Dec 1, 2021 - Senza categoria    Comments Off on IL PINUS HALEPENSIS NELLA MIA CAMPAGNA IN CONTRADA MONTESOLE A LICATA

IL PINUS HALEPENSIS NELLA MIA CAMPAGNA IN CONTRADA MONTESOLE A LICATA

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L’altra specie di Pino presente nella mia campagna, in contrada Montesole, a Licata, è il Pinus halepensis, più comunemente noto come “Pino d’Aleppo”.

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Etimologicamente il termine del genere “Pinus” deriva dal nome latino del Pino, connesso con il sanscrito “pítu resinoso”.
Il nome della specie “halepensis” deriva da “Aleppo”, l’attuale città di Haleb nella Siria settentrionale.
L’areale del Pino d’Aleppo, cioè l’area geografica entro i cui confini questa specie può essere osservata, comprende le regioni del Mar Mediterraneo e del Mar Nero, ove colonizza preferibilmente i settori prospicienti la costa, quindi anche quella licatese.
In natura, il Pino d’Aleppo occupa l’areale più meridionale dei tre pini mediterranei, ma si spinge a Nord fino alla zona meridionale della Francia, in Croazia e nelle regioni costiere del Montenegro e dell’Albania. È particolarmente presente in Spagna e in Grecia.
Vegeta anche in Marocco, in Libia e nei Paesi del Vicino Oriente, come la Siria, da cui origina il nome “Aleppo”, in Giordania e in Israele. È coltivato anche in California.
In Italia è presente in natura nel Parco nazionale del Gargano, nelle zone costiere del Centro-Sud, in alcune aree costiere della Liguria, sulla costiera triestina, all’interno nella bassa valle del fiume Nera, nelle Marche.
E’ presente nella zona Nord-occidentale della Sardegna.
In Sicilia, nella riserva naturale orientata dello Zingaro, e a Palermo, sul monte Pellegrino, e A Catania, sull’Etna sono state realizzate importanti piantagioni di Pino d’Aleppo. Nella mia campagna ci sono tanti alberi di Pino d’Aleppo che, agendo da frangivento, proteggono le altre piante più delicate. È coltivato anche in molte altre zone, soprattutto costiere.

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Fra le piante della macchia mediterranea il Pino d’Aleppo è la specie più resistente all’aridità e al vento e mostra il più alto grado di termofilia fra tutte le specie di Pinus della nostra flora. Assieme alle associazioni di Lentisco, di Carrubo, d’Olivo, di palma nana, di ginestra, di Rosmarino, tutte piante presenti nella mai campagna di Licata, il Pino d’Aleppo forma delle belle associazioni floreali.
Il Pinus halepensis è una conifera sempreverde appartenente alla famiglia delle Pinaceae.
Presenta un portamento ramificato fin dalla parte bassa e un accrescimento rapido soprattutto in gioventù.

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Per la sua longevità potrebbe vivere anche 250 anni. Il mio albero ha un aspetto non molto slanciato, alto 15 metri circa, una chioma leggera, spesso irregolare, facilmente riconoscibile per la sua forma globosa.

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Ha il fusto tortuoso, talora ramificato a breve altezza. I forti venti in parte sono responsabili del suo non elegante portamento.
La corteccia, che riveste il tronco, è screpolata profondamente e contiene una sostanza tannica usata per la concia delle reti da pesca.

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I rami sono grossi e inseriti a verticilli. I rametti glabri sono di colore verde tendente al grigio.
Le foglie sono gli aghi, riuniti a due a due, sottili, rigidi e molli, lunghi circa 8 cm, di colore verde chiaro, addensati all’estremità dei rametti.

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Sui rami si trovano i fiori, che in botanica sono chiamati “sporofilli”.
I fiori femminili sono i macrosporofilli di colore rosso-violacei e grandi 1 cm circa, solitari o a gruppetti di 2-3.
I fiori maschili, i microsporofilli, sono costituiti da piccoli coni ovoidali di colore giallo e riuniti a spiga.

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La fioritura avviene nei mesi da marzo a maggio.Le pigne sono indicate scientificamente come “strobili”.
Le pigne femminili e le pigne maschili sono distinte e prodotte dalla stessa pianta.
In quelle femminili si trovano i semi, mentre quelle maschili liberano il polline. Le pigne, ovali, portate da alberi di almeno 10 anni d’età, maturano dopo due o tre anni.
Gli strobili, numerosi, disordinati, conici, rossicci, solitari, spesso appaiati, sono di colore verde in età giovanile e diventano di colore marrone dopo due anni. Contengono i semi piccoli, alati, lunghi 5-6 mm. Gli strobili si aprono con lentezza, di solito nel corso di qualche anno. 
Alcuni cadono spontaneamente, altri rimangono attaccati ai rami anche dopo l’emissione dei semi.

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La riproduzione avviene per seme alla fine dell’inverno o all’inizio della primavera. Le squame, schiudendosi al calore del sole, con il loro crepitio, interrompono la silenziosa monotonia del luogo.
Il Pinus halepensis è un albero ornamentale ampiamente coltivato nei giardini pubblici e privati e nei parchi per la sua rapida crescita e per le qualità estetiche molto apprezzate. Vegeta bene a un’altitudine compresa tra i 200 e i 60 metri s.l.m.
Comunque l’altitudine non deve superare i 600 metri per quanto riguarda le regioni meridionali e centro-meridionali della nostra penisola.
In altre regioni può vivere anche ad altitudini maggiori. In Marocco, ad esempio, riesce a vegetare anche a 2.000 metri.
Il Pinus halepensis, per la sua coltivazione, non necessita di particolari attenzioni. Cresce bene su terreni acidi, rocciosi, anche argillosi, ma sopporta anche quelli più aridi e poveri rendendo più solidi i terreni scoscesi e i pendii naturali.  Ama una regolare esposizione alla luce del sole. Resiste molto bene alle alte temperature, caratteristica del clima temperato-caldo del Mediterraneo, dove gli inverni non sono troppo freddi. Non è coltivabile nelle zone in cui le temperature invernali scendono al di sotto dei 3-5 °C.
Per quanto riguarda l’apporto d’acqua il Pino d’Aleppo è estremamente resistente alla siccità grazie alle sue profonde radici che scavano in profondità nel terreno, ove l’umidità del suolo è più elevata. Si adatta ai forti venti in parte responsabili del suo aspetto disordinato e portando i semi a distanze notevoli.
Il Pino d’Aleppo è una pianta forestale impiegata soprattutto a scopo ornamentale.
Nei luoghi di origine è ampiamente coltivato per il suo legno, ricco di resina che cola facilmente quando si recide qualche ramo, che lo rende uno degli alberi forestali più importanti in Algeria e in Marocco.
Il legno del Pino d’Aleppo è pesante e duro, resinoso, e si usa nelle costruzioni navali e per fabbricare tavole grezze e imballaggi.
Nelle coste orientali del Mediterraneo è coltivato per la raccolta della resina commestibile impiegata nella conservazione alimentare.
In Grecia, è utilizzato per la produzione del “resina”, il vino greco “vino resinato”.
Dai pinoli del pino d’Aleppo viene fatto un budino chiamato in dialetto tunisino “asidet zgougou”; è servito in ciotole, ricoperto di panna, di mandorle e di piccole caramelle.
Con i pinoli, inoltre, si possono accompagnare ottimi piatti usati in cucina.
In Israele esistono molte pinete di pino d’Aleppo e sono utilizzate anche per scopi ricreativi. Il pino d’Aleppo è usato anche per i bonsai.

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Simbolo di speranza e di pietà, il Pino infonde allo stato d’animo serenità, forza e rassegnazione.
Essendo un albero sempreverde, è anche simbolo d’immortalità e di eternità. Oltre a questo importante significato, comune a tutte le conifere, questo albero simboleggia la felicità coniugale e la fertilità a causa degli aghi uniti a coppia e innestati su corti rametti denominati brachiblasti. Nella Grecia antica i Pini erano consacrati a Rea.
Le leggende greche descrivono i Pini come simbolo di albero sacrificale, ovvero, l’albero del supplizio iniziatico, alberi sacri anche a Dioniso e ad Attis.
Si narrava, infatti, che il Pino d’Aleppo prosperasse in presenza di terreni caldi, gli stessi che permettono alla vite una crescita lussureggiante.
La resina di questa pianta si pensava servisse proprio alla conservazione e al miglioramento del vino.
Da qui il collegamento tra la Vite e il Pino e tra il Pino e Dioniso.
La gradevole essenza, che sgorga dal tronco di questa pianta, è equiparabile al prodotto della Vite.
Molti sono i simboli riferiti a quest’ albero. In Giappone, infatti, per costruire templi e strumenti utili per le celebrazioni religiose si usava il legno di questo albero.
Tutto ciò avveniva soprattutto nei matrimoni, dove la coppia di sposi era invitata a bere una tazza di tè vicino a un albero di Pino.
In Cina quest’albero fa parte di un insieme di simboli il cui significato è legato alla longevità.
Diverse sono le malattie che attaccano il Pino d’Aleppo. Solo per citarne alcune.
Il cancro resinoso del Pino è una malattia fungina virulenta e incurabile causata dal fungo Gibberellacircinata.
Gli alberi infettati manifestano diversi sintomi: piccole aree di tessuto morto che si allargano lentamente, spesso per un periodo di anni, lo scolorimento dei rami, del tronco e delle radici esposte. Il fungo infetta i rami dalle punte verso il basso facendo diventare marroni gli aghi e creando un flusso di resina ambrata che scorre lungo il tronco. Il fungo fu scoperto in Italia nel 2005, in Puglia.
Aveva contagiato due giovani piante di Pinus halepensis e di Pinus pinea.
Il fungo si trasmette grazie alle spore trasportate dal vento o dagli insetti xilofagi, Curculionidi e Scolitidi. Questi ultimi causano ferite che facilitano la penetrazione del patogeno nei tessuti della pianta, dato che si cibano della corteccia, nelle pigne e dei ramoscelli degli alberi colpiti.
Evetria buolianao Rhyacionia buoliana è una farfalla la cui larva vive a spese dei pini risultando pericolosa in particolare sulle giovani piante.
Le larve, in primavera, nei mesi di Maggio-Giugno, danneggiano i giovani germogli che crescono disformi e disseccano.
Successivamente, nei mesi di Giugno-Luglio si formano gli adulti che depongono le uova da cui nascono, dopo circa una settimana, delle piccole larve. Queste iniziano a minare gli aghi provocandone il disseccamento. L’insetto sviluppa una sola generazione durante l’anno e sverna come larva. La lotta contro questo lepidottero deve essere effettuata alla comparsa delle giovani larve.
Un altro grave pericolo per i Pini è rappresentato dalla Diorychtria sylvestrella le cui larve penetrano attraverso i canali resiniferi ostruendoli. La Diorychtria sylvestrella è un lepidottero, della famiglia Pyralidae, comune in tutta Italia, che attacca diverse specie di Pino scavando delle gallerie nel legno.
La lotta è difficile perchè le larve vivono immerse nei tessuti corticali e nella resina emessa dalla pianta per cui sono difficilmente raggiungibili dagli insetticidi. Bisogna che intervengano gli Enti preposti alla salvaguardia delle piante e gli uomini del Corpo forestale.
Pericolosissima è la Thaumetopoea pityocampa, un dannoso lepidottero endemico parassita con ciclo biologico annuale. Esso svolge la sua azione tra la pianta e il terreno.
Le larve, nutrendosi voracemente degli aghi e degli apici vegetativi di diverse specie di Pino, causano la defogliazione della chioma dell’albero indebolendolo anche pesantemente. Di solito le larve sono attive solo la notte, mentre di giorno si trattengono al riparo nel nido. In primavera le larve sono molto voraci cibandosi degli aghi di Pino. Nelle stagioni più calde, quando la temperatura del nido supera i 9 °C, le larve escono a cibarsi anche in inverno.
Anche se la pianta reagisce, tuttavia riceve gravi danni alle foglie e ai germogli.
Durante la loro vita larvale le larve si rifugiano dentro bianchi nidi sericei che costruiscono sulle chiome dei Pini. Se la presenza dei loro nidi non è massiccia, la pianta si difende dal debole attacco con l’emissione di nuove foglie.

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Giunte a maturità le larve abbandonano definitivamente il nido e, scendendo lungo il tronco, giungono al suolo.
I gruppi di larve di processionaria si spostano in fila indiana, lunga anche diversi metri, formando una sorta di “processione“, da cui il nome “Processionaria”, fino a che non trovano un luogo ideale dove interrarsi fino a una profondità di 10–15 cm.

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Le larve, provenienti dallo stesso nido, formano delle crisalidi tutte insieme nel terreno racchiuse in bozzoli singoli fittamente vicini l’uno accanto all’altro. Una parte delle crisalidi può rimanere in pausa anche fino a 7 anni.
Nei mesi di luglio-agosto compaiono gli adulti.
Le femmine depongono sugli aghi dalle 100 alle 280 uova, in un’unica ovatura a forma di manicotto. Le larvette nascono alla fine dei mesi di agosto-settembre e iniziano ad alimentarsi subito sugli aghi causando solo danni modesti. La Processionaria causa danni anche all’uomo e agli animali domestici per l’effetto urticante delle larve primaverili.
Esse sono provviste di peli urticanti il cui prodotto, se inavvertitamente viene a contatto con la pelle, può provocare forti irritazioni alla cute, agli occhi e alle mucose delle vie respiratorie.
Tutti i miei pini, così grandi, così alti, sono ospitali nel dare accoglienza ai tanti nidi di tortorelle, di colombi, di passeri e di altri uccelli che proliferano in montagna perché trovano cibo abbondante, tranquillità, silenzio e pace.

 

 

 

 

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