Nov 16, 2017 - Senza categoria    Comments Off on GLI ABBEVERATOI – LE FONTANE E LE FONTANELLE DI MISTRETTA

GLI ABBEVERATOI – LE FONTANE E LE FONTANELLE DI MISTRETTA

Le fontane e gli abbeveratoi che si ammirano nelle varie zone di Mistretta sono la testimonianza di una civiltà contadina poiché erano un indispensabile e obbligatorio punto di sosta per gli animali da soma, cavalli, muli, asini che avevano la necessità di abbeverarsi, e per gli stessi contadini che rientravano dal faticoso lavoro nei campi.
Erano luogo d’incontro e di socializzazione per le donne di casa che andavano a riempire le lancedde e i bubbuli di pura, fresca, limpida, preziosa acqua quando ancora nelle abitazioni non scorreva l’acqua diretta, o che andavano a lavare i panni .
Erano anche il luogo di divertimento per i ragazzini che facevano a gara a buttarsi l’acqua addosso o a bagnare l’incauto passante.
Quindi le fontane e gli abbeveratoi fanno parte della storia delle nostre famiglie e della comunità amastratina in genere.
Sono dei monumenti storici, come le chiese e i palazzi.
Molti sono gli abbeveratoi e le fontane distribuiti dentro il paese e nel territorio circostante dove continuano ad abbeverarsi capre, pecore, buoi.
Costruiti grazie alle maestranze artigiane locali, gli abbeveratoi e le fontane sono ancora una volta la prova delle capacità degli scalpellini di saper lavorare la pietra locale.
Le fontane che si trovano dentro il paese fanno parte dell’arredo urbano e sono tutte efficienti nell’erogazione della loro acqua.

 

 

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LA FONTANA PIA

La fontana Pia si trova nel Largo Cocchiara nel quartiere “Saddiu”, quasi alla fine della Via Libertà, dove occupa un ampio spazio.

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E’ conosciuta, soprattutto dalle persone anziane, come la fontana di “San Leo”.
Fu ordinata dal Consiglio Comunale di Mistretta, nel 1862, per intitolarla a Maria Pia di Savoia, la figlia del primo Re d’Italia, quando sposò il Re del Portogallo.
Autore dell’opera fu lo scalpellino Costantino Pellegrino, che la completò nel periodo dal 1862 al 1864, sfruttando una preesistente sorgente d’acqua che irrigava le piante degli orti che insistevano in quel luogo.

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 La fontana Pia è un’artistica e scenografica fontana separata dal fondo stradale da una scalinata semicircolare di quattro gradini.

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La  vasca grande ha la forma di un esagono molto aperto e su di essa poggia un piedistallo a quattro facce che sorregge le quattro lunette dalle quali fuoriescono i quattro imbocchi dell’acqua che alimentano le due vasche sottostanti. Dalla vasca molto capiente si preleva l’acqua per gli usi alimentari.
I vecchi mistrettesi hanno ancora l’abitudine di andare a raccogliere l’acqua dalla fontana Pia perché la ritengono molto salutare e diuretica.

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Ai piedi della vasca poligonale, opposta alla via Libertà, c’è la vasca più piccola, di forma rettangolare, meno capiente, più bassa perchè serviva come abbeveratoio per gli animali quando erano in tanti a passare per questa strada.

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La fontana continua con l’obelisco monolitico, a forma di un tronco di piramide a base quadrata, alto circa 10 metri, che sorregge all’apice la pigna, simbolo di fertilità e di prosperità.

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LA FONTANA DEI PP. MINORI RIFORMATI

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Di fronte e in asse con la fontana Pia, nella strada che porta all’ospedale, in Via Anna Salamone, si ammira la fontana del convento dei Padri Riformati.
L’antico ospedale del SS.mo Salvatore, costruito nel 1571, era condotto da sorelle religiose della Carità.
Nel 1610 si insediarono nel convento annesso alla chiesa di Santa Maria di Gesù i Frati Minori Riformati e nei locali ospitavano ammalati, poveri, bisognosi e pellegrini.
Il convento disponeva anche di un ampio spazio, probabilmente anche parte dell’odierna Villa Chalet, che i frati coltivavano a frutteto, a orto e a giardino oltre che frequentavano per ammirare le bellezze del Creato, anche la meraviglia di una pianticella che sbucava spontanea dal terreno, o per meditare in silenzio.
I frati vi rimasero fino alla soppressione degli Enti ecclesiastici, quando, cioè, furono confiscati i beni del convento nel 1866.
Fu confiscato  anche lo spazio verde.
Il 20 marzo del 1878, durante la seduta del  Consiglio Comunale, fu avanzata la proposta di realizzare un pubblico passeggio per i paesani e per i forestieri nella zona detta “O Calvariu”.
Furono piantati due filari paralleli di Tilia cordata che,nell’arco di poco tempo, diventarono alberi alti e larghi  tanto che i rami, toccandosi,formavano, e formano, una galleria fresca, ombreggiata, utile per una salutare passeggiata respirando il gradevole profumo dei tigli quando sono in fiore.
Nel terreno parallelo al viale dei tigli furono piantati tante tipi di essenze vegetali, soprattutto piante ad alto fusto, pini, abeti, platani, magnolie.
Fu l’inizio della nascita della villa Chalet!
Il giardino, di forma rettangolare, fu delimitato daI muretti, daLLE ringhiere di ferro e dal cancello, opere  progettate dall’ing. Lucio Lorello nel 1905 e dall’ing. Francesco Liuzzo nel 1907 che hanno migliorato l’aspetto del giardino.
La presenza della vasca circolare, che ha ospitato tanti pesciolini, collocata al centro dell’agorà principale, fu realizzata utilizzando i reperti recuperati dalla demolizione della fontana della Piazza Vittorio Veneto, vicino alla chiesa di San Rocco.
Il 20 novembre del 2015 in una parte del giardino, chiamata “giardino della complessità”, limitrofa all’ospedale SS.mo Salvatore e annessa al reparto di salute mentale, allora diretto dal dottor Antonino Puzzòlo, in onore di Franco Basaglia, psichiatra e neurologo italiano che ha rivoluzionato il sistema della cura delle malattie mentali in Italia, è stata messa a dimora  una giovane Betulla, alta circa tre metri, durante la “Giornata dell’arte in giardino, sezione autunnale” alla quale hanno partecipato: i pazienti, ospiti della struttura sanitaria, che hanno partecipato all’iniziativa con entusiasmo, alcuni studenti del liceo artistico “Ciro Michele Esposito”  di Santo Stefano di Camastra, accompagnati dal professore Domenico Boscia, e le artiste Liria Ribaudo e Marianna Tita.
E’ stata scelta la Betulla perché è il simbolo della salute e dell’igiene mentale.
Nel giardino del convento dei frati Riformati esisteva un lungo pergolato che incorniciava il frontale di una bella fontana.
Essa consisteva in un portale inquadrato da lesene e terminato da una trabeazione arcuata nella parte centrale.
Un catino, ricavato in un blocco monolitico e sorretto da un mensolone a petto d’oca, accoglieva l’acqua che fuorusciva dalla bocca di una maschera.
La fontana era stata realizzata nel 1760, come attesta l’incisione della data, riportata in forma scomposta sulle due paraste.
Quando, nel 1874, il convento fu espropriato e fu destinato dalla Commissione Sanitaria ad accogliere una nuova struttura ospedaliera, anche il giardino subì uno stato di abbandono.
Anche la fontana fu demolita, depositata in un anfratto del nosocomio addossata a un terrapieno dove rimase per oltre un secolo subendo il lento, ma progressivo disfacimento del muro retrostante.
Nei mesi di Maggio – Giugno del 2006, su proposta dei Lions Mistretta-Nebrodi e su progetto realizzato dall’arch. Angelo Pettineo, la fontana fu smontata, ricostruita e collocata sulla via Anna Salamone.

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 Da alcuni decenni un ampio spazio è stato sottratto al giardino per realizzare la pista di atterraggio dell’elisoccorso.

IL LAVINAIO O LA FONTANA DEL ROSARIO

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Dalla storia apprendiamo che le acque che scorrevano velocemente nel versante occidentale del paese, a partire dall’attuale piazza Vespri, si riversavano nel canale detto “lavinaio del Rosario” e, attraversando la via Santini, defluivano nel Torrente Santa Domenica.
Il passaggio delle acque erodeva la roccia formando un condotto che attraversava la parte centrale della “strada nuova”, l’odierna Via Anna  Salamone.
La Via Anna Salamone è un importante asse viario che, iniziando dalla Piazza Vittorio Veneto, costeggia il convento dei Padri Domenicani della chiesa del SS.mo Rosario e il convento dei frati Minori Riformati nei pressi dell’Ospedale.
I Giurati del popolo avevano fatto costruire un ponticello in prossimità del quale avevano posto anche un abbeveratoio.

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Tra il 1868 e il 1878 il Comune decideva di riempire il lavinaio e il ponticello del Rosario con grossi sassi nascondendo l’“acquedotto immondo” che raccoglieva le acque piovane e le acque luride.
Questo abbeveratoio è la fontana del Rosario, progettata dall’arch. Silvestre Marciante nel 1867e realizzata dagli scalpellini Giaimo e Cannata nel 1878 che hanno riutilizzato i pezzi provenienti dalla “Fontana del Fruscio“, la monumentale fontana addossata all’abside della chiesa di San Rocco, vicino alla chiesa Madre, ed affacciata sulla piazza Vittorio Veneto.

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 Nel 1866 la fontana fu parzialmente demolita.
In seguito ai lavori di pavimentazione eseguiti nel piazzale antistante alla chiesa della Madonna del SS.mo Rosario, lavori progettati dall’arch. Vincenzo Consentino e realizzati da Saverio Lo Prinzi nel 1876, necessari per migliorare il riassetto urbanistico della città, la fontana fu spostata di pochi metri in modo da facilitare il passaggio delle macchine principalmente in direzione dell’ospedale, e fu collocata nella strada un po’ più in basso.

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Foto di Gaetano Catania

Successivamente, intorno al 1960, è stata nuovamente spostata e ricollocata in Via Santini.

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E’ una fontana di semplice fattura. La grande vasca, di forma rettangolare, è sormontata da un blocco di pietra arenaria e marmorea riccamente scolpita. Nella parte posteriore il catino riceve l’acqua, quando c’è, che versa nella grande vasca.

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 LA FONTANA DELLA NEVIERA

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La fontana della Neviera, nei pressi della chiesa di Santa Caterina, esistente già nel XVII secolo, è la prima fonte che uomini e animali incontravano, entrando in paese, quando ritornavano dalle compagne della contrada Neviera ed oltre.
E’ formata da un lungo bacino idrico dove si abbeveravano gli animali e da un piccolo catino per gli uomini.

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 La fontana è anche  luogo di gioco per i bambini della Scuola Elementare Statale “Neviera”.

LA FONTANA DEL LARGO DEL PROGRESSO

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La fontana di San Vincenzo si trova nei pressi della chiesa della SS.ma Trinità, meglio conosciuta come la chiesa di San Vincenzo, esattamente nello spiazzale denominato “Largo Progresso” per la presenza del primo mulino elettrico in città.
La vera chiesa di San Vincenzo, una volta situata nell’attuale Largo del Progresso, fu demolita prima del 1875 e, al suo posto, nel 1875, fu costruita la fontana in pietra per opera del mastro scalpellino don Sebastiano Arcieri che aveva ricevuto l’incarico di eseguire i lavori di costruzione dell’acquedotto.
Dalla fontana oggi sgorga l’acqua aprendo il rubinetto che ne controlla il flusso.
E’ uno straordinario lavoro realizzato dall’artigiano mistrettese.
Il catino monolitico, di forma circolare, scolpito nella parte inferiore, sostenuto da un piedistallo cilindrico, adorna il piazzale urbano del Largo del Progresso.

IL BEVAIO DELLA CASAZZA

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La fontana della Casazza i trova nella zona vecchia della città, nella via Casazza, oggi via Giosuè Carducci. Fu costruita nel 1876 dal maestro don Sebastiano Arcieri e serviva per fare bere il bestiame che ritornava dalla campagna, soprattutto i cavalli, le giumente, i muli, gli asini.
La fontana consta, anteriormente, di una vasca rettangolare e, posteriormente, di un catino rudimentale di pietra appoggiato al muro e sostenuto da una piccola base colonnare.

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  LA FONTANA DI LARGO SAN NICOLA

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Coetaneo della fontana del Rosario è l’abbeveratoio di San Nicola che si trova di fronte alla chiesa omonima. Quando, nel 1866 fu distrutto l’antico “fruscio”, la monumentale fontana addossata all’abside della chiesa di San Rocco ed affacciata sulla piazza principale del centro, i frammenti, provenienti dalla sua demolizione, furono utilizzati per comporre la fontana del Rosario e la fontanella nello slargo antistante alla chiesa di San Nicola.
La fontana è un  piccolo catino di forma circolare attaccato al muro con scolpiti decorazioni a lobi fogliari.
Tre bellissimi grandi archi sovrastano la fontanella.

 LA FONTANA DI LARGO SAN PIETRO

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Nel largo San Pietro c’è la fontana denominata “Fontana di Cerere”, la divinità delle messi, protettrice delle campagne e dei cereali.
Il tempio della divinità Cerere, verso la quale la città di Mistretta professava uno spiccato culto, doveva sorgere dove attualmente è ubicata la piccola chiesa di San Pietro e, per questo motivo, la fontana di San Pietro è chiamata “Fontana di Cerere”.
L’acqua era un elemento indispensabile alla necessità della divinità consistente nell’immersione in un bagno purificatore prima dell’ingresso al tempio.
Anticamente le donne, usando la fontana come pubblico lavatoio, andavano a lavare e a stendere i panni di tutta la famiglia.
Gli uomini aiutavano in casa andando a riempire l’acqua alla fontana con i secchi di allumnio.

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Foto di Gaetano Catania

La fontana, di pietra locale, costruita nel 1867 su progetto dell’arch. Silvestre Marciante e dallo scalpellino Salvatore Giajmo, ha la vasca allungata per contenere l’acqua destinata al beveraggio degli animali sormontata da una finitura a timpano di forma triangolare.

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Nel suo lato destro una piccolo catino semicircolare distribuisce l’acqua per usi alimentari.
Anche la fontana di San Pietro è stata ricomposta utilizzando i frammenti ricavati dalla demolizione della fontana “fruscio”.

L’ABBEVERATOIO DEL PALO

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La fontana del Palo fu installata nel Largo Buon Consiglio chiamato così perché, con l’espansione urbana della città, nella zona del “Palo” si svolgevano le assemblee giudiziali.
Il 27 marzo del 1630 l’assemblea civica decideva di riscattare totalmente la città di Mistretta restituendola alla sua originaria condizione di pubblico demanio difendendola da ogni sopraffazione feudale.
Era il 1633.
Poichè si riunivano queste assemblee, dove si discutevano importanti ed urgenti problemi,  a questo luogo si diede il nome di “Largo Buon Consiglio”.
Si racconta che nel seicento furono anche “messi al palo“, cioè impiccati, i dissidenti.
L’abbeveratoio, edificato in quel luogo, è denominato  la fontana “del Palo”.
E il luogo è conosciuto come “U Palo” proprio per la presenza di questa maestosa fontana.
L’abbeveratoio fu costruito nel 1860 quando fu realizzato l’acquedotto “Virdicanna” che l’alimentava mediante un sistema idraulico su progetto dell’Ing. Gaetano Priolo.
Oggi la sua acqua proviene dall’acquedotto comunale.
Anche questo monumento fu eseguito dai maestri scalpellini locali Giaimo e dai fratelli Pellegrino.

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Cartolina di Gaetano Catania

 L’abbeveratoio è formato al centro da un bevaio rettangolare lungo una decina di metri, posto parallelamente all’asse della Strada Nazionale, che serviva per fare bere gli animali.

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Questa grande vasca è chiusa sui lati minori da due testate sulle quali sono state posizionate le lapidi, incise da parole latine semicorrose, che danno il senso dotto della città, ricordano il notevole impegno per dotare Mistretta dell’acquedotto pubblico.
In una di esse è ricordato chi ha portato la vena d’acqua che, da lontano, è arrivata fina al bevaio.
E’ lodato il Sindaco di allora per aver permesso la realizzazione dell’opera.
Le parole conclusive, riferite all’acqua, dicono: “Godi lieto, bevi grato, allontanati riconoscente”.

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Alle due estremità del bevaio due catini di forma circolare accolgono l’acqua, destinata agli uomini, ed erogata attraverso maschere scolpite nella pietra.

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 Quindi l’acqua defluisce nella vasca centrale destinata al bestiame.
Molti pesciolini guizzano nell’acqua.

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L’ABBEVERATOIO DEL QUARTIERE PIRO

Ringrazio  l’ach. Prof. Mariano Bascì per avermi segnalato questo piccolo abbeveratoio e per avermi fornito tutte le foto.
L’articolo, scritto dal prof. Mariano Bascì, è stato pubblicato sul giornale “Il Centro Storico” nel periodo Febbraio-Marzo 2012 e che riporto integralmente.

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Dal punto di vista storico questo abbeveratoio dovrebbe essere il più importante e ce ne siamo quasi dimenticati trattandolo così!

Nel territorio di Mistretta, ma fuori dal paese, si trovano altre fontane utili per il beveraggio soprattutto degli animali al pascolo.

L’ABBEVERATORIO DI “CECE’

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IL BEVAIO “RUBINI”

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Durante il mio soggiorno estivo a Mistretta quest’anno amavo fermarmi, anche per molti minuti, sotto l’albero di Robinia particolarmente voluminoso sopra il bevaio  in contrada “Rubini” dove andavo a bere un sorso di acqua pura e fresca.
Il bevaio “Rubini” si trova a circa 1500 metri distante da Mistretta, sulla statale per Santo Stefano di Camastra.
E’ un piccolo bevaio che si raggiunge percorrendo una piccola stradina interna e scoscesa.

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Il bevaio riceve l’acqua direttamente dalla montagna sovrastante.
La sua acqua è molto apprezzata per il sapore e io la bevevo senza versarla nel bicchiere, ma direttamente dalla mia mano piegata a coppa.

LA FONTANA “A FUNTANA MURATA

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La fontana “Murata” è una lunghissima fontana sita in contrada “Funtana murata”. Da ammirare l’aquila reale, lo stemma del comune, posto nella sponda superiore del bevaio.

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LA FONTANELLA “U RUVIETTU

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La piccola fontanella “U Ruviettu” è un piccolo bevaio che si trova a circa 4 Km da Mistretta sulla strada per Castel di Lucio.
Dal fruscio esce l’acqua proveniente direttamente dalla soprastante sorgente.
La purissima acqua è fonte di ristoro per uomini ed animali.

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LA FONTANELLA “RAIANO”  dopo il laghetto “URIO QUATTROCCHI

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Dopo avere superato il laghetto Urio Quattrocchi, percorrendo ancora circa 400 metri, in contrada Raiano, si incontra un caratteristico bevaio di campagna che serve per dar da bere agli animali provenienti dal Monte Castelli.

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E’ una fontana molto semplice, costruita nel 1954.

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 La sua acqua si apprezza per la purezza, anche se c’è scritto “acqua non potabile”, e per la sua freschezza.

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Foto di Gaetano Catania

L’abbeveratoio sulla statale per Nicosia

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Qualche altra fontana, di stile moderno, si trova dentro edifici di proprietà privata.

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