Jan 20, 2017 - Senza categoria    Comments Off on IL MANTO DI NEVE SUGLI ALBERI DELLA VILLA “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

IL MANTO DI NEVE SUGLI ALBERI DELLA VILLA “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

Il mio amico, il giornalista Peppe Cuva, con questa sua fotografia ha saputo registrare un momento particolare della vita della villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta. Ha fotografato il meraviglioso scenario degli alberi coperti di neve.

E’ il 15 gennaio del 2017.

A partire dalla destra gli alberi sono: il Pinus nigra, l’Abies picea, il Pino laricio, il Cedrus deodara.

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 Ringrazio Peppe Cuva per la sua sensibilità ad apprezzare le meraviglie di nostra Madre Natura.

 PINUS NIGRA

 Il Pinus nigra è una specie del genere Pinus presente esclusivamente nelle regioni montuose mediterranee. Il nome scientifico è “Pinus nigra”, il nome comune è “Pino austriaco” perché appartiene ad una sottospecie originaria dell’Austria e della Croazia.

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E’ una conifera di rapida crescita appartenente alla famiglia delle Pinaceae. I rametti, tipicamente grigio-brunastri con sfumature nere, insieme alle foglie formano la chioma verde, scurissima da cui l’appellativo di “Pino nero”.

Introdotto in Europa da Maria Teresa d’Austria, il Pino nero si trova quasi dovunque.

Il Pinus nigra è un albero sempreverde, longevo, che può contare 250 anni d’età, dalle dimensioni elevate di circa 30 metri.

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L’albero è fissato al suolo mediante una radice fittonante dotata di notevole capacità penetrativa. Presenta lo sviluppo del tronco colonnare e diritto che si eleva verso l’alto ed è rivestito dalla corteccia ruvida, grigio-scura, quasi nera, profondamente fessurata e suddivisa in placche irregolari e allungate.

E’ ramificato sin dalla base con palchi secondari orizzontali. I rami sono ricoperti da lunghi aghi di colore verde scuro.

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Le foglie aghiformi, rigide, persistenti, erette e poco innervate, di colore verde intenso, sono appaiate ed avvolte da una guaina.

Gli aghi, lunghi da 8 a 18 centimetri, hanno l’apice appuntito e pungente.

Le foglie formano la chioma asimmetrica, densa, molto scura e dall’aspetto pesante.

 Il Pinus nigra è vestito di un abito verde anche nella stagione fredda. D’inverno, quando tutto dorme e la Natura si rinchiude in se stessa e i colori sfumano e si disperdono nella neve, il Pino nero è sempre bello e verde. I suoi rami fitti e spioventi formano un ombrello sempre aperto, una tettoia sotto la quale si rifugiano gli uccelli quando scoppia il temporale.

Le infiorescenze maschili sono formate da piccoli coni ovoidali giallastri riuniti in gruppi che crescono alla base dei getti nuovi; le infiorescenze femminili, che crescono sulla stessa pianta, sono costituite da piccoli coni solitari o a piccoli gruppi di colore rosato e sono posti in cima ai rami. La fioritura avviene da maggio a giugno.

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I frutti, gli strobili, di forma ovale-conica, riuniti in gruppi di 2 e di 4, sono lunghi fino a 15 centimetri e larghi anche 3 centimetri. Gli strobili, formati da squame con un’unghia nera e con un rilievo al centro, sono verdi in età giovanile, giallastri a maturazione. Maturano alla fine del secondo anno dalla fioritura o nella primavera del terzo. Contengono dei semi alati che si aprono poco dopo e favoriscono la riproduzione.

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Il Pinu snigra è una pianta molto diffusa dall’uomo a scopo ornamentale e paesaggistico per la sua adattabilità, per il suo rapido e vigoroso sviluppo, per la capacità di colonizzare ambienti difficili e per il notevole effetto estetico.

 Nel linguaggio dei fiori il Pino è simbolo di “audacia”.

 ABIES PICEA

Abete rosso, Picea excelsa, Peccia, Pezzo, Abete moscovita, Abete comune” sono sinonimi della stessa pianta il cui nomescientifico è Picea excelsa, una conifera perenne, sempreverde, appartenente alla Famigliadelle Pinaceae.

 Il nome “Picea”, attribuito da Plinio, deriva dal latino “pix“, che significa “pece, resina”.

 Il termine “eccelsa” è stato assegnato per l’altezza che possono raggiungere i suoi tronchi regolari, diritti, molto resinosi.  il nominativo ”rosso” per fare notare le sfumature rossastre della corteccia e dei rametti.

L’albero ha un portamento imponente, molto slanciato, che può raggiungere altezze fino a 50 metri.

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Il fusto, poco rastremato, diritto e cilindrico, largo alla base, sostenuto da un apparato radicale debole e superficiale, è rivestito dalla corteccia rosso-bruna, sottile e squamosa che, con l’età, diviene bruno-grigiastra e si divide in placche rotondeggianti o poligonali dalle quali fuoriesce la resina che scende in rivoli lungo il tronco ed emana il caratteristico profumo.

La chioma, piramidale, con apice allungato, è formata dai rami un po’ inclinati verso il basso, con rametti secondari spesso penduli ricoperti dalle foglie aghiformi di colore verde-chiaro brillante nella pianta giovane, ma che si colorano di verde scuro quando invecchia, leggermente curve, tetragone, appuntite, ma non pungenti.

Le foglie persistono per più anni sulla pianta. Gli aghi sono lunghi circa 2 centimetri, resistenti, disposti a spazzola o a ventaglio sui rametti.

In inverno, sulle ramificazioni spiccano le gemme grosse e poco resinose. Gli aghi, cadendo, lasciano delle cicatrici sporgenti che rendono i rametti scabri.

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L’Abete rosso è una pianta monoica ma dicline, ossia porta fiori maschili e fiori femminili in diverse partidello stesso individuo. I fiori si aprono da maggio a giugno. Quelli maschi sono gialli, quelli femminili di colore rosa. I microsporofilli maschili, riuniti in brevi e duri amenti ascellari, formano coni lunghi un centimetro. Sono di forma ovale, di colore giallo-rossiccio e posti all’apice dei rametti dell’anno precedente nella parte superiore della chioma, al disotto dei coni femminili. I macrosporofilli femminili formano coni sessili posti nella parte apicale dei rami. Sono  riuniti in gruppi di tre o quattro. Si sviluppano in primavera e appaiono dapprima eretti, di colore rosso-violaceo. Dopo l’impollinazione, diventano penduli, legnosi, lunghi anche 15 centimetri.

A maturazione avvenuta assumono un colore bruno-chiaro quasi lucente.

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Le pigne mature, dopo aver liberato i piccoli semi alati, cadono a terra intere, ma possono rimanere sulla pianta appese ai rami per lungo tempo.

La pianta comincia a fruttificare tardi, dai 20 e fino ai 50 anni d’età. La propagazione avviene per semi, che vanno raccolti all’inizio dell’autunno e seminati in primavera, e per propaggini da radici. In primavera si possono prelevare anche talee semilegnose.

La crescita della pianta, lenta nei primi anni di vita, diventa poi veloce fino ad età avanzata. La pianta è longeva potendo vivere fino a 500 anni.

L’Abete rosso è una specie tipica delle zone fredde e, poichè è una pianta montana, è resistente al freddo e alle gelate tardive e può adattarsi a forti escursioni termiche,

Nei calendari nordici all’Abete rosso era riservato il primo giorno dell’anno, che allora era quello del solstizio d’inverno, della rinascita del Sole, che poi fu scelto dai cristiani come quello della nascita di Gesù. Per festeggiare il passaggio dall’autunno all’inverno i Teutoni piantavano davanti alle case un Abete rosso ornato di ghirlande di fiori e bruciavano un enorme ceppo per dare nuova forza al tiepido sole di dicembre.

E’  nato l’albero di Natale! Carico di luci e di addobbi colorati e multiformi, simboleggia “sapienza, ricchezza e benessere”.

PINUS  LARIX

Il Pino laricio è una delle più interessanti conifere europee appartenente alla famiglia delle Pinaceae. Autoctono nell’arcipelago delle Canarie e nell’Africa nord-occidentale, è un albero notevole, che stupisce per la sua maestosità.

Larix” è il termine già usato dai Romani per indicare la pianta che ha scelto il suo areale sulle Alpi austriache, francesi, italiane e svizzere, e sui Carpazi. In Italia vive ad altezze comprese tra i 1200 e i 2600 metri, ma può colonizzare zone meno alte, fino a 500 metri.

Può considerarsi l’albero d’alto fusto, coraggioso pioniere delle grandi altezze, in sfida perenne contro le asperità del suolo e le avversità dei fenomeni atmosferici.

Per il suo elegante portamento, per la sua robustezza, per il suo legno pregiato, per i suoi colori autunnali, è attribuito al Larix l’appellativo di “conifera nobile”.

In Sicilia è chiamato con i nomi: “Pinu ri vuoscu”, “Zappino”, ”Pino della Calabria.

Il Pino laricio è un albero sempreverde, molto longevo, che può raggiungere i 300 anni d’età. Presenta un portamento eretto, piramidale, un tronco diritto, regolare e slanciato, alto circa 25 metri, poco ramificato e con rami sottili, espansi, disposti a palchi, come un candelabro, e con rametti penduli. I rami più bassi muoiono e cadono portando la pianta a raggiungere altezze sempre più elevate. L’apparato radicale, con un robusto fittone centrale, è esteso.

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La pianta, da giovane, ha un ritmo di sviluppo piuttosto rapido, di 30-40 centimetri l’anno, ma, raggiunta la maturità, cresce molto più lentamente. Il tronco è ricoperto dalla corteccia liscia nella pianta giovane che, in età adulta, diventa molto ruvida e fessurata in placche longitudinali. Nelle fessure la corteccia si colora di rosso, mentre sulle placche compaiono alcuni puntini bianchi. Le foglie, aghiformi, persistenti, fino a 3 anni, raggruppate in fascetti di tre, sottili, flessibili, scarsamente pungenti, lunghe 20-30 centimetri, pendule, sono di colore verde chiaro nelle piante giovani e di colore verde scuro nelle piante adulte.

 L’insieme delle foglie forma la chioma stretta, leggera, rada che, in autunno, muta il suo bel colore verde pisello in splendide tonalità dorate che fanno risaltare la sua presenza in mezzo al verde cupo del Pino nero. Gli aghi cadono durante l’inverno.

Il Pino laricio è, infatti, l’unica conifera cosiddetta spogliante dei nostri climi. In estate, a causa delle elevate temperature e della ridotta piovosità, il Larice potrebbe perdere le foglie, naturalmente per preservare la pianta dalla disidratazione.

 I fiori sono grandi e ovoidali. La fioritura avviene tra i mesi di marzo e di maggio. Gli strobili maschili sono allungati e appuntiti, raggruppati nella parte terminale del ramo.

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 I coni femminili, quasi cilindrici, visibilmente molto più piccoli, si trovano soprattutto nella parte superiore della chioma disposti verticalmente verso l’alto. Sono lunghi circa 20 centimetri, riuniti in gruppi fino a 5, resinosi e di colore bruno lucido. All’interno della squama risiedono 1 o 2 semi provvisti di una grande ala che permette loro di essere trasportati dal vento fino a coprire cospicue distanze. I semi scuri maturano ogni due anni. Nonostante la perdita dei semi, le piccole pigne possono persistere sui rami anche un paio d’anni prima di distaccarsi dalla pianta con le piccole squame molto aperte e ricurve. La moltiplicazione avviene per semina.

Il Pino laricio è un albero di notevole pregio ornamentale non solo per la sua forma slanciata, per la chioma dall’aspetto piacevole, per la leggerezza degli aghi, per cui è felicemente apprezzato nel giardino, ma anche per la sua straordinaria rusticità, per la sua grande semplicità, per la sua capacità di adattamento e di resistenza alle condizioni ambientali e climatiche difficili e avverse.

 Nel linguaggio floreale il Pino laricio è simbolo di “disinvoltura”.

 CEDRUS DEODARA

Il Cedrus deodara è un maestoso albero ad alto fusto di montagna detto “Cedro dell’Himalaya” perché nativo del versante occidentale della catena dell’Himalaya e dove è considerato sacro.

 Per la sua bellezza è chiamato “l’albero degli Dei”, come indica il nome della specie “deodara” che, dal sanscrito “deva-dara”, significa appunto “albero degli Dei”.

 

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Presenta il tronco biforcato, i rametti e i germogli apicali penduli, le foglie morbide, che rendono l’aspetto della pianta particolarmente attraente.

Le sue dimensioni sono notevoli: può raggiungere i 30 metri d’altezza ed una circonferenza della base del tronco di 2 metri. Possiede il troncomassiccio,diritto, colonnare, abbastanza spoglio in basso, mentre in alto sviluppa molte ramificazioni.

E’ rivestito dalla corteccia levigata, grigio-bruna che, col tempo, si fessura finemente. I rami principali sono orizzontali e gracili, con le estremità pendule e ripiegate verso il basso a formare, insieme alle foglie, una chioma a portamento largamente conico d’elevata densità. I getti sono dimorfici: quelli lunghi, i normoblasti, formano la struttura dei rami, quelli brevi, i brachiblasti, portano le foglie aghiformi.

Le foglie  sono singole e inserite a spirale sui rametti apicali giovani, mentre sono riunite in ciuffi di aghi, in numero di 30-40, sui rametti corti. I rametti sono densamente pelosi. I rami più alti degli esemplari più vecchi, in caso di forte vento, possono spezzarsi.

Le foglie, aghiformi, tenere, sempreverdi, di colore verde chiaro tendente al grigio, sottili e flessibili, leggermente pungenti, sono lunghe da 5 a 12 centimetri.

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 Il Cedrus deodara è una pianta monoica. Le infiorescenze fiorali maschili, a spiga, sono erette, lunghe da 4 a 7 centimetri, prima di colore giallo verdastro, poi di colore rosso che, in autunno, liberano il polline.

Le infiorescenze femminili, poco appariscenti, ovali, più piccole di quelle maschili, lunghe un centimetro appena, sono di colore verde che diventa poi bruno rossastro. La fioritura dei fiori maschili avviene nei mesi di settembre e di ottobre. Successivamente fioriscono i fiori femminili. L’impollinazione è anemofila. La pianta fruttifica intorno ai 30-40 anni d’età.

I frutti sono grosse pigne erette sui rami, ovoidali, lunghe fino a 13 centimetri, con apice arrotondato, resinose, legnose e che giungono a maturazione in due anni.

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Disintegrandosi in squame a ventaglio, si disarticolano sull’albero per lasciar uscire i semi alati, triangolari, lunghi da 10 a 15 millimetri. I semi hanno due o tre capsule contenenti una resina dall’odore disgustoso ritenuto una difesa efficace contro i topi campagnoli.

E’ una pianta rustica, che non teme il freddo, le nevicate abbondanti, ma non prolungate, e il gelo fino a circa – 25 °C, che resiste all’inquinamento atmosferico, quindi si può coltivare in giardino per tutto l’anno. Nel linguaggio dei fiori è simbolo “di fertilità, di durezza, di incorruttibilità, di distinzione in santità e in sincerità”.

 

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