Mar 14, 2022 - Senza categoria    Comments Off on L’UPUPA EPOPS NELLA MONTAGNA DI MONTESOLE A LICATA

L’UPUPA EPOPS NELLA MONTAGNA DI MONTESOLE A LICATA

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Stamattina, aggrappata alla rete metallica del recinto che circonda il mio podere a Licata, in contrada Montesole-Giannotta, mi aspettava la mia piccola amica. Sapeva che sarei andata in campagna approfittando della giornata bella e soleggiata.
Il 21 di marzo, l’equinozio di primavera, è vicino e il mite sole di oggi ha riscaldato l’aria allontanando il rigido freddo dell’inverno che sta per andare via. Finalmente!
Mi aspettava tranquilla perché sapeva che sarei venuta in campagna per provvedere alle piante.
Non ha chiesto niente, non ha avuto bisogno di nulla, solo del mio saluto. Si è dissetata con la buona acqua fresca della grande vasca che mi preoccupo di tenere sempre piena e pulita.
Nella mia vasta pineta ha trovato abbondante cibo per nutrirsi.
Mi sono avvicinata ad essa pian piano, senza impaurirla. Ci siamo guardate. Mi ha salutato sbattendo le sue bellissime ali.
Anche quest’anno è ritornata a Licata da chissà quale Paese lontano.
Questa mia piccola amica è un singolare uccello con la cresta.
E’ l’Upupa.
Più frequente è la presenza del Cuculo nostrano, della Civetta, del Barbagianni, dell’Assiolo, del Rampichino, del Martin pescatore, del Merlo, del Pettirosso, della Gazza, della Cornacchia, della Taccola, del Piccione.
Tra le specie stagionali s’incontra: L’Upupa, il singolare uccello con la cresta, lo spettacolo meraviglioso che si può ammirare, osservando il suo volo lento e tranquillo, percorrendo la strada della montagna di Montesole a Licata !
Il suo nome scientifico: UPUPA EPOPS .
Originaria della regione etiopica, l’Upupa comparve nel Pleistocene medio.
Notturno solo per i poeti, è invece un uccello diurno. Il suo canto monotono gli ha fatto attribuire erroneamente abitudini notturne che invece non possiede.
L’Upupa è uno dei più colorati e straordinari uccelli dell’avifauna europea.
In generale, le livree variopinte appartengono a specie che abitano nei paesi caldi e tropicali, mentre nei paesi temperati come il nostro, presentano un piumaggio più uniforme e smorto.
É quindi facile ipotizzare che quest’uccello sia di origine tropicale.
L’Upupa è facilmente riconoscibile per il ciuffo erettile di penne lunghe di colore rosa carico sul capo. Ciascuna penna termina con una macchia nera separata dal rosso mediante una stria bianca.
Per questo motivo il suo aspetto è molto caratteristico e inconfondibile.
Nessun altro uccello ha un ciuffo paragonabile al suo!

L'Upupa uccello OK

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Foto di Salvatore Russotto

L’Upupa è un uccello dal corpo lungo circa 25 cm, snello, elegantissimo, dal piumaggio di colore rosa cannella, delicato, uniforme sul dorso, più chiaro sull’addome e striato di bruno sui fianchi. Ha il capo piccolo, provvisto di un becco scuro, sottile, arcuato verso il basso, terminante a punta e le ali e la coda nere e fasciate di bianco.
Distribuita su un areale vastissimo dell’Eurasia e dell’Africa dove è comunissima, compare in Italia isolatamente alla fine di marzo.
Fermandosi in estate come specie assai abbondante, riparte alla fine di ottobre.
L’Upupa, come l’Assiolo, preferisce gli ambienti caldi e asciutti, aperti e intervallati da boschetti e filari di alberi, ma vive bene anche vicino alle abitazioni.
Il nome Upupa deriva dal richiamo “up-up-up” emesso dal maschio con un suono basso, udibile però a notevole distanza, quale invito alla nidificazione.
Durante il corteggiamento o presso il nido, questo suono è più rauco e gutturale e si ode solo a breve distanza.
L’Upupa è un uccello molto riservato e timido; se è spaventato, tende ad alzare ritmicamente la cresta di piume poste sul capo.
L’appariscente Upupa ha gli arti poco sviluppati che le permettono di camminare velocemente sul terreno nei luoghi aperti, incolti e soleggiati alla ricerca di vermi, di formiche, di larve, di grossi insetti servendosi del lungo becco inarcato, spalancato, pronto ad ingoiare. Sbatte ripetutamente la preda a terra per liberarla dalla testa, dalle ali, dalle zampe e poi se ne ciba.

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Foto di Salvatore Russotto

Nelle zone poco alberate, frequenta gli insediamenti umani. Durante il volo, la cresta si abbassa facendole assumere una forma aerodinamica.
L’apertura delle ali ampie, arrotondate, bianche e nere, la fanno assomigliare ad una grande ed elegantissima farfalla che descrive una traiettoria ondeggiante.
Il maschio, all’inizio del periodo riproduttivo, esegue una semplicissima parata nuziale spiegando a ventaglio la cresta.
Emette il suo richiamo territoriale da una posizione elevata dal suolo e il suono profondo può arrivare anche molto lontano; mentre lo emette, l’Upupa abbassa il capo e gonfia il collo e può ripetere il verso anche parecchie volte di seguito ad intervalli di qualche secondo l’uno dall’altro.
La femmina dell’Upupa non costruisce un nido vero e proprio, ma un giaciglio grossolano realizzato con muschio, con erbe, con paglia all’interno delle cavità degli alberi, tra le rocce e, più raramente, tra mucchi di pietre, in zone aperte e soleggiate.
É importante la presenza di vecchi alberi con cavità sufficientemente ampie per accogliere la nidiata non numerosa.
Una sola volta l’anno, a cominciare dalla fine di aprile e fino a giugno, depone da 4 a 7 uova di colore bianco – verdastre e sporche di giallo, di forma allungata, che la femmina cova per una quindicina di giorni, mentre il maschio le procura il cibo.
I piccoli sono nutriti nel nido per circa un mese da entrambi i genitori.
L’Upupa è conosciuta come l’uccello che non ripulisce mai il nido dalle deiezioni e dagli avanzi di cibo, per questo, dopo poco tempo, si sprigiona un forte e ripugnante odore. In realtà lo sgradevole effluvio è dovuto ad una particolare secrezione nauseabonda prodotta da una ghiandola e spruzzata dai nidiacei al di fuori del nido per scoraggiare eventuali predatori.

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Foto dal Web

Per questo cattivo odore l’Upupa, dal fiorentino naturalista e numismatico Sestini (1750 – 1832), è stata definita immonda nella
“Pia dei Tolomei”:
“… chiama un estinto
L’Upupa immonda in luttuoso metro”.
L’Upupa adulta ha un mezzo efficace per sfuggire ai nemici: il mimetismo.
Proprio per la tinta rosata del piumaggio non è facile notarla quando se ne sta ferma su un ramo o su un muro a riposare, o quando sul terreno allarga le ali sotto i raggi del sole. Si mimetizza con l’ambiente diventando difficilmente individuabile.
Bisogna avere un occhio allenato per poterla scoprirefra i tanti nascondigli naturali e protettivi.
Al sopraggiungere della cattiva stagione l’Upupa, come l’Assiolo, abbandonando
l’Italia, migra verso le zone meridionali del suo areale di distribuzione, svernando nell’Africa sud -sahariana, nel sudest della Spagna, ma permanendo anche in Sicilia e in Sardegna, dove la temperatura, anche in gennaio, si aggira intorno ai 12 -13 gradi.
Purtroppo anche l’Upupa, negli ultimi decenni, ha subìto un grave calo nel numero degli esemplari essendo molto sensibile alle modificazioni ambientali. L’uso massiccio di pesticidi usati in agricoltura per la lotta agli insetti e ai parassiti delle piante hanno enormemente ridotto le prede di quest’uccello che, di conseguenza, per mancanza di cibo, si sta gradualmente rarefacendo in tutto il suo areale: insetti come il grillotalpa, tanto odiato dagli agricoltori, o come la dannosa processionaria del pino, rientrano nella sua dieta, ma scarseggiano.
L’Upupa non è neanche l’uccello che, con luttuoso singulto, svolazza sulle obliate sepolture di foscoliana memoria come leggiamo ne
“Dei Sepolcri”:
Senti raspare tra le macerie e bronchi
la derelitta cagna ramingando
sulle fosse, e famelica ululando;
e uscir dal teschio, ove fuggia la luna
L’Upupa e svolazzar su per le croci
Sparse per la funerea campagna,
E l’immonda accusa col luttuoso
Singulto i rai, di che son pie le stelle
Alle obliate sepolture.
Nel carme alle “Grazie” Foscolo maltratta l’Upupa che, invece, è molto graziosa e si fa addomesticare facilmente dall’uomo.
Eugenio Montale la definì, invece, “l’uccello caro ai poeti”:
Upupa, ilare uccello calunniato
dai poeti, che roti la tua cresta
sopra l’aereo stollo del pollaio
e come un finto gallo giri al vento;…
(E. Montale, Upupa, ilare uccello calunniato, 1-4).
Maria Luisa d’Austria, nel 1809, scriveva che sua sorella Leopoldina si divertiva ad allevare una superba e dolcissima Upupa che portava in giardino rischiando di farla afferrare da un gatto.
La magia popolare fa largo uso di questo animale. Chi porta addosso, come amuleto, gli occhi dell’Upupa si arricchisce.
Chi mette gli occhi dell’Upupa sullo stomaco si riconcilia con i nemici. Chi porta appesa al collo una borsetta contenente la testa dell’Upupa non potrà mai essere ingannato negli affari.
Come sempre, provare per credere!

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