Apr 26, 2016 - Senza categoria    Comments Off on IL SANTUARIO DI SANT’ANGELO MARTIRE PATRONO DELLA CITTA’ DI LICATA

IL SANTUARIO DI SANT’ANGELO MARTIRE PATRONO DELLA CITTA’ DI LICATA


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Ringrazio il prof. Calogero Carità per avermi fornito questa esatta descrizione sulla costruzione del Santuario di Sant’Angelo a Licata e che riporto integralmente.
Ancora Grazie professore.
La ringraziano anche tutti i lettori.
Il cantiere per la costruzione  della chiesa, aperto nel 1564, fu chiuso nel 1850.
Quando vennero scoperte le reliquie che vennero attribuite a Sant’Angelo, canonizzato a furor di popolo, furono raccolte e custodie in un’urna che fu posta sotto l’altare maggiore della chiesuola ad una navata, intitolata ai SS.mi Filippo e Giacomo, primi protettori della città di Licata, che si trovava in via Solferino prossima al bastione Mangicasale e alla porta urbica detta di Sant’Angelo.
Nel 1564, per volontà del Vescovo di Agrigento mons. Rodolfo, venne edificata, accanto a quella dei SS.mi Filippo e Giacomo, una nuova chiesa sotto il titolo di Sant’Angelo. Aveva una navata con al centro il pozzo miracoloso, il tetto era a travatura scoperta e dipinto, l’urna non sta più sull’altare maggiore, ma è custodita in una cappelletta il cui ingresso è difeso da una grata di ferro.

Nel 1575, il vescovo di Agrigento, mons. Cesare Marullo, in sacra visita a Licata, concede ai confrati di Sant’Angelo il diritto di patronato della chiesa e la custodia delle reliquie del Santo, che restano, però, di patronato dei giurati di Licata.
Nel 1624 scoppiò anche a Licata la peste, ma fu presto debellata grazie all’intercessione di Sant’Angelo. I giurati, per gratitudine verso il Santo, stabilirono di edificarvi una nuova chiesa, più grande e più maestosa. La prima pietra fu posta il 1° gennaio del 1626. I lavori andarono molto a rilento e con molte sospensioni. Intanto, per creare un grande sagrato al tempio patronale, furono abbattute tutte le casupole dell’area prospiciente il cantiere e fu creata l’attuale grande piazza Sant’Angelo.
I lavori poterono riprendere grazie all’intervento del Vicerè che il 22 giugno del 1643 ordinava ai giurati di tassare ogni misura di olio in modo di finanziare i lavori di costruzione. Responsabile del cantiere è il capomastro licatese Angelo Bennici. Nello stesso anno furono ordinate 12 colonne in pietra di Billieme ai marmorai palermitani La barbera e Maso. Queste colonne vennero trasportate via mare a partire del mese di giugno del 1643 e saranno collocate a dividere le navate dall’8 dicembre 1653 al 16 febbraio 1654. Fra Angelo Italia, da un rendiconto del 28 giugno 1658, figura come autore dei disegni della pianta, del prospetto e della sezione della chiesa.

Dal 1662 al 1673 opera, come responsabile dei lavori, il religioso e architetto trapanese Andrea Noara. Seppur non ancora completa, la chiesa fu aperta al culto il 15 agosto del 1662 e le reliquie dalla vecchia chiesa furono traslate nella nuova chiesa e collocate nella cappella appositamente costruita nel braccio sinistro del transetto.
Per il 5 maggio 1680 fu completato l’altare maggiore grazie anche al beneficio concesso dal re Carlo II come atto di riconoscenza alla città di Licata per la sua fedeltà alla Corona e per la sua strenua difesa contro l’attacco della flotta francese del 19 aprile 1675.
A questa data, degli undici altari previsti solo 7 erano stati completati.
La chiesa subì seri danni a seguito del terremoto che l’11 gennaio 1693 colpì e devastò anche la Val di Noto.
Tra il mese di novembre del 1695 e il mese di giugno del 1700, sotto la consulenza di Fra Angelo Italia fu costruita la cupola sotto la direzione del capo mastro ed ingegnere palermitano Mario Callisto.
Nel 1733, il vescovo di Agrigento, Mons. Gioieni, consacrò la chiesa di Sant’Angelo. In questo medesimo anno le capriate della navata centrale vennero coperte con una volta a botte.
Il 3 settembre del 1748, presso il notaio Filippo Carmona di Licata, viene sottoscritto il contratto con i marmorari trapanesi Artale e Ferro per la messa in opera delle prime quattro colonne del 1° ordine del prospetto centrale. Per ciò viene recuperato il progetto di Fra Angelo Italia, gesuita, e vengono chiamati come consulenti, suo nipote, Padre Angelo Italia, canonico e architetto della Curia agrigentina, e il teologo e architetto trapanese Giovan Biagio Amico. I lavori si fermarono, purtroppo, per oltre trent’anni e furono ripresi nel 1788, ma non andarono mai avanti. Così il prospetto rimase incompleto.
Ad iniziare la ristrutturazione del precedente prospetto, ancora visibile con le sue paraste corinzie sul lato dove c’è l’ingresso del convento, era stato l’architetto Francesco Bonamici, originario di Lucca, proveniente da Malta dove operava come architetto militare. Da una relazione del 1686 risulta che a quella data, nonostante fosse subentrato al Bonamici Angelo Italia, il prospetto era fermo al primo ordine colonnato mentre i due campanili non erano stati neppure iniziati e l’antico parametro murario della precedente facciata era solo parzialmente ricoperto dalle nuove lastre di pietra, del tutto quasi completata solo nella parte a sinistra dell’ingresso principale, dove oggi è ospitato il Bar Sant’Angelo.
Le colonne del 2° ordine, non tutte pagate ai marmorari, furono restituite ai fornitori. Solo un paio di esse rimasero nel cantiere di piazza Sant’Angelo e lì rimasero per lunghi anni finché, quando la piazza venne sistemata, furono interrate, ma una di queste è riemersa durante i lavori di sistemazione della piazza Sant’Angelo degli anni novanta curati dall’arch. Antonino Cellura ed è stata collocata davanti all’attuale ingresso del chiostro di Sant’Angelo.

Il 27 ottobre del 1847, fortunatamente, mentre la chiesa era chiusa, è collassata la cupola crollando. Fu ricostruita nella forma attuale tra il 1848 e il 1850.
L’antica pavimentazione, fatta di quadrelli di argilla stagnate, fu completamente rifatta nel 1863 e nuovamente rifatta nel 1934 dal can. Vincenzo Di Palma che ricevette dall’allora capo del governo, Benito Mussolini, un contributo di 6 mila lire”.
Il santuario di Sant’Angelo si trova a Licata, nella ex provincia di Agrigento, città dove il santo riscuote una grande devozione essendo il Patrono, nella piazza denominata Piazza Sant’Angelo.
La piazza Sant’Angelo si trova nel centro della città e vi si accede dalle strade laterali del corso Umberto I, dalla piazzetta Elena, dalle strade laterali del corso Vittorio Emanuele, dalle strade laterali di via Nazario Sauro, dalla via sottotenente Sapio e dalla via Dante.
La sua realizzazione, risalente al XVII secolo, è stata necessaria per corredare di un ampio sagrato la grande chiesa dedicata al Santo Martire Angelo. La piazza era abbellita da un’ampia fontana che oggi non esiste più. Nella piazza Sant’Angelo insiste il prospetto della chiesa risalente al 1748. Esso è rimasto incompiuto, ma è stato parzialmente completato nella parte centrale con due ordini di colonne. Sul lato destro della chiesa si erge il campanile che ospita 4 campane; nella campana grande è riprodotto Sant’Angelo, le altre sono più piccole.

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Quasi addossata al campanile, sul transetto della chiesa sorge la meravigliosa cupola di forma rotonda nella parte interna, magistralmente decorata, e di forma quadrangolare nella parte esterna, adorna di una torretta per ogni lato.
Attraverso le ampie finestre la luce del sole illumina l’interno della chiesa. La parte superiore, semisferica, termina con un bel lanternino.

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La cupola, rimasta allo stato rustico fino al 1680, fu completata nel 1696. L’architetto gesuita licatese Angelo Italia inserì la costruzione della cupola nel progetto di edificazione della chiesa nel 1658. Il 27 ottobre del 1849 la cupola crollò nella parte interna senza causare danni alle persone, ma subito fu ricostruita nella forma attuale più maestosa. Torreggia su tutta Licata, si distingue fra tutti gli edifici ed è visibile anche da lontano.

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Negli anni ’80, grazie all’intervento dell’arch. Turi Scuto, la cupola è stata di nuovo sottoposta a restauri interni ed esterni.
La chiesa, a tre navate, è di forma basilicale di stile rinascimentale con transetto e cappellone sul lato sinistro dell’abside. Le dodici colonne delle navate provengono dalle cave di Billieme.

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Sull’altare centrale troneggia Sant’Angelo.

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Esistono due paliotti di marmo colorato che adornano gli altari. Sul paliotto dell’altare maggiore nel bassorilievo è raffigurato il Santo, il pesce che porta sul dorso il cesto di pani, l’Agnello del Signore che, additando un pane ad Elia che riposa sotto un ginepro, dice: ”Alzati, mangia poiché ti resta da fare un lungo camino”. 

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Importante è anche il tabernacolo d’argento.

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La parte più importante della chiesa è la cappella che si trova nel braccio sinistro del transetto. Custodisce le reliquie di Sant’Angelo racchiuse nell’urna d’argento posta al centro della cappella.
L’urna è lunga 114 cm, larga 50 cm e alta 70 cm. Raggiunge i 130 cm di altezza col coperchio che sfuma in tronco di piramide con gli spigoli arrotondati.
La statua di Sant’Angelo adorna il coperchio. Artisticamente l’urna è molto bella. Quando viene portata in processione durante le feste dedicate al Santo Martire è protetta da un artistico baldacchino su cui è effigiata l’aquila sveva, lo stemma di Licata, abbellito da frange triangolari da cui pendono piccole campane d’argento.
L’urna è una meravigliosa opera d’arte recentemente impreziosita dalla maestria del signor Piero Accardi, argentiere di Palermo, che, per interessamento della famiglia Gibaldi, sostenuta  dai membri dell’Associazione “Pro Sant’Angelo” e dalla generosità dei licatesi che hanno donato oggetti di argenteria posseduti a casa, e altre offerte in denaro, ha realizzato il desiderio di Giovan Maria Gibaldi. Secondo il giovane Giovan Maria il vecchio sistema di luci, posto attorno all’urna di Sant’Angelo, non rendeva il gusto onore al Santo Patrono.
Il signor Accardi ha cesellato a mano i decori dei fregi montati lungo il perimetro dell’urna, due di 130 cm e due di 90 cm,  arricchiti da 22 margherite e da 26 candele. Giovan Maria era un fervente devoto di Sant’Angelo ed era un membro attivo dell’Associazione “Pro Sant’Angelo”.Già all’età di 3 anni indossò la divisa dei devoti e a 14 anni era sotto il  fercolo di Sant’Angelo durante il cammino processionale. Il  nome “Giovanni”, per sua memoria, rimarrà per sempre inciso nel fregio laterale dell’urna di Sant’Angelo.

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Giovan Maria è volato in cielo il 9 settembre del 2009 a causa di un incidente di caccia. Aveva 23 anni. Ora fa parte della schiera degli Angeli. I genitori di Giovan Maria, Nino e Caterina Bonafede, membri dell’Associazione “Pro Sant’Angelo”, nata nel 1997, sono molto attivi nell’organizzazione della parte esterna della festa di Sant’Angelo, assieme ai molti  giovani volontari che curano il buon andamento della festa di Sant’Angelo e portano il sacro fercolo in processione.
Ne faceva parte anche Giovan Maria. Il Rettore del santuario, Rev. Angelo Pintacorona, cura le funzioni religiose sostenuto dagli altri sacerdoti. Il programma relativo ai festeggiamenti in onore di Sant’Angelo Martire è molto dettagliato.

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La cappella è adornata da un piccolo altare e da due tele

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La cappella è protetta da un’ampia cancellata di ferro battuto riccamente decorata. Nel 1680 questa cancellata fu chiusa da tre robuste chiavi: una chiave custodita dai Giurati, un’altra dal Priore del convento, un’altra dall’ Arciprete della chiesa Madre. Durante le feste dedicate al Santo Martire i tre lucchetti dell’inferriata sono prima aperti e poi richiusi da un rappresentante del clero, dall’Arcivescovo di Agrigento e dal Sindaco di Licata.

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 Tra la seconda e la terza colonna della navata destra della chiesa si trova il pozzo di Sant’Angelo. E’ il pozzo miracoloso perché al suo interno nel XIV sec. furono rinvenute le ossa del Santo carmelitano esattamente nello stesso posto dove egli predicava prima di essere ucciso.
Essendo profondo vai metri, il pozzo fu circondato da una balaustra e fornito di una scala di pietra affinchè gli infermi che solevano bagnarsi in quelle acque salutari potessero discendervi facilmente.
La balaustra, di pietra grigia di Trapani, di forma ottagonale, è stata eseguita dal maestro Giovanni Romano. Sul puteale è collocata la statua di gesso di Sant’Angelo adagiato sul letto di morte, scultura eseguita dall’artista licatese Antonio Mazzerbo. Ancora oggi, il 5 maggio, durante la funzione religiosa, Sant’Angelo si manifesta con un altro miracolo: l’acqua salmastra del pozzo diventa acqua dolce.

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 Nelle navate laterali della chiesa sono ospitati i ceri di legno i “’ntorci” perché nella loro sommità recano un cero chiamato dai licatesi “u balannuni”.
Questi ceri rappresentano i 4 titoli di Sant’Angelo: dottore, confessore, vergine e martire. Oppure rappresentano i quattro antichi castelli della città greca o i quattro baluardi medioevali.  Ogni cero ha un nome derivante dalla corporazione che ne ha fatto dono: “Cero Comuni” dallo stile eclettico, “ Cero Pecorari” dallo stile neogotico, “Cero Massari” dallo stile neoclassico, “ Cero Piana” dallo stile neoclassico.

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I vecchi ceri sono stati tutti duplicati grazie all’interessamento dell’Associazione Culturale “Vivere Licata” che si è impegnata per la raccolta dei fondi.

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La donazione del cero è una dimostrazione di ringraziamento per grazia ricevuta, di devozione e di affetto verso Il Santo Patrono e Protettore di Licata e dei licatesi.

 

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La chiesa custodisce molte opere d’arte. Lo splendore del tempio si deve anche alla capacità artistica dei fratelli Antonio, Salvatore ed Emanuele De Caro che lo hanno abbellito con i lavori da loro realizzati.
Gli affreschi, realizzati negli anni ’60, illustrano momenti della vita di Sant’Angelo e di altri santi venerati nell’Ordine Carmelitano. Sono stati dipinti da mio suocero, il pittore Salvatore (Totò) De Caro, il papà del prof. Carmelo, quelli del transetto, del presbiterio della chiesa e della volta sopra l’altare della Madonna del Carmelo. Sul soffitto del transetto, nel lato sinistro, il dipinto, realizzato con colori ad olio, raffigura il miracolo della pioggia di fuoco contro le navi saracene.

90 OK SACACENE INVESTITE DALLE FIAMME ARDENTI

 Sul soffitto del transetto, nel lato destro, la scena raffigura Sant’Angelo che separa le acque del fiume Giordano attraversato da Lui a piedi scalzi.

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Nel soffitto della cappella della Madonna del Carmelo si ammira il corteo degli Angeli.

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Gli affreschi dell’abside son stati dipinti dal pittore Emanuele (Nenè) De Caro. Si ammirano: la Vergine del Monte Carmelo tra i santi Eliseo, Elia Simon Stoch,

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l’apparizione della vergine a Sant’Elia,

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95  DEL PRESBITERIO OK  apparizione della vergine a Sant'Elia

il beato Luigi Rabatà di Erice a sinistra,

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Sant’Alberto di Sicilia a destra,

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 Eliseo che lancia il mantello a Elia rapito sopra un carro di fuoco,

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Sant’Angelo, inginocchiato, presenta al papa Onorio III la nuova Regola Carmelitana.

Ha l’aureola in testa e un angelo scende dal cielo con in mano la palma del martirio e tre corone inserite in essa.

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Il pittore Salvatore De Caro, usando la pittura ad oro zecchino, ha restaurato anche la volta centrale, i capitelli, i pilastri, le trabeazioni. Erano gli anni 1964-1966. Assieme a Salvatore, anche i fratelli Antonio, ed Emanuele (Nenè), il papà del prof. Albino De Caro, hanno profuso la loro arte per rendere sempre più bello il santuario di Sant’Angelo.
Emanuele ha decorato anche l’interno della cupola, Antonio ha scolpito sul legno di ebano, in un unico tronco, il Cristo Crocifisso alto 170 cm datato 1940.  Insieme hanno eseguito molti lavori di restauro nelle chiese di Licata e di altre città.
Molti dipinti adornano le pareti della chiesa. La Madonna della Lettera è un dipinto olio su tela di autore ignoto.

100 OK Madonna della lettera

Anche il quadro dell’Ecce Homo è un dipinto olio su tela. Ha la forma di un triangolo equilatero ed è circondato da una ricca cornice dorata.

101 OK ecce Homo racchiuso in un'artistica cornice

Il dipinto della Madonna col Bambino e i Santi Apostoli Filippo e Giacomo è una pregiata opera di un anonimo artista siciliano.

102 OK Madonna col bambino e i santi Filippo e Giacomo

  Un altro importante dipinto è La Deposizione.

103  OK La deposizione

  Nel dipinto delle Anime del Purgatorio Sant’Angelo ha nella mano la palma del martirio.

104 OK LE ANIME DEL PRGATORIO CON LA PRESENZA DI sANT'aNGELO

 Il dipinto di Santo Spiridione Vescovo, del 1970, è poco pregiato.

105  OK San Spiridione vescovo

 Altre due dipinti, olio su tela, raffigurano il martirio di Sant’Angelo durante la predica e la Sua morte.

106 OK IL MARTIRIO DI SANT'aNGELO ok

107 OK MORTE DI SANT'aNGELO ok

la tela raffigurante la Deposizione di V.Incorvaia

106 a la deposizione di Incorvaia ok

In occasione del’ottavo centenario della nascita di Sant’Angelo i devoti abbellirono la chiesa mettendo in vista  nella finestra centrale l’immagine di Sant’Angelo in vetro dipinto e colorato e nelle finestre laterali le immagini dei santi Apostoli Filippo e Giacomo.

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La chiesa di Sant’Angelo custodisce alcuni sarcofagi e busti marmorei di illustri e nobili personaggi licatesi: Padre Sebastiano Siracusa da Caltabellotta, primo priore del convento di Sant’Angelo, si trova all’inizio della navata di destra,

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Salvatore Cannarella Sapio dei Marchesi di Scuderi e di Regalbono, giovinetto diciassettenne vittima di un infortunio,

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  N.H. Tito Bosio, cavaliere del Sovrano Ordine di Malta,

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  Angelo Parla Muscia, tenente di vascello, medaglia di bronzo al V.M.

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 Il sepolcro di Angelo Frangipane e Celestri, posto all’inizio della navata destra, è sormontato dalle loro armi e coronato da un obelisco.

115 OK  ANGELO FRANGIPANI

 Il sepolcro del marchese di Regalbuono Girolamo Fragapane si trova nella navata sinistra.

116 OK  Marchese di regalbuono Girolamo Fragapane

  Il mausoleo del marchese Scuderi  Domenico Cannada è posto a destra dell’ingresso principale.

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 Il sepolcro in marmo bianco, della baronessa Isabella De Caro e Miano si trova nella navata sinistra. La baronessa è distesa sul letto dove si vedono l’epitaffio e lo stemma delle due famiglie.

118 OK  ISABELLA DE CARO

La chiesa di Sant’Angelo custodisce  alcune statue donate dai Padri Carmelitani quando presero possesso della guida della chiesa avvenuto nel 1947. Nella nicchia dell’altare maggiore è sempre esposto Sant’Angelo.
Questa statua fu donata ai frati licatesi da padre Giovanni Calabrese, priore di Catania dell’Ordine Carmelitano.

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 Altre statue sono: La Madonna del Carmelo custodita nella Sua cappella,

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  Sant’Angelo,

121  OK Sant'Angelo

 Sant’Anna,

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 Il Sacro Cuore di Gesù,

123 OK Sacro Cuore di gesù

  il profeta Sant’Elia,

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il gruppo statuario della Crocefissione con la Madonna Addolorata,

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 San Giuseppe col Bambino,

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Sant’Alberto,

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San Francesco di Paola

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L’Ecce Homo

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 Sopra l’ingresso principale della chiesa una tribuna in legno dipinto ed intagliato con lo stemma della città adorna il santuario.

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Nella porta a vetri c’è il giglio di Sant’Angelo

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La chiesa fu affidata ai Carmelitani non senza lotte interne.  Il 23 luglio del 1598 Clemente VIII emanò da Ferrara il decreto che ordinava al Vescovo di Agrigento, dietro istanza dei giurati e del popolo di Licata, di concedere all’Ordine Carmelitano la chiesa nella quale “riposava e riposa” il corpo di Sant’Angelo Martire. Purtroppo l’ordine carmelitano ha avuto opposizioni da parte della Confraternita esistente in quel tempo. Adesso la Confraternita non esiste più. Il 2 febbraio del 1606 i Carmelitani presero possesso della chiesa di Sant’Angelo, anche se con situazioni incostanti.
La chiesa fino al 1866 era officiata assiduamente dai PP. Carmelitani. Dopo un periodo di reggenza del clero secolare, ritornò ai frati carmelitani nel 1947. La presenza dei carmelitani contribuì positivamente per la salvaguardia dell’antica chiesa. Dopo un lungo periodo di crisi, constatata la carenza dei frati carmelitani, l’ultimo priore pro-tempore del convento, il licatese Antonino Todaro dell’Ordine Carmelitano, anche se a malincuore, il 30 agosto del 1992 decise di rimettere la gestione della chiesa alla Curia Vescovile di Agrigento.
Il primo giorno del mese di settembre successivo la chiesa fu affidata dal Vescovo di Agrigento Mons. Carmelo Ferraro alla comunità ecclesiale “Opus Matris Verbi” il cui fondatore, Padre Ernesto Lima, fu nominato rettore della chiesa di Sant’Angelo. Inoltre dal 4 luglio del 1996, per salvaguardare l’incolumità dei fedeli, la chiesa fu chiusa al culto in attesa dei finanziamenti necessari per i numerosi interventi di restauro di cui aveva bisogno per il distacco di alcuni calcinacci.
Nella notte tra il 21 e il 22 agosto del 2005, al termine della processione dell’urna di Sant’Angelo, finalmente la chiesa fu restituita ai fedeli con decreto vescovile di S.E. Mons. Carmelo Ferraro che elesse, con proprio decreto nel mese di settembre dello stesso anno, Rettore della chiesa il Can. Don Angelo Pintacorona. All’apertura del “Decennio Angelano” la chiesa fu elevata a Santuario Diocesano il 5 maggio del 2010 dall’Arcivescovo Mons.Francesco Montenegro Metropolita della Diocesi di Agrigento.

Trascrivo interamente il discorso del prof. Calogero Carità, che ho letto su fb e che mi è piaciuto molto, sulla storia dei padri carmelitani e sulla chiesa di Sant’Angelo.  “La presenza dei PP. Carmelitani nella chiesa di Sant’Angelo. Essi ottennero dal Vescovo di Agrigento di poter officiare nella chiesa di Sant’Angelo il 2 febbraio 1606, data in cui ne presero anche possesso e, tra mille difficoltà, iniziarono ad edificarvi accanto un loro convento che sarà completato nel 1686.
Dopo due secoli, e precisamente nel 1866, con la soppressione degli ordini religiosi in virtù dell’art. 20 della legge 7 luglio 1866, n. 3036, i Carmelitani, come i Francescani, i Domenicani e gi Agostiniani dovettero lasciare il loro convento e Licata.
Giusto verbale del 25 novembre 1878 il Comune di Licata diventa cessionario del convento e consegnatario della chiesa che viene affidata alla officiatura del clero secolare.
Il convento viene adibito in parte a caserma militare e in parte a scuola primaria e verso la fine del secolo, quando sarà soppresso, perchè ormai inadeguato il carcere presso la piazza Regina Elena, sarà in parte adibito a carcere, con sezione maschile e femminile.
Nel 1906 lo stato vendette a privati l’intero angolo nord della chiesa, che ospitava la cappella gentilizia della famiglia Cannada,dove oggi c’è un bar, per saldare un debito della Confraternita del Santo.
Il 2 marzo 1936, con atto notarile presso il notaio Gaetano Giganti,  il Comune retrocesse alla Curia Vescovile la chiesa e parte dei locali del Convento, allora ancora adibiti a scuola elementare, ad uso rettoria. La Curia Vescovile si obbligava a tenere aperta la chiesa, a provvedere alla manutenzione ordinaria e straordinaria, a garantire l’officiatura e le spese per il culto.
Rettore venne nominato il canonico Vincenzo Di Palma.
Con bolla vescovile di Mons. G.B. Peruzzo del 15 aprile 1946 la chiesa fu affidata nuovamente ai PP. Carmelitani.
Il primo carmelitano a giungere a Licata per preparare l’arrivo degli altri suoi confratelli fu P. Gabriele Monaco, mentre il primo priore del rinato convento fu P. Giuseppe Cimino.
La chiesa fu ripulita dalle macerie della guerra, sistemata e, grazie ai dollari che i fedeli mandavano dagli Usa, fu anche restaurata. Purtroppo scomparve l’antico organo, il restauro dei quadri fu affidato a un pittore locale che ne guastò la loro originalità, fu eliminato l’antico altare ligneo del settecento, donato alla chiesa di campagna di Sabuci che ne era priva e sostituito con uno marmoreo.
Nel 1992, precisamente il 30 agosto, dopo 46 anni di presenza a Licata, i Carmelitani abbandonarono la chiesa, dopo che l’ultimo priore, il licatese P. Antonino Todaro, consegnò le chiavi della Chiesa e del Convento al delegato vescovile portandosi a Trapani l’archivio del convento ed alcuni dipinti, nonostante le proteste. Da quel momento la chiesa ritornò nell’abbandono nonostante il vescovo Mons. Carmelo Ferraro l’avesse affidata alle cure del rettore P. Lima, fondatore della comunità ecclesiale “Opus Matris Verbis”. Questa comunità contemplativa preferì alla chiesa una cappella ricavata nell’area del chiostro, piccola ma adatta ai bisogni contemplativi di questa comunità. La chiesa, quindi, restava spesso e volentieri chiusa.  Fu chiusa definitivamente il 4 luglio 1996, dopo la caduta di alcuni intonaci in tre diversi momenti , il 29 giugno, il 1° luglio e il 2 luglio. Padre Lima invocò un intervento per salvaguardare la pubblica incolumità. La Curia e anche il Comune decretarono la chiusura della Chiesa e il reliquiario di Sant’Angelo -non era mai successo nella storia- fu trasferito ed alloggiato in chiesa Madre, nella cappella del Crocefisso. La Chiesa restò chiusa per 8 lunghi anni e non crollò mai. Intanto i padri contemplativi se ne erano andati e a seguito di un sopralluogo da noi sollecitato, il 7 maggio 2005 il sindaco Angelo Biondi, il vice sindaco Angelo Vincenti e l’assessore al turismo Claudio Morello, in compagnia di Calogero Carità, Angelo Schembri, Giovanni Peritore, Angelo Carità, Angelo Curella. Pierangelo Timoneri, Angelo Castiglione, Angelo semprevivo e Francesco La Perna visitarono la chiesa. Tutti ci accorgemmo del grande bluf che aveva portato alla chiusura della chiesa e che non c’era nulla di pericolante. Due giorni dopo il sindaco fece riaprire la chiesa e la fece ripulire. Si adopererò che fosse nominato un nuovo rettore, nella persona di don Angelo Pintacorona, e l’urna di Aant’Angelo rientrò nella propria cappella al termine della festa di mezzagosto di quello stesso anno. In questa circostanza fu contattato il Generale dell’Ordine dei PP. Carmelitani invitandolo a riprendere l’officitura della chiesa patronale, ma da Roma fu inviato un telegramma di poche righe nel quale si diceva con molta chiarezza che i PP. Carmelitani non erano più interessati alla chiesa di Sant’Angelo, che sarebbe un loro marti
re”.

Nel santuario di Sant’Angelo si venera la Beata Vergine del Monte Carmelo. Proprio sul Monte Carmelo il 16 luglio del 1251 la Vergine Maria del Monte Carmelo, circondata dagli angeli e con il Bambino in braccio, apparve a San Simon Stock, il primo Padre Generale dell’Ordine inglese, al quale consegnò lo “Scapolare” detto “abitino” dicendogli: “Prendi, o figlio dilettissimo, questo Scapolare del tuo Ordine, segno distintivo della mia Confraternita. Ecco un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza e di pace con voi in sempiterno. Chi morrà vestito di questo abito, non soffrirà il fuoco eterno”. Lo “Scapolare” è per tutti i carmelitani un segno della protezione materna di Maria.
Il santuario di Sant’Angelo è sede del Terz’Ordine Carmelitano che, sotto la guida religiosa del rettore Don Angelo Pintacorona, i seguaci effettuano il proprio cammino spirituale secondo il carisma dell’Ordine “ Vivere in ossequio a Gesù Cristo.”

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Lo scapolare che indossano i devoti

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e il mantello bianco pogiato sulle spalle

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Adiacente al Santuario di Sant’Angelo sorge l’ampio convento, costruito nel XVII sec., che ospitò i Frati Carmelitani che ottennero il permesso di officiare nell’edificio legato al martirio e alla sepoltura del Santo, luogo principale del culto angelano.
Nel 1598 il Commissario generale dei PP. Carmelitani e il Vescovo di Agrigento si sono accordati che i frati potessero costruire a Licata, accanto alla chiesa di Sant’Angelo, un convento che avrebbe ospitato 12 frati e che agli stessi Carmelitani venisse concessa l’officiatura della chiesa. Proveniente da Mazzara, giunse a Licata padre Sebastiano Siracusa di Caltabellotta per gestire il convento.
Quando furono confiscati i beni ecclesiastici, la chiesa e il convento, il primo della Sicilia, il 23 novembre del 1878 furono ceduti al Comune di Licata. Pertanto il convento divenne prima sede di caserma militare, successivamente sede di edificio scolastico, e poi, alla fine dell’800, sede del carcere mandamentale.

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Il Vescovo Giovan Battista Peruzzo nel 1933 chiese la riconsegna della chiesa e di una parte del convento come rettoria per svolgere il servizio religioso.
Nel 1947 i PP. Carmelitani ritornarono di nuovo a Licata col permesso, sempre del Vescovo Giovan Battista Peruzzo, di officiare nella chiesa e di usare la parte del convento non adibita a carcere. Il numero dei frati carmelitani nel tempo si è assottigliato sempre di più fino a non essercene nessuno. E allora, chiuso definitivamente il carcere negli anni ’70, il convento è stato destinato ad altri usi soprattutto a scopo culturale.
Nel chiostro, infatti, è ospitato il centro Rosa Balistreri che accoglie materiale della cantante folk licatese. Nella sala intitolata a Rosa Balistreri svolge la sua attività il CUSCA (Centro Universitario Socio Culturale Adulti). I soci dell’Associazione “Pro Loco” hanno fissato la loro sede in un piccolo angolo del chiostro.

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Il chiostro Sant’Angelo è oggi soprattutto sede museale; attualmente, grazie al lavoro del Gruppo archeologico D’Italia “Finziade”, diretto dal  dott. Fabio Amato, ospita il Museo del Mare dove sono esposti i reperti subacquei rinvenuti nel mare di Licata.

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La “Pro Loco”, in collaborazione con  il gruppo archeologico D’Italia “Finziade”, ha allestito, sempre all’interno do Chiostro Sant’Angelo,  la mostra dei cimeli storici dello sbarco degli alleati in Sicilia durante la seconda guerra mondiale dal titolo “ Joss Landing area – Licata 1943”.

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In una parete del chiostro Sant’ Angelo è esposto anche il dipinto, olio su tela, opera dell’artista pittore Antonio Mazzerbo, che raffigura lo sbarco degli alleati in Sicilia del 1943.

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Bibliografia:

– Bellorosio Tommaso – Vita S.Angeli-  Palermo 1527

– P Gabriele dott. Monaco Ord. Carm. –  S.Angelo Martire Carmelitano Ed. Laurentiana –Napoli 1967

–  Cantoni Tommaso – Vita S.Angeli martyris  – Bologna 1691

– Carità Calogero – La Chiesa di Sant’Angelo e la festa di Maggio a Licata – Ragusa 2000

– Cesare Carbonelli – Breve profilo storico di Licata e delle sue chiese –Azienda Tipografica Editoriale Canicattinese

– Couto Gabriele – De cultu S.Angeli matyris – in Analecta Ordinis Carmelitarum – Vol.XI- fasc.7-8, 1942, pagg 168-183

-La Rosa Giovambattista – Vita di S:Angelo – Palermo 1597

– Ludovico Saggi, O. Carm – S.Angelo di Sicilia- Studio sulla vita, devozione folklore –

Roma Institutum Carmelitanum 1962

– Giuseppe Fanucchi – Della vita di S. Angelo Martire – Presso Sperandio Pompei- Viterbo 1870

– Scala Andrea Ferdinando – Vita di S. Angelo Martire Carmelitano – Napoli 1746

– Signora Francesco – Vita e miracoli di S. Angelo martire carmelitano – Licata 1837-1838

– www. Santuario di Sant’Angelo – Licata (Ag)

 

 

 

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