Sep 1, 2013 - Senza categoria    Comments Off on SYRINGA VULGARIS

SYRINGA VULGARIS

Syringa 1

   Il nome scientifico Syringa deriva dall’antica denominazione greca “σΰριγξ” “siringa, canna, tubo“, originariamente attribuita a tutte le specie del genere Philadelphus,”fior d’angelo“, che erano chiamate comunemente “Siringa“. Linneo scelse la denominazione latina “Syringa” per indicare gli arbusti chiamati “Lillà” in francese e “Serenelle” in italiano, sinonimi della stessa pianta. Il termine “vulgaris”, “volgare, comune” giustifica il suo frequente incontro nei giardini. Originaria della Turchia, della Persia, della Cina, dell’Asia e dell’Europa orientale, la Syringavulgaris si diffuse negli altri Paesi già nel ‘500. E’ stata introdotta in Austria da un ambasciatore dell’imperatore Ferdinando I° che la ricevette in dono dai giardini di Costantinopoli. Alla fine dell‘800 raggiunse il periodo di maggior apprezzamento ma, nel secolo scorso, andò incontro ad un declino tanto rapido quanto inspiegabile. La pianta è ritornata nei giardini a mostrare la bellezza e il profumo dei suoi fiori accompagnandosi alle ortensie, alle rose, ai girasoli, ai tagetes. Una leggenda popolare, ispirandosi ai miti della Grecia, spiega l’origine del nome scientifico. Siringa era una bellissima ninfa dal portamento morbido e dagli occhi di cerbiatta. Trascorreva piacevoli, tranquille e spensierate giornate a caccia di cervi e di cinghiali nei verdissimi e profumatissimi boschi del Peloponneso in compagnia di Artemide fino a quando Pan, il dio demone dei boschi, dei pastori e del bestiame, per metà uomo e per metà con gambe e coda di caprone, disgustoso nell’aspetto e selvaggio negli atteggiamenti, non s’innamorò disperatamente della splendida fanciulla. Siringa, rifiutando decisamente le attenzioni del rozzo dio, preferì trasformarsi in una semplice pianta, il Lillà appunto. In realtà, secondo il mito greco, Siringa si trasformò in una canna del bosco.

 Syringa 2La “Syringa vulgaris”, o “Lillà comune”, è un arbusto appartenente alla Famiglia delle Oleaceae alto da cinque a sette metri se coltivato in piena terra. Ha il tronco diritto, rivestito dalla corteccia, e i rami ascendenti. Le foglie, caduche, opposte, intere, cuoriformi sono di colore verde vivo. I fiori, profumati, dal caratteristico colore lilla – violetto, riuniti in infiorescenze a pannocchia conica, si formano sui rami dell’anno precedente. Le corolle, dall’aspetto delle quali la pianta ha preso il nome, sono tubolari – campanulate, formate da quattro lobi, e dolcemente profumate. La fioritura avviene nei mesi da maggio ad agosto e, osservando i fiori di Lillà, ritrovo sempre l’essenza gradevole della nuova primavera. Sembra che i suoi fiori, per il loro profumo, attirino moltissimo le farfalle. Sono note circa 500 varietà di piante coltivate e diversi ibridi di Syringa ottenuti in Francia che forniscono fiori odorosi, semplici o doppi, dalle varie tinte e dalle disparate sfumature. I colori sono: l’azzurro, il lilla, il viola, il rosso vivo, il giallo, il rosa, il crema. La moltiplicazione si effettua non solo attraverso il seme, ma anche per talea erbacea in giugno, per talea legnosa in agosto, oppure per divisione dei polloni radicali. La piantagione si esegue in autunno o alla fine dell’inverno. La Syringa ornamentale vegeta bene come esemplare isolato, ma accetta la compagnia in gruppo di altre sue sorelle per colorare, con policrome tinte, le zone meno centrali e meno visitate del giardino di Mistretta. L’arbusto di Syringa era diffusissimo nei giardini privati delle ville patrizie già nei primi anni del ‘900. Il romanziere francese Marcel Proust, ( Parigi 1871 – 1922), innamorato del fiore di Lillà, nella sua “Á la recherche du temps perdu” ,“Alla ricerca del tempo perduto”, così scriveva: “[…] E si usciva dalla città per il sentiero che passava lungo il muro bianco della tenuta di Swann. Prima di arrivarci s’incontrava, venuto ad accogliere i forestieri, il profumo dei suoi lillà. Essi stessi, di tra i piccoli cuori verdi e freschi delle loro foglie, levavano incuriositi al di sopra del muro del parco i loro pennacchi di piume color malva o bianche, lucenti, anche all’ombra per il sole che le aveva irrorate […]”. Oltre agli indiscutibili pregi decorativi, la pianta ne possiede altri di carattere commerciale: dai suoi fiori viene prodotta una costosissima essenza, “l’olio di lilac“, dalle foglie si estrae un principio attivo utile per combattere la malaria, dai frutti e dalla corteccia si preparano rimedi contro la febbre.  Le Serenelle sono piante rustiche, di facile coltivazione, e, nel complesso, hanno poche esigenze ambientali. Crescono vigorosamente su un normale terreno da giardino. Gradiscono un’esposizione in pieno sole, sono resistenti al freddo, ma mal sopportano la prolungata siccità, pertanto necessitano di una discreta umidità del terreno bagnandolo due o tre volte durante la settimana quando l’acqua del cielo si fa desiderare. In autunno è necessaria la concimazione con un buon fertilizzante organico. Non sono necessarie le potature poiché le spighe fiorali si formano proprio all’apice dei rami. Per conservare l’aspetto elegante della pianta è sufficiente asportare le infiorescenze appassite. La Syringa soccombe all’invadente e temibile suo nemico: il “Trochilium denudatum”, la “Zeuzera“, una bellissima farfalla bianca punteggiata di blu.  Essa depone le uova tra i suoi rami. Le larve, appena schiuse, cominciano a rodere il legno del tronco scavando profonde gallerie nelle quali vivono sino al momento della metamorfosi in farfalla. I danni arrecati sono irreversibili tanto da provocare la morte anche alle piante adulte, robuste e sviluppate. Per distruggere le larve di Zeuzera bisogna otturare l’ingresso della galleria, facilmente individuabile per la presenza di mucchietti di segatura ai piedi della pianta, con un batuffolo di cotone imbevuto di benzina e sigillarlo con della colla. Il fiore di Lillà ha anche un suo particolare linguaggio: simboleggia la “giovinezza” perchè richiama immagini di freschezza e di grazia. In molte nazioni europee la varietà a fiore bianco candido è utilizzata, oltre che per ornamento, come tutte le altre, anche per addobbi floreali delle cerimonie nuziali e per i battesimi.  In altri Paesi, invece, al Lillà è attribuito un significato di dolore probabilmente perché i colori lilla e viola dei fiori sono un segno di lutto. In Italia è il fiore dell’”emozione d’amore“. Esprime timidezza nel parlare d’amore con chi si ama. In Asia Minore significa “abbandono” e il messaggio dell’amante, che dona un ramoscello alla sua donna, esprime la volontà di chiudere il fidanzamento. In America e in Inghilterra il popolo crede che le ragazze che si adornano con i fiori di Lillà non si sposeranno mai e che incorreranno sicuramente in disavventure amorose, a meno che non è il primo giorno di maggio, il mese dei fiori.

 

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