Jul 4, 2015 - Senza categoria    Comments Off on LA STORIA DELLA DEVOZIONE ALLA SS. VERGINE MARIA DEL MONTE CARMELO, LA SUA CHIESA E LA SUA FESTA A MISTRETTA

LA STORIA DELLA DEVOZIONE ALLA SS. VERGINE MARIA DEL MONTE CARMELO, LA SUA CHIESA E LA SUA FESTA A MISTRETTA

Il monte Carmelo, in aramaico “Karmel” “giardino, paradiso di Dio”, è un rilievo montuoso calcareo alto 528 metri che si trova nella sezione nord-occidentale di Israele, nell’Alta Galilea. Si estende da SE a NW tra la piana di Esdraelon e quella di Sharon giungendo fino al mar Mediterraneo e articolando la costa nell’omonimo capo ai piedi del quale sorge la città di Haifa.
Possiede una vegetazione bella e rigogliosa.
E’ ricoperto di boschi, uliveti, vigneti. E’ citato più volte nell’Antico Testamento, in connessione con la vita del profeta Isaia (III Re 18,19 ss) e di Eliseo (IV Re 2,25), rispettato, per questo motivo, dagli israeliti, dai cristiani, e da musulmani.
Al monte Carmelo è legato l’Ordine dei carmelitani. Fin dal tempo dei Filistei il monte Carmelo fu luogo di sosta di asceti. Dopo la morte di Gesù su questo monte si ritirarono alcuni cristiani per attuare i suggerimenti evangelici.

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Nel Primo Libro dei Re dell’Antico Testamento si legge che Elia, il primo profeta d’Israele, raccogliendo proprio sul monte Carmelo un insieme di seguaci, operò in difesa della purezza della fede in Dio vincendo il confronto contro i sacerdoti del dio Baal. Elia, dimorando sul monte Carmelo, ebbe la visione della Vergine che, come una piccola nube, si alzava dalla terra verso il monte portando la pioggia e salvando Israele dalla siccità. In seguito, sul monte Carmelo si stabilirono alcune comunità monastiche cristiane.
La Tradizione racconta che già prima del Cristianesimo sul monte Carmelo si ritirarono gli eremiti vicino alla fontana del profeta Elia. I crociati, nell’XI secolo, incontrarono in questo luogo dei religiosi, probabilmente di rito maronita, che si definivano eredi dei discepoli del profeta Elia e seguivano la regola di San Basilio.
Il monte Carmelo, data l’affluenza di quanti si raccoglievano intorno ai primi Carmelitani, divenne incapace di ospitarli tutti. Così molti eremiti, devoti alla Vergine, si diffusero prima in Palestina e, successivamente, in Egitto ed in tutto l’Oriente. Verso il 1150 finalmente gli eremiti si organizzarono a condurre una vita comune e realizzarono dei monasteri carmelitani che si diffusero anche in occidente, in Sicilia e in Inghilterra. Attorno al 1154 sul monte Carmelo si ritirò anche il nobile francese Bertoldo, giunto in Palestina assieme al cugino Aimerio di Limoges, patriarca di Antiochia. Insieme decisero di riunire sul monte Carmelo alcuni eremiti invitandoli a trascorrere una vita monastica. Gli eremiti continuarono ad abitare sul monte Carmelo anche dopo l’avvento del cristianesimo.
Alcuni eremiti sul monte Carmelo, vicino alla fontana di Elia, edificarono il primo Tempio dedicato alla Vergine che, per questo motivo, si chiamò Madonna del Carmelo o del Carmine. Questo gruppo di eremiti prese il nome di “Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”. Il monte Carmelo acquisì, in tal modo, i suoi due elementi caratterizzanti: il riferimento ad Elia ed il legame alla Vergine Maria.
Iniziò così il culto a Maria, “amata da Dio”, il più bel fiore del giardino di Dio, laStella Polare”, la “Stella Maris” del popolo cristiano.
Nella seconda metà del sec. XII giunsero alcuni pellegrini occidentali, probabilmente al seguito delle ultime crociate del secolo che, continuando il culto mariano, si riunirono in un Ordine religioso, l’ordine carmelitano, fondato in onore della Vergine alla quale si professavano particolarmente legati. L’Ordine non ebbe, quindi, un vero e proprio fondatore, anche se considera il profeta Elia il suo patriarca. Il patriarca di Gerusalemme Sant’Alberto Avogadro (1206-1214), originario dell’Italia, dettò la “Regola di vita” dell’Ordine Carmelitano.
Veglie, digiuni, astinenze, pratica della povertà e del silenzio furono i principi dominanti della “Regola di vita”.
Essa fu approvata da papa Onorio III con la bolla “Ut vivendi normam” il 30 gennaio del 1226. Nel 1251 papa Innocenzo IV approvò la nuova Regola e garantì all’Ordine anche la particolare protezione da parte della Santa Sede. Una conferma più solenne dell’Ordine Carmelitano fu data nel 1273 con il Concilio di Lione che aboliva tutte le nuove Congregazioni facendo rimanere in vita solo i Domenicani, i Francescani, i Carmelitani e gli Agostiniani.
Intorno al 1235, a causa delle incursioni dei saraceni, i frati dovettero abbandonare la Palestina per stabilirsi in Occidente. Il loro primo monastero trovò dimora a Messina, in località Ritiro. Altri monasteri sono stati edificati a Marsiglia nel 1238, a Kent nel 1242, a Pisa nel 1249, a Parigi nel 1254 diffondendo il culto di Colei a cui “è stata data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron” (Is 35,2).
Il 16 luglio del 1251 la Vergine Maria, circondata dagli angeli e con il Bambino in braccio, apparve a San Simon Stock, il primo Padre Generale dell’Ordine inglese, al quale consegnò lo “Scapolare” dicendogli: “Prendi, o figlio dilettissimo, questo Scapolare del tuo Ordine, segno distintivo della mia Confraternita. Ecco un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza e di pace con voi in sempiterno.
Chi morrà vestito di questo abito, non soffrirà il fuoco eterno”.

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Detto questo, la Vergine Maria scomparve in un profumo di Cielo lasciando nelle mani di Simon Stock il pegno della Sua Prima “Grande Promessa”. La Madonna, dunque, con la Sua rivelazione ha voluto dire che chiunque indosserà e porterà questo Scapolare, la divisa carme­litana, non solo sarà salvato eternamente, ma sarà anche difeso in vita dai pericoli. Non bisogna credere, però, che la Madonna, con la sua Grande Promessa, voglia ingenerare nell’uomo l’intenzione di assicurarsi il Paradiso conti­nuando a peccare, oppure generare la speranza di salvarsi, anche senza meriti, piuttosto Lei si adopera per la conversione del peccatore che indossa con fede e devozione l’Abitino fino al giorno della sua morte.  Lo scapolare consiste nella promessa della salvezza dall’inferno per coloro che lo indossano e la sollecita liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro morte.
Queste parole pronunciate dalla Vergine Maria, quindi, non ci dispensano dal vivere secondo la legge di Dio; ci promettono soltanto l’intercessione della Beata Vergine Maria per una santa morte. Lo “Scapolare” detto anche “Abitino”, non rappresenta una semplice devozione, ma una forma simbolica di “rivestimento” che richiama la veste dei carmelitani, l’affidamento alla Vergine per vivere sotto la sua protezione e in comunione con Maria e con i Suoi fedeli.
Fu San Simon Stock, dunque, a diffondere il culto per la Madonna del Carmelo. Compose per Lei il “Flos Carmeli” “Fiore del Carmelo”, una delle preghiere più importanti e famose dedicate alla Madonna del Monte del Carmelo:

Flos Carmeli, vitis florigera, splendor coeli, Virgo puerpera, singularis.

Mater mitis, sed viri nescia, carmelitis esto propitia, stella maris.

Radix Iesse, germinans flosculum, hic adesse me tibi servulum patiaris.

Inter spinas quae crescis lilium, serva puras mentes fragilium, tutelaris!

Armatura fortis pugnantium, furunt bella tende praesidium scapularislo

Per incerta prudens consilium, per adversa iuge solatium largiaris.

Mater dulcis, Carmeli domina, plebem tuam reple laetitia qua bearis.

Paradisi clavis et ianua, fac nos duci quo, Mater, coron

Fior del Carmelo, vite fiorita, splendore del cielo, tu solamente sei vergine e madre.

Madre mite, pura nel cuore, ai figli tuoi sii propizia, stella del mare.

Ceppo di Jesse, che produce il fiore, a noi concedi di rimanere con te per sempre.

Giglio cresciuto tra alte spine, conserva pure le menti fragili e dona aiuto.

Forte armatura dei combattenti, la guerra infuria, poni a difesa lo scapolare.

Nell’incertezza dacci consiglio, nella sventura, dal cielo impetra consolazione.

Madre e Signora del tuo Carmelo, di quella gioia che ti rapisce sazia i cuori.

O chiave e porta del Paradiso, fa’ che giungiamo dove di gloria sei coronata. Amen.

Scarse sono le conoscenze sulla vita di San Simon Stock (Aylesford, 1165 circa – Bordeaux, 16 maggio 1265). Dopo un pellegrinaggio in Terra Santa, egli maturò la decisione di entrare a far parte dei Carmelitani e, completati gli studi a Roma, fu ordinato sacerdote. Intorno al 1247, quando aveva 82 anni, fu scelto come sesto priore generale dell’Ordine. Si adoperò per riformare la regola dei Carmelitani facendone un ordine mendicante.
Un secolo dopo l’apparizione a San Simone Stock la Beata Vergine del Carmine apparve al Pontefice Giovanni XXII e, dopo avergli raccomandato l’Ordine del Carmelo, gli promise di liberare i suoi confratelli dalle fiamme del Purgatorio il sabato successivo alla loro morte.

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Questa seconda promessa della Vergine porta il nome di “Privilegio Sabatino” che ha origine dalla Bolla Sabatina dello stesso Pontefice Giovanni XXII e datata il 3 marzo del 1322 ad Avignone.
Per usufruire della Grande Promessa fatta a San Simon Stock, bisogna ricevere lo Scapolare da un sacerdote, portarlo sempre addosso devotamente e iscriversi alla Confraternita. Per usufruire del Privilegio Sabatino bisogna osservare la castità del proprio stato e recitare alcune preghiere assieme al sacerdote nell’atto di consegnare e di ricevere lo Scapolare.
Durante la Novena della Madonna del Carmelo il coro “Fiore del Carmelo“, appartenente alla chiesa della Madonna del Carmelo di Licata, ha recitato cantando il santo rosario:

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I mistrettesi dicono: ” Staiu o carminu,  e pieri mi curcu” fiduciosi nella protezione della Madonna del Carmelo.

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LA CHIESA DELLA MADONNA DEL MONTE CARMELO A MISTRETTA

Alla Madonna del Carmine sono dedicate un po’ ovunque chiese e santuari.
Anche a Mistretta c’è la caratteristica piccola chiesa intitolata alla Madonna del Carmelo col Bambino.
La chiesa della beata Vergine Maria Santissima del Monte Carmelo, meglio conosciuta col nome di chiesa del Carmine, sorge alle falde del castello, nel quartiere arabo-normanno, e vi si accede da una stretta stradina laterale quasi alla fine di via Libertà.
Vista da lontano, la chiesa e il quartiere attorno sembrano un presepe vivente.
Fu il conte Ruggero che ha dato l’impronta alla chiesa.  Adelaide, la moglie del conte Ruggero, ha finanziato non solo la costruzione degli edifici vicino al castello, ma anche il ritorno dei monasteri, dei sacerdoti e il ripristino di quella religiosità che era venuta a mancare durante la dominazione araba. C’erano i carmelitani, forse religiosi, forse laici.

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Data la  posizione elevata della chiesa, dall’ampio balcone, che si conquista salendo una larga scala, lo sguardo attento del visitatore ammira i meravigliosi paesaggi di montagne, dove spicca la vetta del monte Soro, di boschi, di casette, di tetti rossicci, di stradine contorte e può toccare con mano il campanile della chiesa di San Nicolò e della chiesa Madre.

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La chiesa, molto piccola, del XVI secolo, è stata costruita sulla roccia e si possono ammirare nel lato destro le antiche fondamenta.

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Originariamente era un piccolo tempio della comunità cristiana di Mistretta con un altare adornato in basso dal paliotto.
Si venerava l’immagine della Madonna col Bambino.
Nel 1675, data riportata sul portale, l’interno della chiesa fu ingrandito di almeno tre volte rispetto alla costruzione precedente.
L’ampliamento della chiesa si deve a Domenico Cinnirella che si occupò di arricchirla con stucchi barocchi e con contemporanei dipinti murali. Nell’originaria cappella dell’altare, in stile tardo barocco in stucco dipinto, della scuola di Li Volsi, si conserva l’antica immagine della Madonna col Bambino dipinta su lastra di ardesia“a balata”, ante 1593.

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La cappella della Madonna col Bambino è affiancata da due colonne tortili e dalle statue delle Sante Agata e Apollonia.

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Sopra la volta dell’originaria cappella è rimasta la parte centrale dell’affresco che rappresenta la Vergine Maria incoronata dalla Trinità.

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Dalla cappella della Madonna si accede, attraverso il superamento di alcuni scalini, ad un ampio spazio adibito a sagrestia e per le riunioni dei confrati.
La pianta della chiesa, così ampliata, ad un’unica navata, diventa a croce latina.
L’attuale altare maggiore, posto in fondo alla navata, è di stile neoclassico.

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La facciata mostra il portale in arenaria locale, opera di ignoto scalpellino siciliano,  realizzato nel 1675,  i due oculi ed il fregio del cornicione decorato a palmette e la costruzione del campanile .
Nel 1903, come recita una lapide posta all’interno della chiesa, la facciata, il campanile e il cornicione interno sono stati sottoposti a interventi di restauro.
Il campanile, di stile normanno, e  la chiesetta sembrano due realtà diverse.

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Grazie al contributo dei fedeli, dei benefattori laici e dei membri della confraternita, che ne cura la conduzione dal 1793, attualmente la chiesa custodisce importanti opere d’arte figurativa e decorativa fra le quali: il singolare regale paliotto, che porta la data del 1665, prima posto sotto l’altare della Madonna col Bambino e poi spostato sulla parete destra per proteggerlo, fatto realizzare dal committente Domenico Cinnirella con minuscole scaglie di paglia intrecciate a mosaico e unite da un particolare collante.
Era un segno devozionale del committente Cinnirella per uno scampato naufragio.
In questo mirabile lavoro, opera di maestranze locali, sono ricamate: una scena di naufragio,  la pianta di una città e del suo territorio e sopra di essa la Madonna del Carmelo, tra sole e luna, che benedice, Domenico Cinnirella in atteggiamenti devozionali, e sua moglie, l’imperatore Costantino, Carlo II re di Sicilia, Sant’Anna, San Gioacchino, angeli e anime purganti.
Probabilmente la pianta della città è quella di Mistretta o quella di Palermo.
Ciò si evince dalla presenza nel paliotto di una chiesa locale, di una fonte con Nettuno, denominata “fonte aquarum gratie”, forse in riferimento alle vasche purificatrici del tempio di Cerere di cui Vito Amico confermò l’esistenza per averle viste nel 1759 alle porte di Mistretta, e dalla presenza di altre chiese.

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Sono presenti anche alcune statue che risalgono ai secoli XVI e XVII.
Il presbiterio, nell’edicola dell’altare maggiore, di stile neoclassico, in stucco e legno, della fine del XVIII secolo, custodisce l’antica statua della Madonna del Carmine col Bambino.
E’ lignea, dorata e policroma e non è più portata in processione durante la Sua festa del 16 luglio di ogni anno.
E’ condotta in processione una seconda statua policroma, databile agli inizi del XIX secolo.

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Simmetricamente alla cappella della Madonna, a sinistra del transetto fu realizzata la cappella dove fu sistemata la statua del Crocefisso spirante, con Maria e l’Apostolo Giovanni, dall’espressione sofferente, ma serena. E’ una scultura lignea risalente alla metà del XVII secolo. Il gruppo partecipa alla processione del Venerdì Santo.  I Dolenti, opera di Giuseppe Barbera, della metà XX secolo, sono di moderna fattura.

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Le statue in legno raffigurano San Benedetto Abate con il puttino che gli regge la mitria, proveniente probabilmente dalla locale chiesa di San Rocco in seguito alla soppressione e alla demolizione dell’abbazia benedettina di Santa Maria del Soccorso (1866-1881),

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 Santo Stefano primo martire della chiesa.
E’ una scultura lignea, policroma, del XVI secolo realizzata alla lucchese.  Il vestito è ricamato con oro zecchino.

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 Sant’Alfonso Maria dè Liquori, che si venera nel secondo altare di destra, è una statua lignea, policroma di post 1839 .

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L’altare di Santa Teresa d’Avila accoglie il dipinto ad olio su tela, ante 1750,  di Santa Teresa col Bambino.
Il tempo ha scolorito i colori degli stucchi e degli affreschi barocchi, pertanto sarebbero necessari urgenti interventi di restauro.

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 E’ da ammirare la cantoria in legno dipinto con l’organo  a cassa policroma attribuibile ad Onofrio Guzzio (Lo Gussio) da Castelbuono che lo ha realizzato alla fine del XVIII secolo.

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Dal 1780, per decreto del papa Pio VI, la chiesa gode di tutte le indulgenze accordate alle chiese carmelitane.

 

LA CONFRATERNITA E L’ASSOCIAZIONE FEMMINILE

La Confraternita di “Maria SS.ma del Monte Carmelo”, meglio conosciuta come la “Confraternita del Carmine”, formata da artigiani e da operai, è associata alla chiesa di Maria SS. ma del Monte Carmelo e si regola tramite la stesura dello statuto.
E’ stata costituita nel 1793 ed attualmente il suo superiore è il signor Franco Lo Menzo.

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Lo stemma della Confraternita

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La confraternita ha la funzione di gestire principalmente la chiesa omonima e il suo patrimonio immobiliare, anticamente molto consistente e oggi molto impoverito, fonte di sostegno per la manutenzione della chiesa e per l’esercizio del suo culto.
La Confraternita organizza la festa della Madonna del Carmelo, che cade il 16 luglio.

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Parallela alla confraternita maschile è l’Associazione femminile della Madonna del Carmelo fondata dal sac. Filadelfio Longo nel 1962.
Il merito di avere continuato a gestire l’Associazione femminile di “Maria SS.ma del Monte Carmelo” dal 1967 è anche della signorina Maria Lo Stimolo che ha lasciato l’incarico di gestire l’attuale presidenza alla signora Luisa Lo Menzo.
L’Associazione femminile ha il compito di curare l’ordine della chiesa e degli arredi sacri.
La confraternita e l’Associazione partecipano alla processione del Corpus Domini e a quella dei Misteri del Venerdì Santo con il trasporto del simulacro di Gesù spirante in Croce.
La confraternita del Carmine possiede la cappella funeraria al cimitero monumentale per la sepoltura dei confrati defunti.

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LA FESTA E IL CAMMINO PROCESSIONALE DELLA MADONNA DEL MONTE CARMELO

La devozione alla Madonna del Carmelo è uno dei più antichi e amati culti dalla cristianità perché è legata alla storia e ai valori spirituali dell’Ordine dei frati carmelitani.
La festa liturgica della Madonna del Carmelo, molto importante nella tradizione della Chiesa, ricorre il 16 luglio per commemorare l’apparizione della Vergine a San Simon Stock nel 1251 e al quale consegnò lo scapolare rivelandogli i notevoli privilegi connessi alla sua devozione.
Il culto della Madonna del Carmine comincia a Mistretta con la novena nella sua chiesa dove i fedeli recitano  “Le sette allegrezze di Maria SS. del Carmelo”.

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Fino a poco tempo fa, esattamente fino agli anni ’90 del secolo scorso, il 15 luglio, giorno anteriore alla festività, la festa della Madonna del Carmelo era preceduta dalla processione dei “busci”, mazzi di spighe che incorniciavano il quadro della Madonna del Carmelo.

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Il popolo, portandoli in processione, simbolicamente ringraziava la Dea Cerere, molto venerata dal popolo amastratino, per l’abbondante raccolta del frumento.
Fino a qualche anno fa le spighe mature e appena raccolte si sistemavano in eleganti canestri di vimini e, dopo essere state benedette dal sacerdote, erano distribuite ai fedeli.
Oggi, purtroppo, a Mistretta il frumento non è più coltivato per cui le spighe sono sparite e così anche la tradizione della processione dei “busci”.
La mattina del giorno 16 di luglio il sacerdote celebra in chiesa la funzione liturgica.

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Foto do Mattia Lo Iacono

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Foto da Mistretta.info

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Esattamente a mezzogiorno avviene la consacrazione dei nuovi “consacrati” alla Madonna del Carmelo, anche dei bambini, ai quali sono consegnati lo “Scapolare” e il foglietto delle preghiere de “Le sette allegrezze di Maria SS. del Carmelo”.
Il sacerdote, imponendo lo scapolare, recita la sacra formula di consacra­zione alla Beata Vergine Maria denominato “rito di imposizione dello scapolare”.
O Maria, Madre e decoro del Carmelo, a te con­sacro oggi la mia vita, quale piccolo tributo di gratitu­dine per le grazie che attraverso la tua intercessione ho ricevuto da Dio. Tu guardi con particolare benevolenza coloro che devotamente portano il tuo Scapolare: ti supplico perciò di sostenere la mia fragilità con le tue virtù, d’illuminare con la tua sapienza le tenebre della mia mente, e di ridestare in me la fede, la speranza e la carità, perché possa ogni giorno crescere nell’amore di Dio e nella devozione verso di te. Lo Scapolare richiami su di me lo sguardo tuo materno e la tua protezione nella lotta quotidiana, sì che possa restare fedele al Figlio tuo Gesù e a te, evi­tando il peccato e imitando le tue virtù.
Desidero of­frire a Dio, per le tue mani, tutto il bene che mi riu­scirà di compiere con la tua grazia; la tua bontà mi ottenga il perdono dei peccati e una più sicura fedeltà al Signore. O Madre amabilissima, il tuo amore mi ottenga che un giorno sia concesso a me di mutare il tuo Scapolare con l’eterna veste nuziale e di abitare con te e con i Santi del Carmelo nel regno beato del Figlio tuo che vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen” .
Chi indossa l’Abitino, pur non essendo obbligato, è bene che reciti la supplica: “O Maria Santissima del Carmelo pregate per noi”.
Lo scapolare è formato da due pezzi di stoffa di saio, di colore marrone, di forma quadrata o rettangolare, uniti da una cordicella o da un lungo nastro bianco come quello dei confrati di Mistretta.
Il nastro bianco lega due immagini sacre. In un’immagine è incisa la Madonna del Carmelo, nell’altra la Madonna che consegna lo scapolare a San Simone Stock.
Lo scapolare si appoggia sul petto e sulle scapole del consacrato, del confrate, dell’associata, da cui il nome “scapola” “spalla”.

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Lo Scapolare è segno dell’amore di Maria, specchio della bontà e della misericordia della SS.ma Trinità.
L’impegno di vita è la risposta a questo amore ed è frutto delle ricchezze e delle energie spirituali riversate nel cuore dei devoti.
La consacrazione alla Madonna, mediante lo Scapolare, si traduce nello sforzo generoso di imitarLa.
Esso è un richiamo a penetrare il mistero della Sua vita interiore, del Suo servizio amoroso e della Sua unione continua con Cristo Gesù.
Colui che indossa lo Scapolare s’impegna ad ossequiare Cristo e Maria come è inteso e vissuto secondo il carisma dell’Ordine carmelitano.
La consacrazione alla Vergine Maria richiede di operare in Suo onore.
Come figli affezionati, i fedeli di Maria cercheranno sempre di farLa amare anche dagli altri e coopereranno alla diffusione del suo culto.
È, quindi, una devozione che si vive in profondità, una devozione che si inserisce nel tessuto della vita cristiana come motivo di speranza e come stimolo ad una maggiore fedeltà nel servizio di Dio e della Chiesa.
Il pomeriggio dello stesso giorno la Madonna del Carmelo esce dalla sua chiesa per percorrere le principali vie di Mistretta accompagnata dai sacerdoti: da mons. Michele Placido Giordano o da padre Giovanni Lapin o da padre Giuseppe Capizzi, dalla banda musicale del paese e dalla folla festosa dei fedeli.
La Madonna del Carmelo ritorna nella sua chiesa in tarda serata.

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A tutte quelle persone che portano il nome della Madonna del Carmelo auguro Buon Onomastico.
Un augurio particolare esprimo a Carmelo De Caro perchè la Madonna del Carmelo lo tenga stretto fra le sua braccia perché anche lui è un angelo del paradiso.
Ringrazio la signora Luisa Lo Menzo per la sua preziosa collaborazione nel fornirmi le notizie riportate in questo articolo.

 

 

 

 

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