Nov 28, 2013 - Senza categoria    Comments Off on L’ARCOBALENO, IL MERAVIGLIOSO SPETTACOLO DELLA NATURA

L’ARCOBALENO, IL MERAVIGLIOSO SPETTACOLO DELLA NATURA

Sopra la montagna di Pizzo Sella, a Palermo, l’arcobaleno spuntò improvvisamente suscitando una grande ammirazione in me affacciata alla finestra dell’undicesimo piano di un grande stabile di Viale del Fante.
Era talmente vicino che quasi poteva essere raggiunto dal dito della mia mano destra. Che spettacolo magnifico!
Bisogna lodare illimitatamente Madre Natura che regala all’umanimità fenomeni così straordinari! Erano le ore 7.45 del 24 novembre del 2013.

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Oggi 5 ottobre 2017 l’arcobaleno è sulla montagna di  Pizzo di Sant’Arianna a Mistretta

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e circonda il paese

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Oggi è il 29 agosto 2019, l’arcobaleno  a Mistretta

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 Oggi è il 20 Aprile 2020.
L’arcobaleno avvolge Mistretta. Uno spettacolo della Natura unico!

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Foto di Giuseppe Porrazzo

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 Oggi 06/12/2020 l’arcobaleno nel quartiere Montecatini a Licata

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11 FEBBRAIO 2021

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foto di Liria Provenzale

Di seguito il mio racconto: “L’ARCOBALENO“.

   Mancavano poche ore prima che giungesse l’alba. La luna camminava lenta, tranquilla, felice, vagabonda, sicura di sé, indifferente ai problemi della terra. Non era per niente estranea al suo percorso sui Nebrodi, come se lì fosse nata e, come un aratro trascinato dal vento, solcava e accarezzava quella terra con tenerezza. Avanzava sopra il verde e cangiante tappeto del fitto bosco di querce, di faggi, di cerri. Lanciava scintille e penetrava nella meravigliosa Natura rischiarandola.
Tingeva di grigio chiaro i viottoli, la scarpata ai piedi della montagna, si rifletteva sui piccoli corsi d’acqua che diventavano il fiume Romei che, per la pioggia caduta abbondantemente, correva verso il mare: acqua che aveva lavato gli alberi, i cespugli, i roveti e dissetato i viventi.
Aurora, in una notte di fine agosto, improvvisamente fu svegliata dallo scoppio di un forte tuono e poi da altri ancora, preceduti da lividi lampi, dalla pioggia scrosciante e dal vento che, come uno spiritello dispettoso, faceva muovere le imposte delle finestre, rimaste aperte per fare sopportare meglio la calura estiva, e scuoteva le fronde degli alberi, fin quasi a sradicarli, trasportando lontano le foglie staccate dai rami.
Un uccello notturno scivolò nell’aria, sbatté le ali e ripeté il suo grido. Era come un riso ululante.
Le cateratte del cielo si erano aperte. Il paese di Mistretta era stato investito da un temporale improvviso, furioso, incalzante, invadente.
Dalla finestra del balcone della sua cameretta, nel quartiere “Casazza”, alle pendici del castello, Aurora guardava il panorama sotto la pioggia. Vedeva le cime dei monti appannate, appena appena il mare dove, nelle giornate limpide, scorge le isole Alicudi e Filicudi che, al tramonto, le sembrano velieri in mezzo al Tirreno, la strada bianca in salita attraversata dal fiume d’acqua piovana.
Ha avuto sempre l’abitudine di alzarsi prima del sole sfruttando le ore mattutine per riassettare la sua casa.
Tutto doveva essere lindo e in ordine prima di recarsi al lavoro.
Quella mattina era più presto del solito. Aveva sentito rintoccare il dolce suono dell’orologio della piazza; i cinque rintocchi sembravano battiti di un cuore antico, ma confermavano le ore cinque del mattino.
Il sonno, disturbato dalla tempesta, era svanito. Affacciandosi spesso alla finestra, per scrutare le condizioni meteorologiche, osservava come, col passar del tempo, il viaggio della luna era diventato stanco. Non luccicava più, la sua luce diafana si fondeva con quella dell’aurora che stava per nascere. Il vento, che durante la notte era stato violento, finalmente aveva calmato la sua rabbia e, fischiando delicatamente, sembrava che recitasse una straordinaria poesia.
La pioggia, come improvvisa era venuta, così se ne stava andando scendendo  lentamente dall’alto. Il sole, buontempone, cominciava a sorgere, anche se offuscato dalle minute gocce di pioggia, e mostrava il suo primo sorriso nei riflessi delle pozzanghere. Splendeva debolmente e, a poco a poco, cominciava a sciogliere il sottile strato di nebbia che gli si era formato attorno.
I tuoni ormai rimbombavano lontani e i lampi non saettavano più. Le nuvole si rincorrevano come i pensieri che velocemente affollavano la fantasia di Aurora, si univano tra loro, formavano figure strane e meravigliose secondo il capriccio dei venti.
Poi, la quiete dopo la tempesta!
L’aria aperta aveva un gusto nuovo, sapeva di pulito e odorava d’ozono. Aurora ascoltava il respiro della Natura che, silenzioso, si avvertiva appena.
All’improvviso tra il Pizzo di Sant’Arianna e il Castello ha visto spuntare un maestoso arco in cielo: l’arcobaleno! Anzi due archi vicini, un fenomeno rarissimo. L’arcobaleno, una delle bellezze che la Natura regala ai suoi figli.

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Foto di Luigi Marinaro

Aurora si è emozionata davanti a questo meraviglioso miracolo che nessun’intelligenza umana è capace di riprodurre se non nei dipinti e nelle ricercate fotografie! Ne ha ammirato l’inizio e la fine. Un detto popolare  così recita: “Se l’arcobaleno ti appare la mattina bada la pioggia si avvicina”.     Aurora ha pensato alla formazione dell’arcobaleno: un fenomeno ottico visibile dopo un temporale quando gocce d’acqua rimangono in sospensione nell’aria e sono attraversate dalla luce solare.
La luce, a contatto della superficie della goccia d’acqua, viene rifratta, poi riflessa e ancora rifratta. In pratica luce bianca del sole si scompone nei meravigliosi colori: rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco, violetto. Sette sono i colori dell’arcobaleno e sono numericamente uguali alle note della scala musicale.
Isaac Newton fu il primo fisico a dimostrare che la luce bianca era composta dai colori dell’arcobaleno che potevano essere separati da un prisma di vetro in uno spettro completo di colori. Originariamente nominò solo cinque colori primari: rosso, giallo, verde, blu, violetto e, solo più tardi, aggiunse l’arancio e l’indaco. Aurora ha visto l’arcobaleno presso le cascate delle Marmore, dentro la fontana della villa comunale, nello spruzzo d’acqua mentre annaffia le piante nel suo giardino, nel mare, se è presente una chiazza di gasolio, ai bordi delle nuvole illuminate dal sole dalla parte posteriore. Aurora, quella mattina, ha osservato l’arcobaleno perché si trovava proprio nel punto dove il cielo era pulito.
Il temporale si era allontanato, ma parte del cielo era ancora cupo perché carico di nuvole di pioggia. Sempre, quando l’aria è grigia, Aurora guarda all’insù per vedere spuntare, da qualche parte, l’arco in cielo.
L’arcobaleno, per la sua notevole bellezza e per la difficoltà di spiegare il fenomeno, ha sempre suscitato stupore, ha messo alla prova la sagacia di fisici e di teologi, ha avuto un posto nelle leggende, ha stimolato la fantasia di molteplici artisti: fotografi, pittori, poeti.
Secondo San Tommaso d’Aquino l’arcobaleno era un chiaro segno della natura: per provocare una pioggia continua di quaranta giorni, parecchie nuvole avrebbero dovuto riunirsi insieme.
La visione di un arcobaleno nel cielo significava che non si sarebbero realizzate le condizioni necessarie per provocare il diluvio nei mesi successivi.
Cartesio, all’inizio dell’VIII discorso de “Le Meteore”, dedicato all’arcobaleno, comincia con quest’affermazione: “Benché l’arcobaleno sia stato ammirato da tutti gli uomini, nessuno è arrivato a darne una spiegazione soddisfacente”.
L’arcobaleno è stato citato nei testi biblici. Si trova in Principio e alla Fine della Bibbia.
Nel primo libro della Genesi, (9, 13 -15) dopo il Diluvio Universale, Dio disse: “ Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’Alleanza tra me e la terra.
Quando radunerò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia Alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque del diluvio, per distruggere ogni carne”.

E’ il simbolo del patto d’unione tra Dio e l’Umanità. Dio tracciò in cielo un arcobaleno per promettere a Noè, scampato con la sua Arca, che non avrebbe mai più inviato il diluvio per inondare e distruggere la terra.

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Il quadro, di Joseph Anton Koch, rappresenta l’offerta di ringraziamento di Noè. Egli costruisce un altare al Signore dopo essere stato trasportato dal Diluvio.
Nell’ultimo libro della Bibbia, invece, nell’Apocalisse di Giovanni, ne “il Trono di Dio e la corte celeste” (4, 2-3) si legge: “…Ed ecco c’era un trono nel cielo, e sul trono uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell’aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono”.
Nel Duomo di Monreale, a destra della navata centrale, è rappresentato il racconto del Diluvio Universale il cui apice è descritto con un arcobaleno che poggia sull’Agnello. E’ la prefigurazione del Cristo, Colui per il mezzo del quale si realizza l’Alleanza tra Dio e l’umanità.
Nei giorni prossimi alla Candelora, la luce si proietta fin anche nella parete della navata di sinistra, esattamente nel Cristo dell’Ascensio Domini, seduto in trono e inscritto in un arcobaleno circolare. Ogni turista, visitatore e utilizzatore del Duomo può osservare il mosaico di questa meraviglia.
Aurora ha attinto da alcuni miti altre conoscenze sull’arcobaleno. Infatti, nella mitologia greca l’arcobaleno è un sentiero tra la terra e il paradiso realizzato dalla messaggera Iris, la figlia di Thaumas.
Il nascondiglio segreto del folletto irlandese Leprechaun, che contiene il suo pentolone pieno d’oro, si trova alla fine di un arcobaleno.
Nella mitologia cinese l’arcobaleno era una spaccatura del cielo sigillata dalla dea Nüna con pietre di sette colori differenti.
Nella mitologia Hindù l’arcobaleno è chiamato indradhanush, l’arco di Indra, il dio del fulmine e del tuono.
Nella mitologia norrena, un arcobaleno, chiamato Ponte di Bifröst, collega i regni di Asgaror e di Miogaror, dimore di dei ed umani, rispettivamente.
Anche la letteratura ha rivolto una notevole attenzione all’arcobaleno.
Virginia Woolf nel To the Lighthouse, letteralmente Verso il Faro, evidenzia la caducità della vita e la mortalità dell’Uomo attraverso il pensiero della signora Ramsey: ”Era tutto effimero come un arcobaleno”.
La poesia di William Wordsworth del 1802 “Il mio cuore batte più forte quando intravedo l’arcobaleno” comincia così:

Il mio cuore batte forte

 quando intravedo un arcobaleno nel cielo:

Così fu quando cominciò la mia vita;

Così è ora che sono un uomo;

Così sia quando invecchierò;

O lasciatemi morire!”

L’amico Gaetano Todaro, professore di lingua francese, innamorato della Natura e della vita che ha dovuto lasciare prematuramente, si è rivolto all’arcobaleno affinché ognuno possa leggere i suoi colori e cercare in esso l’amore.

I suoi versi così recitano:

Chiuso si è ormai il sipario.

Lucidi attori, della commedia della vita

Ne lessero i colori,

Arcobaleno in te ciascuno cercò amore!”

Infine qualche curiosità.
La nave di Greenpeace, la Rainbow Warrior, letteralmente Guerriero dell’Arcobaleno, fu battezzata da una profezia dei Nativi Americani Cree che diceva: “Quando il mondo sarà malato e morente, la gente si alzerà come Guerrieri “.
Storicamente, una bandiera arcobaleno fu usata nella Guerra tedesca dei contadini nel XVI secolo come segnale di una nuova era di speranza e di un efficace cambiamento sociale.
La bandiera ad arcobaleno in Italia è simbolo di pace e di fraternità.

 

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