Aug 16, 2015 - Senza categoria    Comments Off on Il PINUS LARIX CANARIENSIS

Il PINUS LARIX CANARIENSIS

 

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La villa comunale “G.Garibaldi” di Mistretta oltre al Pinus pinea ospita anche il Pino laricio.

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Il Pino laricio è una delle più interessanti conifere europee appartenente alla famiglia delle Pinaceae. Autoctono nell’arcipelago delle Canarie e nell’Africa nord-occidentale, è un albero notevole, che stupisce per la sua maestosità.
Larix” è il termine già usato dai Romani per indicare la pianta che ha scelto il suo areale sulle Alpi austriache, francesi, italiane e svizzere, e sui Carpazi. In Italia vive ad altezze comprese tra i 1200 e i 2600 metri, ma può colonizzare zone meno alte, fino a 500 metri.
Può considerarsi l’albero d’alto fusto che, più d’ogni altro, si spinge in alto, coraggioso pioniere delle grandi altezze, in sfida perenne contro le asperità del suolo e le avversità dei fenomeni atmosferici. Trova il clima ottimale nelle regioni calde del meridione, soprattutto in Sardegna dove l’albero è particolarmente diffuso.
Per il suo elegante portamento, per la sua robustezza, per il suo legno pregiato, per i suoi colori autunnali, è attribuito al Larix l’appellativo di “conifera nobile”. In Sicilia è chiamato con i nomi: “Pinu ri vuoscu”, “Zappino”, ”Pino della Calabria.” Il Pino laricio siciliano è una varietà particolare detta “aetnensis” che differisce dai cugini calabresi e corsi.
Una prima identificazione del Pino laricio risale alla fine del ‘700, ma solo nel 1904 fu accertata l’appartenenza degli individui alla specie “canariensis”. E’ ipotizzabile una sua introduzione in Italia al tempo delle Repubbliche Marinare, quando Pisa aveva relazioni e possedimenti in Corsica e quando il legname di Pino laricio canariensis era preziosissimo per le costruzioni navali della Repubblica.
Il Pino laricio canariensis è un albero sempreverde, molto longevo, che può raggiungere i 300 anni d’età. Presenta un portamento eretto, piramidale, un tronco diritto, regolare e slanciato, alto circa 25 metri, poco ramificato e con rami sottili, espansi, disposti a palchi, come un candelabro, e con rametti penduli. I rami più bassi muoiono e cadono portando la pianta a raggiungere altezze sempre più elevate. L’apparato radicale, con un robusto fittone centrale, è esteso.

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La pianta, da giovane, ha un ritmo di sviluppo piuttosto rapido, di 30-40 centimetri l’anno, ma, raggiunta la maturità, cresce molto più lentamente. Il tronco è ricoperto dalla corteccia liscia nella pianta giovane che, in età adulta, diventa molto ruvida e fessurata in placche longitudinali. Nelle fessure la corteccia si colora di rosso, mentre sulle placche compaiono alcuni puntini bianchi.

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Le foglie, aghiformi, persistenti, fino a 3 anni, raggruppate in fascetti di tre, sottili, flessibili, scarsamente pungenti, lunghe 20-30 centimetri, pendule, sono di colore verde chiaro nelle piante giovani e di colore verde scuro nelle piante adulte. L’insieme delle foglie forma la chioma stretta, leggera, rada che, in autunno, muta il suo bel colore verde pisello in splendide tonalità dorate che fanno risaltare la sua presenza in mezzo al verde cupo del Pinus nigra. Gli aghi cadono durante l’inverno. Il Pino laricio è, infatti, l’unica conifera cosiddetta spogliante dei nostri climi. In estate, a causa delle elevate temperature e della ridotta piovosità, il Larice potrebbe perdere le foglie, naturalmente per preservare la pianta dalla disidratazione. Infatti, l’essenza, in questo periodo, consuma più acqua delle altre conifere poichè gli aghi fanno traspirare velocemente quella quantità accumulata.

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 I fiori sono grandi e ovoidali. La fioritura avviene tra i mesi di marzo e di maggio. Gli strobili maschili sono allungati e appuntiti, raggruppati nella parte terminale del ramo. I coni femminili, quasi cilindrici, visibilmente molto più piccoli, si trovano soprattutto nella parte superiore della chioma disposti verticalmente verso l’alto. Sono lunghi circa 20 centimetri, riuniti in gruppi fino a 5, resinosi e di colore bruno lucido. All’interno della squama risiedono 1 o 2 semi provvisti di una grande ala che permette loro di essere trasportati dal vento fino a coprire cospicue distanze. I semi scuri maturano ogni due anni. Nonostante la perdita dei semi, le piccole pigne possono persistere sui rami anche un paio d’anni prima di distaccarsi dalla pianta con le piccole squame molto aperte e ricurve. La moltiplicazione avviene per semina.
Il Pinus laricio canariensis è una conifera che si distingue dalle altre per la capacità di riprodursi anche per via agamica, cioè attraverso il prelievo di polloni o di parti del fusto e della corteccia che, dopo il taglio e anche dopo l’aggressione del fuoco, danno vita ad una nuova pianticella. Per questo motivo il Pino delle Canarie è un albero che rivegeta anche dopo gli incendi perché non è mai intaccato gravemente dalle fiamme e le sue parti rimangono vitali.
Il Pino delle Canarie è un albero di notevole pregio ornamentale non solo per la sua forma slanciata, per la chioma dall’aspetto piacevole, per la leggerezza degli aghi, per cui è felicemente apprezzato nel giardino, ma anche per la sua straordinaria rusticità, per la sua grande semplicità, per la sua capacità di adattamento e di resistenza alle condizioni ambientali e climatiche difficili e avverse. E’ una pianta eliofila, predilige le posizioni asciutte, soleggiate o a mezz’ombra, e gli inverni freddi e nevosi.
Nonostante la neve abbia il suo peso, scivola via senza danneggiare la pianta grazie alla sua ramificazione particolarmente elastica. Solo qualche fulmine, che vuole scaricare a terra la sua carica elettrica, potrebbe colpire la punta dell’albero isolato. Per fortuna, all’interno della villa comunale, questo regale albero è molto “socievole“, quindi consorziato con l’Abies excelsa, col Pino nero d’Austria, con l’Abies pinsapo, con il Cedrus deodara, con l’Abete del Caucaso, col Faggio e con le Betulle. Il fulmine, se proprio si deve appoggiare a qualche albero, ha un’ampia possibilità di scelta!
Preferisce un terreno ben drenato, sufficientemente umido, ma mai acido, al quale si aggrappa saldamente con le sue robuste radici. Colonizza terreni poveri ai quali apporta, con gli aghi che perde in autunno, la materia organica che renderà possibile l’attecchimento di altre essenze. Inoltre, è importante sapere che, in simbiosi con le sue radici, vivono dei funghi simbionti, chiamati micorrize, fondamentali per aiutare l’assorbimento di sostanze nutritive dal terreno.
In genere l’albero è molto resistente alle malattie. A volte è attaccato da parassiti, insetti, funghi e licheni che soffocano la sua vegetazione. La Cocciniglia lanuginosa è la più frequente e porta alla comparsa di fitte macchioline, dapprima decolorate e poi scure, sugli aghi che si deformano ed ingialliscono. La Cloroflora laricella, un afide che sverna nei rami, durante la stagione estiva si alimenta della linfa dell’albero succhiandola dagli aghi che s’indeboliscono fino a cadere.
Oltre ad arricchire il paesaggio, il Pinus larix canariensis è una fonte di preziose risorse. Il suo legno rosso è pregiato, resinoso, profumato, molto duro, compatto, flessibile, resistente agli agenti atmosferici. Sotto la dominazione veneta, con i suoi tronchi si rafforzavano le fondazioni delle chiese e dei palazzi, si costruivano navi e imbarcazioni e relative alberature perché, anche se immerso a lungo nell’acqua, il legno non si decompone. Ancora oggi il legno è impiegato per costruzioni edilizie, navali e idrauliche e per lavori fini di falegnameria, come combustibile e  per ricavare la cellulosa. La resina abbondante, di cui il legno è impregnato, aumenta la durezza e la resistenza all’azione dell’acqua.
Dalla resina si ricava un antisettico utile per il trattamento dei più svariati disturbi di carattere bronchiale o respiratorio. La trementina è usata come solvente nella fabbricazione di tinture e di vernici. Dalla sua corteccia si ricava il tannino. Non sono neanche da trascurare i bellissimi fiori femminili dai quali traggono origine i frutti, le decorative pigne, che bene si prestano per arricchire addobbi e confezioni natalizie. Albero pieno di risorse, quindi, il Pinus larix canariensis, è da conoscere e da valorizzare. Nel corso della sua storia l’uomo ha ricevuto molto da quest’albero e l’Uomo lo ha saputo ringraziare? Lo ha saputo amare e rispettare?
Nel linguaggio floreale il Pino laricio è simbolo di “disinvoltura”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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