Sep 4, 2016 - Senza categoria    Comments Off on LA FESTIVITA’ DEL SS.MO ECCE HOMO E LA CHIESA DI SANTA MARIA DI GESU’ A MISTRETTA

LA FESTIVITA’ DEL SS.MO ECCE HOMO E LA CHIESA DI SANTA MARIA DI GESU’ A MISTRETTA

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La festa del SS.mo Ecce Homo è una festa religiosa solenne, che uguaglia la festa di San Sebastiano, il patrono di Mistretta. Si commemora la seconda domenica del mese di settembre di ogni anno con le funzioni religiose che si celebrano nella chiesa di Santa Maria di Gesù e con il cammino processionale del venerato simulacro del SS.mo Ecce Homo e della Varetta per le vie della città di Mistretta.

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 Il culto e la devozione verso il SS.mo Ecce Homo furono istituiti fin dalla metà del 1600 dai Frati Minori Riformati, che abitavano nel convento annesso alla Chiesa Santa Maria di Gesù.

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Dopo la soppressione degli Enti Ecclesiastici, il patrocinio della festa del SS.mo Ecce Homo fu sopportato da alcune devote donne che fondarono, nel 1866, la “Pia Congregazione delle Donne” che si adoprava per non “far venir meno la devozione al santissimo Ecce Homo”.
Fino ai primi anni del 1900 e fino alla sua estinzione, molto meritatamente la Pia Congregazione delle Donne mantenne viva la devozione verso il SS.mo Ecce Homo. Alla Pia Congregazione delle Donne subentrò la “Società Agricola di Mutuo Soccorso”, formata da soci contadini, che continuarono la tradizione devozionale e festosa del SS.mo Ecce Homo per oltre un secolo.
Attualmente il merito di organizzare la festa del SS.mo Ecce Homo spetta ai giovani del Comitato o Associazione Pro Ecce Homo che, con tanta devozione, con notevole entusiasmo e grande impegno, dal 2010 riescono ad realizzare il vasto programma religioso e folkloristico con concerti, tornei e manifestazioni equestri. Il popolo partecipa a tutte le iniziative sostenendoli, lodandoli e applaudendoli.

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Sono i giovani che hanno fatto rinascere la Società Agricola di Mutuo Soccorso a Mistretta e, in particolare, Cicala Vincenzo, Contino Salvatore, Favaloro Francesco, La Ganga Giuseppe, Lipari Luciano, Lo Prinzi Vincenzo, Mazzurco Antonino, Mentesana Giovanni, Mingari Vincenzo, Ruggieri Giuseppe, Ruggieri Vincenzo, Rampulla Vincenzo, Sanzarello Antonino, Sanzarello Vincenzo, Scolaro Giuseppe, Testa Gabriele, Vinci Antonino, Zampino Sebastiano, guidati dal signor Sorbera Giuseppe, attuale presidente della Società.

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Da sx Sebastiano Zampino e Vincenzo Mingari

Un valido contributo alla Società Agricola ha dato il signor Enzo Giordano prematuramente scomparso.

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A centro del gruppo con gli occhiali  in basso

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I fratelli Antonio e Vincenzo Sansarello

 Valida e affettuosa guida è il loro presidente, il signor Giuseppe Sorbera.

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Per citare qualche attività: qualche giorno prima della festa si esibiscono nella piazza San Felice da Nicosia i concorrenti alla gara della corsa agli ostacoli. Nella piazza davanti alla chiesa si esibiscono i partecipanti alla caratteristica “‘ntinna”, il “gioco della pentolaccia”, il gioco diabilità per colpire e rompere, saltando, la pentolaccia di terracotta, posta in alto su una lunga corda, che contiene il premio.

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 La banda locale suona musiche adatte all’avvenimento.

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Dopo la Messa pomeridiana, quest’anno 2016, giorno 11 settembre, la statua del SS.mo Ecce Homo uscirà dalla chiesa di Santa Maria di Gesù.

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salutata dallo sparo dei mortaretti e alla dispersione dei bigliettini con la scritta “Viva l’Ecce Homo

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ed è trasportata in processione dal fercolo magnificamente addobbato con i fiori e con le offerte in denaro dei devoti per grazie ricevute.

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  Il sacro fercolo è accompagnato dal sacerdote, dalle autorità civili, dalla banda musicale, dalla gente. La festa è spettacolare e trasmette tanta emozione!

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Durante il cammino processionale il fercolo del SS. Ecce Homo è preceduto dalla Varetta, che contiene la reliquia della Santa Croce e i ceri votivi offerti dai fedeli per le grazie ricevute.

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Dopo il cammino processionale, la festa si conclude con lo sparo dei fuochi d’artificio e con l’estrazione dei biglietti vincenti i tanti premi messi in palio. Un momento molto atteso è l’esibizione degli artisti sul palco in piazza San Felice. Quest’anno, il 10 settembre, intratterrà il pubblico Annalisa Scarrone con la Band in concerto “Se Avessi Un Cuore Tour“.

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Letteralmente “Ecce Homo” significa “Ecco l’Uomo”, frase che il governatore della Giudea di allora, Ponzio Pilato, rivolse ai Giudei nel momento in cui mostrò loro Gesù flagellato.
Il Vangelo secondo Giovanni (19,5-22) racconta la crocifissione di Gesù: “Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo ». Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: « Crocifiggilo, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: « Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa». Gli risposero i Giudei: « Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio ». All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: « Di dove sei? ». Ma Gesù non gli diede risposta.  Gli disse allora Pilato: « Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce? ». Rispose Gesù: « Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande». Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: « Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare ». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litostroto, in ebraico Gabba-tà.  Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: « Ecco il vostro re! ». Ma quelli gridarono: « Via, via, crocifiggilo! ». Disse loro Pilato: « Metterò in croce il vostro re? ». Risposero i sommi sacerdoti: «Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei ».  Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: « Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei ». Rispose Pilato: « Ciò che ho scritto, ho scritto ».

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LA STATUA E IL FERCOLO DELL’ECCE HOMO

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La statua dell’Ecce Homo, coperto dalla mantellina rossa, è una figura di grande rilievo artistico. E’ una scultura lignea policroma attribuita a Frate Umile Pintorno da Petralia Soprana, della prima metà del sec. XVII, dove l’artista è riuscito ad esprimere il sentimento dell’umana sofferenza messo in evidenza dalla testa piegata a destra, dallo sguardo assente, dalle braccia incrociate, dalle mani legate, dalle ginocchia piegate e insanguinanti. Raffigura tutta l’Umanità che Lo ha offeso e martirizzato.

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Il fercolo, dal latino “fero” “portare” e “cultus” “ culto” “portatore di culto”, la macchina processionale per il trasporto del SS.mo Ecce Homo, fu realizzato dal valentissimo scultore intagliatore ebanista Pasquale Azzolina, nato a  Mistretta il 10 gennaio 1859 e deceduto il 15 febbraio 1934 che ha dimostrato di possedere notevole capacità artistica ricevuta in eredità dal padre Michele.

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 L’opera è venuta alla luce da un tronco legnoso di albero di tiglio finemente scolpito negli anni 1913 – 15. Presenta la base di 175×143 cm e l’altezza totale di 300 cm. Le colonne laterali riccamente lavorate, sorreggono la cupola formata da spicchi triangolari alternati e finemente intagliata lungo il perimetro del cornicione. La cupola termina con la croce composita poggiata sopra una sfera dorata.

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Adornano gli archi sotto la cupola paffute facce di angeli alati.

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Le quattro colonne, che reggono la cupola, riccamente intarsiate, nelle nicchie ospitano le statue raffiguranti la passione di Cristo:
Maria, la Madonna Addolorata, avvolta nel manto azzurro, stretta nel suo immenso dolore;

23 ADDOLORATA

 San Giovanni evangelista, nuovo figlio di Maria, in una posizione di statico abbandono.

24 GIOVANNI

San Pietro, il capo della Chiesa cattolica, che stringe in mano un oggetto non identificato;

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Giuda, il traditore, che, nella disperazione del tradimento e nel gesto che prelude al suicidio, poggia una mano sui capelli e l’altra nel collo lasciando a terra il sacchetto con i trenta denari

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Il fercolo è stato dipinto con “l’oro dei poveri”, con la “porporina” una vernice dorata formata da polvere metallica mescolata ad una sostanza oleosa e poi coperta da una vernice trasparente. Recentemente il fercolo e’ stato sottoposto ad un necessario ed urgente restauro, lavoro eseguito magnificamente dall’artista mistrettese il maestro Mario Biffarella, perché la mancanza di manutenzione, le sollecitazioni dinamiche per il trasporto durante il cammino processionale, gli sbalzi termici avevano compromesso la stabilità della struttura.
Il restauro del fercolo è stato finanziato dal Comune di Mistretta grazie all’interessamento del dott. Giuseppe Testa, allora assessore al bilancio, e al contributo della Società Agricola elargito su proposta  dei signori Franco Scarito ed Enzo Giordano.
L’artista Pasquale Azzolina ha prodotto molte altre opere in legno, di grande valore artistico, commissionate dalle chiese, dalle confraternite, dalle famiglie nobili dell’epoca. Recentemente, dopo un’accurata ricerca, il Prof. Domenico Lo Iacono ha rinvenuto diversi lavori da lui realizzati e custoditi nella Chiesa Madre della vicina città di Nicosia  e nella chiesa del convento dei Cappuccini dove è custodito l’altare del Beato Felice. Pasquale Azzolina è il nonno degli illustri fratelli amastratini Domenico e Vittorio Lo Iacono che hanno descritto i tratti artistici e personali del loro congiunto in due libri presentati a Mistretta.
Durante la presentazione del libro “PASQUALE AZZOLINA Scultore” di Domenico Lo Iacono con la Collaborazione Storica Artistica di Mario Biffarella il relatore prof. Francesco Cuva così si espresse:
<< Varia è la produzione dell’artista che ha avuto la sensibilità di aprirsi al mondo dell’arte scegliendo il confronto continuo con gli altri artisti del luogo, in una stagione, a Mistretta, dinamica e ricca di innovazioni, e ricercando nuove tecniche di soluzione. Apparentemente, sembra che il fercolo abbia una funzione di cornice cioè complementare rispetto alla figura dell’Ecce Homo. Invece ne è strumento principale per comprendere la scena nella dimensione temporale e spaziale. Le due realtà, statua e fercolo, ad occhio creano una perfetta simmetria. L’osservatore attento, quindi, è portato ad immaginare l’antica scena drammatica allorché Ponzio Pilato consegna Gesù ai carnefici per farlo crocifiggere. Nello stesso tempo, focalizzando le due statue del fercolo, l’Addolorata e San Giovanni evangelista, ripercorre le vicende della crocifissione, mentre con Giuda, il traditore, e Pietro, il rinnegatore, si rivive la Passione.
Alzando lo sguardo verso la cupola con la croce appare l’immagine della chiesa che tramanda il sacrificio di Cristo per la redenzione dell’umanità. La macchina processionale di Pasquale Azzolina propone, perciò, il mistero del dolore e della pietà. Assistono alla scena, dall’alto, gli angeli, mentre i quattro archi e le quattro figure richiamo la perfezione del creato e del Creatore. Anche la finitura pittorica, “l’oro dei poveri”, oro-ocra spento, si adatta al clima mesto rappresentato dalla scena.
In conclusione, Pasquale Azzolina ha voluto trasmettere un messaggio sempre attuale sulla condizione umana che cerca protezione e trova conforto nella misericordia di Dio; tale conforto era rivolto ai contadini che ne sono stati, per altro, i committenti
>>.

LA CHIESA DI SANTA MARIA DI GESU’ A MISTRETTA

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La chiesa di Santa Maria di Gesù, situata alla fine della via Anna Salamone, risalente ai secoli XVI- XVII, già chiesa dei Frati Minori Riformati, è l’edificio associato a complesso ospedale SS.mo Salvatore. Attualmente la chiesa funge da cappella dell’ospedale e riceve quanti dal nosocomio passano a miglior vita e dove sono vegliati dai parenti prima di essere condotti al cimitero dopo la celebrazione del rito funebre.
I Frati Minori Riformati nel 1610 si insediarono nel convento annesso alla chiesa e nei locali ospitavano ammalati, poveri, bisognosi e pellegrini e,  soprattutto,  i ragazzi ai quali  insegnavano l’apprendimento di  un mestiere.
Vi rimasero fino alla soppressione degli Enti ecclesiastici.
Nel 1874 il convento, costruito attorno ad un ampio cortile circondato da portici,

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dalla Commissione Sanitaria fu destinato ad accogliere una nuova struttura ospedaliera, al posto dell’antico ospedale del SS.mo Salvatore costruito nel 1571 e condotto da sorelle religiose.
Il convento e l’ospedale erano circondati da un esteso orto, l’odierna Villa Chalet, coltivato a frutteto e a giardino.
Da alcuni anni un ampio spazio è stato sottratto all’orto per realizzare la pista di atterraggio dell’elisoccorso.
Probabilmente, anche il “giardino della complessità”, lo spazio verde limitrofo all’ospedale Ss.mo Salvatore e annesso al reparto di salute mentale, diretto dal dottor Antonino Puzzòlo, faceva parte del sopradetto orto. Il 20 novembre del 2015 in questo giardino è stata messa a dimora una giovane Betulla, alta circa tre metri, durante la “Giornata dell’arte in giardino, sezione autunnale” in onore di Franco Basaglia, psichiatra e neurologo italiano che ha rivoluzionato il sistema della cura delle malattie mentali in Italia. E’ stata scelta la Betulla perché è il simbolo della salute e dell’igiene mentale.
La chiesa di Santa Maria di Gesù esternamente appare molto semplice.
La facciata principale, restaurata nella prima metà del XX secolo, è ornata sul timpano da un bassorilievo in stucco raffigurante la Madonna col Bambino.

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La ristrutturazione dell’interno della chiesa, avvenuta nel 1847, dall’aspetto neoclassico, previde la realizzazione del pavimento e degli altari in marmo.
La chiesa, nel suo interno, presenta una sola navata che conduce al presbiterio dove nell’altare maggiore, entro l’edicola neoclassica dipinta, con le parti a rilievo in stucco, poggiante su balaustra marmorea, è esposta la tela che raffigura la Madonna degli Angeli con il Bambino in braccio che assurge in cielo accompagnata dagli angeli e dai santi francescani San Francesco e Santa Chiara,

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L’opera, del 1796, è di Giuseppe Scaglione da Mistretta, allievo di Agatino Sozzi e di Giuseppe Patania.
Il tabernacolo,  racchiuso fra colonnine, è chiuso dalla porta d’argento riccamente lavorata.

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Un altro dipinto, con tecnica ad olio su tela, di forma rotonda, è posto in alto. Rappresenta lo Spirito Santo sotto le sembianze di una colomba.

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Sulla chiave dell’arco trionfale si può ammirare lo scudo in stucco con l’emblema dell’Ordine dei Frati Minori Riformati.

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 Ai lati dell’altare, entro due nicchie, sono custodite le statue dei Santi francescani San Pietro d’Alcantara e San Pasquale Baylon.

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Realizzati in legno, tela e colla agli inizi del XIX secolo, sono opera di ignoto artista.
Nelle nicchie delle pareti laterali della chiesa sono accolte diverse statue, probabili opere di maestranze locali, che si fanno ammirare per la bellezza delle espressioni e per la cromatura vivace dei colori delle vesti dei santi.
La statua lignea policroma di Sant’Anna e Maria bambina è posta entro l’edicola in stucco.

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Realizzata alla fine del XIX e inizi del XX secolo, è di autore ignoto. Probabilmente la statua fu commissionata dalle suore Figlie di Sant’Anna, che offrivano la loro assistenza ai degenti dell’ospedale SS.mo Salvatore di Mistretta dal 1889 al 1974. Sotto la mensa dell’altare di Sant’Anna è deposta la statua in cera con le reliquie del corpo di Santa Colomba, del XIX secolo.

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La statua marmorea dorata e policroma della Madonna di Ogni Titolo, posta entro edicola in stucco, della scuola dei Gagini (fine del XVI – inizi del XVII secolo), mostra sul plinto lo stemma del committente.

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Sotto la mensa dell’altare della Madonna d’Ogni Titolo è deposta la statua in cera di San Severino, del XIX secolo.

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Arricchisce l’altare, il dipinto, di forma ovalizzata, che rappresenta San Giuseppe e il Bambino, opera della seconda metà del XVIII secolo.

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La statua di San Francesco d’Assisi, posta dentro l’edicola in stucco, è una scultura lignea policroma del XIX – XX secolo.

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Sotto la mensa dell’altare di San Francesco è deposta la statua in cera di Santa Veneranda, del XIX secolo.

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Adorna lo stesso altare l’immagine della Madonna del Santo Aiuto, olio su tela di Giuseppe Minutoli da Messina (1865).
La cornice è opera dell’intagliatore  Pasquale Azzolina di Mistretta.

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La statua di Sant’Antonio di Padova, in legno policromo, custodita dentro l’edicola in stucco, è opera di ignoto scultore del sec. XVII e rielaborata nel sec. XIX.

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 Sotto la mensa dell’altare di Sant’Antonio di Padova è deposta la statua in cera di San Perseverante, del sec. XIX.

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Prezioso è il bel Crocefisso, datato 1634-1635, una scultura lignea policroma, opera dello scultore francescano Giovan Francesco Pintorno, meglio conosciuto come fra’ Umile da Petralia Soprana, il più grande scultore di arte sacra del ’600.
L’artista, in questa intensa rappresentazione del Cristo Crocefisso, è riuscito ad esprimere il sentimento dell’umana sofferenza evocato attraverso i segni cruenti del martirio.
Il Cristo è colto nel momento del trapasso.
La drammaticità è molto accentuata dalla testa inclinata a destra, dalla bocca semiaperta, dagli occhi chiusi, dal corpo che si muove verso sinistra, dalle gambe nel momento di abbandono.
Il volto ha due immagini: da una parte c’è il Dio che si sacrifica per il riscatto dell’Uomo, dall’altra parte c’è l’Uomo che accetta il sacrificio.
Il corpo, asciutto, mostra ampi ematomi e numerose ferite. Si possono contare le costole.
Il Crocifisso è stato restaurato a Catania per opera del dott. Errera. La finitura pittorica non è più quella originale realizzata da fra Umile.

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Il grande realismo è accentuato anche dai solchi ai polsi e alle caviglie provocati dalle funi, dalle piaghe ma, soprattutto, dalla quantità di sangue che sgorga abbondante dalla ferita del costato. Segni distintivi della scultura di Frate Umile sono la grande corona di spine sulla testa e le ciocche di capelli che scendono dalla spalla. Il valore salvifico del sacrificio è percepibile nella serena e sublime compostezza dei tratti fisionomici del volto. L’opera è stata restaurata da Giuseppe Lupo nel 1960. Il Crocifisso dovrebbe essere posto nel Suo altare, nell’affresco fra Maria Addolorata e San Giovanni, ma è stato allontanato per proteggerlo dall’umidità della parete.

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Sotto la mensa dell’altare del Crocifisso è deposta la statua in cera di Santa Chiara, del XIX secolo.

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Di grande rilievo è la statua dell’Ecce Homo posta dentro l’edicola in stucco. E’ una scultura lignea policroma attribuita a Frate Umile Pintorno da Petralia Soprana, risalente alla prima metà del sec. XVII.

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 Sotto la mensa dell’altare dell’Ecce Homo è deposta la statua in cera di San Celestino, del sec. XIX.

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Tutte le statue reliquarie, giacenti sotto le mense degli altari, hanno le mani e il viso di cera e gli abiti ricamati.
Importante, nella sua semplicità, è la cantoria da dove si affacciavano, per partecipare alle funzioni religiose, le suore, le figlie di Sant’Anna, che fino al 1974, come già detto, assistevano gli ammalati bisognosi ricoverati nell’ospedale SS. Salvatore.

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Il Pulpito è formato da una balaustra in legno policromo ad imitazione di pannelli a transetto marmoreo di autore ignoto datato1716.

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Il confessionale in legno laccato con parti dorate  appartiene alla seconda metà del sec. XIX

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Nella cantoria è custodito l’organo a canne con cassa dorata e policroma, della fine del sec. XVIII. Necessita di un necessario ed imminente restauro.

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