Nov 26, 2015 - Senza categoria    Comments Off on LA BETULA AETNENSIS NELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” E IL “GIARDINO DELLA COMPLESSITA'” A MISTRETTA

LA BETULA AETNENSIS NELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” E IL “GIARDINO DELLA COMPLESSITA'” A MISTRETTA

Nella villa comunale “G.Garibaldi” di Mistretta due piante gemelle di Betula etnensis creavano un piccolissimo ma suggestivo boschetto assieme al Gingko biloba posto di fronte ad esse.
La Betula aetnensis proviene dalle falde dell’Etna dove rappresenta una fra le più significative essenze dei boschi etnei e dove cresce ad una altitudine compresa tra i 1300 e i 2100 metri di quota. La Betulla non è soltanto un motivo coreografico dell’ambiente montano etneo, ma riveste, con il suo specifico adattamento al substrato lavico, un preciso ruolo ecologico nell’economia del paesaggio vegetale.
Purtroppo oggi queste due sorelle Betulle non ci sono più nella villa comunale “Giuseppe Garibaldi”.
Sono morte! E mi dispiacere tanto!

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 Pertanto, con gioia ho accolto la notizia, riportata dall’amico Filippo Giordano sul Facebook, che  nel “giardino della complessità”, lo spazio verde limitrofo al presidio ospedaliero “SS. Salvatore” di Mistretta e annesso al reparto di salute mentale, diretto dal dottor Antonino Puzzolo, in onore di Franco Basaglia, psichiatra e neurologo italiano che ha rivoluzionato il sistema della cura delle malattie mentali in Italia, è stata messa a dimora una giovane betulla, alta circa tre metri, durante la “Giornata dell’arte in giardino, sezione autunnale” del 20 novembre u.s. alla quale hanno partecipato: i pazienti, ospiti della struttura sanitaria, che hanno partecipato all’iniziativa con entusiasmo, alcuni studenti del liceo artistico “Ciro Michele Esposito”  di Santo Stefano di Camastra, accompagnati dal professore Domenico Boscia, e le artiste Liria Ribaudo e Marianna Tita.
E’ stata scelta la Betulla perché è il simbolo della salute e dell’igiene mentale.

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foto di Filippo Giordano

La Betulla è un albero originario dell’Europa, dell’Asia settentrionale, del Canada e della Turchia.
E’ una pianta inconfondibile, pittoresca, soprannominata dai tedeschi “la signorina del bosco” per la sua chioma leggera ed elegante.
E’ un elemento caratteristico del paesaggio delle regioni boreali, dalla Svezia, alla Finlandia, alla Russia, alla Siberia dove vive spontanea in vaste aree boschive formando foreste pure e luminose nelle quali i raggi del sole, attraverso le lievissime chiome, filtrano e ravvivano il tappeto delle piante del sottobosco. Abita in pianura, in collina e in montagna, tra i 150 e i 2000 metri di altezza.
In Italia, presente dal periodo glaciale dell’ era Quaternaria, è un albero di secondaria importanza che si spinge fin sui monti della Sicilia, dove, a volte, anche là forma boschi puri e, per la sua regale bellezza, è chiamata “la Signora delle foreste”.
Come attesta Plinio, “Betulla” è una voce d’origine gallica che trova riscontro negli idiomi neo-celtici “beith, beth, betu” che significa appunto “albero”, oppure deriva dal latino “bitumen”, catrame di betulla”.
In dialetto siciliano la Betulla è chiamata “Bituddo, Salicuni, Vitudda, Vituddo”.
Nei paesi nordici è ritenuta simbolo di “luce” poiché la candida corteccia, in una notte di luna o in una giornata grigia, sembra mandare una luce che non si dimentica.
Il genere “betulla” comprende oltre 40 specie. Le tre specie di Betulla più comuni sono: la Betula alba,  la Betula pendula e la Betula pubescens, dalle foglie leggermente pelose. Appartengono tutte alla famiglia delle Betulaceae.
La Betulla è considerata dagli sciamani siberiani l’albero cosmico ed è la protagonista di diversi riti e leggende popolari. Si racconta che fino a pochissimo tempo fa gli sciamani siberiani, arrampicandosi sull’albero durante le trances, riuscivano ad entrare in contatto con gli dei.
Ancora sempre gli sciamani, durante le loro cerimonie, allo scopo di entrare in trance, legavano la Betulla all’ammannita muscaria, un fungo che instaura un rapporto micorrizale con le radici di determinati alberi, ma la specie preferita è proprio la Betulla ai piedi della quale si hanno maggiori probabilità di scoprire il fungo. Il consumo dell’ammannita, grazie alla muscarina, un allucinogeno concentrato nelle squame bianche sotto il cappello del fungo, provoca dapprima uno stato di sonnolenza, successivamente uno stato di eccitazione e di resistenza fisica.
I Galli, secondo Plinio, impiegavano la Betulla per confezionare fiaccole, come simbolo “tutelare”, ritenute di buon auspicio il giorno delle nozze poiché erano legate alla vita umana.
I Celti coprivano con rami di Betulla le spoglie mortali per preparare il defunto alla nuova vita.
Nella zona che comprende il basso Rodano e l’alto Danubio, dal popolo celtico la Betulla è considerata l’albero aurorale associato al solstizio d’inverno essendo la prima pianta della foresta ad emettere le foglie insieme al Sambuco. Per questo motivo era venerata come albero della rinascita primaverile e aderente ai culti religiosi popolari tipici della stagione.
Nella celebrazione del ritorno della luce, che corrisponde alla nostra Candelora, il 2 febbraio, la Betulla è il simbolo della “festa di Santa Brigida d’Irlanda” il cui nome nordico, “Birgit”, deriva dalla radice indoeuropea “Bhirg”, Betulla”. In quel giorno molte streghe festeggiano Brigida, “signora della luce”, consacrando le candele che serviranno per i riti magici durante l’anno.
Nella mitologia celtica, data la colorazione della sua corteccia, sempre per il motivo che nelle notti di luna piena assume riflessi argentei, la Betulla era la pianta della Grande Madre e, quindi, legata alla femminilità. La Dea collegata a quest’albero era Brighid, il cui nome significa, per l’appunto, “betulla”.
Brigida, dea della fertilità, delle scienze e delle arti, protettrice dei fabbri, dei poeti, dei guaritori e dei maghi, nei dipinti è raffigurata con una fiamma sopra la testa in ricordo dell’antico Fuoco di Brigit. Nell’antica Roma i fasci intorno all’ascia, che reggevano i littori davanti ai magistrati, erano formati dai rami di Betulla. I fasci rappresentavano le punizioni che potevano essere inflitte ai colpevoli ed avevano anche la funzione di purificare l’aria dinanzi ai magistrati.
Secondo R. Graves, in tutta Europa i rami di Betulla erano usati per frustare i delinquenti, per calmare i pazzi e per allontanare da loro gli spiriti maligni. In Francia, nel Medioevo, la Betulla era considerata simbolo di “saggezza” e spesso, con i suoi rami, venivano intrecciate le verghe degli insegnanti che impartivano la cultura e ottenevano dagli alunni la disciplina a suon di vergate.
Secondo i detti popolari russi, la Betulla è dotata di quattro poteri:

1) dona luce al mondo perché dalla corteccia arrotolata si ricavano le torce,

2) soffoca le grida perché il catrame, usato per oliare le ruote cigolanti dei carri, attutisce il rumore,

3) guarisce dalle malattie per le sue proprietà curative,

 4) funziona da detergente nelle saune e nei bagni russi per accentuare la sudorazione che elimina le sostanze di rifiuto.

La Betulla è un albero slanciato e raggiunge la massima altezza di 15 metri in circa 20 anni. E’ a crescita abbastanza rapida, ma, solitamente, poco longeva, non superando gli 80 anni d’età. Ha un sistema radicale debole con radici dapprima fittonanti, poi fascicolate. Il tronco è snello, diritto, cilindrico e, se non è molto vecchio, è rivestito dalla sottile corteccia bianca a strisce ricoperta da lunghe lenticelle orizzontali. La corteccia tende a staccarsi in liste sottili trasversali, arrotolate su se stesse.

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I rami sono sottili, rugosi, pendenti e di colore rosso bruno. Le foglie sono picciolate, lunghe da 4 a7 centimetri, decidue, di forma romboidale – triangolare, aguzze, con la punta ben distinta e con il margine crenato, con nervatura penninervia, di colore verde chiaro nella pagina superiore e di colore biancastro nella pagina inferiore ricca di ghiandole. Le foglie formano la chioma irregolare, rada e leggera, espansa in verticale e il suo colore, verde chiaro durante il periodo vegetativo, diviene, prima della caduta autunnale delle foglie, di un bellissimo e caratteristico giallo dorato.

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 La Betulla è una pianta monoica, cioè i fiori, unisessuali, maschili e femminili, sono portati dalla stessa pianta.
I fiori sono disposti in infiorescenze, dette amenti o gattini, che sono delle spighe pendule molto dense. Gli amenti maschili sono più lunghi di quelli femminili, fino a 10 centimetri, pendenti, sessili, giallo-brunastri, per lo più disposti appaiati in cima ai rami. Ogni fiore maschile possiede un piccolo calice e una corolla di due petali fusi per le loro basi e di due stami con antere molto distanziate e ricche di polline.

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Gli amenti femminili sono più corti, solitari e laterali, peduli, di colore verdastro-rossiccio. Ogni brattea degli amenti porta tre fiori che crescono insieme alle foglie. I fiori femminili sono nudi.

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La fioritura avviene nei mesi di aprile e di maggio.

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Le infiorescenze vengono preparate dalla pianta già in autunno e trascorrono l’inverno ben chiuse e compatte; all’arrivo della primavera si gonfiano e si aprono lasciando sporgere gli stami gonfi dei granuli pollinici giallastri.
Il polline della Betulla libera allergeni molto aggressivi. Dagli amenti femminili si sviluppano le infruttescenze cilindriche, pendule, a forma di pigna, lunghe circa 4 centimetri che, a maturità, liberano i frutti secchi indeiscenti, le samare, muniti di una larga ala membranosa che favorisce la disseminazione anemofila dell’unico seme.

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I semi compaiono in autunno. Sono gialli, contornati da una membrana marrone che permette al vento di trasportarli anche per molti metri distanti dalla pianta madre. La moltiplicazione, oltre che per seme, può avvenire per margotta in primavera e per talea dei polloni, anche se questi due metodi non riscuotono sempre sicuro successo.
La Betulla è una pianta rustica, che non necessita di particolari cure e che sopravvive anche in condizioni meteorologiche avverse. E’ resistente alle alte temperature e ai grandi freddi, alla siccità, alle gelate, ai venti con forza moderata, all’aria inquinata.
E’ adatta a vivere in boschi di latifoglie, di aghifoglie o misti associandosi al faggio e alle conifere, ma forma anche boschi puri. L’aspetto leggero ed elegante, il portamento dei rami, il colore bianco della corteccia, le piacevoli colorazioni primaverili del fogliame, il giallo oro autunnale la rendono una pianta pregevole per essere coltivata anche nei giardini a scopo ornamentale.
Preferisce posizioni soleggiate, molto luminose e isolata dalle altre piante. Non ha particolari esigenze di terreno, cresce bene ovunque. Vegeta su suoli aridi, umidi, moderatamente ricchi di sali nutritivi, piuttosto acidi, sabbiosi e pietrosi, ben drenati. Solitamente si accontenta dell’acqua piovana ed è bene annaffiarla solo in periodi di prolungata siccità. E’ consigliabile depositare ogni anno ai piedi dell’albero in autunno del fertilizzante per favorire una sana crescita.
Nonostante sia aggredita da innumerevoli parassiti animali e vegetali, solo in condizioni particolari la Betulla subisce attacchi di una certa gravità. E’ attaccata da due funghi: il Fomes fumentarius e il Polyporus betulinus che fanno marcire il legno. Sono comuni su piante di Betulle vecchie riuscendo ad entrare nell’albero attraverso le ferite. Spesso sui rami si osservano cospicue formazioni di germogli affastellati.
Sono le “scope di strega” che rassomigliano a grandi nidi di uccelli. Sono causate dal fungo Taphrina betulina che intacca l’equilibrio ormonale della pianta.
La Betulla possiede un legno di colore bianco, omogeneo, elastico, resistente, che trova impiego nella fabbricazione di oggetti di uso domestico. E’ utilizzato per fabbricare mobili, sci, timoni, scale a pioli, tavoli, sedie, giocattoli, mollette da bucato.
Nell’industria cartacea è idoneo per la produzione della cellulosa. Prima dell’avvento della plastica, quest’albero, essendo molto richiesto dagli artigiani calzaturieri proprio per la compattezza e la leggerezza, era diffusamente coltivato in tutta l’Italia settentrionale.
Nel film “L’albero degli zoccoli” Ermanno Olmi racconta la tragica storia di un padre che, avendo tagliato una piccola Betulla abbandonata per creare gli zoccoli a suo figlio, è picchiato e licenziato dal suo padrone. Inizia così per lui una vita piena di stenti e di sacrifici, frequentissima nella miseria degli anni Venti.
Il legno costituisce anche un buon combustibile ad alto potere calorico.
Si ottiene il nero fumo utile per produrre inchiostri per stampanti.
Dalla corteccia, usata anticamente dai pellirossa per rivestire le canoe, perché impermeabile all’acqua, e dai lapponi per coprire le capanne e i tetti delle case, si ricava il catrame di Betulla, buon disinfettante e antiparassitario, dal cui distillato si produce un ottimo olio usato per le conce speciali delle pelli.
Gli indiani del Nord America costruiscono ancora oggi le loro canoe.
La Betulla possiede anche notevoli proprietà medicinali. In fitoterapia è una pianta regina: non c’è tisana depurativa o diuretica che non contenga una percentuale di Betulla!
Della pianta di Betulla si usano: la linfa, le foglie, i rami giovani, le gemme, la corteccia.
La linfa, raccolta in primavera, detta “acqua o sangue di Betulla”, era usata come rimedio per l’artrite e per le malattie delle vie urinarie poiché favoriva l’eliminazione dell’acido urico.
Le foglie giovani di Betulla, dal sapore amarognolo e dall’odore aromatico, contengono flavonoidi, sostanze che esercitano un’efficace azione diuretica e depurativa. Agiscono in maniera diretta sul “lavaggio” del rene. Attivando la diuresi, si ottengono risultati soddisfacenti nella cura degli edemi di origine cardiaca, nei casi di ritenzione idrica, di litiasi renale e della cellulite.
L’estratto fluido, acquoso e secco ottenuto dalle foglie, ha attività antibiotica.
La corteccia trova impiego come febbrifugo.
Le gemme hanno una notevole attività coleretica.
Il carbone vegetale, ottenuto dalla combustione del legno di Betulla e finemente polverizzato, per l’elevato potere assorbente è usato nella cura delle affezioni intestinali accompagnate da meteorismo.
Per uso cosmetico, l’acqua distillata della corteccia e delle foglie di Betulla è un buon tonico cutaneo.
La tintura delle foglie è usata per l’igiene e per l’irrobustimento dei capelli.
L’infuso di foglie è utile per pelli grasse e affette da foruncoli.
Con la corteccia si preparano pediluvi utili contro il sudore profuso dei piedi. La corteccia ed il legno di Betulla danno, per distillazione, un catrame utilizzato nella cura delle affezioni cutanee. L’olio essenziale, ottenuto dal catrame di Betulla, si usa in pomata contro i reumatismi e può essere impiegato in prodotti per il massaggio sportivo.
Anche la magia ha rivolto alla Betulla la sua attenzione attribuendole grandi poteri di “protezione e di esorcismo”.
La Betulla è simbolo di “bellezza”, ma anche “di vita, di giovinezza e di fecondità” per i popoli nordici.
Rappresenta, inoltre, l’emblema del “rinnovarsi della Natura e del suo rivivere” dopo la lunga stasi invernale.
La Betulla è associata a Giove. Nel settimo giorno della luna crescente, se si pone sotto il cuscino una foglia di Betulla, si sogna il futuro sposo.
Se si lavano gli occhi con la rugiada raccolta sulle foglie della Betulla ogni settimo giorno del mese si evitano le malattie della vista.
Piantare una pianta di Betulla vicino alla propria abitazione nella notte del solstizio d’inverno significa formulare magicamente “auspici di protezione e di fertilità” per tutti gli abitanti della casa.
Le tradizioni popolari raccomandano di piantare sul lato destro della casa due Betulle. Una prima giustificazione è perché il lato destro è il lato solare e simboleggia la “vita futura”, una seconda spiegazione è perché questa pianta soffre di solitudine.
Bruciare ceppi di Betulla sul focolare domestico nella notte del solstizio d’inverno significa “favorire la fortuna e scacciare la negatività”.
Antichi scritti di magia raccontano che gli amori più belli e poetici sono sbocciati proprio sotto questo gentile albero.
La Betulla, oltre a possedere poteri purificatori, protettivi e propiziatori, è anche connessa “all’amore e alla protezione dei legami di un amore sincero”.
In Svezia, il tradizionale Palo di Maggio era costituito da un tronco di Betulla.
Fra i Celti numerosi erano i poemi amorosi che contenevano riferimenti alle Betulle. Le ragazze e i ragazzi usavano donarsi ghirlande di rami e di foglie di Betulla, come promessa d’amore, e numerosi erano i giacigli amorosi fatti con le fronde di Betulla.
Piantare una Betulla accanto alla casa di una ragazza le assicurava una vita serena e un matrimonio felice.
Per una fanciulla regalare un rametto di Betulla ad un suo spasimante significava “accettare la sua corte”. Un rametto di foglie, a forma di scopina, appeso sulle testate dei lettini dei bambini o sulle porte delle loro camerette, allontana le energie cattive.
Infine, i rami di questa elegante pianta erano regalati per alleviare “la depressione e per addolcire i caratteri rigidi e freddi”.
Angelo De Gubernatis ne “La mythologie des plantes” narra una leggenda popolare dell’Estonia.
Un contadino, avendo visto uno straniero addormentato sotto un albero di Betulla mentre stava per arrivare un temporale, lo destò dal suo sonno perché si mettesse al riparo. Riconoscente, lo straniero gli disse: “Allorquando, essendo lontano dal tuo paese e provando un’acuta nostalgia, vedrai una Betulla tutta contorta, bussa sul suo tronco e chiedi <Il contorto è in casa>?
Un giorno il contadino, partecipando alla guerra in Finlandia, pensava con tristezza ai suoi bambini lontani e alla sua casa.
All’improvviso vide una Betulla contorta. Ricordandosi delle parole dello straniero, si avvicinò al tronco, bussò e chiese: “Il contorto è in casa”? Apparve subito il signore della Betulla che, evocato lo spirito più veloce, gli ordinò di trasportare il soldato nel suo paese con la sacca piena di monete.
Tra i popoli slavi la Betulla era associata alla leggenda delle Rusolski, le bellissime ninfe degli stagni e dei laghi. A tarda primavera, nei giorni del disgelo, uscivano dalle acque, vestite di lunghi abiti candidi, per tentare i viandanti che si trovavano a passare tra i boschi. Chi non era capace di resistere alle loro tentazioni veniva catturato ed ucciso.
Per scongiurare questo pericolo e per accattivarsi la benevolenza delle ninfe, il popolo era solito tagliare annualmente una enorme pianta di Betulla che sistemavano in posizione eretta in mezzo alla piazza del paese e vi danzavano attorno in segno propiziatorio. Quando sopraggiungeva la sera, della stessa pianta si faceva un gran falò e se ne disperdevano le ceneri nei campi.
Nell’immaginario popolare che circonda quest’albero non ci sono solo paura e superstizione. Esiste anche una certa sacralità, ben radicata soprattutto nella tradizione contadina, per via dei molteplici usi che si potevano fare di ogni parte della pianta.
In magia, le foglie polverizzate e gettate nel fuoco sono simboli “magici purificanti”. E’ difficile polverizzare le foglie secche poiché la cellulosa le rende piuttosto robuste. E’ utilizzata anche la parte bianca della corteccia che tende a staccarsi in modo abbondante dal tronco specialmente durante l’inverno a causa degli sbalzi termici.
Le popolazioni rurali del nord Europa attribuiscono agli scricchiolii, particolarmente a quelli provenienti dalle cortecce, un significato soprannaturale. La corteccia, messa in acqua a bollire per 30 minuti, diventa morbida e perde la forma arrotolata. Lasciandola asciugare in posizione orizzontale, costituisce un valido supporto per la scrittura di invocazioni votive o da bruciare durante un rito sacro.
Il giorno tradizionale della Betulla, l’albero delle rinascite e dei nuovi inizi, è lo Yule che cade il 21 Dicembre. Yule è un periodo carico di valenze simboliche e magiche dominato da miti e simboli provenienti da un passato lontanissimo.
Il 24 Dicembre, detto il “Giorno della Betulla”, era legato al dio Thor. Particolari onori le erano attribuiti il 28 luglio poichè ricorre la festa di questa Divinità.
Thor era il dio del tuono, della pioggia e della nebbia, figlio primogenito di Wothan, padre di tutte le divinità e dio maggiore della guerra.
La religione dei popoli scandinavi era ricchissima di mitologia e di simbolismo. Si fondava su una concezione panteista e naturistica del sacro.

 

 

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