Aug 9, 2016 - Senza categoria    Comments Off on L’ARUNDINARIA JAPONICA IL BAMBU’ NELLA VILLA COMUNALE “G.GARIBALDI” DI MISTRETTA

L’ARUNDINARIA JAPONICA IL BAMBU’ NELLA VILLA COMUNALE “G.GARIBALDI” DI MISTRETTA

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L’Arundinaria japonica, che sta appoggiata al bordo del laghetto della villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta, quasi sopra le tegole del tetto che copre il motore dell’acqua, dopo la drastica potatura, che l’ha spogliata dai suoi numerosi culmi, adesso si sta riempiendo di nuovi giovani e teneri fusti che rendono l’habitat ancora più piacevole.

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L’Arundinaria japonica, il “Bambusa metake” o, comunemente, chiamato “Bambù”, è una pianta appartenente alla famiglia delle Graminaceae.
I Bambù sono presenti con più di 75 generi diversi e con oltre 1200 specie diffuse in tutto il mondo. Sono tutte originarie delle regioni tropicali e sub tropicali, esattamente dell’Estremo Oriente, della Cina e del Giappone, anche se sono state scoperte alcune specie spontanee in Africa, in Oceania e in America.

Il Bambù è una pianta di taglia media, può raggiungere anche i due metri d’altezza e, crescendo, sviluppa un arbusto tondeggiante. L’Arundinaria japonica è coltivata a scopo ornamentale perché, in tutte le stagioni dell’anno, assume sempre una colorazione verde e mantiene la foglia anche in inverno.

E’ una pianta straordinaria, molto vigorosa, a portamento arbustivo. Il culmo è quello delle Graminaceae, tipico di tutti i Bambù: rigido, alto, eretto, quasi lignificato e duro. Tanti culmi insieme spuntano dal rizoma sottostante a formare fitti gruppi specialmente attigui ad un laghetto o ad un corso d’acqua.

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Presenta internodi cavi e nodi cilindrici molto evidenti dai quali si sviluppano le foglie. Il culmo è conosciuto per la resistenza, per la leggerezza e per la flessibilità tanto da creare un commercio molto florido in tutto il mondo nell’artigianato per la produzione di cestini, “panara” e “carteddi”, nell’industria del mobile e del tessile, per la realizzazione di tessuti, di ventagli, di parquet perché le sue fibre sono molto lunghe.

Haicu (poesia giapponese)

Bianche gocce di rugiada

Sui pennacchi di canne del mio giardino

Potessi perforarle intatte,

Una collana per te.

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La pianta è saldamente legata al suolo tramite le radici rizomatose che si sviluppano considerevolmente in profondità. Il diverso modo di svilupparsi delle radici consente di identificare i vari tipi di Bambù. Vi sono, infatti, piante che sviluppano rapidamente il proprio apparato radicale rizomatoso strisciante allontanandosi velocemente dal luogo d’origine e diventando molto invasive; altre che si sviluppano più lentamente, affondano le radici in profondità e non si allontanano.
Le foglie, provviste di un corto peduncolo,sono sottili, lunghe, lanceolate, appuntite, a margine intero, erette o reclinate verso l’esterno, di colore verde scuro brillante sulla pagina superiore, glauche nella pagina inferiore.

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I fiori somigliano ai lunghi e grossi turioni degli asparagi, anche se le piante coltivate fioriscono raramente. Le spighette, formate da un numero vario di fiori, generalmente unisessuali, sono riunite in pannocchie: quelle maschili sono poste alla sommità della pianta, quelle femminili si trovano all’ascella delle foglie. Talvolta i due tipi di spighette sono riuniti sulla stessa infiorescenza che porta in alto gli elementi maschili e in basso quelli femminili.

Difficilmente è possibile osservare una pianta di Bambù fiorita anche nel proprio paese d’origine. In alcune specie la fioritura avviene contemporaneamente su vaste regioni e rappresenta un processo eccezionale che consuma in abbondanza energia e risorse nutritive.

Gli scienziati non sono ancora riusciti a capire perché, iniziata la fioritura di una specie in una qualunque località della terra, essa si estenda a tutti gli appartenenti a questa specie in qualsiasi parte del mondo e qualunque sia l’età di ogni singola pianta.

In genere, la fioritura avviene in aprile. Avvenuta la fioritura, il culmo muore, ma la ripresa vegetativa della pianta è assicurata dal rizoma sotterraneo. Alle volte il Bambù muore dopo che fiorisce. Una delle tante ipotesi attribuisce la causa all’impollinazione anemofila, cioè per mezzo del vento. Una singola pianta deve produrre una gran quantità di fiori per essere certa di poter produrre i semi; questo è già un notevole sforzo. La pianta, per lo stress subìto, potrebbe anche morire. Inoltre, essendo a crescita molto fitta, la “pianta madre“, per garantire alle piantine della nuova generazione spazio vitale, luce, acqua, aria, sali minerali, sacrifica se stessa.

Sono soltanto delle ipotesi in quanto le vere ragioni non sono ancora state chiarite. Il metodo più pratico per la riproduzione è la via agamica per divisione dei cespi, in primavera, oppure delle parti giovani del rizoma sotterraneo che possono generare nuovi culmi, oppure per talea, scegliendo un tratto di culmo non ancora lignificato e comprendente almeno un nodo e qualche ramificazione. La semina non è una pratica usata per la difficoltà di trovare i semi nei nostri climi.

L’Arundinaria japonica è una pianta un pò esigente e, per il suo equilibrato sviluppo, è consigliabile evitare di esporla a gelate tardive coltivandola in un luogo riparato e in uno spazio dove può ricevere almeno alcune ore di sole diretto. Il terreno deve essere fertile, profondo e ben drenato perché è una pianta che ama un ambiente umido.

Il clima primaverile, con un notevole sbalzo termico tra il giorno e la notte, le piogge abbondanti e frequenti, possono favorire lo sviluppo di alcune malattie fungine. Durante i mesi invernali, per proteggere la pianta dal clima rigido, bisognerebbe ricoprire la porzione di terreno attorno alle sue radici con foglie secche o altro materiale.

Il Bambù è la pianta dai mille usi.
Infatti, oltre ad essere un vegetale di incredibile bellezza, trova innumerevoli impieghi: nella manifattura della carta, delle canne da pesca, di strumenti musicali, nell’artigianato, in medicina, come materiale da costruzione, come utensili da giardino, per bastoni da passeggio.
Alcune specie sono utilizzate nell’industria cosmetica per la fabbricazione di creme e di lozioni perché la linfa contiene amminoacidi, vitamine e numerosi sali minerali. Per le sue caratteristiche la pianta è, pertanto, usata come emolliente, rinfrescante e tonificante della pelle; inoltre migliora la resistenza dei capelli e svolge un’azione protettiva verso gli agenti esterni.

Nella cucina asiatica il Bambù è usato come alimento umano, sotto forma di verdura, perché i giovani germogli si possono cucinare, e come cibo per gli animali.

Il buon funzionamento delle prime lampade Edison è stato favorito dall’impiego di un filamento carbonizzato di Bambù, pertanto si è apprezzata l’utilità della pianta anche nel campo dell’elettricità.

E’, inoltre, molto conosciuto in quanto nelle foreste di Bambù della Cina centro-meridionale, tra i 1800 e i 3000 metri d’altitudine, vive il Panda gigante, l’Ailuropoda melanoleuca, che si nutre proprio delle sue foglie. Il Panda, secondo le informazioni fornite dal WWF, è considerato la specie a maggior rischio d’estinzione per il continuo impoverimento del suo habitat naturale, per il bracconaggio per ricavare la sua pelle, per il basso tasso di natalità della specie, per la morte dei Bambù dopo la fioritura.

Per ricostituire una foresta aggredita dai ripetuti incendi, dai tagli impropri, dalla cementificazione selvaggia quanti anni occorreranno? Quando l’attività antropica non era così accentuata i Panda non avevano problemi di esistenza perchè potevano muoversi liberamente da una zona ad un’altra. Attualmente gli insediamenti umani rendono impossibili i loro spostamenti. Si stima che vi siano meno di 1000 esemplari di Panda divisi in poche decine di popolazioni.

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