Nov 13, 2023 - Senza categoria    Comments Off on LA STREPTOPELIA TURTUR, LA TORTORA PRESENTE IN CONTRADA MONTESOLE A LICATA

LA STREPTOPELIA TURTUR, LA TORTORA PRESENTE IN CONTRADA MONTESOLE A LICATA

La Tortora presente nella contrada di Montesole-Giannotta a Licata negli ultimi anni ha popolato tutta la montagna grazie alla sensibilità del maresciallo Pennisi Salvatore che ha schiuso la porta della sua voliera, che ha dato libertà, non solo alle sue tortore, ma a tutti gli uccelli in essa ospitati.
Sicuramente la tortora domestica aveva socializzato con gli altri volatili dell’uccelliera, soprattutto con quelli d’indole tranquilla e di piccola mole.
É stato un gran gesto di sensibilità e d’altruismo!
Grazie all’accoglienza del maresciallo Pennisi, avendo le nostre villette quasi confinanti, i pomeriggi d’estate accompagnavo i miei nipoti, Ernesto e Giuseppe, a visitare gli uccelli dentro la grande gabbia e dalla quale si staccavano, dopo tante ore, con nostalgia.
Riproducendosi in cattività, la nostra osservazione degli uccelli è stata attenta e prolungata.
Ancora oggi, dopo tanti anni, percorrendo la traversa Sant’Antonino, lungo la strada che conduce in contrada Montesole – Giannotta, mi capita di osservare decine di coppie di tortore che saltellano tranquillamente sugli alberi e popolano intensamente questa zona.
Belle le tortore! Eleganti, allegre, chiacchierone, felici.

Streptopelia turtur 1 ok

Foto di Salvatore Russotto

La Tortora è simbolo di pace, di amore, di purezza, di armonia e di fedeltà della coppia.
La Tortora torna sempre al nido.
Il maschio e la femmina si alternano entrambi nella cova delle uova.
Nella Bibbia il vocabolo “tor”, “tortora” è, di solito, tradotto con “colomba“.
Quella di Noè non è, quindi, una colomba, ma una tortora.
Nel Cantico dei Cantici lo sposo dice alla sposa: “I suoi occhi, come colombe su ruscelli d’acqua” (5, 12). “Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, perfetta mia” (5, 2 ).
La Tortora era un uccello sacro alla dea Venere poiché si pensava che facesse parte della triade trainante il suo cocchio.
Il nome odierno “Tortora” deriva dal latino “turtur, turturis“, una voce onomatopeica
che esprime foneticamente il verso caratteristico, vibrante del tubare, “turturr”, prodotto dall’uccello per il richiamo territoriale degli altri.
Nel Medio Evo, un uomo soprannominato “tortora” era ritenuto un essere senza un carattere forte.
La Tortora selvatica, la Streptopelia turtur (Linnaeus, 1758), è un uccello facente parte della famiglia dei Columbidi.
Ha la conformazione corporea allungata, circa 27 cm, e un piumaggio diversamente colorato.
Il vertice e la nuca sono di colore grigio cinerino, le spalle e parte delle ali sono di colore bruno – ruggine- marroncino con macchie scure, la gola e il petto sfumati davanti in un roseo scamosciato, che degrada leggermente in bianchiccio verso l’addome.
Gli adulti mostrano due piccole mezzelune bianche e nere su fondo bianco ai lati del collo.
Il becco, sottile, diritto, appena ricurvo all’apice, è adatto al tipo di alimentazione costituita da semi, da frutti secchi di piante erbacee, da germogli e da piccoli invertebrati.
Gli occhi sono orlati di rosso, la coda, piuttosto lunga, è bruno – nera bordata di bianco sulle penne laterali ed è notevolmente visibile anche quando l’uccello è in volo.
Si muove con movimenti rapidi e, quando spicca il volo, frulla rumorosamente.
Ha una vita media di circa 10 anni.
É un uccello vivace e mai aggressivo, in libertà è diffidente e astuto.
Prima di fermarsi in un luogo, vola lungamente in esplorazione alzando la testa, battendo le ali, fuggendo al più piccolo sospetto di pericolo.

Streptopelia turtur 2 ok
La Tortora è molto diffusa in Europa, in Asia occidentale e in Africa, da dove giunge nel mese di aprile sostando in ambienti aperti, sui fili elettrici, nei fitti boschetti dove nidifica.
In Italia è distribuita equamente, ma, man mano che si va verso il Nord, diventa sempre più rara.
In autunno, alle prime acque piovane, migra nell’Africa tropicale dove sverna.
Viaggia con un volo agile e veloce, diretto, ma irregolare, timida, vigile, anche perché è molto cacciata in estate.
Percorre grandi distanze alla ricerca di un clima più caldo e secco.
Ritornerà nella primavera successiva.
Vive in piccoli gruppi, ma predilige la vita di coppia.
Il maschio, quando la sua diletta si avvicina, comincia a salutarla inchinandosi più e più volte così profondamente da toccare col becco il ramo su cui si posa.
La segue, le gira intorno con affetto sempre maggiore.
La femmina si lascia pregare.
Ad un tratto, non resistendo al fervido amante, irrompe anch’essa in gemiti e sospiri.
Scambiandosi tenerezze, la coppia felice si dilegua nell’ombra nascondendosi nel verde.
Nidifica tra aprile e settembre, due volte l’anno, costruendo il proprio nido nei cespugli, nei frutteti, nei boschetti, sui rami intrecciati dei pini dove depone due uova bianche.
Dentro la voliera, il maresciallo Salvatore Pennisi preparava per la coppia una casetta di legno poco profonda, riempita di rametti, di foglie e di muschio con i quali i futuri genitori preparavano insieme il nido dandogli una forma piatta e rendendolo soffice con qualche penna.
In genere, covano alternativamente per circa 15 giorni.
I piccoli, nutriti nel nido per una ventina di giorni, saranno in grado di volare perfettamente dopo circa un mese.
Per noi è stato interessante seguire lo sviluppo degli individui, dalla schiusa delle uova fino alla crescita dei piccoli dentro il nido.
Un giorno è stato molto emozionante seguire con lo sguardo l’allontanarsi della famigliola di tortorelle libere di volare e padrone dell’universo!
Sicuramente sapranno cercarsi il cibo e un riparo in cui sostare. Tutte le tortore selvatiche, giovani e vecchie, completate le covate, si riuniscono insieme per beccare, bere e, a sera, per dormire.

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