Aug 7, 2015 - Senza categoria    Comments Off on IL PINUS PINEA NELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

IL PINUS PINEA NELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

Nella villa comunale “G.Garibaldi” di Mistretta si fa notare, perché è alto e perché con la sua chioma si affaccia in via Scalinata, il Pinus pinea.

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Appartenente alla Famiglia delle Pinaceae, il Pinus pinea è il Pino conosciuto con moltissimi altri sinonimi: “Pino domestico, Pino italico, Pino mediterraneo, Pino parasole, Pino da pinocchi, Pino da pinoli”. E’ l’albero più caratteristico delle zone circostanti il mar Mediterraneo perchè è la specie originaria dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, in particolare sulle coste settentrionali dove forma vasti boschi. Sa regalare alle creature un’ombra molto gradita nel clima caldo dell’estate mediterranea. Vive bene tra i 500 e i 1000 metri d’altezza. Il Pino domestico si trova distribuito in quasi tutta l’Europa. E’ stato coltivato da oltre 6000 anni per i suoi pinoli che sono diventati merce di scambio. Si è naturalizzato in Africa meridionale, dove è considerata una pianta invasiva, e piantato comunemente anche in California e in Australia. In Italia è coltivato praticamente ovunque, ad eccezione delle zone molto montuose. Forma estese pinete associandosi ad altre piante della macchia mediterranea. Le più belle pinete italiane si trovano a Ravenna, a San Rossore, a Grosseto. Per l’alto numero di esemplari presenti in Italia, da molti è considerato l’albero simbolo del nostro paese tanto che dagli anglosassoni il Pino domestico è denominato “Italian stone Pine” e dai francesi “Pin d’Italie“. Nel 1966 fu designata dal Ministero del Turismo la “pianta emblematica italiana”.

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l Pinus pinea è facilmente riconoscibile per il suo portamento ad ombrello, aspetto che assume precocemente per potatura naturale e poiché presto si ramifica in getti tutti approssimativamente della stessa vigoria. Possiede l’apparato radicale robusto, all’inizio lungamente fittonante, il tronco eretto, alto da 20 a 25 metri, spesso biforcato e spoglio nei due terzi inferiori, mentre è ramificato in alto con rami verticillati ed espansi, disposti a raggiera come le aste di un ombrello tanto da fargli attribuire il nome di “Pino ad ombrella“. La corteccia, spessa, di colore rosso bruno, è divisa da larghe placche verticali di forma romboidale.

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Le foglie, aghiformi, sempreverdi, morbide, flessibili, molto appuntite, riunite in coppie di due, decidue, di colore verde scuro, lunghe 12-15 centimetri, avvolte alla base da una guaina trasparente e persistente, formano la chioma. E’ una pianta monoica dicline. I fiori, meglio indicati come sporofilli, sono riuniti in infiorescenze. I macrosporofilli femminili, in strobili ovoidali, di color rosa-viola, crescono all’estremità dei nuovi germogli e, a maturazione, diventano legnosi e liberano i semi. I microsporofilli maschili, in piccoli strobili giallo – dorati, più evidenti di quelli femminili, sono posti alla base del germoglio. La fioritura avviene da aprile a giugno e, nell’autunno dello stesso anno o di quello successivo, nascono le pigne. Il frutto, lo strobilo,lungo fino a 15 centimetri, solitario, grande, pesante, di forma conica, globosa, formato da tante squame romboidali, matura ogni tre anni, il tempo più lungo di qualsiasi altro Pino. Ogni squama, schiudendosi, libera due semi. I semi sono protetti da un guscio osseo di colore rosso scuro ornato da un’ala brevissima che si stacca facilmente. I semi, i pinoli, lunghi 2 centimetri, sono oleosi, commestibili, molto gradevoli e gustosi. In varie zone d’Italia sono chiamati con altri nomi come “pinoccoli” o “pinocchi“. I semi sono dispersi dagli animali, dagli uccelli e anche dall’uomo. La raccolta degli strobili si compie da ottobre fino alla fine dell’inverno lasciandoli esposti al sole per favorire l’apertura delle squame.

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 Il Pino domestico è una conifera molto utilizzata nei viali e nei giardini pubblici. E’ una pianta rustica, a crescita abbastanza rapida, xerofila. Poco esigente nei riguardi del suolo gradisce, però, quelli sabbiosi, sciolti, non aridi ed evita quelli argillosi o troppo calcarei. Pianta eliofila, predilige un’esposizione sufficientemente soleggiata, un clima di tipo La moltiplicazione avviene, quindi, per seme da praticare in qualsiasi periodo dell’anno, preferibilmente in primavera. La fragilità dei giovani esemplari, che sono attaccati facilmente da parassiti e da malattie, rende poco probabile la possibilità di ottenere dal seme nuove piantine.  Più facile è la propagazione per talea in primavera o in estate inoltrata. costiero, non troppo esposto ai venti e resiste ai freddi invernali. Richiede annaffiature solo se il clima è particolarmente siccitoso e raramente ha bisogno di qualche concimazione. Teme l’attacco di Afidi e di Acari e spesso anche la Processionaria del Pino danneggia gravemente la pianta. Come quasi tutte le pinaceae, anche il Pinus pinea produce una resina che allontana la maggior parte dei parassiti. Essendo piante resinose, tutti i Pini si lasciano attraversare dal fuoco con molta facilità. Il fuoco, talora di natura dolosa, ma molto spesso provocato dalla disattenzione dell’Uomo, è uno dei maggiori pericoli per le pinete che vengono enormemente danneggiate o distrutte. Il legno non è un ottimo combustibile poichè produce una fiamma viva e dal colore intenso, ma poca carbonella. Il Pino domestico produce un legno rossiccio e venato di scuro, leggero, tenero, poco resistente, resinoso, non di gran pregio, pertanto non molto ricercato. E’ adatto per lavori di falegnameria comune, per travature, per traverse, per paleria, nell’industria cartaria e per costruzioni navali.

Ugo Foscolo, ne ”I Sepolcri”, ha inserito l’episodio di Nelson, l’inglese che avrebbe tagliato l’albero maestro di una nave francese nemica, costruito con il tronco di Pino, e si sarebbe fabbricato la propria bara.

[…] Pietosa insania che fa cari gli orti

De’ suburbani avelli alle britanne

Vergini dove le conduce amore

Della perduta madre, ove clementi

Pregaro i Genj del ritorno al prode

Che tronca fe’ la trionfata nave

Del maggior pino, e si scavò la bara.[…]

Dalla sua corteccia si estrae il tannino, composto utilizzato per la conciatura di pelli. I suoi frutti, i pinoli, ricchi di proteine, consumati in Europa sin dalla preistoria, hanno notevoli impieghi nell’industria dolciaria e farmaceutica.

I pinoli sono utilizzati per impreziosire torte e per preparare moltissimi piatti della cucina mediterranea italiana. Non possono mancare nel piatto di pasta con finocchietti ricci e sarde della cucina palermitana. Attualmente il Pinus pinea è coltivato anche come pianta ornamentale. Piccoli esemplari sono cresciuti in grandi piantagioni e usati per i bonsai. Pianticelle di un anno d’età, che hanno raggiunto il metro d’altezza, sono usate anche come alberi di Natale da appoggiare sul tavolo. Sacro a Bacco, a Cibele, a Diana e a Nettuno, nella tradizione greca simboleggiava la “resurrezione”.

 

 

 

 

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