Oct 1, 2017 - Senza categoria    Comments Off on CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEI CONCORRENTI AL CONCORSO LETTERARIO “MARIA MESSINA” NELLA SEDE DEL CIRCOLO UNIONE A MISTRETTA

CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEI CONCORRENTI AL CONCORSO LETTERARIO “MARIA MESSINA” NELLA SEDE DEL CIRCOLO UNIONE A MISTRETTA

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Il 30 settembre del 2017 è stato un giorno molto importante per la cultura amastratina.
Con la cerimonia ufficiale della premiazione dei partecipanti al Premio Letterario “Maria Messina” 2017,  giunto alla XIII edizione, è stata ricordata ancora una volta la figura della scrittrice siciliana Maria Messina.
Il premio letterario è stato istituito dall’Associazione “Progetto Mistretta” sotto la presidenza del prof. Nino Testagrossa, con la collaborazione del giornale “Il Centro Storico” e col patrocinio della regione Sicilia e del Comune di Mistretta.

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Teatro della manifestazione è stata l’accogliente sala di rappresentanza del “Circolo Unione” a Mistretta.
I premiati della XIII edizione del premio letterario “Maria Messina” sono stati: Alberto Giordani per la narrativa, il maestro Maurizio Diliberto per il cinema e le arti marziali,  Oriana Civile, cantante  folk, per la  musica e la recitazione.

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Riconoscimenti speciali sono stati assegnati agli scrittori  Giuseppe Sciuto e a Ruggero Osnato.
Sono state premiate anche due alunne delle nostre scuole: Ilenia Marinaro e Greta Scalone.
Durante la cerimonia ha coordinato  il grande amico Giuseppe Ciccia.

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Ha aperto i lavori la giornalista Rosalinda Sirni con queste parole:” In questi anni il Premio Maria Messina ha allargato sempre di più gli orizzonti, si è internazionalizzato divenendo una piattaforma relazionale, oltre che un’autentica palestra di confronti per scrittori, intellettuali, poeti, studiosi provenienti da diverse regioni d’Italia e da diverse scuole. I lavori, selezionati quest’anno dalla giuria, presieduta dal prof. Giovanni Ruffino, contribuiscono ad accrescere l’albo d’oro ricco di prestigiose presenze”.

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Sono intervenuti: il sindaco di Mistretta  avv. Liborio Porracciolo, il dott. Francesco Scarito, vicepresidente del Circolo Unione, il presidente del giornale “Il Centro Storico” dott. Massimiliano Cannata.

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Il tavolo dei relatori da sx: Massimiliano Cannata, Rosalinda Sirni, Francesco Scarito, Liborio Porracciolo

L’avv. Liborio Porracciolo ha elogiato l’impegno dell’Ass.ne Progetto Mistretta nel continuare a promuovere la cultura attraverso questa importante cerimonia.

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Il dott.Francesco Scarito ha dato il benvenuto ai presenti, ha portato i saluti del presidente, del dott. Mario Salamone,  ha dichiarato la disponibilità del “Circolo Unione” ad accogliere le tante manifestazioni culturali che avvengono a Mistretta.

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Molto esaustivo il discorso del giornalista dott. Massimiliano Cannata che ha illustrato esaurientemente il percorso del premio “Maria Messina“. “In Oriana Civile, Maurizio Diliberto, Alberto Giordani c’è un pezzo significativo dello stesso DNA del Premio, oltre che uno spaccato importante della contemporaneità.
Talento, memoria e denuncia in Oriana Civile si fondono, nell’emersione della sicilianità cosmopolita che è il tratto distintivo di quel Mediterraneo che ha detto molto bene Sebastiano Tusa, è un mare che corrompe, culla di civiltà, che dovrà essere il cuore della nuova Europa.
Maurizio Diliberto, che siamo onorati di ospitare, ha sperimentato la contaminazione dei linguaggi. Il suo Premio va all’opera cinematografica, con la finalità di allargare il discorso alla civiltà dell’immagine, che vive di frammenti, che articola il significato dei messaggi neltempo contratto di instagram.
Alberto Giordani è una voce significativa della contemporaneità, che pratica un intermodalità della scrittura nella dimensione dell’io frammentato, alla costante ricerca di un percorso di senso plausibile verso traguardi più alti di libertà possibile. Il periodare è interrogante sulla scorta di grande tradizione di pensiero: da Eraclito a Pascal da Marco Aurelio a Nietzsche.
I suoi racconti si caratterizzano per la varietà dei protagonisti e dei fatti narrati. Esercitando quell’arbitrarietà che ogni lettore/critico si illude di potersi arrogare) a individuare alcuni nuclei concettuali: vi sono racconti di taglio filosofico – esistenziale, altri imperniati sul tema della memoria (“Che cosa resta”) in cui l’incendio è la metafora di una combustione di ideali prima che di oggetti, altri ancora sono degli apologhi che hanno il ritmo della favolistica classica (“Il cavallo e il toro”), ve ne sono di ironici,dall’andamento quasi dissacrante, come nel caso di Galileo che smitizza i tanti “falsi” eroi che spesso siamo portati a mitizzare; c’è anche spazio per il canone fantastico a sfondo sentimentale.
La composizione di questo originale “Zibaldone” è finalizzata a creare un universo variegato di tipi e situazioni specchio della <<diversità plurale>> che è poi la cifra essenziale della contemporaneità.
L’autore naviga dentro una ulteriore rivoluzione che non è solo linguistica ma anche epistemologica, quella determinata dalla digitalizzazione della comunicazione e dall’avvento dei social che hanno modificato la nostra vita di relazione. Il protagonista del racconto “Le variazioni dello sguardo” è emblematico perché oscilla tra l’eternità del mai passato e un’inafferrabile teoria del presente.
Siamo dentro quelle forme dell’individuo moderno, che si sono fatte strada dopo la combustione dei grandi ideali rappresentabili, come suggerisce il filosofo Remo Bodei, con delle “scomposizioni”, emblematiche dello spaesamento che oggi segna la nostra vita“.

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La cerimonia di premiazione è continuata con i riconoscimenti speciali.
Ha ricevuto la menzione  speciale lo scrittore  Giuseppe Sciuto per il suo libro dal titolo “L’ultimo tuffo

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Ha consegnato la targa Massimiliano Cannata.

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Ha ricevuto un’altra menzione speciale  lo scrittore Ruggero Osnato per il suo libro dal titolo “L’incrocio”.

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Ha consegnato la targa il poeta Filippo Giordano.

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Maurilio Diliberto si è imposto all’attenzione del grande pubblico per la sua attività di regista televisivo e cinematografico.
Ha ricevuto il premio Maria Messina per il film tratto dal racconto della scrittrice siciliana  “Casa paterna” dove mette in risalto la capacità di Maria di dipingere ambienti e situazioni.
Bravissima nella interpretazione del personaggio è stata l’attrice Maria Teresa Amato.

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Ha consegnato il premio Liborio Porracciolo.

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Oriana Civile è cantante, musicista, ricercatrice e interprete originale della musica etnica siciliana.
Si è confrontata con tutti i generi: dal blues al jazz, dalla bossa nova al flamenco, dal tango argentino alla musica demenziale, dalla riproposta popolare alla World Music.
Ha magistralmente cantato “ A la Fimmina”,  canto di donne di marinai di Trapani tratto dal “Corpus di musiche popolari siciliane” di A. Favara.

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Ha recitato la filastrocca-scioglilingua “Re Befè, Viscuottu e Minè”.

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Ha suonato, accompagnandosi con la chitarra, “Vacci, Amuri”, di Nunziata D’Onofrio di Caronia.

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E’ stata premiata dalll’Ass.re alla cultura e Vicesindaco Vincenzo Oieni.

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Albero Giordani è: scrittore, regista, attore.
Il titlolo dell libro è:“Passaggi”.
Dalla sua viva voce abbiamo ascoltato piacevolmente la lettura dei racconti:
-Il cammello sulla Senna,
-Il vaso,
-L’esperienza.

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E’ stato premiato da Francesco Scarito.

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Per la premiazione dei lavori del laboratorio di scrittura creativa, in collaborazione con l’istituto compressivo “Tommaso Aversa” di Mistretta, sono state premiate le alunne: Ilenia Marinaro, con la camicetta bianca, e Greta Scalone, con la maglietta nera.
Hanno guidato le alunne: la direttrice scolastica prof.ssa Maria Grazia Antinoro e l’insegnante Mariangela Biffarella.

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Ilenia Marinaro ha scritto il racconto: “Biblio-barca”.
Greta Scalone ha scritto il racconto “Il bambino triste e l’elefantino”.
Ilenia e Greta sono state premiate dalla prof.ssa Marisa Antoci.

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Inoltre, l’Associazione “Progetto Mistretta” ha consegnato alle alunne Ilenia e Greta la busta contenente una sommetta di denaro da utilizzare per l’acquisto di libri di lettura.

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La serata è stata ricchissima di emozioni e di applausi da parte di tutti i presenti!

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MARIA MESSINA nacque a Palermo il 14 marzo del 1887 da Gaetano, nato ad Alimena nel 1857 ,  e da Gaetana Traina. La madre, di  nobile casato decaduto,  nacque a Prizzi il 14 maggio del 1863.

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Le poche fotografie di Maria, conservate nell’album di famiglia, mostrano una giovane donna, piccola di statura, dagli occhi  tristi e dal visino pallido, incorniciato da una folta capigliatura castana e dalla delicata personalità.
Maria è vissuta in un ambiente borghese, istruendosi da autodidatta senza frequentare le scuole pubbliche, con l’aiuto della madre e dell’amato fratello Salvatore che la incoraggiò ad intraprendere la strada letteraria.
Maria  giunse a Mistretta nel mese di settembre del 1903, quando aveva compiuto appena 16 anni di età, perché suo padre aveva ricevuto il primo incarico di direttore didattico della scuola elementare.
Abitò a Mistretta,  in una casa di Via Paolo Insinga.
Rimase a Mistretta fino al 1909 quando suo padre, avendo vinto il concorso di ispettore scolastico,  si  trasferì ad Ascoli Piceno con tutta la famiglia.
Costretta a staccarsi dalla sua Sicilia, lontana dalla quale si sente “un uccello senza nido”, lei stessa confessa : “La sicilianità è alimentata di profonde radici nell’animo”.
A Mistretta Maria Messina sviluppò la sua fantasia creativa.
Nei suoi romanzi, nei suoi racconti e nelle sue novelle descrisse personaggi, località di campagna, luoghi urbani, usi e costumi  anche della città di Mistretta che  definisce “paese acchiocciolato ai piedi del castello, con le sue casucce rossastre”.
A 22 anni di età, nel 1909, Maria Messina esordì con “Pettini fini”, lavoro inviato in visione a Giovanni Verga come testimonia la sua prima lettera. Con Giovanni Verga Maria aveva instaurato  un intenso rapporto epistolare definito “idillio letterario“.
Tra il 1909  e il 1919  ” la piccola amica lontana”, ” la scolara”  ha spedito, in una corrispondenza decennale, 23 lettere  e una cartolina postale.
Maria lo chiamava “Illustre Signor Verga” “Illustre, amatissimo Maestro“, “Mio grande buon amico“.

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 Seguirono “Piccoli gorghi”, novelle, pubblicate nel 1911, entrambe le opere lodate dal Verga che, pur schivo com’è di reclame, non le rifiuta la pubblicazione del suo benevolo giudizio.

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La sua produzione letteraria è inarrestabile. Seguirono: Le briciole del destino, 1918; II guinzaglio, Personcine, Ragazze siciliane, 1921.
I romanzi sono: La casa nel vicolo, 1921; Alla deriva e Primavera senza sole, 1920; Un fiore che non fiorì, 1923; Le pause della vita, 1926; L’amore negato, 1928.
La letteratura per l’infanzia comprende: I racconti di Cismè, 1912; Pirichitto, 1914; Cenerella, 1918; I figli dell’uomo sapiente, 1920; II galletto rosso e blu, 1921; II giardino dei Grigoli, 1922; I racconti dell’Avemaria, 1922; Storia di buoni zoccoli e di cattive scarpe, 1926.
Sono tutte  le sue opere?
Maria si arrese alla sofferenza all’alba del 19 gennaio del 1944, alle ore tre del mattino, morendo a Masiano, una frazione a pochi chilometri da Pistoia, nella casa di contadini della famiglia Tarabusi dove si era rifugiata, su consiglio della Tagliaferri, per sfuggire ai bombardamenti della guerra, che aveva diviso in due l’Italia separandola dall’amato fratello e dalle nipoti, e dove viveva in solitudine in campagna, “vinta” dal destino, divorata dalla distrofia muscolare.
A certificare la sua morte al delegato del Podestà di Pistoia fu un certo signor Tarabusi Leopoldo.
Prima di morire, Maria donò alla sua affezionata infermiera Vittoria Tagliaferri “I doni della vita”, un documento di fede e di religiosità, un’esperienza di sofferenza fisica e spirituale.
Fu sepolta nel cimitero della Misericordia Addolorata di Pistoia così come desiderava.
Riesumata nel 1966, i suoi resti mortali, per volontà delle nipoti, furono custoditi nella stessa tomba della madre, signora Gaetana Traina deceduta  il 20 dicembre del 1932.
Maria Messina fu una delle più grandi scrittrici veriste, ammirata da Giovanni Verga, che la guida nella difficile via dell’arte che è il suo rifugio e dà un senso alla sua vita modesta, commentata da Giuseppe Antonio Borghese come la “scolara del Verga”, “una provinciale di onesta e modesta fantasia, aliena da pervertimenti sensuali, da smanie sentimentali, da ambizioni teoriche“.
Il rapporto epistolare con Giovanni Verga Maria è continuato per molto tempo.
In un’altra lettera di risposta a Giovanni Verga Maria così scrisse: ”le Sue parole piene di benevolenza, gonfiandomi il cuore di commozione, m’ànno infuso il coraggio di guardare finalmente davanti a me, m’àn lanciato nel paese dei sogni e delle speranze…”
Tuttavia, completamente dimenticata, è stata assente dalla letteratura italiana del Novecento.

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Abbattere il muro del silenzio attorno a lei, schiudere le porte dell’oscurità, che avevano nascosto per oltre mezzo secolo il nome e l’opera di Maria Messina, aprire quelle della sua fama, fu merito dello scrittore Leonardo Sciascia che, nei primi anni ottanta, ha riproposto la lettura di alcuni dei suoi racconti.
Da allora le sue opere hanno attraversato una nuova stagione di notorietà e sono state tradotte in diverse lingue.
Nelle sue opere Maria ha raccontato, con una commiserazione pervasa di ribellione, la società maschilista dell’epoca, la sottomessa condizione femminile in Sicilia qual era fino agli anni della seconda guerra mondiale.
Ha esaminato i temi della gelosia, dell’adulterio, dei maltrattamenti, dell’abuso sessuale, dei pregiudizi, dei costumi, delle contraddizioni. Descrive quella società provinciale passiva, stagnante, che rende la donna “vinta” tra “i vinti“,  impedita ad esistere pienamente, da cui scaturiscono i dolori trattenti, i sentimenti soffocati, la voce strozzata, fino al silenzio, inchiodando la donna in una condizione di muta e drammatica subalternità.
Sono i  moventi della sua ispirazione narrativa!
L’Associazione “Progetto Mistretta” ha rivolto alla scrittrice grande attenzione assegnando a Maria un posto di rilievo nella cultura amastratina divulgando il suo nome e la sua opera attraverso la promozione del concorso letterario “Maria Messina” con cadenza annuale.
In questo modo Maria è stata ricompensata per essere stata dimenticata dai critici, dagli storici della letteratura italiana del Novecento e dai lettori.

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 Sabato 20 Ottobre 2007,  il Sindaco della cittadina di Mistretta, l’avv. Iano Antoci, e la giunta comunale, seguiti dalla banda musicale, hanno intitolato una via del centro urbano alla scrittrice siciliana.

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Nel mese di febbraio del 2009 Le è stata conferita anche la cittadinanza onoraria a Mistretta.
L’Amministrazione comunale di Mistretta si è anche adoperata per accogliere i suoi resti mortali.
Grazie all’interessamento dell’Associazione “Progetto Mistretta”, al giornale “Il Centro Storico” e al certosino lavoro di ricerca del pistoiese “mistretteseGiorgio Giorgetti le spoglie di Maria Messina sono state trasferite al cimitero monumentale di Mistretta dal cimitero della Misericordia di Pistoia.
Maria riposa lì, accanto alla sua amata madre Gaetana Traina.
Il merito di questo “ritorno” in patria si deve attribuire soprattutto al prof. Nino Testagrossa, il presidente dell’associazione “Progetto Mistretta”, che ha messo in risalto il legame della Messina con quelli che lei stessa in una lettera indirizzata al Verga definì “i miei buoni mistrettesi”.

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La cerimonia di accoglienza e di tumulazione dei resti mortali della scrittrice è avvenuta il 24 aprile del 2009.

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Tutto ciò sta a significare il legame mai interrotto con la città di Mistretta dove Maria trascorse alcuni anni della sua adolescenza e dove trasse motivi per descrivere le umili vicende raccontate nelle sue novelle.
La poetessa Ada Negri, che la chiamava “mia piccola sorella Maria”, poiché le due donne relazionavano in forma epistolare, scrisse a Maria Messina: “Non ti conosco fisicamente, ma mi sembra di conoscere bene la tua grande anima”.
Anche noi mistrettesi non l’abbiamo conosciuta personalmente, ma possiamo dire di conoscere bene la sua anima, i suoi messaggi, la sua arte narrativa.
Anche la città di Licata, sollecitata dalla FIDAPA, dalla dott.ssa Ester Rizzo e da me stessa,  ha voluto onorare la scrittrice Maria Messina intitolandole una strada cittadina.

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Sicuramente, come il popolo di Mistretta, così anche il popolo di Licata, leggendo il nome della strada, ricorda la scrittrice siciliana Maria Messina e apprezza l’alto valore letterario con la lettura della sua abbondante produzione custodita in parte anche nella Biblioteca comunale “Luigi Vitali” di Licata.

Le lettere riportate sono tratte dal libro “ Un idillio letterario inedito verghiano
di Giovanni Garra Agosta
custodito nella Biblioteca Comunale “Luigi Vitali” di Licata.

IL ”CIRCOLO UNIONE” A MISTRETTA

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Il “Circolo Unione” è ubicato nella ex piazza Guglielmo Marconi, oggi rinominata Piazza San Sebastiano.

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L’edificio del vecchio “Casino di Conversazione”, come era precedentemente denominato, costruito nella seconda metà dell’800 su progetto redatto dall’ing. Giuseppe Cussetta, presenta un unico piano leggermente rialzato rispetto al livello della strada e circondato da un’ampia terrazza, protetta da un’inferriata metallica, dove si affacciano i soci per assistere al passaggio del cammino processionale dei Santi e per prendersi il fresco durante la bella stagione chiacchierando piacevolmente.

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La facciata, in stile neoclassico, è abbellita dalla partitura centrale a tempietto con frontone e con lo stemma dove sono incisi: l’aquila reale, sormontata dalla corona, i fasci, per ricordare il tempo del fascismo, le sciabole, l’ascia e la lira, lo strumento musicale.

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 Nelle nicchie, nel vaso sotto la conchiglia sono sbocciati i fiori di Hibiscus rosa-sinensis.
La parete laterale sinistra è priva di finestre e di balconi.

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All’interno dei tre grandi saloni è presente l’originario arredamento in stile liberty in perfetto stato di conservazione.

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 dove s’incontrano piacevolmente gli amici.

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L’amico Sebastiano Lo Iacono nel suo libro “Il Circolo Unione di Mistretta 150 anni dopo. Nostalgia dei Gattopardi, borghesia e classe media a Mistretta”, con maestria e con grande capacità letteraria, ha ricostruito la sua storia.

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Come ha detto l’autore: ”La commemorazione dei centocinquanta anni di vita di un sodalizio è l’occasione per riflettere su una piccola fetta di storia mistrettese e affermare una certa identità: quella della classe medio-alta locale. La storia del Circolo è quasi una sorta di <romanzo storico>”.
Durante la presentazione del libro, il presidente del Circolo dott. Mario Salamone si è espresso così: ” […] da quando sono diventato socio, il Circolo è stato un punto di riferimento che mi ha consentito di passare i momenti liberi della giornata nel miglior modo possibile, cioè a dire, socializzando, leggendo, discutendo, dibattendo, scherzando, commentando e (perché no?) giocando a carte, con amici e soci, con la massima onestà e fiducia, pur nell’agonismo più intenso.
Quando, nel lontano mese di luglio dell’anno 1982, l’amico Bettino Di Salvo ha avuto il piacere di farmi presentare la domanda di ammissione, in qualità di socio effettivo, non avrei mai pensato che un giorno sarei diventato il presidente, carica che hanno ricoperto illustri cittadini professionisti e che hanno ricoperto funzioni pubbliche di rilievo nell’ambito della nostra città
[…] ”.
Il dott. Mario Salamone, con le sue parole, ha sinteticamente decritto gli scopi, le finalità e le istituzioni dell’Associazione.
L’idea di istituire il “Casino di Conversazione” nasceva, quindi, dal desiderio di quella società che intravedeva grandi cambiamenti e che sollecitava l’emancipazione di un ceto borghese elevato alla ricerca di luoghi dove potersi incontrare per instaurare buoni rapporti sociali e per trascorrere sereni momenti ricreativi.
Il Circolo nacque, quindi, non solo per scopi ludici, ma anche per l’esercizio dell’arte del bel conversare, indice di un ceto sociale che possedeva  un alto livello d’istruzione.
L’art. 2 dello Statuto recita: “L’onesto intrattenimento in lecita conversazione, in giuochi non proibiti dalla Legge, ed altri innocenti sollazzi”.
Le persone di prestigio, che solevano riunirsi già da tempo alternativamente nelle sale dei loro palazzi privati, nel 1846 chiesero all’Autorità la concessione di una area del “piano di San Sebastiano” con lo scopo di costruire un edificio da “destinarsi in Casino di società del ceto civile”, cioè del “Casino di conversazione”.
Finalmente, disponendo dell’area e delle risorse economiche, iniziarono i lavori e il primo statuto sulla costituzione del “Casino di conversazione” fu redatto nel 1854.
Una tale istituzione non poteva mancare a Mistretta in quanto “un Casino che accoglier deve il fiore della Società, e del Paese, e dei Signori è l’indice della civiltà del Comune; e l’ornato dunque e la Civiltà sono nell’interesse di questo, ed un Capoluogo di Distretto, dove ha sede una Sottintendenza, è ben meritevole che si abbia un luogo di pubblico convegno che faccia onore all’Amministrazione”.
E’ quanto si legge in una lettera del 23.12.1854 dell’allora sindaco di Mistretta, il don Francesco Di Salvo, indirizzata al Direttore del Dipartimento dell’Interno di Palermo e dell’Intendenza della Provincia di Messina.
La calorosa lettera del Sindaco alle superiori autorità nasceva dalla dura contrapposizione che si era verificata tra gli stessi “signori”, tra il clero e tra le suore delle Benedettine il cui monastero era di fronte all’ area dove si sarebbe dovuto edificare l’immobile.
La religiosa Benedetta Scimoncelli, madre superiora del monastero benedettino di Santa Maria del Soccorso, oggi edificio scolastico dell’Istituto Comprensivo “Tommaso Aversa”, che obbediva alla regola delle suore Benedettine, così giustificava la sua opposizione tramite il ricorso stilato dal legale Giuseppe D’Arrigo: “causa alle suore claustrali gravi danni, disordini, e, appunto, scandalo”.
Il costruendo edificio, che doveva sorgere nel centro della città, doveva essere la sede del “Casino” adatta ad ospitare i soci dell’associazione per svago, per diletto, per conversazione. La contesa giudiziaria, accompagnata da vivaci ed opposte fazioni popolari, si concluse con la sentenza del 1856 che autorizzava la costruzione dell’edificio con la categorica condizione, però, di non aprire finestre sulla parete laterale di fronte al monastero.

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Nel 2010 questa parete è stata arredata con la scultura di Astarte, opera del maestro scalpellino Gaetano Russo.
Astarte era la Grande Madre fenicia e cananea, sposa di Adone, legata alla fertilità, alla fecondità e alla guerra.
Secondo i Semiti settentrionali e i Fenici in particolare, Astarte era la divinità femminile per eccellenza.
Il nome della città di Mistretta deriva dal fenicio Am-Ashtart, ossia città fondata da Astarte.

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Finalmente, ristabilita la concordia nel 1859, per sigillare l’evento il “Casino di Conversazione” si diede l’appellativo di “Unione” come simbolo di unità di classi sociali.
Solo nel 1881 fu decisa la dizione “Circolo Unione”.
Nel 1888 fu approvato il nuovo statuto il cui art. 1 disponeva che fine “precipuamente“ è quello di “mantenere la concordia fra le persone colte e di discutere e promuovere le idee vantaggiose al benessere del paese”.
I fondatori del “Casino di Conversazione” appartenevano alle classi nobili e aristocratiche dell’Ottocento, quelli che credevano di essere i “migliori”, “i gattopardi locali”, “i galantuomini” in quanto detentori, nella realtà o nell’immaginazione, di potere, di prestigio, di ricchezza, di istruzione, di educazione e, soprattutto, quelli che dimostravano di possedere alti valori morali manifestandoli nella vita quotidiana privata e pubblica.
Erano i grossi proprietari terrieri, i professionisti, i funzionari giudici in servizio presso il Tribunale di Mistretta, qualche militare.
Il clero era rappresentato da una sola presenza.
Quando è stato istituito il “Casino di Conversazione” la differenza fra cappedda e birritta, borghesi e contadini era visibile.
Al “Casino di Conversazione” si dibattevano temi di carattere generale e, più strettamente, di carattere amministrativo locale.
La micro-storia del Casino di Conversazione – Circolo Unione s’interseca con la Storia d’Italia, della Sicilia, di Mistretta.
Dice Tatà Lo Iacono: “[…] Nel momento di fondazione del Casino di Conversazione i pregiudizi sociali erano talmente radicati che era naturale pensare che ci fossero naturalmente ricchi borghesi e naturalmente contadini e braccianti senza terra, quindi classi inferiori naturalmente tali. Non c’era, all’epoca, alcuna forma di riscatto sociale, né l’idea che una qualche dinamica sociale, altrimenti detta mobilità sociale, potesse cambiare il destino delle classi subalterne in quelle delle classi egemoni o, caso quanto mai raro, viceversa. I fenomeni di emancipazione o regressione sociale erano controllati e misurati. La mobilità sociale era quasi bloccata.  […]”.
Lo statuto prevedeva buone norme di comportamento anche per quanto riguardava il modo di vestire. L’art. 3 stabiliva che “nell’inverno avuto riguardo alla rigidezza del clima, perché quasi necessita, si permette l’intervento con cappotto e scarpetta. Nell’estate ogni socio dovrà intervenire con cappello permettendosi il baschetto soltanto la sera”.
Tale disposizione, per la cui inosservanza era prevista l’ammonizione e la “depennazione” in caso di recidiva, scatenò le ire di una minoranza solidale con “uno dei fratelli Salamone che soleva accedervi in blusa e scazzetta”.
I membri del “Casino di Conversazione” erano gestiti dagli organi interni: Dall’Assemblea degli iscritti, da un amministratore, dal cassiere, dalla deputazione di tre membri che, restando in carica tre anni, avevano compiti specifici.
Il “Casino di Conversazione” apriva le porte della sede dalle 8:00 alle 13:00 del mattino e dalle 14:00 fino a sera.
Aveva l’obbligo di fornire i giornali per la sala di lettura in numero di “sei testate di diversa ispirazione politica”.
All’atto dell’iscrizione il socio doveva versare 2 onze e 16 tarì e, successivamente, 4 tarì al mese.
Oggi il “Circolo Unione” ha allargato le sue vedute inserendo fra i soci anche quelli appartenenti ad un ceto medio-basso costituendo, così, una classe sociale più eterogenea.
Dal 1954 hanno fatto parte dell’Associazione tutti i sindaci della città e alcuni sono stati anche presidenti.
Nessuna donna era stata socia del Circolo, anche se alcune lo frequentavano durante le feste organizzate dal Circolo o durante qualche partita a carte.
Con delibera del 19/10/1958 è stato modificato lo Statuto con l’aggiunta dell’art.13 che così recitava: “ Possono far parte altresì come soci temporanei le mogli e le figlie dei soci, superati i 16 anni, frequentatrici dei locali sociali, previo pagamento di una contribuzione mensile uguale a quella corrisposta dai soci effettivi”.
La presenza delle donne, grazie alle molteplici attività culturali organizzate nella sede del “Circolo Unione”, oggi  è frequente.
Si contano attualmente quattro donne socie temporanee ammesse.
Il presidente, il dott. Mario Salamone, ha sostenuto: ” Non solo presenza fisica e partecipazione, ma legittimamente per le donne ad essere socie a tutti gli effetti, come quelli di sesso maschile”.
Il Circolo annovera, inoltre, 116 uomini soci effettivi e 44 uomini soci temporanei.
Il “Circolo Unione” è retto dal Consiglio di Amministrazione formato dal presidente dott. Mario Salamone, dai consiglieri Luciano Calunniato, Mario D Franco, Maria Saitta, Francesco Scarito, dal segretario Pietro Iudicello, dal cassiere Mario Testa che raccoglie le quote associative.
Indispensabile è la presenza del signor Antonio Ribaudo.

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Il presidente Mario Salamone

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Adiacente al salone delle feste un’ altra sala accoglie i soci sia per la lettura del giornale,

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L’ambiente è arredato, oltre che dai tavoli e dai divani, anche da un antico pianoforte.

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IL Circolo è dotato anche di una ricca libreria e di uno spazio dedicato all’uso del computer

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Il presidente, il dott. Mario Salamone

Arredano l’ambiente un’antica radio e un quadro di fotografie di vecchi soci.

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Il Circolo Unione si differenzia dagli altri sodalizi di mutuo soccorso per non disporre di una cripta sociale nel cimitero monumentale.
La maggioranza dei soci appartenenti, come già detto, all’alta burocrazia, provvedeva a dare al caro estinto la dignitosa sepoltura in una sfarzosa e ornamentale tomba di famiglia.
Molti soci del Circolo Unione hanno gestito il post mortem con la costruzione di numerose e architettoniche cappelle funerarie di proprietà privata contribuendo all’ampliamento dell’attuale Cimitero monumentale.
Il “Circolo Unione” mette a disposizione la propria raffinata sala di rappresentanza per la realizzazione di moltissime manifestazioni culturali.
Ammirevole è l’azione del Presidente del Circolo Unione, il dott. Mario Salamone che, sotto la sua presidenza, promuove  incontri culturali quali conferenze scientifiche, presentazione di libri, concerti musicali e, principalmente la premiazione del concorso letterario “Maria Messina”.

ALCUNI MOMENTI CULTURALI:

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Il Presidente del Circolo Unione dott. Mario Salamone

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Il presidente dell’Associazione “Progetto Mistretta” prof. Antonino Testagrossa

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Il Prof. Giuseppe Passarello riceve il premio “Maria Messina” della quale era grande estimatore.

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La scrittrice licatese, prof.ssa Angela Mancuso, riceve il premio “Maria Messina” per Il racconto “Breve storia di Salvatore Siciliano detto Sasà”.

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Il libro della scrittrice Mariangela Biffarella

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I Video-libri di Nella Seminara

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 La scrittrice Eva Cantarella  ha presentato il suo libro “L’Amore è un dio”

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La contessa d’Almerita signora  Franca Tasca racconta:

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La nostra storia è scritta nella terra alla quale, da otto generazioni, riserviamo l’attenzione e l’amore che si destina ad un componente della famiglia. I nostri nonni ci hanno insegnato a rispettarla con lo sguardo sempre rivolto al futuro e questa visione, ancora oggi, ci permette di avere vigne rigogliose e di coltivare terreni ricchi e fertili. Alla tenuta storica, Regaleali, attraverso un preciso progetto di valorizzazione delle varietà autoctone e dei territori a maggiore vocazione vitivinicola, si sono aggiunte Capofaro a Salina nell’arcipelago delle Eolie, Tascante sull’Etna, Whitaker a Mozia in provincia di Trapani e Sallier de La Tour nella Doc Monreale. La sfida più grande è quella di preservare questi luoghi per lasciare ai nostri figli un ambiente migliore nella salvaguardia di ogni singolo ecosistema”.

I musicisti:

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I musicisti del Trio Heimath: Marzia Manno al pianoforte, la soprano  Nina Alessi, Salvatore Villardita al clarinetto.

L’amico Vittorio Lo Jacono ha presentato il suo libro

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L’amico Domenico Lo Iacono ha presentato il suo libro

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Giorno 3 settembre 2017 ha a presentato il suo libro “ Utopia mediterranea”  il barone Giuseppe Giaconia di Migaido.

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L’autore Giuseppe Giaconia di Migaido

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Il tavolo dei relatori:
da sx: il presidente della Pro Loco signor Giuseppe Lo Stimolo, l’arch. Angelo Pettineo, l’autore del libro Giuseppe Giaconia di Migaido, il presidente del Circolo Unione dott. Mario Salamone, il prof. Francesco Cuva.

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Tanta gente

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