Mar 22, 2016 - Senza categoria    Comments Off on IL CEDRUS DEODARA

IL CEDRUS DEODARA

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I Cedri sono conifere presenti nella villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta per il loro aspetto molto ornamentale e per la loro adattabilità alle rigide condizioni climatiche invernali. Vegetano: il Cedrus deodara e il Cedrus atlantica, invece il Cedrus libani, presente nella villa, è oramai estinto da molto tempo. Aiutiamoli a vivere bene e proteggiamoli dall’attacco dalla temeraria Processionaria, Thaumetopoea pitycampa, presente in abbondanza in questo periodo nella villa.
Il termine “Cedro” deriva dal latino “Cedrus” e dal greco “κέδρος” e indica “un albero non bene identificato”. Tutti i Cedri appartengono alla famiglia delle Pinaceae.
Il genere Cedro è originario della regione montuosa dell’Algeria e del Marocco. Alcuni autori sostengono che, in lontani periodi della storia della Terra, il Cedro abbia vegetato in Europa allo stato spontaneo. In Italia i Cedri più diffusi per la velocità di crescita e per l’adattabilità ai nostri climi sono sostanzialmente quattro: il Cedrus deodara, il Cedrus atlantica, il Cedrus libani, il Cedrus brevifolia.
Il Cedrus deodara è un maestoso albero detto “Cedro dell’Himalaya” perché nativo del versante occidentale della catena dell’Himalaya, dove è considerato sacro, ma cresce spontaneamente nella parte orientale dell’Afghanistan, nel nord del Pakistan, nel Kashmir, negli Stati nord-occidentali dell’India, in Tibet, fino al Nepal occidentale a quote da 1550 a3200 metri di altitudine e dove forma fitte foreste.
Per la sua bellezza è chiamato “l’albero degli Dei”, come indica il nome della specie “deodara” che, dal sanscrito “deva-dara”, significa appunto “albero degli Dei”.

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E’ stato introdotto in Europa nel 1822 ed è il più diffuso fra i Cedri per la sua valenza ornamentale e per il legno pregiato. E’ coltivato in Italia nei parchi e nei giardini, sia pubblici che privati, dove richiede spazi ampi.

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 E’ un albero ad accrescimento giovanile rapido, molto longevo e può vivere anche trecento anni.

E’ facilmente riconoscibile, rispetto agli altri Cedri, perchè presenta il tronco biforcato, i rametti e i germogli apicali penduli, le foglie morbide, che rendono l’aspetto della pianta particolarmente attraente. Le sue dimensioni sono notevoli: può raggiungere i 30 metri d’altezza ed una circonferenza della base del tronco di 2 metri. Il tronco è massiccio  diritto, colonnare, abbastanza spoglio in basso, mentre in alto sviluppa molte ramificazioni. E’ rivestito dalla corteccia levigata, grigio-bruna che, col tempo, si fessura finemente.

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 I rami principali sono orizzontali e gracili, con le estremità pendule e ripiegate verso il basso a formare, insieme alle foglie, una chioma a portamento largamente conico d’elevata densità. I getti sono dimorfici: quelli lunghi, i normoblasti, formano la struttura dei rami, quelli brevi, i brachiblasti, portano le foglie aghiformi. Esse sono singole e inserite a spirale sui rametti apicali giovani, mentre sono riunite in ciuffi di aghi, in numero di 30-40, sui rametti corti. I rametti sono densamente pelosi. I rami più alti degli esemplari più vecchi, in caso di forte vento, possono spezzarsi. Le foglie, tenere, sempreverdi, di colore verde chiaro tendente al grigio, sottili e flessibili, leggermente pungenti, sono lunghe da 5 a12 centimetri.

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 Il Cedrus deodara è una pianta monoica. Le infiorescenze fiorali maschili, a spiga, sono erette, lunghe da 4 a7 centimetri, prima di colore giallo verdastro, poi di colore rosso che, in autunno, liberano il polline. Le infiorescenze femminili, poco appariscenti, ovali, più piccole di quelle maschili, lunghe un centimetro appena, sono di colore verde che diventa poi bruno rossastro.

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La fioritura dei fiori maschili avviene nei mesi di settembre e di ottobre. Successivamente fioriscono i fiori femminili. L’impollinazione è anemofila. La pianta fruttifica intorno ai 30-40 anni d’età.
I frutti sono grosse pigne erette sui rami, ovoidali, lunghe fino a 13 centimetri, con apice arrotondato, resinose, legnose e che giungono a maturazione in due anni. Disintegrandosi in squame a ventaglio, si disarticolano sull’albero per lasciar uscire i semi alati, triangolari, lunghi da 10 a15 millimetri. I semi hanno due o tre capsule contenenti una resina dall’odore disgustoso ritenuto una difesa efficace contro i topi campagnoli.

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Il Cedrus deodara è una pianta piuttosto esigente riguardo alla luce e all’umidità atmosferica. Gradisce un’esposizione soleggiata, dove può ricevere la luce solare per alcune ore al giorno. Il terreno deve essere fertile, piuttosto umido e profondo dove le radici, che nel corso degli anni si diramano anche per decine di metri, possono trovare gran parte dei nutrienti. E’ consigliabile, in ogni caso, arricchire periodicamente il terreno con fertilizzanti in modo da garantire il giusto apporto di sali minerali. Necessita di annaffiature solo se il clima è particolarmente siccitoso e il terreno asciutto. E’ una pianta rustica, che non teme il freddo, le nevicate abbondanti, ma non prolungate, e il gelo fino a circa – 25 °C, che resiste all’inquinamento atmosferico.
Il Cedrus deodara è coltivato, oltre che per la sua magnificenza, anche per il suo legno resistente, profumato e dalla resina aromatica, ma meno apprezzato di quello del Cedro dell’Atlante. Nell’arcieria tradizionale il legno di Cedro è usato per la costruzione delle frecce.
Il Cedro è una pianta d’importanza storica e mitologica. In India è simbolo “di fertilità, di durezza, di incorruttibilità, di distinzione in santità e in sincerità”. Probabilmente il simbolismo è legato alle qualità del legno che è durevole e molto aromatico, pur non avendo canali resiniferi, e molto resistente all’attacco degli insetti. E’ quanto afferma Origene, il teologo e filosofo del II secolo, commentando il Cantico dei cantici : “Il Cedro non marcisce; fare in Cedro le travi delle nostre case è preservare l’anima dalla corruzione“. Fin dall’antichità, ha avuto un certo legame con il sacro.
Il Cedro, per le sue notevoli dimensioni, è stato eletto ad emblema della grandezza, della nobiltà, della forza e dell’immortalità. Salomone, per la costruire la struttura del tempio di Gerusalemme e della sua reggia, 950 anni prima della venuta di Cristo, utilizzò il profumato legno di cedro, il più pregiato che allora si conoscesse, come si legge nel Primo libro dei Re (6,18) nella Costruzione del tempio: “Il cedro all’interno del Tempio era scolpito a rosoni e a boccioli di fiori; tutto era in cedro e non si vedeva una pietra “.
Ancora, nel Primo libro dei Re (5,22-24), nel Trattato con Chiram è scritto: “Chiram mandò a dire a Salomone: <Ho ascoltato il tuo messaggio; farò quanto desideri riguardo al legname di cedro e di abete. I miei servi lo caleranno dal Libano al mare; io lo metterò in mare su zattere fino al punto che mi indicherai. Là lo scaricherò e tu lo prenderai. Quanto a provvedere al mantenimento della mia famiglia, tu soddisferai il mio desiderio>. Chiram fornì a Salomone legname di cedro e legname di abete, quanto ne volle“.
Il Cedro è anche simbolo di “bellezza”. Ezechiele (17,22-24), nella Promessa del re Messia, utilizza il Cedro come simbolo “del Messia e del suo Regno”: “Dice il Signore Dio: Io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami coglierò un ramoscello e lo pianterò sopra un monte alto, massiccio; lo pianterò sul monte alto d’Israele. Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà. Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso; faccio segare l’albero verde e germogliare l’albero secco. Io, il Signore, ho parlato e lo farò“.
Nella sua terra d’origine, data l’importanza religiosa, è noto anche come “Abete sacro indiano”. Spesso è rappresentato in affreschi e in mosaici greco-romani. Numerose sono le statue di idoli scolpite nel legno di Cedro. Amos (2,9) in Contro Israele scrive: “Eppure io ho sterminato davanti a loro l’Amorreo, la cui statua era come quella dei cedri, e la forza come quella della quercia; ho strappato i suoi frutti in alto e le sue radici di sotto”.
Gli Egiziani usavano il legno di Cedro per costruire i sarcofagi dei faraoni. I Fenici realizzarono ampie barche diventando grandi commercianti ed esperti navigatori, soprattutto quando riuscirono a superare lo Stretto di Gibilterra.
Dal legno di Cedrus deodara si estraeva l’olio, “oleum deodarae”, con il quale gli Indù usavano profumare gli ambienti. Gli Arabi considerano l’albero l’”essere divino sotto forma di pianta” o il “candelabro del cielo”.
Per la maestosità, per la resistenza, per la longevità, un piccolo albero di Cedrus deodara è stato trapiantato in un’aiuola della villa comunale “Giuseppe Garibaldi” dai giovani studenti delle Scuole di Mistretta il 10 febbraio del 2010  in memoria delle vittime delle Foibe.

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