Sep 19, 2017 - Senza categoria    Comments Off on L’ EDICOLA VOTIVA DELLA SACRA FAMIGLIA NEL VIALE DEI TIGLI DELLA VILLA CHALET A MISTRETTA

L’ EDICOLA VOTIVA DELLA SACRA FAMIGLIA NEL VIALE DEI TIGLI DELLA VILLA CHALET A MISTRETTA

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Le edicole votive sono delle piccole casette di pietra, di marmo, di legno, di metallo che s’incontrano frequentemente percorrendo tutte le strade della città di Mistretta, anche quelle di periferia.
Il fervore religioso dei mistrettesi verso i Santi non si manifesta solo nella rappresentazione di quadri, di affreschi, di statue, di bassorilievi, che si trovano nel luogo più indicativo, cioè nelle chiese, ma anche attraverso l’esposizione delle icone votive.
Si ammirano nei prospetti esterni delle case, nei balconi, davanti alle porte d’ingresso delle abitazioni, nelle strade.
E’ un fiorire dell’edilizia sacra.
Ogni icona è la manifestazione di devozione della famiglia che vi abita verso il suo Santo protettore.
Ricordo che la trabbunedda di “Gesù, Maria e Giuseppe” a Mistretta è sempre stata là.

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Quando andavamo a piedi e l’unico mezzo di trasporto erano le nostre forti gambe, per noi ragazze,  la piacevole passeggiata lungo i viali per raggiungere la “trabbunedda ru Chalet” e per odorare l’intenso profumo balsamico emanato dai tigli era un’impresa ardua perchè il percorso era lungo, lontano e in periferia rispetto al centro del paese.

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In seguito al terremoto del 31 ottobre del 1967 la città di  Mistretta si è allargata estendendosi in contrada Giancavaliere.
La trabbunedda di “Gesù, Maria e Giuseppe”, edificata intorno alla metà del XVIII secolo, è posta alla fine della via Libertà, a Mistretta, lungo il viale dei Tigli che circondano la villa Chalet.
Come dimostrano le foto-cartoline gentilmente fornite dall’arch. prof. Mariano Bascì, tratte dal suo libro “Saluti da Mistretta”,  la trabbunedda di “Gesù, Maria e Giuseppe” prima era molto più vicina al ciglio della strada,

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Foto dal sito www.Mistretta.eu

adesso è stata arretrata per dare più spazio al Sagrato.

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La trabbunedda di “Gesù, Maria e Giuseppe” è un’edicola votiva, paragonabile a una piccolissima chiesetta, costruita in muratura.
Poggia su una base cocci di quarzarenite, la famosa pietra estratta dalle cave a Mistretta, incisi a formare tanti parallelepipedi sovrapposti.
Lateralmente le due colonnine scolpite e terminanti con un arco danno un notevole movimento architettonico al monumentino.
La Croce, posta nel centro del tetto triangolare e ricoperto dalle tegole, ricorda che è un luogo sacro, dove sostare per salutare, o per pregare incontrando la Sacra Famiglia.

IL SALUTO ALLA SACRA FAMIGLIA

Santa Famiglia benedetta,
tu sia mille volte benedetta,
poiché con la tua gloria rallegri la Maestà infinita.
A te, beltà incantevole,
piangendo i miei errori
e le mie antiche deviazioni,
consegno il mio cuore.
Guardatemi con compassione
e non abbandonatemi, Amati miei!

O PER RECITARE LA PREGHIERA

O Trinità della terra, o Gesù, Maria e Giuseppe,
sublimi modelli e tutori delle famiglie cristiane,
a Voi ricorriamo.
La vostra pace, la vostra inalterabile serenità ristorano i nostri travagli.
Aiutaci Tu, o Giuseppe, specchio della più mirabile paternità
nella cura assidua che sapesti prestare al Salvatore e alla Vergine;
vieni in nostro soccorso, o Maria,
la più amante, la più pura di tutte le Spose e di tutte le madri;
assistici Tu, o Gesù, il più sottomesso dei figli.
Siate tutti e tre sempre a noi vicini nelle ore tristi e nelle liete,
otteneteci che tutti i focolari, santi a imitazione del vostro,
siano per tutti i loro membri scuole di virtù,
asili di santità, cammino sicuro
verso quella beatitudine che per vostra intercessione fiduciosamente speriamo.

O PER CHIEDERE UNA GRAZIA

Pieno di fiducia e di speranza io vengo a Voi,
o Famiglia Santissima,
per impetrare la grazia che tanto sospiro.
Entro nella vostra casa di Nazareth,
la quale è ricca di tutti i tesori celesti che vi hanno accumulato il Figlio di Dio,
la Madre di Dio, ed il Padre putativo di Cristo.
Dalla pienezza di questa casa tutti possono ricevere,
tutto il mondo se ne può arricchire,
senza che essa tema di impoverire.
Orsù dunque, grande Famiglia,
poiché sei tanto ricca in ogni dono,
poiché hai tanta volontà di aiutare i bisognosi,
dammi quanto ti chiedo;
te lo chiedo umilmente per la gloria di Dio,
per tuo maggior onore,
per il mio bene e per quello del mio prossimo.
Che non parta sconsolato dai vostri piedi!
Poiché accoglieste sempre con volto gioioso
chi si rivolgeva a voi,  accogliete anche me con benevolenza.
Certo che voi non negaste mai la grazia a quanti fecero a voi ricorso qui in terra;
e vorrete negare a me la grazia che imploro adesso che regnate gloriosa in cielo?
Neppure posso immaginarlo;
ma ho una speranza sicura che voi mi ascolterete,
anzi, che già mi abbiate ascoltato e  mi abbiate già concesso la grazia desiderata.
Tre Pater, Ave, Gloria
Gesù, Giuseppe, Maria, vi dono il cuore e l’anima mia.

O PER RINGRAZIARE PER GRAZIA RICEVUTA

Siate benedetta, o Famiglia Santissima,
dalle lingue di tutti gli Angeli, di tutti i Santi,
di tutti gli uomini, dai presenti e dai futuri
per la misericordia che avete usato con me,
concedendomi la tanto sospirata grazia.
Risuonino pure i vostri nomi grandi e gloriosi
per ogni parte del mondo,
vi predichino i vergini, i padri, le spose, le madri, i giovani, i vecchi, il popolo, il Clero;
l’universo intero sia una voce per rendervi il dovuto ringraziamento.
Perché non posso vedere compiuta la vostra piena glorificazione in tutta la terra?
Sì, o Famiglia Santissima, per quanto so e posso,
vi ringrazio,
ed in segno di riconoscenza vi offro il mio povero cuore:
unitelo in un santo nodo ai vostri Cuori purissimi;
legatemi a voi con un vincolo indissolubile per cui,
con i vostri tre sacri Nomi sulle labbra io viva,
con questi tre sacri Nomi sulla bocca io muoia,
e questi tre sacri Nomi io venga a glorificare eternamente in cielo,
per passare così tutti i secoli nell’interminabile ringraziamento alla Trinità divina, Padre e Figlio e Spirito Santo, e a Voi potentissimi Protettori Gesù, Maria, Giuseppe. Così sia.
Tre Pater, Ave, Gloria.

L’edicola, infatti, custodisce il quadro di Gesù, Maria e Giuseppe, dipinto su tavoletta dall’artista G. Lupo.
La cornice è stata realizzata e donata da Pasquale Azzolina. Le foto del quadro e della trabbunedda sono state tratte dal libro dell’amico Vittorio Lo Iacono “Pasquale Azzolina scultore da Mistretta”, nonno materno dell’autore e di suo fratello Domenico.

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Pasquale Azzolina è stato un valentissimo ebanista, scultore e intagliatore, nato a Mistretta il 10 gennaio 1859 e deceduto il 15 febbraio 1934. Ha dimostrato di possedere notevole capacità artistica che ha ricevuto in eredità dal padre Michele.
Ritengo necessario descrivere l’albero di Tiglio e la villa Chalet per meglio conoscere il luogo.
Gli alberi di Tiglio, che adornano l’ultimo tratto della via Libertà, fino alla trabbunedda della Sacra Famiglia, sono molto numerosi.

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Adornano entrambi i lati del viale e si fanno notare per la bellezza delle fronde e per l’intenso profumo che si spande nell’aria anche a notevole distanza.

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Il Tiglio, una pianta appartenente alla famiglia delle Tiliaceae, è originaria dell’Europa e del Caucaso e diffusa nelle zone collinari e montane.
E’ un albero che cresce spontaneo spingendosi fino a 1500 metri di quota.
Il suo nome deriva dal greco ” πτίλον”, “penna, ala“, per la caratteristica brattea laterale dei peduncoli dell’infiorescenza.
Esistono numerose specie di Tiglio, così come esistono numerosissimi ibridi poiché s’incrociano molto facilmente tra di loro.
Per questo motivo l’identificazione delle singole specie non è semplice.
Nel viale della villa “Chalet” e nel giardino “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta è presente il Tiglio selvatico il cui nome botanico è “Tilia cordata” o “Tilia parvifolia”.
Il Tilia cordata presenta uno sviluppo colonnare ergendosi verso l’alto fino a un’altezza di 10 metri circa.

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 L’albero è provvisto di un robusto tronco diritto sostenuto da radici profonde ed espanse e rivestito dalla corteccia liscia quando la pianta è giovane, ma che diventa grigiastra, screpolata e fessurata e con venature longitudinali quando la pianta invecchia.

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 Alla base del tronco si sviluppano numerosi polloni che sono normalmente utilizzati per la moltiplicazione della pianta stessa.
Le foglie, decidue, alterne, cuoriformi, con i margini seghettati, cordate alla base ed acuminate alla sommità, provviste di un lungo picciolo, di colore verde più o meno intenso, lucide, hanno dei piccoli ciuffi di peli rossicci agli angoli delle nervature della pagina inferiore. La ramificazione densa e compatta, arricchita dalle foglie, dona alla pianta una forma piramidale.

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I fiori, ermafroditi, molto profumati, di colore bianco-giallastro, riuniti in mazzetti poco numerosi, sono sostenuti da un peduncolo che parte dalla brattea laterale, utile per proteggere il polline dalla pioggia, ma soprattutto per favorire la disseminazione dei frutti maturi per mezzo del vento.

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Ritengo opportuno scrivere notizie sul Tiglio e sulla villa Chalet per meglio individuare il luogo.
Il Tiglio fiorisce nei mesi di giugno e di luglio e i suoi fiori sono molto ricercati dalle api in quanto producono un abbondante nettare.
Bisogna aspettare alcuni anni prima che la pianta fiorisca ma, una volta che comincia a fiorire, la fioritura continua senza interruzione aumentando ogni anno il numero dei fiori.
I frutti, a forma di capsula ovale e dalle dimensioni di un pisello, contengono i semi che maturano ad ottobre.

Il Tiglio si moltiplica per seme, all’inizio della primavera, e per talea. Molto più semplice è la moltiplicazione per polloni prelevandoli dalla base dell’albero unitamente ad un poco di radici durante l’inverno e trapiantandoli immediatamente.
Il Tiglio è un albero che si adatta abbastanza bene alle diverse situazioni crescendo anche negli ambienti urbani e tollerando, quindi, l’inquinamento atmosferico.
Preferisce un’esposizione in pieno sole, non teme il freddo, sopporta temperature minime molto rigide e non gradisce l’eccessiva umidità né i terreni troppo asciutti, ma che devono essere umidi e ben drenanti.
L’albero tende a trovare gran parte dei nutrienti nel terreno poiché le radici si diramano anche per decine di metri.
In genere, non ha necessità di concimazioni durante la sua crescita, solo al momento dell’impianto apprezza una certa quantità di fertilizzante.
Durante l’inverno la pianta di Tiglio deve essere ripulita dai numerosi polloni per contenere il suo sviluppo e per darle una forma elegante evitando le potature eccessivamente drastiche.
Il Tiglio è una pianta molto ricercata in erboristeria. Le parti utilizzate sono: le infiorescenze ancora chiuse e le brattee raccolte all’inizio della fioritura e fatte essiccare. La raccolta si esegue a mano, staccando il fiore con la brattea. E’ utilizzata anche la corteccia raccolta in primavera.
L’infuso dei fiori di Tiglio ha molteplici proprietà sedative, antispasmodiche, antireumatiche, diuretiche, sudorifere ed anticatarrali.
I Tigli sono intensamente visitati dalle api che producono un miele molto conosciuto e largamente utilizzato in tutto il mondo.
La fragranza dei fiori di Tiglio può anche essere gustata in cucina poiché, essiccati e sbriciolati, aromatizzano dolci e sciroppi.
Dai semi della pianta di Tilia si estrae un olio simile nell’aspetto e nel sapore a quello dell’olio di oliva.
Le sue foglie sono un gradito alimento per il bestiame.
Il Tiglio non è un albero famoso solo per le sue innumerevoli proprietà terapeutiche, ma perché produce anche un legno tenero, leggero, utilizzato per lavori d’intaglio e di tornio e per la fabbricazione di mobili e di fiammiferi.
Il carbone è preferito per ottenere la polvere da fucile e per le mine delle matite da disegno. Con le fibre della corteccia si realizzano stuoie, cestini, carta e corde.
Per la sua lunga vita il Tiglio è simbolo di “longevità”.
Dagli antichi greci è stato da sempre considerato l’albero sacro ad Afrodite e, per questo motivo, considerato simbolo della “femminilità”.
La mitologia greca racconta che la ninfa Filira, figlia del dio Oceano e della dea Teti, abitante nell’isola di Ponto Eusino, ha dovuto soggiacere all’amore di Crono che la possedette nascondendosi sotto le sembianze di un cavallo.
Sorpreso dalla moglie Rea, per sfuggire alla sua ira, Crono fuggì al galoppo.
Filira partorì il centauro Chirone.
Il divino neonato era un mostro per metà uomo e per metà cavallo.
Spaventata, chiese al padre di toglierle la vita.
Oceano trasformò Filira in una pianta di Tiglio che, da allora, porta il suo nome.
Il Tiglio è, inoltre, considerato l’albero “dell’amore e della fedeltà coniugale”.
Un’altra antica leggenda mitologica greca, ambientata in epoca schiavistica nella Frigia ellenica e tramandata da Pubblio Ovidio Nasone nell’ottavo libro delle “Metamorfosi”, evidenzia l’amore coniugale di due anziani coniugi contadini e il valore dell’ospitalità.
Bauci e Filemone, due vecchi sposi, anche se era trascorso molto tempo dalla loro antica unione, erano ancora innamorati l’uno dell’altra.
Un giorno Zeus ed Ermes, vagando attraverso la Frigia sotto le fattezze umane, bussando a tante porte, domandavano ovunque ospitalità e ovunque era negata loro l’accoglienza.
Una sola casa offri asilo: era una capanna costruita con canne e con fango.
Qui, la pia Bauci e il forte Filemone, uniti da un casto e da un indissolubile amore, vedevano trascorrere i loro giorni più belli invecchiando insieme e sopportando la povertà resa più leggera dal loro tenero legame.
Zeus scatenò la propria ira contro gli inospitali frigi, ma, grato per l’accoglienza ricevuta, risparmiò i due consorti.
Trasformò la loro capanna in un lussuoso tempio e si offrì di esaudire qualunque loro desiderio.
Bauci e Filemone chiesero di poter essere sacerdoti del tempio di Zeus e di poter morire insieme.
Bauci e Filemone, ormai vecchi, stanchi e prossimi alla morte, improvvisamente da Zeus iniziarono ad essere trasformati: Bauci in una Quercia e Filemone in un Tiglio, due piante abbracciate per i tronchi. Finalmente erano uniti per sempre, l’una accanto all’altro.
Questo meraviglioso albero, che si ergeva dinanzi al tempio, fu venerato dai fedeli per moltissimi anni.

La villa “Chalet” o “a villa ru Callivaniu”, che si trova alla fine di Via Libertà, è la seconda villa di Mistretta, ma non meno importante della prima, della villa “Giuseppe Garibaldi”, per le essenze vegetali presenti.

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Il viale interno in primavera

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Lo stesso viale in autunno

La sua area apparteneva all’orto botanico dei Frati Riformati di Santa Maria di Gesù.
E’ così chiamata per l’aspetto scosceso di tutta la zona.
Infatti, il territorio è spesso sottoposto a movimenti franosi causati dalle sorgenti d’acqua sotterranee che fanno cambiare la fisionomia del terreno.
La villa si estende parallelamente al viale e vi si accede tramite il cancello d’ingresso posto a metà della lunghezza della villa.

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Collocata al centro della villa, la vasca, di forma quasi circolare, alimentata da un fitto getto di acqua e circondata da un’aiuola di fiori variopinti, ospita tantissimi guizzanti pesci rossi, principale attrazione di bambini.

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Recentemente un ampio spazio è stato sottratto alla villa per la realizzazione dell’eliporto per il pronto soccorso del vicino ospedale “SS.mo Salvatore”.
Presenta quasi le stesse essenze botaniche della villa “Garibaldi”, ma in quantità minore anche perché minore è la sua superficie.

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La fontanella, quando è richiesto, distribuisce il suo prezioso liquido: l’acqua!

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Il signor Paolo Mugavero, al quale erano affidate le cure della villa Chalet, e che avrebbe amorevolmente continuato a curarla, se la  morte non l’avesse strappato prematuramente alla vita, aveva saputo trasformare, attraverso l’ars topiaria, cespugli di Cotoneaster horizontalis  in bellissimi cigni.

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Adesso queste suggestive sculture sono dei cespugli incolti e informi pieni di bacche rosse.

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Anche la stessa villa è lasciata nell’incuria!

 

 

 

 

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