Dec 9, 2016 - Senza categoria    Comments Off on LE PHOENIX CANARIENSIS NELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

LE PHOENIX CANARIENSIS NELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

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La villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta ha perduto un’altra delle sue importanti creature.
E’ la PHOENIX CANARIENSIS.
Le Palme sono le creature più eleganti e armoniose del regno vegetale. Evocano scenari tropicali e mantengono il loro aspetto spettacolarmente esotico anche nei grigi mesi invernali. Comparvero nel Cretaceo dove assunsero un grande sviluppo lasciando bellissimi e importantissimi resti fossili di tronchi e di foglie. L’aspetto delle Palme è molto caratteristico per il portamento del fusto eretto, colonnare, quasi dello stesso diametro per tutta la sua lunghezza.

 

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Nella sacra Bibbia la Palma è citata molto spesso. La valle di Gerico, la terra promessa a Mosè, è così chiamata per la gran quantità di palme che vi crescevano. Con rami di palme gli ebrei proclamarono la sua regalità acclamando Gesù quando entrò in Gerusalemme come si legge in “Ingresso in Gerusalemme” (Gv. 12,13): “Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: <Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele>“! Giovanni, nell’”Apocalisse” (7,9), fa conoscere l’acclamazione trionfale di una folla innumerevole: “Dopo di ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani.

Nell’età classica la foglia di Palma era data in premio, come simbolo di “vittoria”, al vincitore di una gara. Torquato Tasso nella sua “Gerusalemme liberata” così recita:

Memoria di sue palme or più non serba,

Né più nobil di gloria amor l’accende.

Le vincitrici spoglie e i ricchi fregi

Par che, quasi vil soma, odii e dispregi”.

La Phoenix canariensis è una pianta appartenente alla Famiglia delle Palmae e comunemente nota come “Palma delle Canarie” perché originaria delle isole Canarie, e là, endemica, vive principalmente ad altitudini comprese fra i 200 e i 500 metri. Il nome “Phoenix” ricorda i fenici perché sono stati i primi a diffondere la coltivazione della pianta.

La Phoenix canariensis è la più classica della specie, dal portamento maestoso e dalla forma armoniosa. E’ molto popolare, come pianta ornamentale, nella gran parte delle regioni mediterranee e subtropicali del mondo.

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 E’ una palma sempreverde, solitaria, di notevoli dimensioni, nel suo paese d’origine raggiunge anche i 20 metri, mentre in Italia difficilmente supera i 6 metri d’altezza e i 3 metri di larghezza della chioma.

Ha il portamento dell’albero tipico delle palme, con un unico fusto non ramificato, spesso, eretto, regolare, di colore marrone scuro o grigiastro, marcato da vistose rugosità romboidali dovute alle impronte lasciate dall’inserzione del picciolo delle foglie cadute o recise e sul quale s’inserisce la corona di foglie. Le foglie, pennate, formate da foglioline sottili, opposte ed appuntite, di colore verde scuro brillante, più intenso verso l’esterno, disposte ai lati della nervatura centrale, lunghe anche 4 metri, riunite in un ciuffo terminale, sono sorrette da un picciolo che presenta numerose spine acuminate. Quelle più vecchie si rivolgono verso il basso. Le foglie rimangono sulla pianta anche in inverno.

La Phoenix canariensis è una pianta dioica. I fiori, maschili e femminili, sono portati da piante diverse. I fiori, giallo-bruni, irrilevanti, sbocciano nella primavera avanzata, tra le fronde, riuniti in pendenti infiorescenze a pannocchia lunghe anche un metro; le infiorescenze delle piante femminili sono più lunghe e più appariscenti di quelle maschili. In estate maturano i frutti, grappoli di drupe ovali. Sono carnosi, di colore variabile dal giallo al rosso-bruno, a seconda dello stadio di maturazione, la cui polpa, commestibile, non è particolarmente gradevole al palato dell’uomo, ma accettata dal bestiame.

All’interno di ogni drupa è presente un singolo seme fertile. La pianta si riproduce per seme nei mesi di febbraio e di marzo. E’ possibile utilizzare anche i polloni radicati che si formano spontaneamente alla base della pianta. Togliendo i polloni si assicura alla pianta una forma pulita e raffinata.

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Come era

E’ una Palma a crescita lenta, molto rustica, che ben si adatta a vivere su terreni anche particolarmente poveri. E’ coltivata nei giardini tutto l’arco dell’anno per le sue qualità estetiche e, per le grandi dimensioni, richiede molto spazio attorno ad essa. Resiste ai venti salmastri, quindi è coltivabile nelle zone costiere, ma la sua resistenza al freddo le permette di ben svilupparsi anche nell´entroterra sopportando temperature molto rigide. Durate l’inverno le giovani piante possono richiedere una leggera protezione dal vento e dal freddo. Per uno sviluppo equilibrato è consigliabile porre la pianta in luogo con un’esposizione luminosa, anche se i raggi solari diretti potrebbero causare l’ingiallimento delle foglie. Accetta pure di essere esposta ad una parziale ombra. Può sopportare periodi di siccità anche molto prolungati, pertanto le annaffiature saranno abbondanti da maggio a settembre, ridotte o sospese nei mesi invernali.

La Phoenix canariensis, in genere, non è attaccata dai parassiti. Purtroppo oggi corre il grave pericolo di distruzione e di morte a causa di un temibile coleottero, il “Rhynchophorus ferrugineus”, noto come il “Punteruolo rosso”, un curculionide originario dell’Asia e propagatosi in Medio Oriente e in tutto il bacino del Mar Mediterraneo. E’ stato introdotto in Italia da un vivaista di Pistoia che aveva importato imprudentemente dall’Egitto alcune piante adulte di Phoneix dacylifera dentro le quali ere nascosto il curculionide. In Sicilia, dove è comparso nel 2005, ha attaccato migliaia di Palme distribuite lungo i viali e nei giardini provocando la loro morte perché, sviluppandosi all’interno della pianta, si nutre di essa abbondantemente. Purtroppo il flagello delle Palme è arrivato anche nella villa comunale di Mistretta!

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Come è

Sono veramente dispiaciuta per la grave perdita di questa preziosa palma. Purtroppo ho assistito impotente al graduale appassimento della corona delle foglie apicali. I rigogliosi cappucci verdi, che risplendevano al sole, hanno cedono all’aggressione del parassita che ne hanno rosicchiato l’anima fino a fare cedere il pesante corpo che appare come un grande ombrello piegato. Ciò è avvenuto nell’indifferenza di quanti avrebbero dovuto proteggere non solo la Palma, ma anche tutte le altre essenze vegetali presenti nelle ville di Mistretta   che possiedono un enorme patrimonio naturalistico.

 

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