Jul 16, 2015 - Senza categoria    Comments Off on IL CONVOLVULUS ALTHAEOIDES DAI BEI FIORI VIOLACEI

IL CONVOLVULUS ALTHAEOIDES DAI BEI FIORI VIOLACEI

 

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 Quale emozione si prova nell’osservare i gioielli che madre Natura regala a noi umani che, molto spesso, neanche li ammiriamo?
Le dico soltanto GRAZIE!
Il Convolvulus althaeoides è uno di questi gioielli.
Esso è una piacevolissima ed allegra pianta che incontro molto facilmente osservando le campagne di Licata.
Infatti preferisce vivere nei luoghi aridi e aperti della macchia mediterranea. Vegeta bene da zero e fino ad un’altitudine di 600 metri sul livello del mare.
E’ una pianta che facilmente tende a diventare invadente.
E’ poco esigente, gradisce un terreno povero, ma ben drenato e una buona esposizione al sole.
In Italia è conosciuto con i sinonimi: Vilucchio rosso, Convolvolo.
Etimologicamente il nome del genere deriva dal latino “convolvo” “avvolgere” per i suoi fusti volubili ed avvolgenti.
Il nome della specie “althaeoides” deriva dal greco “αλθαίνομαι” “guarire, risanare

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Il convolvulus althaeoides è originario del bacino del Mediterraneo limitando la sua distribuzione all’Europea meridionale, alle isole Canarie, all’Africa settentrionale. In Italia è presente in Toscana, in Emilia Romagna, nei territori centro-meridionali a partire dal Lazio e dall’Abruzzo. Nelle isole è presente in Sicilia e in Sardegna. E’ assente in Umbria. E’ stato trovato anche in altre zone, dove il clima è favorevole, come in California.

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Appartenente alla famiglia delle Convolvulaceae, il Convolvulus althaeoides è un pianta erbacea rustica, perenne, alta da 5 a 8 cm e dal portamento semi-rampicante o prostrato. Possiede lunghi rizomi e fusti, sottili, lunghi, flessuosi, striscianti e rampicanti, legnosi alla base, totalmente ricoperti da una fitta peluria bluastra, quale espressione di adattamento agli ambienti aridi. Si allargano per un ampio raggio. Le foglie, delicate, di colore verde argentato, sono picciolate e con la lamina variamente conformata.
Le foglie inferiori hanno la lamina a forma di cuore o irregolarmente triangolare, quelle superiori sono profondamente divise in 5-9 lacinie molto differenti tra di loro. A partire dal  mese di aprile la pianta si riveste di numerosi fiori, solitari o appaiati, di grandi dimensioni, posti all’ascella delle foglie e sostenuti da lunghi peduncoli. La corolla dei fiori, a forma di imbuto e lunga 4 volto il calice, è di un bel colore rosa- lilla più intenso al centro. Il calice è formato da sepali a denti lanceolati e ottusi I fiori si chiudono di sera. L’antesi si protrae fino al mese di giugno. L’impollinazione è favorita dalle api, dalle farfalle e dagli insetti pronubi. Il frutto è una capsula tetrasperma mono o biloculare, sferica-acuminata dal diametro di circa 6 mm.

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Il Vilucchio rosso viene usato poco in cucina.
Nel Salento i suoi teneri germogli vengono raccolti e utilizzati come gli asparagi selvatici. Si preparano ottime frittate con le uova. Si possono conservare sott’olio. Inoltre, lessati e conditi con olio e aceto di vino sono ottimi in insalata. Non bisogna eccedere con le quantità perché è una specie leggermente tossica.
Il Vilucchio rosso possiede qualche proprietà officinale. Le foglie e le radici, raccolte nei mesi di aprile e di maggio, contengono amido, gomme, resine, zuccheri, sali, saponine con effetti lassativi. Nella medicina popolare gli estratti del Vilucchio rosso erano usati per curare le febbri di origine epato-biliare, nell’idropsia epatica, nell’inerzia intestinale causata da insufficienza epatica. Infatti, i fiori sono ritenuti febbrifughi.

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Curiosità: Ovidio racconta che la ninfa  Smilax, innamorata del giovane guerriero Krocus, in un primo periodo di amore idilliaco è lusingata dalle sue attenzioni ma presto comincia a stancarsi fino ad allontanarlo. Krocus, che non vuole rassegnarsi alla fine dl loro amore, continua ad attirare l’attenzione dell’amata fino a perseguitarla. Krocus, per disperazione, si suicida. Smilax impazzisce.
Poiché il legame univa una divinità immortale e un uomo mortale e questo amore, diventato causa di infelicità, rendeva gli amanti  litigiosi, gli Dei, impietositi della sorta toccata ai due sventurati giovani amanti, li trasformarono in due bellissime piante. La ninfa  Smilax  è trasformata nella pianta di Smilax aspera, volgarmente chiamata “stracciabraghe“, dalle foglie a forma di cuore e dai rami flessibili e spinosissimi, simbolo di un amore tenacissimo, ma esasperato.
Krocus è trasformato nella pianta di  Crocus sativus, dal fiore viola come la passione superba per aver osato innamorarsi di una divinità, ma dal cuore dal colore del sole. A ricordo di questa infausta passione di Smilax e di Krocus, nell’antica tradizione il Croco diventò il fiore simbolo del desiderio d’amore e, per questo motivo, fu posto sulla tomba dei morti. Questa  tradizione si tramanderà fino ai tempi di Roma.
Anche Plinio il Vecchio attribuiva al genere Convolvulus lugubri significati. Con i rametti carichi di fiori erano allestiti ornamenti sacrificali e ghirlande mortuarie. Credevano che  in essi fosse rimasto imprigionato lo spirito della ninfa Smilax trasformata in pianta per essersi innamorata del giovane Krocus.
Euripide Le Baccanti (III episodio 700) “Tutte si incoronavano con ghirlande di edera, di quercia e di smilace in fiore”

 

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