Feb 8, 2016 - Senza categoria    Comments Off on L’ABIES NORDMANNIANA DEL CAUCASO NELLA VILLA “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

L’ABIES NORDMANNIANA DEL CAUCASO NELLA VILLA “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

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L’Abies nordmanniana è l’altissimo albero che viene di fronte a chi entra nella villa “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta e si accinge a percorrere il viale di sinistra.
 Il suo nome scientifico è Abies nordmanniana, ma è chiamato ancheAbete del Caucaso,  Abete di Crimea”.

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Il suo nome è un omaggio al botanico finlandese Alexandervon Nordmann (1803-1866), professore di Botanica ad Odessa, colui il quale fece la prima descrizione scientifica nel 1836 incontrandolo nelle regioni della Caucaso e che, nel 1838, introdusse la specie in Europa.

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L’Abies nordmanniana è originario del Caucaso occidentale e dell’Armenia dove vegeta tra i 400 e i 2000 metri di quota e dove forma grandi foreste. Si trova sulle montagne a sud e ad est del Mar Nero, in Turchia, in Asia minore e in Grecia.
L’Abies nordmanniana è una rustica e vigorosa conifera sempreverde ad alto fusto della Famiglia delle Pinaceae.
Ha un aspetto molto elegante che, nelle nostre zone, raggiunge, a maturità, i 30 – 40 metri d’altezza e, talora, esemplari isolati, piantati nei giardini dove trovano migliori condizioni di coltivazione, sfiorano altezze ancora maggiori. Nella terra d’origine l’albero raggiunge i 60 metri di altezza e un diametro del tronco fino a 2 metri.
Nel Caucaso Western Reserve alcuni esemplari hanno raggiunto altezze di 78 metri e il più alto in Europa ha raggiunto gli 85 metri.
Il tronco, colonnare, diritto, è sostenuto da un sistema radicale a fittone e ricoperto dalla corteccia grigia, liscia e sottile nelle piante giovani, ma che diventa ruvida e fessurata in piccole piastre quadrate nelle piante adulte.

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 Dal fusto si dipartono i rami a palchi regolari disposti in piani orizzontali che, da giovani, sono pelosi. Sono carichi di foglie aghiformi, solitarie, appiattite, dall’apice arrotondato, non pungente, scanalate lungo la nervatura centrale e con la pagina inferiore che presenta due bande argentee. Gli aghi, di colore verde scuro, lucidi, brillanti e molto lunghi, resistenti e coriacei, sono disposti a spirale o in doppia fila intorno ai rametti e si protendono in avanti coprendo completamente i rami. Se sono schiacciati, emettono un profumo simile a quello della buccia d’arancia.
Tutti insieme, gli aghi formano la chioma, slanciata, dal fogliame denso, e che termina con un lungo germoglio apicale. Queste caratteristiche rendono la pianta adatta ad essere impiegata come notevole “Albero di Natale”.

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E’ una pianta monoica dicline. Le infiorescenze maschili e femminili a strobili sono riunite a gruppi sotto l’apice dei giovani getti. I fiori femminili sono raggruppati in strobili di squame spiralate portanti alla base due ovuli; i fiori maschili, raggruppati pure in coni che si formano in prossimità della cima negli esemplari adulti, sono formati da stami squamiformi.
La fioritura avviene nei mesi di aprile e di maggio. Gli strobili maschili e femminili sono facilmente distinguibili per il colore: quelli maschili sono inizialmente rossicci e a forma di fragola; quelli femminili, isolati, di forma cilindro-conica, di colore bruno violaceo, resinosi e con squame larghe e tozze, si formano solo sui palchi più alti.
Il frutto è la pigna eretta, lunga circa 15 centimetri e provvista di squame uncinate. La pigna racchiude i semi alati che, quando si disintegra a maturità, li libera cadendo a terra.
Come tutti gli abeti, si riproduce per seme in primavera e per innesto. L’Abete del Caucaso è simile all’Abete rosso con il quale divide gli spazi dentro il giardino di Mistretta.

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L’Abies nordmanniana è una specie adatta a vivere nei climi di montagna perché, rispetto agli altri abeti, è meno esigente per quanto riguarda le temperature: resiste al freddo, reagisce al caldo, sopporta le gelate primaverili e la siccità. Gradisce essere esposto al sole, perché l’ombra rallenta la crescita, posto su qualsiasi tipo di terreno.
Gli esemplari giovani accettano regolari annaffiature, l’adulto, invece, si accontenta dell’acqua del cielo. Non richiede potature, tranne che per eliminare i rami danneggiati dal vento e dalla neve.
Non è vulnerabile a nessuna malattia in particolare ma, in condizioni ambientali non favorevoli, potrebbe essere colpito più facilmente da alcuni parassiti.
Marciumi radicali causati da diversi funghi possono rovinare le radici e fare marcire il legno. Per prevenire tali patologie è fondamentale mantenere le piante in buone condizioni vegetative fertilizzandole e irrigandole durante i periodi asciutti.
La pianta, nei primi anni di vita, cresce lentamente, poi più rapidamente fino a raggiungere l’età di 300 anni.
In fitoterapia le gemme, i rami e la resina sono utilizzati per la preparazione di ottimi prodotti balsamici ed espettoranti per curare malattie da raffreddamento.
E’ un albero ornamentale presente nei parchi e nei grandi giardini.
Nelle zone caucasiche la pianta è utilizzata soprattutto come essenza da legno e la sua diffusione nei Paesi Europei, avvenuta nel secolo scorso, ha sfruttato la specie per lo stesso motivo.Il legno, morbido e bianco, è impiegato nella costruzione di mobili e della carta. In Giappone, dove frequenti sono i terremoti, è adoperato per la costruzione di case antisismiche.

E’ il mese di luglio 2022. Con mio grande dispiacere mi accorgo che il vecchio albero sta molto male.
Molti dei suoi rami sono ingialliti e hanno perso gli aghi.

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Due alberi della stessa specie vegetano molto bene dentro il giardino.
Il primo si può ammirare sul lato destro percorrendo l’inizio del viale di sinistra entrando dal cancello principale.
Ho chiamato questo albero: “l’Abete Peppino” perchè l’amico Peppino Ciccia, che l’aveva acquistato per utilizzarlo come albero di Natale per abbellire la sua casa, avendo intuito presto il suo stato di malessere, perchè giorno dopo giorno deperiva, ha preferito sostituire l’albero vero con uno artificiale ed ha trasportato la piantina nel suo habitat naturale: dentro la villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta circa una quindicina di anni fa.
La pianta, amorevolmente curata dal sig. Vito Purpari, ha ripreso a vegetare, le sue foglie sono diventate lucide, la crescita continua e certamente compierà il ciclo della sua vita. Altrimenti, dopo il periodo natalizio, sicuramente l’alberello morto sarebbe stato ospitato da un contenitore della spazzatura. E’ bello, rigoglioso, sorridente. L’albero ha gratificato l’amico Peppino Ciccia acquisendo il suo nome e, soprattutto, ringrazia il giardiniere per le sue costanti attenzioni. Ha un portamento eretto, alto circa 8 metri, a forma piramidale, con i rami quasi perpendicolari al fusto e le foglie di colore verde brillante.
L’alberello ringrazia tutti coloro i quali si sono presi cura di lui e soprattutto è grato al giardino che gli ha dato ospitalità e a tutte le piante vicine che lo hanno incoraggiato nella sua lotta per la sopravvivenza.

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Il secondo si trova nell’aiuola centrale dell’agorà, osservato dai busti di Vincenzo Salamone e di Noè Marullo.

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