Jun 16, 2016 - Senza categoria    Comments Off on LA DIGITALIS PURPUREA

LA DIGITALIS PURPUREA

1 ok

Nella villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta fino a qualche anno fa la Digitale era molto presente a mostrare la sua notevole bellezza. Oggi ho potuto fotografare un unico esemplare che si erge solitario in mezzo ad altre piante.

2 ok

La Digitalis purpurea è una pianta erbacea biennale, talvolta perenne,della famiglia delle Scrophulariaceae. Del genere Digitalispurpurea” è la specie più nota. Ne esistono tre sottospecie: Digitalis purpurea subspecie Purpurea, Digitalis purpurea subspecie Heywoodii, Digitalis purpurea subspecie Mariana. La Digitalis purpurea origina dall’Europa, dall’Africa settentrionale, dall’Asia occidentale. Allo stato spontaneo vive nei boschi e nei luoghi selvatici e montuosi dell’Europa centro-meridionale, spesso inselvatichita. In Italiacresce spontanea solo in Sardegna e in Corsica, dove si dissemina spontaneamente, ma è coltivata a scopo ornamentale in molti giardini della penisola.

Il nome “Digitalis”, derivante dal latino, attribuito alla piantada Leonahart Fuchs, allude alla forma del fiore che ricorda quella di un ditale o un dito di guanto.

3 ok

3a ok

Possiede tanti altrinomi italiani e stranieri: “Digitale rossa, Guancelli, Erba araldaCornucopio, Cacapeiro, Dedalario, Dedaleira, Dedalera, Digitale della Madonna, Erba di San Leonardu, Almindelig fingerbøl, Bloody fingers, Bloody man’s fingers, Common foxglove, Dead man’s bells, Digitale pourpré”. La Digitalis purpurea è una pianta alta da 30 a 100 centimetri e aggrappata al suolo mediante una radice grossa e ramificata che, al primo anno di vita, non produce fiori, ma solo una rosetta di foglie basali radenti a livello del terreno. Le foglie inferiori hanno il picciolo alato, le superiori sono sessili e semiabbraccianti. Sono di colore grigio verde, semplici, disposte a spirale e ricurve verso il basso, ovali, oblunghe, da 10 a 35 centimetri, con il margine finemente dentellato e ricoperte talvolta da una peluria lanosa biancastra.

4 ok

Nel secondo anno, dal centro della rosetta si sviluppa il fusto, eretto, semplice, angolare, peloso, rostrato, vuoto, che porta grandi fiori peduncolati disposti in un lungo grappolo unilaterale nella sua parte terminale e di dimensioni decrescenti dalla base verso l’apice dello stesso stelo. La corolla campanulata, a forma di ditale pendente, cigliata nel lembo, pelosaè di coloro rosso purpureo esternamente, rosata, con macule rosso-nere cerchiate di bianco all’interno e con labbro inferiore sporgente.

4a ok

5 ok

Esistono altre varietà di Digitale ottenute da alcuni ibridi, a scopo ornamentale, in cui il colore del fiore varia dal bianco, al rosa, al viola, al giallo, al crema.

6 ok

La pianta fiorisce, con fioritura progressiva e prolungata, da maggio a luglio abbellendosi di fiori porporini, da cui il nome “purpurea”. Il frutto è una capsula peloso-glandulosa che, giunto a maturità, si apre liberando numerosi semi molto piccoli, da 0,1 a 0,2 millimetri. La moltiplicazione avviene per seme, che la pianta produce in gran quantità, e per divisione dei cespi. Si può seminare alla fine dell’estate o alla fine dell’inverno, in un luogo protetto, mettendo a dimora le piantine in primavera. Solitamente le Digitali tendono a riseminarsi spontaneamente di anno in anno divenendo perenni. I semi e le parti verdi della pianta vanno maneggiati con particolare cura poiché sono velenosi.

Tutta la pianta di Digitalis è velenosissima. Ecco perché il signor Vito Purpari, l’ex giardiniere della villa, aveva piantato la Digitale nelle vicinanze della casa del ricovero degli attrezzi dove non hanno libero accesso i bambini e gli animali domestici. Sono particolarmente tossiche le foglie del secondo anno. Le foglie delle piante selvatiche sono più ricche di principi attivi di quelle coltivate. Si raccolgono le foglie al momento della fioritura, possibilmente dopo mezzogiorno e con il tempo asciutto. Secondo le ricerche effettuate da Dafert, il contenuto in glucosidi raggiunge la massima concentrazione nelle ore pomeridiane perché sono utilizzati dalla stessa pianta durante la notte. Secondo Stoll e Kreiss nelle foglie sono contenuti: digitossina, gitossina, gitalina, glicosidi elementi farmacologicamente indicati principalmente nella terapia dell’insufficienza cardiaca. I glucosidi che si estraggono dalle foglie si usano in piccolissime dosi perché, a dosi elevate, sono velenosi e mortali. Mai portare i fiori di Digitalis purpurea in bocca!

Nell’Italia settentrionale crescono la Digitalis grandiflora e la Digitalis lutea, anch’esse velenose, che mostrano fiori gialli. Benché la Digitale venga usata in medicina, se ne sconsiglia vivamente l’uso empirico. Anticamente le proprietà medicinali della Digitale non erano conosciute, anche se Ovidio la cita ne “ Le Metamorfosi”. In Italia, in Grecia ed in Asia Minore le piante di diverse specie di Digitale crescevano frequentemente, tuttavia non furono utilizzate dai medici greci e latini. Le antiche cognizioni mediche si basavano quasi esclusivamente sui testi di Dioscoride e di Plinio, perciò, per tutto il Medioevo ed il Rinascimento le virtù medicinali della Digitale rimasero ignorate. Le applicazioni medicinali degli estratti della Digitalis purpurea, per il trattamento dello scompenso cardiaco, furono scoperte per la prima volta dall’inglese William Withering nel 1785 e illustrate nel suo libro “An Acconut of the Foxglove”. “Foxglove” è il nome popolare inglese di questa pianta e significa ”guanto di volpe”. WilliamWithering, medico di Birmingham, avendo appreso da una vecchia fattucchiera l’uso benefico della Digitale e dopo averlo sperimentato per dieci anni, divulgò il suo prezioso utilizzo sull’attività del cuore; impiegato con dosi eccessive e con indicazioni imprecise, però, cadde di nuovo nell’oblio. Solo nel 1842 R.P. Debreyne lo indicò definitivamente come cardiotonico.

Attualmente si usa nelle malattie acute e croniche in cui il cuore ha bisogno di essere tonificato. I prodotti attivi della Digitale, eliminati con difficoltà, si accumulano nell’organismo, quindi il periodo di cura con l’uso della Digitale deve essere limitato a poco tempo. Dosi eccessive od anche piccole, ma continuate per molto tempo, potrebbero provocare seri inconvenienti. La sintomatologia da ingestione di parti della pianta è identica a quella dell’intossicazione da farmaci digitalici. I segnali sono: malessere generale, sudorazione fredda, sonnolenza, angoscia, nausea, cefalea, astenia, vomito, dolori addominali, confusione mentale, allucinazioni, vertigini, disturbi visivi, diminuzione del numero delle pulsazioni, irregolarità del ritmo cardiaco, collasso, arresto del cuore.  Nei casi gravi la morte sopravviene per paralisi. Le dosi tossiche sono molto mutevoli perché variabile è il contenuto di principi attivi nelle foglie. In generale 10 gr di foglie secche o 40 gr di foglie fresche possono provocare la morte di un uomo dal peso di 60 Kg. Sono stati segnalati casi di avvelenamento in animali in seguito ad ingestione di fieno contenente piante di Digitale.

 Il preoccupato e pensieroso medico, dipinto nella celebre opera di Vincent van Gogh, il “Ritratto del dottor Gachet“, ha sul tavolo, accanto a sé, una pianta di Digitalis all’epoca utilizzata come rimedio fitoterapico per la cura di diverse malattie come l’epilessia.

7 ok

In letteratura nel libro di Maria Pascoli, la sorella di Giovanni, si legge: “ Un giorno, dopo la merenda e la ricreazione all’aperto, noi educande con la nostra Madre Maestra c’incamminammo per un sentiero che aveva ai lati due giardini, uno cinto dal bussolo e l’altro senza veruna siepe. In questo scorgemmo una pianta, che non avevamo mai veduta, non essendo mai solite a passare da quel luogo. Era una pianta dal lungo stelo rivestito di foglie, con in cima una bella spiga di fiori rossi a campanelle, punteggiate di macchioline di color rosso cupo: la Digitale purpurea. La curiosità di poterla guardare bene da vicino e di sentire se odorava ci spinse ad entrare nel giardino; ma appena ci fummo fermate presso la pianta, la Madre Maestra ci intimò di allontanarci subito di lì, di non appressarci a quel fiore che emanava un profumo venefico e così penetrante che faceva morire. Indietreggiammo impaurite e ci portammo leste leste sul nostro cammino. Io rimasi per un pezzo con la paura di quel fiore velenoso e, quando si doveva passare nelle sue vicinanze, me ne stavo più lontana che fosse possibile senza nemmeno guardarlo. Questo puerile e insignificante mio racconto ispirò a Giovannino la poesia “Digitale purpurea”. La Digitale purpurea è una celebre poesia decadente del 1898 di Giovanni Pascoli inserita nella raccolta “Primi Pometti”. Fu una pianta molto amata dal poeta tanto da scrivere nella poesia:

In disparte da loro agili e sane,

una spiga di fiori, anzi di dita

spruzzolate di sangue, dita umane,

l’alito ignoto spande di sua vita”.

La poesia ha come protagoniste la sorella Maria, e la sua amica Rachele che, incontrandosi dopo tanto tempo in un convento per studiare, iniziano a parlarsi e a riferirsi le loro esperienze di vita.

Si disegnano due figure: una ragazza bionda “verginea” e l’altra bruna dagli occhi ardenti. La grande differenza tra le due donne è che Maria ha saputo rimanere distante dal “fiore proibito“, mentre Rachele ha voluto “cedere al fascino dell’ignoto”. La ragazza bionda, dalle vesti semplici e dallo sguardo modesto, è l’immagine dell’innocenza e della purezza, la ragazza bruna, dagli occhi che ardono, è l’immagine di una sensualità inquieta. In questa lirica il poeta riprende la simbologia floreale. La Digitale è un fiore rosso violaceo con delle macchie interpretate da Pascoli come dita spruzzate di sangue. Il fiore diventa simbolo di una sessualità ambigua, tormentata. Nel poeta si nota il profondo rispetto per entrambe le concezioni, l’assenza di condanna per la tentazione o la fermezza per la castità.

Le Digitali amano vivere su terreni calcarei, sciolti, ben drenati, ricchi di materia organica, in gruppi, per formare bordure, e coltivate a scopo decorativo per la bellezza dei fiori. Dopo la fioritura, è bene tagliare le spighe appassite per stimolare la formazione di altri germogli e di altre infiorescenze meno vistose, ma altrettanto ricche di colore. Crescono in qualsiasi posizione, sia in pieno sole, ma preferibilmente all’ombra, soprattutto nelle zone con estati molto calde e siccitose per evitare che il caldo eccessivo danneggi le piante. Se gli inverni sono particolarmente rigidi, è consigliabile coprire la rosetta basale di foglie con altre foglie o con paglia. Non necessitano di grandi quantità d’acqua. In autunno è bene spargere sul terreno intorno alle piante del letame nutriente. Nel linguaggio dei fiori la Digitalis simboleggia “impegno, consolazione”.

Comments are closed.