May 17, 2015 - Senza categoria    Comments Off on HELICRYSUM ITALICUM

HELICRYSUM ITALICUM

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Fra tutte le piante che coltivo nella mia campagna di Licata l’Helichriso è quella alla quale rivolgo la mia maggiore cura perché ricorda una persona a me molto cara e che amava questa meravigliosa creatura.

 E’ Carmelo De Caro.

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Il cespuglio di Helichriso è posto nel giardino roccioso, di fronte all’ingresso principale del mio villino, cosi che Carmelo, limitato nei movimenti dalla sua invalidante malattia, poteva facilmente raggiungerlo per ammirare e accarezzare i capolini dei suoi fiori gialli.

L’Helichriso raggiunge il culmine della sua fioritura nel mese di maggio. Il 22 maggio, il giorno della sua morte, ho già pronto il miglior mazzo di Helicrisi da portargli al cimitero. Questo è il 15° anno!

Il genere Helichrysum, che comprende 500-600 specie, è stenomediterraneo. Il suo areale è distribuito prevalentemente nelle zone calde dell’Europa meridionale. E’ spontaneo in tutta Italia, soprattutto nelle regioni meridionali e nelle isole, in particolare in Sicilia dove è rappresentato da popolazioni localizzate in aree molto ristrette e dove forma piccole macchie riconoscibili per l’intenso profumo e per il brillante colore giallo dei suoi fiori. In Italia, a parte il manzoniano “Perpetuino”, le specie spontanee di Helichrysum che vivono fra le Alpi e le Madonie sono state denominate con numerosi appellativi regionali, anche se quelli più frequenti si riallacciano alla loro natura “immortale”. Valgono per tutti il dialetto ligure “sempiternu” e quello toscano “semprevivo”. L’Helichriso è conosciuto con molti altri sinonimi: “Tignamica, Semprevivo, Perpetuino d’Italia, Fiore immortale” proprio perchè i suoi capolini diventano fiori secchi che durano nel tempo.In francese èchiamatoImmortelle hélichryse d’Italie”.In tedescoItalienische strohblume”. In spagnoloSiempreviva italica”.Nel Regno Unito è conosciuto sotto il nome di “Everlasting Flower”.

Il genere Helichrysumappartiene alla famiglia delleAsteraceae e comprende numerose specie annuali e  perenni. Il primo studioso a descrivere e a classificare la specie fu il botanico tedesco Albrecht Wilhelm Roth.

Il nome Helichrysum deriva dal greco ήλιος “sole” e Χρύσεος” “aureo” vale a dire “sole dorato” per lo splendore dei suoi capolini alla luce del sole. Il suo colore e il suo intenso profumo non sfuggirono ai popoli antichi. I sacerdoti greci e romani con i fiori intrecciati, che non marciscono facilmente, formavano collane con le quali incoronavano le statue delle divinità di Apollo e di Minerva in segno di buon auspicio.

Nella mia campagna è presente l’Helichrysum italicum. E’ una pianta perenne suffruticosa che, con le sue numerose ramificazioni ascendenti, forma un piccolo cespuglio alto 30-40 cm di colore biancastro per il tomento di peli lisci, grigio-biancastri, che la ricoprono almeno nello stadio giovanile.

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Presenta un portamento piuttosto compatto per la presenza di numerosi fusti poco legnosi, eretti, provenienti da un’unica radice. Le foglie, eleganti, alterne, sessili, di colore verde-argentato, sono fitte, strette e lineari, filiformi, le inferiori lunghe meno di 3 cm e larghe circa 1 mm, lievemente tomentose e profumate. Hanno il margine ripiegato verso il basso e sono ricoperte sulle lamine da una fitta peluria. La peluria, dall’aspetto vellutato, protegge i rametti e le foglioline dalle condizioni avverse del clima, soprattutto dal calore estivo e dalla siccità dei luoghi rocciosi e aridi in cui l’Elicriso vegeta.

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 I fiori sono riuniti in piccole infiorescenze dette capolini localizzati all’apice dei fusti e disposti ad ombrello. I fiori centrali di ogni capolino sono piccolissimi, tubulosi ed ermafroditi, mentre quelli esterni sono solo femminili. Sono profumati, di colore giallo dorato luminoso e mantengono il colore anche in seguito all’essiccamento.  Numerose squame involucranti circondano i fiorellini veri e propri.

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 A Mistretta, lontano dalla costa,  l’Elicriso è presente più raramente ma, quando c’è, è ugualmente rigoglioso e facile da individuare passeggiando lungo i pendii delle montagne. Nelle giornate assolate si avverte il suo intenso profumo, conferito dalla peluria che lo riveste interamente, prima ancora di intravedere i suoi splendidi fiori. Il profumo è singolare, tanto che per alcuni è gradevolissimo, per altri quasi disgustoso, mentre altri ancora lo considerano piacevole proprio per la sua asprezza.

La fioritura comincia nel mese di maggio e si protrae fino all’inizio dell’autunno. L’impollinazione è entomofila, compiuta dalle api e da altri insetti pronubi. I frutti sono degli acheni lucenti, bianchi, globosi, con un pappo di peli semplici inserito nella parte superiore. La moltiplicazione avviene per talea nel periodo tra l’inizio dell’estate e la fine dell’autunno. Le specie perenni si propagano per divisione dei cespi o da seme in primavera.

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L’Elicriso è una pianta termofila. Preferisce i climi temperati caldi del bacino del Mediterraneo. E’, comunque, in grado di adattarsi anche ad ambienti temperati, perché ben riparato dal freddo. Cresce spontaneo dal mare alle colline litoranee fino a 700-800 metri di altitudine. Essendo una pianta rustica, l’Elicriso è facile da coltivare. I suoi habitat preferiti sono gli ambienti assolati, gli incolti, le garighe, le scarpate, i luoghi aridi, su terreni calcarei e poveri, rocciosi e sabbiosi e ben drenati. Teme il ristagno idrico per cui l’irrigazione è necessaria solo nelle prime fasi del ciclo colturale come “soccorso” nel caso di estati particolarmente asciutte e per favorire l’assorbimento del concime. Sopporta molto bene le alte temperature, ma le gelate prolungate possono causare la morte. Nelle zone a clima invernale si proteggono le radici con uno strato di paglia o di torba.

 La bellezza dell’Elicriso risiede nel portamento, nell’eleganza del fogliame e nelle copiose e durature fioriture, pertanto è adatto alla coltivazione in piena terra, per formare bordure delle aiuole e, soprattutto, come elemento decorativo dei giardini rocciosi. Una leggera potatura, per asportare le parti secche, sfiorite e deperite, migliora l’aspetto della pianta rendendola compatta e gradevole.

L’ Elicriso potrebbe essere attaccato dagli agenti patogeni quali Afidi e Cocciniglie. Si possono eliminare usando prodotti specifici e togliendo regolarmente le parti sfiorite, secche o malate. L’eccesso di acqua, che causa ristagni idrici, potrebbe fare marcire le radici. L’oidio, il “mal bianco“, è una malattia provocata dal fungo Uncinala. Si manifesta con macchie pulverulente grigio-biancastre che ricoprono gli organi verdi della pianta, con una graduale decolorazione della foglia che prima ingiallisce e successivamente appassisce.

L’ Elicriso è una pianta molto apprezzata nella medicina popolare per le tante proprietà terapeutiche, in profumeria e nell’arte culinaria. Le sue qualità officinali furono descritte da Plinio, da Geber, da Dioscoride, da Castore Durante.

Plinio il Vecchio, nella “Storia Naturale” (XXI, 168, 169), così scrive: “Heliochysum alii crysanthemom vocant, ramulos habet candidos, folia subalbida, habrotono similia, ad solis repercussum aureae lucis in orbem veluti corymbis dependentibus, qui numquam marcescunt; qua de causa deos coronant illo, quod diligentissime servavit Ptolemaeus Aegypti rex. Nascitur in frutectis. Ciet urinas e vino pota et menses.Duritias et inflammationes discutit, ambustis cum melle inponitur, contra serpentium ictus et lumborum vitia bibitur. Sanguinem concretum ventris aut vesciae absumit cum mulso.Folia eius trita trium obolorum pondere sistunt profluvia mulierum in vino albo. Vestes tuetur odore non ineleganti”.“Alcuni chiamano l’Eliocryso crisantemo, ha rametti candidi, foglie quasi bianche, simili all’abrotono, per riflettere della luce dorata del sole come con grappoli penzolanti in cerchio, che non marciscono mai; per tale motivo coronano gli dei con quello, cosa che molto diligentemente Tolomeo re d’Egitto conservò. Nasce nei frutteti. Agevola le urine e le mestruazioni bevuta col vino. Rimuove indurimenti ed infiammazioni, viene applicato col miele per le ustioni, si beve contro le ferite dei serpenti e i mali dei lombi. Toglie il sangue rappreso del ventre o della vescica con acqua e miele. Le sue foglie tritate con la dose di tre oboli nel vino bianco fermano i flussi delle donne. Protegge le vesti con l’odore non sgradito”.

Anche Castore Durante confermava che l’Elicriso “ha facoltà incisive, è caldo e secco”. Aggiunge: “I fiori cotti in vino cacciano fuori i lumbrici. Il seme pesto, et preso col vino moltiplica il latte”.

Racconta il Mattioli: “Lo elicrisio il qual chiamano alcuni crisantemo, e altri amaranto (…). Giova la sua chioma bevuta con vino al morso dei serpi, alle sciatiche, alle distillazioni dell’orina, e ai rotti, provoca i mestrui. Bevuto con vino mielato resolve il sangue appreso alla vescica; e parimenti nel ventre. Bevuto medesimamente da digiuno in vino bianco innacquato al peso di tre oboli proibisce il catarro che scende dal capo“.

La droga viene estratta dalle sommità fiorite dell’Elicriso, raccolte all’inizio della fioritura, che è il “periodo balsamico”, cioè il periodo in cui la pianta è maggiormente carica dei principi attivi, e lasciate essiccare in luoghi ventilati e al buio. Esse conservano a lungo il colore e l’aroma anche dopo l’essiccazione. I principi attivi sono: l’elicrisina, un complesso di flavonoidi, un olio essenziale e molti minerali. La via di assunzione potrà essere interna, mediante infusi, decotti ed estratti alcolici, ed esterna sotto forma di pomate, di impacchi e di colliri. Il decotto, ottenuto facendo bollire 2 grammi di capolini in 100 ml di acqua e bevendone due o tre tazzine al giorno, è indicato per sedare la tosse, per favorire l’eliminazione del catarro bronchiale, per attenuare gli attacchi di asma e le infiammazioni di origine allergica della mucosa nasale. Sono stati anche riscontrati utili effetti contro l’emicrania, nell’artrite e nelle forme reumatiche acute.Un ostacolo all’utilizzo dell’infuso è costituito dal sapore molto intenso e non a tutti gradito dell’Elicriso, per cui oggi si preferiscono preparati già pronti in capsule, anche in associazione con altre piante che rafforzano e ampliano la sfera d’azione. Per uso esterno l’Elicriso agisce beneficamente sulla psoriasi e sugli eczemi, lenisce le ustioni, cura gli eritemi solari e aiuta la regressione dei geloni e degli edemi dovuti a stasi della circolazione degli arti inferiori e delle infiammazioni delle emorroidi. Si ottengono ottimi risultati applicando sulle parti interessateimpacchi, pomate, creme, unguenti.Un pugno di sommità fiorite, infuse nell’acqua del bagno, giova alle pelli delicate e irritate dagli agenti atmosferici.

L’olio essenziale di Helichrysum è estratto dalla pianta intera, escluse le radici, per distillazione a vapore. I costituenti principali dell’olio sono: flavonoidi, tannini, oli essenziali, resine, neroli, acetatodi nerile, acido ursolico, acido oleanolico, acido caffeico, geraniolo. Questo olio, per le molte proprietà terapeutiche che possiede, è molto usato in aromaterapia e in profumeria. E’ uno dei migliori oli da utilizzare sulla pelle. Combattere i danni dell’invecchiamento, favorisce la rigenerazione di nuove cellule cutanee. E’ un valido aiuto  nella guarigione di cicatrici, di acne, di dermatiti, di smagliature, di foruncoli e di ascessi. Stimola e tonifica il corpo, rinforza il sistema immunitario e allevia le allergie. Applicato esternamente, si usa come crema idratante. Non ci sono controindicazioni all’uso dei derivati di questa piantatranne l’ipersensibilità individuale. Queste indicazioni non possono sostituire la diagnosi del medico, che bisogna sempre consultare prima dell’assunzione di qualunque rimedio.

 L’Elicriso è apprezzato anche in cucina. Le foglie hanno un aroma simile a quello del curry e si utilizzano per insaporire risotti, minestre, ripieni, piatti di carne e di pesce e per la preparazione di insalate. Il sapore di curry delle foglie si sviluppa quando sono pestate ed è possibile utilizzarle in polvere, frantumandole in un mortaio con uno spicchio d’aglio, peperoncino e olio oppure triturandole in un frullatore. I fiori possono essere utilizzati per la preparazione di infusi e rilassanti tisane. L’olio essenziale aromatizza ed esalta i sapori di: frutta, dolci, gelati, prodotti da forno, bibite e gomme da masticare. L’Elicriso era usato per bruciare le setole del maiale credendo che l’aroma si trasmettesse al lardo.

I fiori secchi, disposti a mazzetti, erano usati per profumare gli ambienti e per proteggere dentro gli armadi gli abiti allontanando tarli e tignole. L’Elicriso, a scopo ornamentale, è utile per formare composizioni di fiori secchi, per addobbare ghirlande e corone di fiori.

Curiosità: L’intenso profumo dell’Elicriso permetteva a Napoleone di riconoscere l’odore della Corsica, la sua terra, quando si trovava ancora in mezzo al mare e lontano dalla vista dell’Isola dove questi fiori crescono particolarmente abbondanti e odorosi.

 

 

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