Sep 11, 2015 - Senza categoria    Comments Off on IL TAXUS BACCATA L’ALBERO DELLA MORTE NELLA VILLA COMUNALE “G. GARIBALDI” DI MISTRETTA

IL TAXUS BACCATA L’ALBERO DELLA MORTE NELLA VILLA COMUNALE “G. GARIBALDI” DI MISTRETTA

Amici miei,

venite a visitare la villa comunale “G.Garibaldi” di Mistretta.
E’ bellissima! Questa volta vi mostrerò il Taxus baccata.

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Sebbene classificato da molti botanici nell’ordine delle Coniferales, il Taxus baccata è un albero privo della tipica struttura che produce i semi, il cono, e non possiede canali resiniferi nel legno e nelle foglie. Per questo motivo è stato escluso dalle Coniferales e collocato in un ordine separato, quello delle Taxales e nella Famiglia delle Taxaceae.

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 E’ una pianta sempreverde, molto longeva, che può raggiungere i 1500 anni d’età, ma a crescita abbastanza lenta e, per questo motivo, in natura, spesso si presenta sotto forma di piccolo e attraente albero o di arbusto. E’ difficile stabilire l’età di una pianta perché gli anelli annuali di crescita del legno non sono sempre visibili a causa di particolari strutture che impediscono la corretta datazione e, inoltre, spesso, il duramen, con il trascorrere del tempo, si distrugge lasciando il centro del tronco cavo. Originario dell’Europa, il Tasso ha esteso il suo areale nell’Africa settentrionale e nel Caucaso. Attualmente in Sicilia si conserva solo sui monti Nebrodi che custodiscono le uniche stazioni della specie nell’area fitoclimatica di pertinenza del Cerro e del Faggio. Esattamente in Sicilia, un relitto delle glaciazioni si trova tra Alcara li Fusi, San Fratello e Cesarò. Nella villa comunale “G.Garibaldi” di Mistretta sono presenti diversi  esemplari.

In passato il Tasso era presente anche sulle Madonie, come hanno confermato i dati di apposite ricerche palinologiche che hanno studiato i granuli di polline e le spore fossili, e sull’Etna in base alle segnalazioni di Scuderi e Beccarini risalenti rispettivamente al 1825 e al 1901. Nel Parco dei Nebrodi, all’interno del bosco della Tassita, esteso circa 50 ettari, in contrada Moglia, nel territorio del comune di Caronia, è localizzato un nucleo consistente di piante di Tasso dove si riscontra uno degli individui monumentali più vecchi che ha raggiunto i 25 metri d’altezza e i 4 metri di circonferenza. Altri insiemi significativi persistono alle falde di Monte Soro, in prossimità del Lago Biviere. In questo luogo, esemplari di vetusti Tassi, dai tozzi e ramosi tronchi rossastri, vivono in consorzio col Faggio e con i giganteschi Aceri. Piccoli nuclei si trovano sul versante settentrionale del monte Pomiere là dove la nebbia persiste per buona parte dell’anno. Altri lembi relittuari di foresta di Tasso sono stati segnalati nelle Gole del Catafurco nella zona di Galati Mamertina. La presenza di altre stazioni di Tasso, sparse discontinuamente tra 1.100 e 1.450 metri di quota, sempre dentro il Parco dei Nebrodi, testimonia la notevole frammentazione a cui è andata incontro, in passato, l’originaria vegetazione per via dell’intenso disturbo antropico dimostrabile, principalmente, nell’utilizzo del legno per le recinzioni, nell’eliminazione della specie in quanto velenosa e nell’irrazionale esercizio del pascolo.

In Italia si trova non molto frequentemente nelle zone montane di quasi tutte le regioni. Aspetti peculiari di questa vegetazione relitta e del paesaggio che ne determina si rinvengono specialmente sui freschi ed ombrosi versanti settentrionali interessati per quasi tutto l’anno da correnti umide provenienti dal Mar Tirreno. Nella foresta umbra del Gargano, nella zona di Palena, a Pescocostanzo, in provincia dell’Aquila, e nella Riserva naturale Zompo lo Schioppo, in provincia dell’Aquila, sono presenti diversi esemplari di Tasso molto imponenti.  Nel Giardino Dei Semplici, a Firenze, è presente una pianta di Tasso piantata da Pier Antonio Micheli nel 1720. Si sono ritrovati fossili di Tasso appartenenti all’era terziaria e ne esistono esemplari di 1500 – 2000 anni d’età. Normalmente, gli esemplari adulti, in condizioni ottimali, possono raggiungere anche i quindici metri d’altezza.

Il termine “Taxus” deriva dal greco “τάσσω“, “ordinare”, in riferimento alla particolare disposizione delle foglie disposte ordinate su due file. Il termine “baccata” significa fornito di “bacche” cioè del falso frutto, “l’arillo”.

 E’ detto anche “Albero della morte” per il suo impiego nella fabbricazione di dardi velenosi, per la sua tossicità e perchè, associato alla vita eterna per la sua longevità, era utilizzato nelle alberature dei cimiteri. Una denominazione siciliana è “arvulu vilinusu”. I Greci consideravano il Tasso sacro alle Furie forse perché dai suoi rami si ricavavano gli archi per scagliare le frecce.

Il Taxus baccata presenta il fusto tipicamente squamoso e contorto e rivestito da una corteccia di colore bruno rossastro nella pianta giovane, che diventa grigia nella pianta adulta. Inizialmente è liscia, ma, con l’età, si solleva arricciandosi e dividendosi in placche sottili. I giovani rami sono verdi, penduli, disposti verso il basso. Le foglie, piccole, aghiformi, strette, lineari, leggermente arcuate, lucide, sono di colore verde scuro sulla pagina superiore, di colore verde chiaro sulla pagina inferiore. Sono inserite sui rami con un andamento a spirale, in due file opposte, disposte a doppio pettine. L’insieme delle foglie forma una chioma irregolarmente globosa, tondeggiante, molto densa e ricca, che cresce anche nella parte interna della pianta.

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Il Taxus è molto usato nei giardini per formare siepi ornamentali. Nella villa di Mistretta le piante, isolate, sono modellate secondo i criteri dell’ars topiaria poiché sopportano potature anche notevoli.

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È una pianta dioica. I fiori maschili sono raggruppati in amenti inseriti lungo i rametti tra le foglie, quelli femminili, solitari, piccoli, ovali, verdi inseriti pure tra le foglie, in estate, mediante l’impollinazione anemofila, si trasformano in arilli rotondi, molto vistosi e decorativi. La fioritura avviene da gennaio ad aprile. Gli arilli sembrano dei frutti, ma sono delle escrescenze carnose che ricoprono il seme. Inizialmente gli arilli, polposi, dolciastri, di colore verde, diventano rossi a maturità e contengono un solo seme duro, nerastro e molto velenoso. La tossicità del Tasso ha interessato la letteratura.

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 Shakespeare riferisce che il fantasma del padre di Amleto racconta al figlio di essere stato ucciso dal fratello che gli ha versato nell’orecchio, mentre dormiva, alcune gocce di succo estratto dagli arilli di Tasso. Sempre Shakespeare, nel “Macbeth”, dice che, in occasione di un sabba notturno, le streghe rimestano  un pentolone contenente, fra gli altri ingredienti, rametti di Tasso recisi durante l’eclissi di luna.

La polpa, invece, innocua e commestibile, è mangiata dagli uccelli che favoriscono la disseminazione. Nei punti del giardino ove la terra è smossa e ricca di humus è facile scoprire delle giovani piantine di Tasso germogliate naturalmente, cioè nate da semi trasportati dagli uccelli. Essi non triturano e non digeriscono i semi perché capiscono che sono letali. I semi, espulsi ancora intatti, si depositano nel terreno germinando. Il Tasso è, quindi, una pianta zoofila, che si serve dell’aiuto degli animali per riprodursi. La moltiplicazione avviene più facilmente per propaggine, più difficilmente per seme in autunno. Si possono preparare anche delle talee da interrare in aprile, oppure utilizzare i polloni basali.

La pianta di Tasso preferisce vivere in luoghi umidi e freschi gradendo molto l’ombra e la mezz’ombra.  Non teme l’inquinamento e i venti forti. Non richiede particolari accorgimenti per quanto riguarda il terreno in cui deve essere posta a dimora, anche se preferisce quelli fertili e ben drenati. Non teme la siccità, quindi non esige annaffiature frequenti accontentandosi dell’acqua delle piogge.Essendo una pianta molto rustica, solitamente non è attaccata da parassiti o da altri agenti patogeni responsabili di varie malattie. Molto dannosa è lacocciniglia Parthenolecanium pomeranicum che secerne un’abbondante melata favorevole allo sviluppo della fumaggine. Il Taxomyia taxi è un insetto che colpisce le foglie provocando grosse galle esteticamente sgradevoli anche se poco dannose. La corteccia, le foglie e i semi del Tasso sono velenosi. I cavalli sono gli animali più sensibili alla tossicità della pianta: sono sufficienti da 100 a200 grammi di foglie per uccidere un esemplare in pochi minuti, mentre i bovini, pur nutrendosi spesso dei rami del Tasso, non risentono di nessuna conseguenza. L’avvelenamento da Tasso si manifesta con insufficienza respiratoria e cardiaca. Riscaldata, la sua resina emana un vapore tossico impiegato dagli sciamani per provare piacevoli emozioni e allucinazioni.

La tossicità del Tasso era nota fin dall’antichità richiamando sempre immagini tetre. I romani si cingevano di corone di Tasso nei giorni di lutto. Anticamente il popolo latino, per il colore scuro della sua chioma e perché spesso dai tronchi apparentemente morti spuntano nuovi alberelli, dedicava l’albero di Tasso ad Ecate, la dea degli inferi. La leggenda racconta che Ecate, regina delle streghe e della magia, ma anche divinità positiva, generosa, protettrice e legata alla rinascita, possedeva nelle sue dimore sotterranee un rigoglioso e bellissimo giardino notturno dove erano coltivate piante dai meravigliosi effetti. Tra di esse, anche una pianta di Tasso era custodita e curata delle sacerdotesse Medea e Circe. Ad Ecate si immolavano tori neri adornati con ghirlande di Tasso. Ovidio narra che la strada verso l’inferno era ombreggiata da alberi di Tasso.

Il principio attivo, responsabile della sua tossicità, è una molecola estremamente complessa chiamata taxolo. Ha effetto narcotico e paralizzante sull’uomo e su molti animali domestici. Le foglie vecchie sono gli organi della pianta che ne contengono la maggior quantità. Molte sostanze tossiche, adeguatamente dosate e mescolate insieme dalle industrie farmaceutiche, sono usate come principi attivi di prodotti chemioterapici per la cura di alcune forme tumorali. In Sicilia il Tasso era usato per stordire e pescare le anguille che popolavano i fiumi. Storicamente, il legno del Tasso era eccellente per la costruzione di archi e, sin dalla preistoria, il suo impiego era famoso per la fabbricazione di quest’arma. L’arco della mummia del Similaun è stato realizzato proprio col legno di Tasso. La fama del legno di Tasso si diffuse largamente durante il Medioevo, soprattutto in Inghilterra, proprio per la costruzione degli archi da guerra e di manici di pugnali per l’enorme resistenza alla compressione e alla trazione, e per l’incredibile elasticità. Di legno di Tasso erano gli archi degli invincibili arcieri inglesi.  ATTUALMENTE IL TASSO E’ UNA SPECIE PROTETTA. Nel linguaggio floreale il Tasso, forse per il verde cupo del fitto fogliame o perchè prospera all’ombra, è simbolo di “tristezza”.

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