volta quattro volti scheletriti ricordano ancora la Morte.
L’allegoria delle morte un tempo fu fastigio del portale principale ma è stata rimossa a causa del terremoto del 1967. Adesso è custodita al museo polivalente del palazzo Mastrogiovanni -Tasca.
Il portone ligneo è finemente scolpito.
Si accede all’interno della chiesa, sita in via Libertà, tramite alcuni gradini esterni. Un altro ingresso laterale, sempre chiuso, è in via Donizzetti. L’interno è a navata unica.
L’arco trionfale e il presbiterio sono affrescati con affreschi risalenti alla prima metà del XVIII secolo.
Importante è l’’altare in pietra, in legno e in oro. La chiesa custodisce affreschi, stucchi risalenti al XVII-XVIII sec. e statue policrome di Santi.
Bellissimi sono gli stucchi dell’altare di San Gregorio
Sopra l’altare maggiore, circondato da una cornice di stucco, notevole è la pala di Giuseppe Tomasi da Tortorici che raffigura le anime del Purgatorio salvate dal sangue di Cristo.
Le statue di stucco, policrome, pensili, poste ai lati dell’altare maggiore, raffigurano i Santi Pietro e Paolo, le altre statue raffigurano Santa Apollonia e Sant’Agata.
Le altre statue sono: Santa Barbara, Sant’Agnese, Santa Lucia
Le statue sono opera di Francesco Li Volsi che, per questi suoi lavori, rappresentava l’eccellenza artistica del tempo.
L’altare di Maria SS.ma degli Agonizzanti ospita il dipinto su tela con la cornice di stucco e ai lati le vergini Santa Margherita e Sant’Orsola
Nel frontespizio c’è l’altare di San Gregorio taumaturgo che ospita il quadro di tela, opera del XVII secolo, con l’immagine di Maria Vergine in mezzo a molti angeli.
La tela di San Tommaso d’Aquino
il Crocefisso ligneo fra le due donne, Maria e la Maddalena, del 1600, opera di Li Volsi, arredano le pareti laterali. Importante è il panneggio del perizoma che cinge i fianchi del Cristo Crocifisso.
Un inventario del 1750 descrive il SS.mo Crocifisso fatto da legname incarnato alla loghesa. Purtroppo la primitiva incarnatura è stata ricoperta maldestramente con diversi strati di vernice. Entrambe le mani presentano tracce evidenti di reintegrazione.
Nel 2009 il Crocefisso ligneo è stato restaurato dalla restauratrice Elisabetta Carcione di Palermo grazie alla’impegno della Confraternita. Il restauro è stato finanziato dall’ Amministrazione del Comune di Mistretta, allora diretta dal sindaco avv. Iano Antoci, dal Rotary club di Sant’Agata di Militello e dalla stessa Confraternita.
L’arco trionfale e il presbiterio sono vivacemente dipinti con affreschi databili al decennio 1720-1729 che raffigurano il Giudizio Universale, il Trionfo della Morte, l’Immacolata, la Gloria del Paradiso sulla volta.
La chiesa possiede l’organo situato tra due finestre.
Recentemente la Sovrintendenza ai BB.CC. di Messina ha provveduto a restaurare alcuni affreschi custoditi all’interno della chiesa. La chiesa ha ospitato i vecchi “giganti” che accompagnano la Madonna della Luce, ora trasferiti al palazzo Mastrogiovanni-Tasca.
La chiesa del Purgatorio, danneggiata dal sisma del 1967, fu riaperta al culto nel 1990 in occasione del bicentenario della parrocchia di “Santa Lucia”. Oggi non più aperta al culto, funge da auditorium dedicato a San Tommaso d’Aquino. Diverse sono state le cause che hanno portato per molti anni alla chiusura della chiesa: la soppressione degli ordini religiosi, la scomparsa della confraternita, ed il terremoto del 1967. Accanto alla chiesa, dove è il museo delle tradizioni silvo-pastorali, c’era il convento dove si svolgevano gli esercizi spirituali.
LA CONFRATERNITA DELLA CHIESA DELLE ANIME PURGANTI
La chiesa delle Anime Purganti, governata dalla Confraternita del Purgatorio, probabilmente coetanea della Chiesa, è stata istituita nel sec. XVII dai contadini, ma è stata cancellata nel 1946. Grazie all’impegno dell’arciprete mons. Michele Giordano e alla rivalutazione della stessa Chiesa, la confraternita è ritornata in vita. Regolata da un preciso statuto, impone la preghiera di suffragio per tutti i defunti, dagli iscritti, ai familiari, ai benefattori. La confraternita, come simbolo, su una t-shirt nera porta una croce rossa quasi quadrata.
In origine il suo ingente patrimonio comprendeva: terreni, case e rendite censuarie misteriosamente scomparso dall’ufficio del catasto dopo l’ultima guerra. La Confraternita partecipa alla processione del Corpus Domini, a quella dei Misteri della Passione del Venerdì Santo, trasportando la statua del Cristo sulla Croce, e a quella della processione della Madonna della Luce.