Jun 1, 2017 - Senza categoria    Comments Off on IL PALAZZO DEL MUSEO REGIONALE DELLE TRADIZIONI SILVO-PASTORALI “G. COCCHIARA” A MISTRETTA

IL PALAZZO DEL MUSEO REGIONALE DELLE TRADIZIONI SILVO-PASTORALI “G. COCCHIARA” A MISTRETTA

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Conoscere il patrimonio artistico-monumentale-paesaggistico della città di Mistretta è un arricchimento interiore di sapere e di cultura sia per gli amastratini sia per quanti vi giungono.
Il contenuto di questo articolo è dedicato alla mia amica Angela D’Andrea, mistrettese, ma abitante lontana dal paese natio, che mi ha sollecitato a descrivere il Museo regionale delle Tradizioni Silvo-Pastorali.
Al numero civico 184 di Via Libertà, a  Mistretta, era sita la Ex Casa degli Esercizi, edificio a due elevazioni costruito alla fine del‘600.
Originariamente era un complesso conventuale con annessa la chiesa delle Anime Purganti e, probabilmente, costruito su un edificio ancora più antico, come hanno dimostrato le tracce individuate al suo interno durante le fasi di ristrutturazione.
Successivamente divenne la sede del Palazzo di Giustizia e, attualmente, è l’edificio che ospita il Museo regionale delle Tradizioni Silvo-Pastorali “Giuseppe Cocchiera”.

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La facciata del palazzo è molto ricca di portali, separati da alte colonne semplici e scanalate, e di finestre arcuate.

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Sulla chiave di volta del portale principale è scolpito il medaglione marmoreo con all’interno lo stemma aragonese.

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Il Museo Regionale delle Tradizioni Silvo-pastorali “Giuseppe Cocchiara” è il primo museo demo-etno-antropologico regionale concepito ex novo in Sicilia.
Le istituzioni e i partners, che hanno consentito di realizzare il Museo a Mistretta, sono stati: la Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Messina, l’Amministrazione comunale di Mistretta, l’Ente Parco dei Nebrodi.
La progettazione e l’effettiva realizzazione del Museo sono state merito del dott. Sergio Todesco di cui è stato anche il primo direttore.
Il Museo, inaugurato nel mese di marzo del 2007, è stato intitolato a Giuseppe Cocchiera.
Giuseppe Cocchiera, nato a Mistretta il 5 marzo del 1904, è morto nel 1965, a soli 61 anni d’età, nel fiore della vita, quando ancora la sua giovane capacità mentale, molto produttiva, avrebbe potuto arricchire il patrimonio culturale di altre importanti informazioni.
Giuseppe Cocchiera è stato un illustre antropologo, demologo, studioso di tradizioni popolari, scienziato di fama internazionale, professore di letteratura delle Tradizioni Popolari all’Università di Palermo, discepolo e continuatore dell’opera di Giuseppe Pitrè, nonché riordinatore e direttore del Museo Etnografico Siciliano Pitrè di Palermo dal 1935 al 1965.
Il Museo “Giuseppe Cocchiara” è una realtà museale nuova sia nei contenuti sia nelle strategie espositive il cui fine è quello di esplicare, mediante una serie ordinata di rappresentazioni, i molteplici nessi che l’universo pastorale ha prodotto in Sicilia nel corso delle sue giornate storiche.
Il dott. Sergio Todesco, nella guida rapida alla “
fruizione del Museo Regionale<Giuseppe Cocchiara>, uno spazio tra memoria e identità”, scrive: “[…]La cultura pastorale oggi non esiste più, ovvero sta per essere drammaticamente fagocitata dal <progresso>, dalla moderna società dei consumi (e dal profitto che dai consumi si trae) che come una macchina schiacciasassi distrugge al suo passaggio ogni specificità, appiattendo e omologando tutto quanto è diversità culturale, o anche memoria di tale diversità. Eppure essa, in Sicilia come nel resto del mediterraneo, ha costituito forse la prima realtà antropologicamente rilevante che abbia interessato, lungo l’arco di alcuni millenni, la civiltà euro-asiatica. Già riscontrabile nella Bibbia e nei poemi omerici, la percezione sociale del pastore è stata infatti sempre fortemente caratterizzata nei vari contesti economici, rituali, mitici, leggendari.
Le attività pastorali hanno perciò espresso sotto qualunque latitudine profonde corrispondenze a livello tecnologico e rivelato una sostanziale unitarietà di fondo all’interno delle culture mediterranee e medio-orientali; tali attività hanno inoltre veicolato, a livello ideologico-simbolico, la persistenza di alcune rappresentazioni quali le figure del buon pastore e della pecorella smarrita, dell’agnello sacrificale e del capro espiatorio, che hanno attraversato l’intera storia del mondo antico e della cultura occidentale che di tale mondo è oggi l’erede. Altre caratteristiche comuni a tutte le comunità pastorali quali il nomadismo, ossia il mutamento continuo degli spazi di lavoro, il ricorso a tecnologie essenziali e l’adozione di forme di gestione collettiva dei fattori di produzione, i pascoli e il gregge, hanno ricoperto un ruolo non secondario nella storia sociale ed economica del mondo quale esso si è mantenuto fino alle soglie della modernità….
L’espressione <Tradizioni silvo-pastorali> intende pertanto porre l’accento su forme di cultura elaborate da gruppi e comunità la cui esistenza si è dispiegata attraverso un continuo rapporto dialettico tra natura e cultura nelle loro diverse determinazioni storiche e territoriali.
La cultura di cui il museo intende rappresentare le forme non è dunque solo quella relativa ai pastori, ma anche ai taglialegna, ai carbonai, ai cacciatori, a tutti coloro insomma che hanno nel corso del tempo antropizzato le zone interne dell’isola elaborando forme di cultura e habitat fortemente radicati in tale peculiare ecosistema
[…]”.
Il visitatore del Museo delle tradizioni silvo-pastorali è accolto cordialmente dal personale della reception ubicata nell’androne e dove può ammirare un grande pannello a parete formato da un collage di immagini sull’universo agro-pastorale numerose riproduzioni dei dipinti di Antonio Mancuso Fuoco (1921-1996), un pittore naїf di Capizzi e antichi carretti siciliani finemente dipinti .

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Quindi accede al primo piano servendosi dell’ascensore o della scala dove alle pareti può ammirare numerosi pannelli contenenti fotografie d’epoca relative a momenti di vita pastorale in ambito peloritano e nebrodeo.

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Al primo piano è presente la sezione “Miracula in vitro”, una rilevante collezione di dipinti su vetro.

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 Il secondo piano è dedicato alla rappresentazione di tutte le forme di cultura storicamente presenti nei contesti agro-silvo-pastorali in Sicilia.
La superficie è divisa nelle sezioni: La sala introduttiva o d’accoglienza, la sala immersiva, la sala dei picurara e vistiamara, la sala dei carbonai e delle altre attività del bosco, la sala della caccia, la sala dell’arte pastorale, le sale dei cicli agricoli, la sala delle macchine ad acqua, la sala multimediale.
Nella sala d’accoglienza sono presenti pannelli introduttivi e gigantografie.
Un significativo pannello riproduce alcune pagine dedicate alla figura del pecoraio tratte da “La Piazza Universale di tutte le professioni del mondo”, (ed: del 1589), di Tommaso Garzoni, dove l’autore analizza oltre 500 tipi di mestieri e di occupazioni del suo tempo.
Un altro esplicito pannello introduce al museo silvo-pastorale e un altro ancora è dedicato alla figura di Giuseppe Cocchiara.
La sala immersiva espone principalmente una grande carta aerofotogrammetria della Sicilia in cui sono rilevabili le aree boschive ed alcuni pannelli fotografici illustranti realtà geo-antropiche caratterizzate da forme di cultura agro e silvo-pastorale.
Nella sala dei picurara e vistiamara sono presenti le vetrine che espongono oggetti relativi al pastore e al suo mondo: l’abbigliamento, gli oggetti d’uso comune, gli strumenti per la caseificazione. I pannelli illustrano: il calendario pastorale, i cavallucci di provola, le fiere, l’addomesticamento dei cavalli, la marchiatura.
Sono esposti anche modelli realizzati in scala di tipologie di architettura pastorale.
Nella sala dei carbonai e delle altre attività del bosco è esposta una ricostruzione in scala di una carbonaia.
Sono esposti anche oggetti relativi ad arti e mestieri del bosco quali: il ciclo della produzione del carbone, la frassinicultura, la produzione della manna, le attività dei taglialegna e dei mastri d’ascia.
Un grande pannello espone 15 specie arboree maggiormente presenti nell’area dei Nebrodi che si possono riconoscere per la sezione del tronco e per la forma della foglia.
Le schede informano sul nome scientifico e sul sinonimo locale. Alle pareti sono appesi strumenti di lavoro dei carbonai e dei maestri d’ascia.
Nella sala della caccia sono esposti oggetti di vario genere tra cui spiccano: un fucile ad avancarica ottocentesco, una cassetta per trasportare il furetto e un corno inciso porta polvere da sparo risalente al XVIII secolo.
La sala dell’arte pastorale ospita splendidi reperti del mestiere dei pastori tra cui: gli stampi per il formaggio, la fascedda per la ricotta, i collari degli animali, i bastoni, le borracce di zucca, i bicchieri di corno e una serie di oggetti di legno.
Nelle sale dei cicli agricoli primari, rispettivamente olio e vino, grano e lino, sono esposti pochi, ma significativi manufatti e alcuni modelli in scala di impianti produttivi tradizionali quali: il frantoio, il palmento, il mulino ad acqua, realizzati sullo schema delle macchine di Leonardo da Vinci.
Nella  sala multimediale, su un maxischermo, sono proiettati filmati relativi all’universo agro e silvo-pastorale siciliano.
Diversi monitors con touch screen, sui quali scorrono immagini relative all’universo silvo-pastorale, intrattengono per circa quattro ore il visitatore per una più veloce e ampia fruizione del patrimonio oggettuale esposto. La sede del Museo si mette a disposizione anche per condividere altri momenti di cultura quali l’esposizione di mostre fotografiche, di presepi e presepini.
Ecco un breve itinerario fotografico all’interno del museo:

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