Sep 7, 2014 - Senza categoria    Comments Off on ANTONIO TURCO E IL VIDEO SULLA FESTA DI SAN SEBASTIANO A MISTRETTA

ANTONIO TURCO E IL VIDEO SULLA FESTA DI SAN SEBASTIANO A MISTRETTA

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Educato, rispettoso, cordiale, gentile, garbato Antonio Turco è il giovane studente liceale mistrettese che, con l’hobby della fotografia e dei filmati, riesce a raccogliere immagini e a creare documenti che ricordano importantissimi eventi di famiglia, di paesi, di luoghi.

Con il suo DRONE, che volava altissimo nel cielo grigio di Mistretta, la sera del 18 agosto u.s. ha registrato  la festa religiosa e folkorica del  martire San Sebastiano patrono della città.

Ha saputo cogliere i momenti più salienti, come la corsa del Santo e della Varetta nella via Libertà, il rientro dei simulacri nella chiesa, i giochi d’artificio, la numerosa presenza di persone provenienti anche dai paesi limitrofi.

Antonio ha sapientemente riprodotto tutta la cerimonia festosa in onore di San Sebastiano in un DVD dove l’attenta osservazione del video fa rivivere ai mistrettesi e non solo il brivido emotivo al grido unanime “viva San Sebastiano”.

Il DVD è stato allestito da Antonio con molta bravura e capacità professionale. Già il fronte della copertina della custodia, molto bella ed elegante, fa rivivere il momento dell’uscita del Santo dalla Sua chiesa, mentre il retro, che registra l’esplosione dei giochi pirotecnici, suscita allegria nei partecipanti che applaudono. Il video è arricchito dai titoli, dagli effetti speciali, dalla colonna sonora.

Invito, pertanto, i visitatori del mio blog ad aprire il trailer per assaggiare in anteprima una piccola parte del film. ANTONIO TURCO è su facebook.

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Anche se i festeggiamenti agostani in onore di San Sebastiano a Mistretta si sono conclusi, tuttavia

ripropongo la lettura dell’articolo sulla vita del Santo patrono e sulla Sua festa.

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LA VITA DI SAN SEBASTIANO E LA SUA FESTA A MISTRETTA

   Su Sebastiano sono state riportate molte notizie, ma le fonti storiche certe dalle quali si possono ricavare i pochi elementi sulla vita, sul luogo del martirio e della sepoltura e sulla festività liturgica sono: la “Depositio Martyrum”, il più antico calendario della Chiesa di Roma risalente al 354, che lo ricorda il 20 gennaio, e un’annotazione del “Commento al salmo 118” di Sant’Ambrogio, (340-397), secondo il quale Sebastiano, di origine milanese, si era trasferito a Roma. Altre notizie sulla vita di Sebastiano sono narrate nella Legenda Aurea scritta da Jacopo da Varagine e, in particolare, nella Passio Sancti Sebastiani, opera curata da Arnobio il Giovane, monaco probabilmente del V secolo. La Passio Sancti Sebastiani è molto ricca di episodi e di particolari biografici, però è ritenuta poco attendibile nonostante la “storia” del Santo sia stata compilata intorno alla metà del sec. V, quando la memoria di Sebastiano poteva essere ancora viva, e l’autore mostri un’ottima conoscenza della pianta di Roma. Sebastiano, secondo Sant’Ambrogio, è nato a Milano nel 256, dove è cresciuto e educato alla fede cristiana, da madre milanese e da padre di Narbona, alto funzionario della Francia meridionale. Fu il Santo italiano di origine francese e venerato come martire dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa Cristiana Ortodossa. Il nome Sebastiano deriva dal greco “σεβαστός” col significato di “degno d’onore, augusto, imperiale”.

San Sebastiano 1

 Prima di raccontare la vita di Sebastiano è giusto dare una piccola introduzione storica. Nel 260, poiché l’imperatore Galliano aveva abrogato gli editti persecutori contro i cristiani, seguì un lungo periodo di pace durante il quale i cristiani, pur non essendo riconosciuti ufficialmente, erano stimati occupando, alcuni di loro, importanti posizioni nell’amministrazione dell’Impero. Diocleziano, imperatore dal 284 al 305, desiderava portare avanti questa condizione pacifica. Dopo 18 anni, su istigazione di Galerio, scatenò una delle persecuzioni più crudeli in tutto l’impero. Intanto Sebastiano si era trasferito a Roma nel 270 intraprendendo, intorno al 283, la carriera militare. Diventò un alto ufficiale dell’esercito imperiale. Fu il comandante della prestigiosa prima coorte della guardia imperiale di Diocleziano stabile a Roma per la difesa dell’Imperatore. Per le sue doti di fedeltà e di lealtà e per la sua intelligenza, fu molto stimato dagli imperatori Massimiano e Diocleziano che non sospettavano della sua fede cristiana. Grazie al suo incarico, godendo dell’amicizia dell’imperatore Diocleziano, ha potuto mettere in pratica azioni a favore dei cristiani, prestando aiuto a quelli segregati in carcere e condotti al supplizio, e ha potuto curare la sepoltura dei martiri. Ha fatto anche opera missionaria diffondendo la religione e convertendo al cristianesimo soldati, militari, magistrati, nobili della corte. Lo stesso governatore di Roma Cromazio e suo figlio Tiburzio, da lui convertiti, avrebbero affrontato il martirio. Sebastiano, per la sua opera di assistenza ai cristiani, da papa San Caio fu proclamato “difensore della Chiesa”. Proprio quando, secondo la tradizione, aveva seppellito sulla Via Labicana i Santi martiri Claudio, Castorio, Sinforiano, Nicostrato, detti i Quattro Coronati, fu arrestato e portato davanti a Massimiano e a Diocleziano. Diocleziano, già irritato perché in giro si era diffusa la voce che nel palazzo imperiale si annidavano i cristiani persino tra i pretoriani, interrogò il tribuno. Tutto ciò non poteva passare inosservato a corte. Diocleziano, che odiava profondamente i fedeli a Cristo, avendo scoperto che anche Sebastiano era cristiano, così lo affrontò: “Io ti ho sempre tenuto fra i maggiorenti del mio palazzo e tu hai operato nell’ombra contro di me ingiuriando gli dei”. Questo aspetto della vita del Santo, diviso tra il giuramento militare e la sollecitudine verso i sofferenti, fu motivo della sua condanna. Sebastiano, per ordine di Diocleziano, fu, quindi, per la prima volta arrestato, portato fuori città, denudato, legato al tronco di un albero in una zona del colle Palatino chiamato “campus”. Essendo un soldato, gli fu concesso il supplizio “onorevole”, quello, cioè, di morire trafitto dalle frecce lanciate da alcuni commilitoni tanto da sembrare un riccio con gli aculei eretti, “ut quasi ericius esset hirsutus ictibus sagittarum“. Abbandonato dai suoi carnefici, fu creduto morto. Sebastiano non morì! La nobildonna Irene, vedova di Castulo, pietosamente, andò a recuperare il corpo per dargli la giusta sepoltura secondo l’usanza dei cristiani. Rendendosi conto che non era morto, lo condusse nella sua casa sul Palatino, gli medicò premurosamente le numerose ferite. Miracolosamente, Sebastiano guarì. Egli, che cercava il martirio, recuperate le forze, volle proclamare la sua fede davanti a Diocleziano e a Massimiano mentre gli altri imperatori, per assistere alle funzioni, si recavano al tempio eretto da Elagabolo in onore del Sole Invitto. Diocleziano, superato lo stupore per la vista di Sebastiano, che sapeva di essere stato ucciso perchè lo accusava di perseguitare i cristiani, ordinò che fosse flagellato a morte per la seconda volta. Il martirio di Sebastiano avvenne il 20 gennaio del 304 a Roma, sui gradus helagabali, cioè sui gradini di Elagabalo, sul versante orientale del Palatino, e il suo corpo fu gettato nella Cloaca Massima affinché i cristiani non potessero recuperarlo. La tradizione racconta che il martire Sebastiano, apparso in sogno alla matrona Lucina, le indicò il luogo dove giaceva il suo cadavere e le ordinò di seppellirlo nel cimitero “ad Catacumbas” sulla Via Appia. Mani pietose recuperarono la salma e la seppellirono nelle catacombe. Le catacombe, oggi conosciute come le catacombe di San Sebastiano, erano chiamate allora “Memoria Apostolorum” perché, dopo la proibizione dell’imperatore Valeriano, nel 207, di radunarsi e di celebrare nei “cimiteri cristiani”, i fedeli raccolsero le reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo dalle tombe del Vaticano e dell’Ostiense e le trasferirono sulla Via Appia in un cimitero considerato pagano. In quello stesso luogo fu eretta una chiesa in onore di Sebastiano. Costantino, nel secolo successivo, fece riportare nei luoghi del martirio i loro corpi e là furono costruite le celebri basiliche. Sulla Via Appia fu costruita la “Basilica Apostolorum” in memoria dei due apostoli. A questo luogo, famosa meta di pellegrini, si deve la diffusione del culto di Sebastiano nell’Europa cristiana, culto che aumentò sempre di più per i numerosi prodigi attribuitigli e soprattutto per l’invocata protezione contro la peste. Fino a tutto il VI secolo i pellegrini che si recavano al cimitero per visitare la tomba dei Santi Pietro e Paolo, visitavano anche la tomba del martire Sebastiano la cui figura era diventata molto popolare. Nel 680, allorché si attribuì la fine di una grave pestilenza a Roma per Sua intercessione, il martire Sebastiano fu eletto taumaturgo contro le epidemie e la sua chiesa cominciò ad essere chiamata “Basilica Sancti Sebastiani”. Il Santo, venerato il 20 gennaio, è considerato il terzo patrono di Roma dopo gli apostoli Pietro e Paolo. Le sue reliquie, sistemate in una cripta sotto la basilica, furono divise durante il pontificato di papa Eugenio II (824-827) che ne mandò una parte alla chiesa di San Medardo di Soissons il 13 ottobre dell’ 826. Gregorio IV (827-844), suo successore, fece trasferire il resto del corpo nell’oratorio di San Gregorio sul colle Vaticano e fece inserire il capo in un prezioso reliquiario che papa Leone IV (847-855) trasferì poi nella Basilica dei Santi Quattro Coronati dove tuttora è venerato. Gli altri resti di San Sebastiano rimasero nella Basilica Vaticana fino al 1218 quando papa Onorio III concesse ai monaci cistercensi, custodi della Basilica di San Sebastiano, il ritorno delle reliquie risistemate nell’antica cripta. Nel XVII secolo l’urna fu posta in una cappella della nuova chiesa, sotto la mensa dell’altare dove si trovano tuttora. La comunità amastratina ha ottenuto dal Vaticano un’importantissima sacra reliquia del martire San Sebastiano. Ad una prima richiesta, con esito negativo, ha rimediato la Provvidenza. Infatti, nel riordino del tesoro della basilica costantiniana di San Pietro, è stato trovato un altro frammento osseo appartenente al cranio di San Sebastiano che ha consentito alle Autorità vaticane di concedere il prezioso reperto e la sua autentica datata 22 luglio 2009 ai mistrettesi. San Sebastiano è il patrono di numerosi comuni italiani e stranieri. È particolarmente venerato in Sicilia fin dal 1575, anno in cui infuriò la peste e in molte città era invocato contro la terribile epidemia. Ma il culto si diffonde sin dal 1414 anno in cui, secondo un antichissimo documento custodito negli archivi della Basilica in Melilli, una statua del Santo martire sarebbe stata ritrovata presso l’isola Magnisi, in provincia di Siracusa. Sempre secondo quanto riportò questo documento, alcuni marinai sostennero di essere stati salvati da un naufragio grazie alla protezione di quella statua. Subito accorsero in quel luogo centinaia di persone incuriosite provenienti da tutta la provincia. Nessuno dei presenti riuscì a sollevare la cassa contenente il simulacro del Santo, nemmeno il vescovo di Siracusa accompagnato dal clero e dai fedeli della città. Ma i cittadini di Melilli l’1 maggio del 1414, giunti sul posto, riuscirono a sollevare la cassa che, entrata in paese tra invocazioni e preghiere, divenne di nuovo pesante, chiaro segnale che San Sebastiano voleva fermarsi proprio lì. All’ingresso del paese un uomo fu guarito dalla lebbra, fenomeno attribuito al primo miracolo del Santo. San Sebastiano è il santo invocato contro le epidemie in generale insieme a San Rocco, a Sant’Antonio Abate e a San Cristoforo. San Sebastiano è venerato nella cittadina di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. Nella basilica minore di San Sebastiano, sita in Piazza Duomo, è custodito un resto sacro che contiene l’osso dell’avambraccio del Santo martire detto “u virazzu di Sammastianu“. San Sebastiano è il Santo patrono di Mistretta dove riscuote tanta venerazione. San Sebastianoè il Santo Patrono della Polizia Municipale,dei Militari in genere,deifabbricanti di aghi, degli arcieri, di quanti hanno avuto a che fare con oggetti a punta simili alle frecce. La spiegazione di proclamare San Sebastiano patrono dei Vigili Urbani d’Italia da parte di Pio XII si trova nel Breve Pontificio del 3 maggio del 1957. Il breve pontificio così recita: ” Tra gli illustri martiri di Cristo i militari occupano un posto di primissimo piano presso i fedeli per la loro peculiare religiosità e per l’ardente impegno a compimento del dovere. Tra questi brilla San Sebastiano che, come riferito dalla tradizione, durante l’impero di Diocleziano fu comandante della coorte pretoriana e fu onorato con grandissima devozione … e a lui si consacrano molte associazioni sia militari sia civili attratte dal suo esempio e dalle virtù cristiane…. per cui, dopo aver consultato la Sacra Congregazione dei Riti, soppesata accuratamente ogni cosa, con consapevolezza e matura deliberazione, nella pienezza della nostra potestà apostolica, in forza di questa lettera costituiamo e dichiariamo per sempre San Sebastiano Martire custode di tutti i preposti all’ordine pubblico che in Italia sono chiamati Vigili Urbani e celeste patrono di tutti i privilegi liturgici, specialmente di quelli che competono, secondo rito, ai Patroni…dato a Roma presso San Pietro sigillato col timbro dell’anello del Pescatore il 3 maggio 1957, undicesimo del nostro pontificato”.

PREGHIERA

Signore Iddio,

Tu che vigili il corso degli astri ed ogni cosa disponi con soavità e con fermezza, nell’ordine della Tua Provvidenza, veglia su di noi, votati al servizio dei nostri fratelli.

Tu ci donasti, nella vita terrena, l’esempio luminoso di fedele obbedienza alle leggi di Cesare, di amorosa sollecitudine verso chi è debole, di infinito amore verso chi erra, di umile e faticosa operosità nel quotidiano lavoro.

Dio umanato, rendici degni di te affinché la nostra giornata terrena sia degna anch’essa della missione a noi confidata.

Concedici, per intercessione di Maria, Madre Immacolata, di essere pronti a soccorrere chi ha bisogno di noi, esatti nel dovere, amanti della legge, fraterni con chi sbaglia, forti nell’intemperie, decisi contro chi offende la morale, la religione, la legge.

Così aiutando gli uomini nella loro dura quotidiana fatica, saremo suscitatori di concordia e di pace nella turbinosa vita che corre nel mondo.

E porteremo in esso l’eco gioiosa dell’armonia dei cieli.

Moltissime sono le iconografie riproducenti San Sebastiano nella storia. Nell’arte medioevale fu raffigurato come un uomo anziano, con e senza la barba, vestito da soldato romano o con addosso lunghe vesti proprie dell’abbigliamento di un uomo del Medioevo e senza frecce in corpo. Nel Rinascimento è stato rappresentato legato ad una colonna, nudo e trafitto da frecce.  Dal Rinascimento in poi diventò l’equivalente degli dei e degli eroi greci decantati per la loro bellezza come Adone o Apollo. Successivamente, ispirandosi ad una leggenda del VIII secolo secondo la quale il martire sarebbe apparso in sogno al vescovo di Laon nelle sembianze di un efebo, pittori e scultori lo raffigurarono come un bellissimo giovane nudo, legato ad un albero o ad una colonna e trafitto dalle frecce. Anche Michelangelo, nel “Giudizio Universale”, lo immaginò nudo e possente come un Ercole mentre stringe in pugno un fascio di frecce.

San Sebastiano urna

LA FESTA DI SAN SEBASTIANO

   La festività di San Sebastiano è celebrata dal mondo occidentale il 20 gennaio e dal mondo orientale il 18 dicembre. A Mistretta San Sebastiano si festeggia in due periodi: il 20 gennaio, giorno in cui la Chiesa ricorda il Suo martirio, e il 18 agosto per consentire di venerare il Santo agli emigrati presenti a Mistretta per le ferie estive e ai turisti. Il culto del Santo sembra sia stato introdotto nell’anno 1063, ma la devozione a San Sebastiano si estese tra 1625 e il 1630 quando s’invocò la sua intercessione per fermare la terribile epidemia di peste che affliggeva tutta la Sicilia e che aveva mietuto tantissime vittime. La Sua intercessione e la fervente preghiera del popolo fermarono il contagio anche a Mistretta. L’epidemia scomparve. Il venti gennaio, poiché le condizioni climatiche non sono favorevoli, l’inverno mistrettese è molto freddo, la giornata è corta e spesso la neve fa la sua apparizione, la festa di San Sebastiano è celebrata solo dai paesani in tono minore rispetto alla festa del mese di agosto, limitatamente alla processione, senza gli addobbi luminosi, i giochi pirotecnici e la raccolta dei “miracoli“. E’ ugualmente un giorno importante. La pesante vara di San Sebastiano, uscita dalla Sua chiesa, è portata a spalla da circa 60 portanti che indossano un tradizionale costume con camicia e calze bianche, con pantaloni di velluto nero e con un fazzoletto di color carminio al collo. Svolgono questo piacevole compito con fede ed entusiasmo tramandando il posto sotto la Vara, secondo la tradizione, da padre in figlio. La Varetta è trasportata a spalla dai giovani del paese in numero molto minore poiché è più leggera. San Sebastiano percorre le strade del paese, secondo un percorso più corto, fermandosi nei posti dove, in passato, erano ubicati gli ospedali o nei luoghi di assistenza agli ammalati spesso soggetti alle epidemie. In alcuni punti assegnati il Santo corre. La corsa ha il significato di allentarsi rapidamente per evitare il contagio della peste. Il fercolo di San Sebastiano è preceduto dalla Varetta recante le reliquie di San Sebastiano e i ceri votivi, simbolo delle grazie ricevute.

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La festa dl mese di agosto, “a festa ranni“, “a festa ru vutu“, presenta non solo le caratteristiche di religiosità, ma soprattutto di folklore. I mistrettesi residenti altrove tornano al paese natio facendo coincidere la loro permanenza a Mistretta con la festa del Santo Patrono. Già il 19 agosto, il giorno successivo alla festa, il paese si spopola riprendendo l’aspetto invernale quando non s’incontra quasi nessuno nella piazza e nelle strade. La festa è gestita dal Comitato, un gruppo di persone che assumono l’impegno di tutta l’organizzazione. Spettacolare è “la raccolta dei miracoli”. Lo stendardo di San Sebastiano, trattenuto da due giovani che stringono i nastri laterali, accompagnato in processione dal presidente del Comitato, dalla banda musicale e da altri ragazzi, nella mattinata si recano nelle abitazioni di quelle persone che, per avere ricevuto il dono della grazia richiesta, offrono gli ex-voto. Una volta il compenso al voto consisteva nell’elargizione di prodotti della natura, soprattutto di frumento dopo la sua raccolta, e dei grossi ceri prodotti a Mistretta. Oggi i prodotti in natura sono stati sostituiti da una certa somma in denaro. Le offerte ricevute dal Santo sono esposte nella vara e i ceri nella varetta. Col suono della banda è accompagnata anche la Società fra i Militari in Congedo per ricordare che anche San Sebastiano era un militare. Qualche giorno prima della festa il gruppo dei bersaglieri sfila di corsa per la via principale della città suonando la marcia flick flock e suscitando grande allegria fra la gente. Nel pomeriggio si svolgono i giochi con i ragazzi delle scuole e sfilano i cavalli. La processione inizia dopo la celebrazione della Santa Messa. I portanti sono chiamati per recitare insieme la loro preghiera e per baciare l’urna del Santo che contiene un osso del cranio. Quindi esce dalla chiesa prima la Varetta, poi il fercolo di San Sebastiano entrambi addobbati con i garofani rossi. Il lenzuolo, formato dalle offerte delle banconote, fa bella mostra ai piedi del Santo.

La gente applaude.

La processione si snoda per le vie del paese dove brusche salite e ripide discese mettono a dura prova la forza e la resistenza dei portanti che si muovono con un movimento ritmico a passo di marcia, la cosiddetta “annacata”.

San Sebastiano 4 varetta

 La corsa della Vara di San Sebastiano e della Varetta è un momento molto atteso dalla gente che grida ”Sammastianuzzu senza dannu”. Corrono tutti: i sacerdoti, le autorità civili e militari, le due bande, la folla dei mistrettesi, la gente dei paesi vicini richiamata dallo sfarzo e dalla grandiosità della festa. Nel tratto terminale, che va dal palazzo Salamone Vincenzo alla chiesa di San Sebastiano, la marcia “della bersagliera“, della banda dei bersaglieri, accompagna l’ultima corsa. E’ una grande emozione!

 I portanti si lanciano a velocità sostenuta quindi girano seguendo la curva a gomito davanti alla chiesa. Sempre correndo, fanno il cambio di spalla. Rimanendo sotto la Vara, si girano per tornare indietro. Per un attimo la Vara resta sospesa in aria.

Numerosi sono i fedeli che aspettano il passaggio delle Vare fermi ai bordi delle strade, oppure affacciati ai balconi o stipati nei ballatoi. Con l’omelia, con la benedizione eucaristica, con l’esecuzione da parte della banda musicale del canto Tantum Ergo si chiude la festa religiosa. La festa folkloristica continua con gli spari dei giochi pirotecnici, con il sorteggio del premio messo in palio, che generalmente consiste in una macchina nuova, con l’esibizione nella piazza Vittorio Veneto degli artisti negli spettacoli di vario genere, con la passeggiata lungo la Via Libertà.

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