Mar 2, 2015 - Senza categoria    Comments Off on L’8 MARZO E LE ACACIE DEALBATA E RETINOIDES NELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

L’8 MARZO E LE ACACIE DEALBATA E RETINOIDES NELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

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La Giornata internazionale della donna, comunemente definita la “Festa della Donna”, ricorre l’8 Marzo di ogni anno per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne ma, principalmente,  per evidenziare le discriminazioni e le violenze che, purtroppo, ancora oggi subiscono in molte parti del mondo.
Perciò l’8 Marzo non è un giorno di festa, ma una rievocazione della conquista dei diritti di cui godiamo oggi, noi donne moderne: il diritto al voto, l’uguaglianza sul lavoro, la parità tra i sessi, l’amore assoluto.
La storia racconta che la Giornata Internazionale della Donna nacque negli Stati Uniti il 3 maggio 1908 durante una conferenza tenuta ogni domenica dal Partito socialista di Chicago nel Garrick Theater. Alle riunioni erano invitate a partecipare anche le donne.
Quella conferenza fu chiamata “Woman’s Day” “il giorno della donna” .
In assenza del relatore designato, a presiedere quell’assemblea fu  la socialista Corinne Brown, persistente sostenitrice dei diritti delle donne.
Corinne Brown, nel suo discorso, evidenziò lo sfruttamento delle operaie da parte dei datori di lavoro che impegnavano le operaie in lunghe e spossanti ore di lavoro e le retribuivano con paghe bassissime.
Affrontò  anche il discorso sulle discriminazioni sessuali e sull’estensione del diritto al voto alle donne.
Dopo quel discorso, che non ebbe effetto immediato, il Partito Socialista americano decise «di riservare l’ultima domenica di febbraio del 1909 per l’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile».
Sull’istituzione della Giornata Internazionale della Donna esistono molte narrazioni più o meno veritiere.
Una, molto famosa, narra che la Festa della Donna fu istituita nel 1908 in memoria delle operaie morte nel rogo della fabbrica “Cotton”, forse mai esistita, di New York.
Un gruppo di operaie dell’industria tessile “Cotton”, scioperarono per protestare contro le disumane condizioni di lavoro alle quali erano sottoposte.
Dopo alcuni giorni di conflitto con le maestranze, l’8 marzo il proprietario, per ripicca, bloccò tutte le porte di uscita dello stabilimento.
Scoppiò uno spaventoso incendio che causò la morte di 129 operaie.
Veramente si tratta di una leggenda nata negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale.
Questo racconto è stato contestato da molte persone.
Successivamente, la data dell’8 Marzo, come giornata di lotta internazionale a favore delle donne, fu proposta da Rosa Luxemburg.
In realtà, pare che si faccia un po’ di confusione con la tragedia verificatasi a New York durante l’incendio della Triangle Waist, la “fabbrica delle camicette bianche”, verificatasi davvero il 25 marzo del 1911. A causa di  un enorme incendio sviluppatosi dentro la fabbrica, perirono nel rogo 126 donne, in maggior numero giovani immigrate di origine italiana ed ebraica.
La storia delle operaie perite nell’incendio della Triangle Shirtwaist Company è stata raccontata dalla licatese Ester Rizzo, autrice del libro “Camicette bianche Oltre l’8 Marzo” che ha trasformato il numero 126 nelle concrete sembianze di quelle donne, diverse per età, per provenienza geografica e per religione, ma accomunate dal coraggio dell’espatrio, dalla condizione di operaie in terra straniera e, purtroppo, anche dalla stessa morte, mandate al rogo dall’incuria, dalla superficialità, dall’avidità e dalla cupidigia umana.
Obiettivo dell’autrice di “Camicette bianche Oltre l’8 Marzo” è stato quello di raccontare la storia di queste donne migranti di un secolo fa, di ricostruire le loro identità, le loro origini, i loro nuclei familiari. Le vittime siciliane furono 24 fra cui Clotilde Terranova.
Clotilde era a nata a Licata il 27 settembre del 1887. Aveva 24 anni.
L’8 Marzo è una data davvero rivoluzionaria.
L’8 Marzo del 1917 a San Pietroburgo le donne marciarono lungo le strade per il «Pane per la Pace» chiedendo a gran voce la fine della guerra e manifestando per i propri diritti. Evento che in Russia diede origine alla Rivoluzione di febbraio, alla successiva destituzione dello zar e all’attribuzione del diritto di voto alle donne stesse.
In Italia la Giornata della Donna fu istituita per la prima volta nel 1922  anche se, per iniziativa del Partito Comunista Italiano, inizialmente coincise con il 12 marzo, giornata in cui cadeva la prima domenica successiva all’8 Marzo.
Perché è stata scelta l’Acacia dealbata, cioè la Mimosa, come simbolo della festa delle donne?

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Sembra che in Italia l’idea di eleggere il fiore di Mimosa come simbolo della “Festa della Donna” sia da attribuire all’iniziativa, risalente al 1946, delle femministe Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei.
Avendo saputo che Luigi Longo, il vicesegretario del Partito Comunista Italiano, voleva regalare nel giorno della “Festa della Donna” un mazzetto di viole, gli suggerono di scegliere un fiore più povero e più diffuso nelle campagne.
E’ stata scelta la Mimosa perchè la pianta fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, quando la Natura si risveglia dal lungo letargo invernale e Persefone ritorna sulla terra e anche per il bel colore giallo dei fiori.
Perché le foglie della Mimosa, appena accarezzate da un leggero alito di vento, o stimolate involontariamente dalle ali di una farfalla o da quelle di un uccellino, o sfiorate dalla carezza delle nostre dita, o per l’alternarsi del giorno e della notte, si accartocciano, si chiudono per pudicizia, per modestia, per vergogna.
La DONNA è così raffigurata da fiori di Mimosa, per la loro delicatezza, per la loro riservatezza, per la loro purezza.
Un ramo fiorito di Mimosa, offerto alle donne l’otto Marzo, giorno in cui ricorre la “Festa della Donna”, da me non condivisa, deve essere offerto sempre a ciascuna Donna.
La DONNA Dona la Vita! E’ la MAMMA!
Anch’io offro un mazzetto virtuale di fiori di Mimosa e un caloroso abbraccio a tutte le Donne.

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 La donna deve essere sempre rispettata, amata, onorata, protetta, valorizzata e non festeggiata solo quel giorno dell’anno!

Ecco perché dico:

No alla violenza.

No ai maltrattamenti.

No allo stalking.

No ai plagi psicologici.

No alle limitazioni personali.

No agli uxoricidi.

No ai femminicidi.

No! No! No!

Dico Si all’ammirazione della pianta e dei fiori di Mimosa per l’eleganza, la bellezza, la fragranza.
Adesso conosciamo meglio le piante di Acacia, questo bellissimo spettacolo che la Natura benignamente ci regala!

 

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 ACACIA DEALBATA  E ACACIA RETINOIDES

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L’Acacia dealbata è un albero sempreverde appartenente alla Famiglia delle Mimosaceae.
E’ originaria dell’isola di Tasmania e coltivata a scopo ornamentale per le sue meravigliose e caratteristiche fioriture precoci e abbondanti.
E’ stata importata in Europa alla fine del ‘700 e dove si è facilmente inserita prosperando quasi spontanea in diversi ambienti. In Italia è molto sviluppata in Liguria, in Toscana e nel Meridione.
E’ coltivata anche lungo le coste dei grandi laghi del Nord dove può beneficiare di temperature più miti. Preferibilmente vegeta bene nelle aree con clima temperato, sopporta il gelo solo se di breve durata, teme gli inverni molto rigidi e le temperature che permangono per lungo tempo al di sotto dello zero e che potrebbero provocare la sua morte. Anche il vento freddo la danneggia.
Il termine “Acacia” deriva dal greco antico “ακίς”, “punta, lancia” mentre il termine ”dealbata” deriva dal latino “dealbo”, “puro, brillante” alludendo al colore giallo-brillante dei suoi fiori. Comunemente è conosciuta col nome di “Mimosa” .
Il nome “Mimosa” deriva dal latino “mimus”  “mimo, attore” alludendo alla sensibilità della pianta capace di cambiare aspetto come i mimi nella scena teatrale. Infatti la pianta compie movimenti fotonastici e seismonastici mediante i quali le foglioline opposte si stringono e il  picciolo della foglia si inarca. Questa sensibilità è massima nella Mimosa pudica.
Nella villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta vegetano molte piante di Acacia dealbata.
La pianta d’Acacia dealbata ha un portamento eretto con il fusto alto fino a 8 metri, mentre nella terra d’origine raggiunge anche i trenta metri d’altezza. Il fusto, rivestito da una corteccia di colore verde-grigio negli alberi giovani e tendente al bruno quasi nero nelle piante anziane, è spoglio in basso, mentre in alto si allarga a formare la chioma ampia e scomposta che, in inverno, assume una colorazione gialla.
Le foglie, alterne, bipennate, di colore verde argenteo, composte da numerosissime foglioline, sono disposte in 8-20 paia di pinnule perpendicolari al rametto e composte a loro volta da circa 20-30 paia di foglioline perpendicolari alla nervatura principale.
Le foglie si richiudono di notte, o quando la temperatura è rigida, o durante i temporali, o quando sono appena sfiorate.
I fiori, plumosi, riuniti in capolini sferici, di colore giallo-limone, si sviluppano all’ascella delle foglie e sono noti come i “fiori di Mimosa”. L’Acacia è molto utilizzata come pianta ornamentale grazie alla sua splendida e profumata fioritura.
La grande quantità di fiori, che emanano un inconfondibile profumo, conferisce a questa pianta un fascino molto particolare.

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La fioritura avviene tra i mesi di gennaio e di marzo.
Il frutto è un legume lungo da 4 a10 centimetri e, quando è maturo, assume una colorazione nerastra. Al suo interno sono ospitati i semi piccoli, duri e lucidi per mezzo dei quali la pianta si riproduce a primavera. La germinazione avviene dopo circa un mese. La riproduzione può avvenire anche per talea, da praticare sempre nei mesi primaverili.
L’Acacia dealbata è una pianta molto delicata e molto utile per abbellire i giardini pubblici e le ville private.
Desidera essere piantata in posizioni riparate dove può ricevere la luce diretta del sole anche per molte ore del giorno. Preferisce suoli acidi e ben drenati e dove esiste una buona umidità. Per i primi anni di vita, per dare un aspetto più ordinato dopo la fioritura e prima dell’inizio dell’attività vegetativa, anche per prevenire lo spezzarsi dei rami a causa del vento, l’Acacia va potata accorciando abbastanza i suoi rami.
Successivamente le potature possono essere interrotte, tranne che non si vuole stimolare l’albero a produrre nuovi getti.
Nel giardino di Mistretta è presente anche l’Acacia retinoides.
L’Acacia semperflorens o retinoides è la cosiddetta “Mimosa 4 stagioni” perchè la fioritura si prolunga per quasi tutto l’anno nei paesi caldi e con intermittenze irregolari nei paesi freddi. Si usa, in genere, come porta – innesto della “dealbata” per quelle specie di Acacie che non tollerano il suolo calcareo.
L’Acacia retinoides è una pianta sempreverde d’origine australiana e importata in Italia nel 1700. Col suo portamento eretto può raggiungere anche i dieci metri d’altezza.
Il fusto è rivestito dalla corteccia chiara e liscia nella pianta giovane, marrone e squamosa nella pianta adulta. Le foglie, lanceolate, appuntite, coriacee, a margine intero, di colore verde chiaro da giovani e verde scuro da adulte, formano la chioma di forma irregolare e disordinata.
Molto caratteristici sono i fiori bianchi e le foglie dell’Acacia retinoides perché dall’apice fogliare si diramano due foglie dell’Acacia dealbata.

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Importanti sono i legni di Acacia per l’erboristeria e per i lavori di intaglio artistico.
Il legno d’Acacia nella Bibbia è menzionato tantissime volte per i suoi multipli usi. In Esodo (30,1-2), nell’altare per l’incenso si legge: “Farai un altare sul quale bruciare l’incenso: lo farai di legno di acacia. Avrà un cubito di lunghezza e un cubito di larghezza, sarà cioè quadrato; avrà due cubiti di altezza e i suoi corni saranno tutti di un pezzo”.
In Esodo (37,1-2), nella costruzione degli arredi del santuario nell’Arca dell’Alleanza, realizzata in legno di Acacia rivestito d’oro si legge: “Bezaleel fece l’arca di legno di acacia: aveva due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestì d’oro puro, dentro e fuori. Le fece intorno un bordo d’oro“. In Esodo ( 37,15-16), “Fece le stanghe in legno di acacia e le rivestì d’oro. Fece anche gli accessori della tavola: piatti, coppe, anfore e tazze per le libagioni; li fece di oro puro“. In Esodo (38,1-2), nella costruzione dell’altare dei sacrifici e della conca: “Fece l’altare in legno di acacia: aveva cinque cubiti di larghezza e cinque cubiti di larghezza, era cioè un quadrato, e aveva l’altezza di tre cubiti.  Fece i corni ai suoi quattro angoli: i corni erano tutti di un pezzo; lo rivestì di rame”.
Nel linguaggio dei fiori l’Acacia simboleggia “sicurezza”.

 

 

 

 

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