Dec 15, 2021 - Senza categoria    Comments Off on IL PINUS PINASTER NELLA MIA CAMPAGNA IN CONTRADA MONTESOLE A LICATA

IL PINUS PINASTER NELLA MIA CAMPAGNA IN CONTRADA MONTESOLE A LICATA

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Anche il “Pinus pinaster”, meglio conosciuto come “Pino marittimo“, è presente nella mia campagna in contrada Montesole a Licata.
E’ una varietà meno pregiata rispetto al Pino pinea, ma è, comunque, molto bello.

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Nella mia campagna vegetano bene esattamente 13 piante di Pino marittimo.
La loro altezza supera i 10 metri oltrepassando il tetto della casa col loro portamento slanciato.

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I miei pini, così grandi, così alti, sono ospitali nel dare accoglienza ai tanti nidi di tortorelle, di colombi, di passeri e di altri uccelli che proliferano in montagna perché trovano cibo abbondante, tranquillità, silenzio e pace. Io, nella mia pineta, respiro aria pulita, ossigenata, lontana da qualsiasi forma d’inquinamento atmosferico, annuso il delicato profumo e ascolto il silenzio.

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Etimologicamente il nome del genere “Pinus” deriva dal latino del Pino, connesso con il sanscrito “pítu resinoso”.

Il nome della specie “pinaster” deriva da “pinus, pino” e dal suffisso dispregiativo “aster”, cioè “pinastro”.
Il Pinus pinaster, presente in tutto il bacino del Mediterraneo occidentale, forma boschi sulle coste sabbiose del Mediterraneo occidentale con una concentrazione maggiore nella Penisola Iberica e lungo la costa sud-occidentale della Francia.
In Italia è presente allo stato spontaneo nel versante tirrenico, dalla Liguria alla Toscana, in Sardegna e in Sicilia.
Sebbene in molti ambienti appaia come spontaneo, è stato introdotto in molti luoghi dall’uomo in età storica. Coltivato su tutta la penisola, costituisce folte pinete. Preferisce stazioni di collina o anche di bassa montagna rispetto alle pianure.
Resistente al freddo, si spinge maggiormente nell’entroterra ad altitudini più elevate rispetto al Pino domestico e al Pino d’Aleppo.

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Il Pinus pinaster è una conifera sempreverde appartenente della famiglia delle Pinaceae.
É un albero a crescita rapida, alto fino a 30 metri, longevo, vivendo 150-200 anni.

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Si lega al terreno mediante potenti radici dalle quali si solleva il tronco ad andamento abbastanza sinuoso rivestito da una corteccia chiara nei pini più giovani che diventa bruno-grigiastra nelle piante adulte, con fessure profonde e spesse placche che si distaccano lasciando macchie brune o rossicce. Il legno è molto resinoso.
La chioma è molto irregolare, rada, espansa nelle piante giovani, a forma piramidale da giovane, che, in seguito, diventa ombrelliforme, con i rami che salgono curvi verso l’alto.

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 I rami inferiori sono spogli di aghi e rimangono attaccati al tronco. I rametti sono di colore marrone e portano gli aghi.
Le foglie, aghiformi, lunghe 12-25 cm, di colore verde scuro, spesse, rigide, incurvate, pungenti sono disposte in gruppi di due o raramente di tre.
La quantità delle foglie dipende dall’età della pianta.

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I fiori, o meglio gli sporofilli, maturano nel periodo di aprile-maggio e si distinguono:
– Macrosporofilli (parti fertili femminili, strobili), di colore giallo dorato, sono riuniti in grossi grappoli, divisi sulla stessa pianta da quelli maschili.
– Microsporofilli (squame dei coni maschili), sono a grappoli, rossastri, divisi sulla stessa pianta da quelli femminili.

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OK 1 OKLe pigne, che si sviluppano dalla fecondazione delle infiorescenze femminili, sono coniche e affusolate, lunghe 15-20 cm, di colore nocciola,riuniti a gruppi di due o tre, e maturano nel 2° anno. Hanno una consistenza molto legnosa e persistono a lungo sui rami per alcuni anni.

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Contengono dei piccoli semi scuri, alati,  che possono conservare la loro germinabilità anche per cinque anni.

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La moltiplicazione avviene per seme. Gli strobili sono molto utilizzati per le decorazioni natalizie.
Il Pinus pinaster, utilizzato in zone litoranee per creare pinete o come pianta da ombra in giardini, non ha particolari esigenze di coltivazione. Predilige essere posto su terreni silicei o alcalini, sabbiosi e sciolti, anche poveri di humus, ma ben drenati, poichè i ristagni idrici potrebbero provocare problemi alla pianta compromettendone la sua crescita, e buona esposizione al sole.
E’ sensibile al gelo e vive bene dove la temperatura invernale non scende oltre i 6 °C. É resistente ai venti marini, non teme la salsedine e non ha bisogno di potature regolari.
Il Pinus pinaster è una essenza forestale di primaria importanza usata per consolidare soprattutto i litorali sabbiosi.
Nel passato era coltivato e utilizzato anche per la produzione della resina, che sgorga dalle incisioni praticate sul tronco.
Il legno, bruno – rossastro, molto resinoso, tenero, serve per costruzioni navali, per imballaggi, per travature, per falegnameria comune, per cassettame, per fornire cellulosa.
La pianta di Pinus pinaster, anche quando è verde, arde facilmente, ma fortunatamente ha una grande capacità di rinnovarsi sul terreno percorso dal fuoco.
Dal Pino marittimo si ricava un olio essenziale balsamico utilizzato per proprietà terapeutiche nella medicina popolare. In erboristeria, il decotto, preparato con 20 grammi di foglie di Pino marittimo immerse in un litro d’acqua e bevuto durante il giorno, è una cura efficace contro le tossi stizzose e i catarrali, nelle bronchiti e nelle laringo-tracheiti. Un vaso di vetro, dove è stata raccolta la resina, lasciato aperto nella stanza, ne accelera la guarigione.
Per tutti quelli che soffrono di infiammazioni alla gola o sottopongono a usura gli organi vocali come i professori, i cantanti, gli oratori, i predicatori, la cura indicata è quella così detta delle “ciorciole” che utilizza le pigne o il frutto del Pino. La tisana, utile per i gargarismi giornalieri, si prepara facendo bollire tre pigne frantumate in mezzo litro di acqua.
I risultati saranno sorprendenti se si ha l’accortezza di usare pigne fresche; quelle secche hanno perso l’azione terapeutica.
Incidendo il tronco del Pino si estrae la trementina da cui, per distillazione, deriva l’essenza che ha anch’essa azione diuretica ed è giovevole nelle cistiti.
Per la resina contenuta, la pioggia di aghi che cade nel terreno, impedisce qualsiasi altra forma di vita vegetale.
Il Pinus pinaster predilige essere coltivato in zone pianeggianti o collinari, fino a circa 1000 metri d’altezza.
Attraversando la statale 117 che collega Mistretta a Nicosia, si possono ammirare le moltissime specie di alberi di Pino, in particolare il Pinus sylvestris,  che, assieme agli Abeti, agli Olmi, ai Castagni, alle Querce, alle Robinie, formano immensi boschi sui monti Nebrodi dando all’ambiente un aspetto affascinante. Una vasta pineta “la Neviera” esiste anche fuori dell’abitato di Mistretta, lungo la strada provinciale per Castel di Lucio. É un richiamo per i turisti che giungono a Mistretta per ammirare la bellezza del paesaggio montano.
La pineta offre ospitalità a chiunque vuole passare dei rilassanti momenti a contatto diretto con piante e con animali, e vuole respirare l’aria pura della montagna.
D’inverno, gli alberi di Pinus pinaster, resistenti al freddo, coperti di neve, cingono la montagna, la rendendo diafana, uniformemente bianca, e cambiano la scenografia del paesaggio. Quanti rami si spezzano sotto il peso della neve!
Purtroppo è facile imbattersi in un albero morto, ancora eretto, ma con i rami spezzati, o già disteso a terra.
Nulla di preoccupante: la Natura ricicla tutto ciò che crea! Un albero morto o caduto, perché scrollato dal vento o appesantito dalla neve, subito comincia a essere demolito dall’attività famelica di una squadra di animali e di microrganismi.
Le formiche, del genere “Camponotus”, le più grandi formiche europee, sono specialiste nella distruzione del legno. Per il loro accanimento nell’attaccare i tronchi, sono meritatamente chiamate “sciupalegno”. Saggiamente attaccano i vecchi tronchi morti e difficilmente aggrediscono il legno vivo causando alla malcapitata pianta danni irreversibili.
Le formiche si stabilizzano in ceppi vecchi e in via di disfacimento scavando profonde gallerie che si diramano in tutte le direzioni del tronco. Lavorando assieme agli altri ospiti dei tronchi morti, le formiche accelerano i processi di decomposizione delle sostanze organiche nell’eterno ciclo di costruzione – distruzione che ha luogo in Natura senza produrre inquinamento.
Tutti i Pini temono l’attacco di parassiti quali: gli afidi, gli acari, il Matsucoccus feytaudi, volgarmente chiamato cocciniglia corticola, un insetto, della famiglia dei Margarodidi, parassita esclusivo del Pino marittimo.
Vive sul Pinus pinaster di cui colonizza la corteccia sia del tronco e dei rami, sia delle radici che spuntano dal terreno. Predilige piante già sviluppate con la corteccia spessa e con molte anfrattuosità nelle quali sono ospitate le larve, le neanidi. Queste sottraggono linfa alla pianta ed emettono sostanze tossiche che determinano alterazioni nei tessuti della stessa.
La presenza della cocciniglia si manifesta con arrossamenti a chiazze che spuntano sulla chioma e presto conduce a un parziale e completo disseccamento. La pianta reagisce con abbondanti emissioni resinose, con ingiallimenti e arrossamenti della chioma e con un’intensa caduta egli aghi. La progressiva colonizzazione da parte del parassita determina, nel volgere di pochi anni, il deperimento e la morte dei soggetti più colpiti. Spesso, inoltre, i Pini infestati dalla cocciniglia si indeboliscono e sono facilmente aggrediti da altri parassiti secondari che ne accelerano il deperimento e causano la morte. Questo tipo d’insetto è molto aggressivo ed è bene intervenire preventivamente con trattamenti mirati.
Spesso anche la Processionaria causa gravi danni agli alberi di Pini.
Pericolosissima è la Thaumetopoea pityocampa, un dannoso lepidottero endemico parassita con ciclo biologico annuale.
Esso svolge la sua azione tra la pianta e il terreno.
Le larve, nutrendosi voracemente degli aghi e degli apici vegetativi di diverse specie di Pino, causano la defogliazione della chioma dell’albero indebolendolo anche pesantemente. Di solito le larve sono attive solo la notte, mentre di giorno si trattengono al riparo nel nido. In primavera le larve sono molto voraci cibandosi degli aghi di Pino. Nelle stagioni più calde, quando la temperatura del nido supera i 9 °C, le larve escono a cibarsi anche in inverno.
Anche se la pianta reagisce, tuttavia riceve gravi danni alle foglie e ai germogli. Durante la loro vita larvale le larve si rifugiano dentro bianchi nidi sericei che costruiscono sulle chiome dei Pini. Se la presenza dei loro nidi non è massiccia, la pianta si difende dal debole attacco con l’emissione di nuove foglie. Giunte a maturità le larve abbandonano definitivamente il nido e, scendendo lungo il tronco, giungono al suolo.
I gruppi di larve di processionaria si spostano in fila indiana, lunga anche diversi metri, formando una sorta di “processione“, da cui il nome “Processionaria”, fino a che non trovano un luogo ideale dove interrarsi fino a una profondità di 10–15 cm. Le larve, provenienti dallo stesso nido, formano delle crisalidi tutte insieme nel terreno racchiuse in bozzoli singoli fittamente vicini l’uno accanto all’altro.
Una parte delle crisalidi può rimanere in pausa anche fino a 7 anni. Nei mesi di luglio-agosto compaiono gli adulti. Le femmine depongono sugli aghi dalle 100 alle 280 uova, in un’unica ovatura a forma di manicotto. Le larvette nascono alla fine dei mesi di agosto-settembre e iniziano ad alimentarsi subito sugli aghi causando solo danni modesti.

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La processionaria causa danni anche all’uomo e agli animali domestici per l’effetto urticante delle larve primaverili.
Esse sono provviste di peli urticanti il cui secreto può provocare forti irritazioni alla cute, agli occhi e alle mucose delle vie respiratorie.
Simbolo di speranza e di pietà, il Pino infonde allo stato d’animo “serenità, forza e rassegnazione”.

 

 

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