Oct 27, 2019 - Senza categoria    Comments Off on LE SEQUOIE DELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

LE SEQUOIE DELLA VILLA COMUNALE “GIUSEPPE GARIBALDI” DI MISTRETTA

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La Natura stupisce con la sua fantasia nell’aver creato tutti gli esseri viventi presenti sulla Terra così diversi e così simili.
In particolare, nel mondo vegetale il maggiore esempio della Sua creatività è rappresentato dalla Sequoia, albero gigantesco, maestoso per dimensioni e per altezza.
La Sequoiadendron giganteum della villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta, posta sotto il balcone belvedere, a destra, esemplare isolato, è un punto di riferimento nel disegno del giardino per il suo aspetto imponente, per la simmetria del fogliame denso e verde scuro.

 

 

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Prima delle attuali Sequoie la villa comunale ne aveva  accolte altre che, purtroppo, sono morte o per vecchiaia o per malattie.
Di esse, nell’aiuola  sottotante il  balcone fiorito, rimangono i ceppi con le radici che, piano piano, la Natura sta distruggendo.
Questa foto è stata scattata alla fine degli anni ’30 del secolo scorso. Non ci sono i pilastri del cancello d’ingresso della villa.
Si vede la Sequoia.

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Questa foto è stata scattata nei primi anni ’50 del secolo scorso. La Sequoia è cresciuta.

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Questa foto è stata scattata alla fine degli  anni ’50 del secolo scorso. La Sequoia è abbastanza  cresciuta.

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Questa foto è stata scattata probabilmente agli inizi degli  anni ’60 del secolo scorso. La Sequoia è ancora più alta.
Questa Sequoia, secondo i nostri ricordi di bambini, era addobbata ad albero di Natale.

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Foto del prof. Mariano Bascì che ringrazio

 Come raccontano i reperti fossili, la Sequoia era una pianta molto diffusa già nell’era terziaria e ne esistevano diverse specie.
Scendendo verso sud di oltre 20° di latitudine per sfuggire alle glaciazioni, il suo areale di distribuzione si restrinse progressivamente e, nel Pliocene, la Sequoia trovò rifugio in una zona limitata tra la California e l’Oregon.
In quella fascia, lunga 800 km e larga 60 km, sino al 1769 era una pianta sconosciuta nonostante la maestosa imponenza e la notevole età di molti esemplari nati più o meno ai tempi della fondazione dell’Antica Roma.
Il padre francescano e cronista spagnolo Giovanni Crespi, giunto in California esattamente nel 1769 al seguito di una spedizione spagnola proveniente dal Messico, comunicò nel suo giornale la notizia dell’incontro con i “giganti verdi” e della scoperta della conifera dall’enorme tronco rossiccio e spugnoso, dalla chioma piramidale alta e stretta sotto la quale un uomo ha le dimensioni di un piccolo insetto. A quell’epoca il naturalista svedese Carl Linnè faceva parlare della recente pubblicazione della sua opera enciclopedica “Systema naturae che conteneva la classificazione e la nomenclatura binaria delle piante.
Crespi non si preoccupò di informare lo studioso, perciò l’importante ritrovamento fu ignorato.
Venti anni dopo il botanico Haenke, nel corso di una spedizione scientifica, raccolse i primi esemplari di Sequoia per importarli nel continente europeo.
Riscoperta la specie nel 1795 dal medico scozzese Menzies, non ebbe però l’onore dell’ufficialità scientifica.
Nel 1840 il botanico austriaco Endlicher finalmente portò i semi in Europa favorendo la coltivazione della Sequoia come pianta ornamentale.
Nel 1848 un primo carico di Sequoie approdò in Italia, nei grandi giardini delle ville pedemontane della nuova borghesia industriale piemontese e lombarda.
La Sequoia in questi territori già mancava da tempo, ma le nuove condizioni di vegetazione, di clima temperato e piovoso erano molto simili a quelle delle coste californiane di provenienza.
L’Ottocento amava l’inconsueto, il grandioso, l’esotico e la Sequoia si trovò al centro dell’attenzione. Tra la catena montuosa della Sierra Nevada e l’ampia valle del San Joaquin sorge il famoso Sequoia National Park.
Le Sequoie qui ospitate sono le uniche ancora viventi. ll “General Sherman Tree” è l’albero vivente più vecchio del mondo.
E’ una Sequoia alta 84 metri, che ha la circonferenza di 31 metri, il diametro alla base di 11 metri, il peso stimato di 5445 tonnellate, il volume di 1770 m3 e 3500 anni d’età.
E’ la pianta regina del Giant Forest, il cuore del Sequoia National Park.
La vita straordinariamente lunga della Sequoia è dovuta alla sorprendente capacità di rigenerazione e alla grande resistenza ai nemici di ogni genere.
Purtroppo non si è data la giusta rilevanza alla distruzione di intere popolazioni di Sequoia sempervirens nel proprio ambiente naturale.
Per curiosità scientifica, e, soprattutto, in previsione di lucrosi affari, il famoso vivaista inglese Veitch mandò negli Stati Uniti il botanico Lobb perchè esaminasse attentamente i boschi californiani alla ricerca di altre specie arboree sconosciute.
Lobb ritornò in Europa nel 1853 portando i semi di una specie affine rinvenuta in poche decine di esemplari sulle montagne ai margini occidentali della Sierra Nevada e le cui piante avevano raggiunto l’altezza di 100 metri e 1500 anni di età presunta.
La Sequoia, albero abituato a vivere ad alte quote, tra i 1100 e 2200 metri, si rivelò una specie interessante tanto da essere coltivata negli Orti Botanici, nei giardini dell’Europa del Nord e dei nostri Appennini.
Il nome del genere “Sequoia” fu attribuito nel 1847 e deriva da un dialetto indigeno della California. E’ stato scelto in omaggio al capo indiano George Guesz of Sequoyah, figlio di un colono tedesco e della donna indiana Cherokee e vissuto tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento (1770-1853).
Il nome Sequoiadendron è formato dall’unione delle parole “Sequoia” e “Dendron“.
Il termine “dendron” deriva dal greco “δένδρος” e significa “albero” per indicare le considerevoli dimensioni che questa specie può raggiungere a sviluppo completo. Nel linguaggio popolare divenne la “Sequoia mammut”. Oggi esistono solamente due specie: la Sequoia Sequoiadendron gigantea e la Sequoia sempervirens.
Delle due specie di Sequoia la sempervirens, rispetto alla Sequoia Sequoiadendron, era meno adatta a vivere in questi ambienti perché molto più sensibile al freddo.
La Sequoiadendron ha assunto altri nomi: “Sequoiadendron giganteum, Sequoia Gigante, Sequoia della California, albero Mammut”.
L’inglese Lindley la denominò “Wellingtonia” come nazionalistico omaggio al duca Wellington, militare e politico, che segnò la fine di Napoleone a Waterloo dove ebbe luogo la celebre battaglia fra truppe francesi, inglesi, belghe, olandesi e tedesche al comando proprio di Wellington e di Blùcher.
Successivamente, l’americano Winslow ribattezzò la specie col nome di Washingtonia gigantea” in ricordo di George Washington, colui che sconfisse gli inglesi nella guerra d’indipendenza americana. In inglese la Sequoia è comunemente chiamata “Redwood” per il colore rossastro del suo legno. L’assegnazione definitiva di questa Sequoia ad un nuovo genere, il “Sequoiadendron”, di cui il solo rappresentante è “Sequoiadendron giganteum”, avvenne solo nel 1939.
Sia la Sequoia Sempervirens sia la Sequoiadendron giganteum sono piante abbastanza diffuse anche in Italia. La Sequoiadendron giganteum cresce bene ovunque, mentre la sempervirens, più esigente per i fattori di temperatura e di umidità, vegeta meglio presso i laghi.
La Sequoiadendron giganteum è un albero molto grande, monumentale, originario della California e introdotto in Europa a metà del secolo scorso. Appartiene alla famiglia delle Taxodiaceae, un tempo riconosciuta come famiglia autonoma, ma oggi normalmente inclusa nelle Cupressaceae.
E’ l’albero più alto del mondo vegetale e, nel suo areale, vive ad altitudini da 1100 a 2700 metri sul livello del mare, può raggiungere i 115 metri di altezza e gli 8-10 metri di diametro. In Italia raggiunge al massimo i 50 metri di altezza. In America quest’albero è chiamato “Sentinelle della Sierra” ed è considerato uno tra gli organismi più grandi e più antichi.
Per la sua notevole altezza può accadere che qualche fulmine facilmente colpisca la punta lasciando l’albero privato della cima.
E’ anche l’albero più pesante del mondo misurando oltre 2000 tonnellate. La Sequoiadendron giganteum è una pianta che cresce molto lentamente, ma che può vivere fino a 3200 di anni.
Ha il portamento eretto, colonnare, e l’aspetto piramidale.. Le sue radici sono superficiali, ma molto estese, perché devono sorreggere un albero così alto. Possiede il tronco aromatico, profumato e rivestito dalla corteccia esterna molto spessa, fibrosa, profondamente fessurata, di colore rosso bruno, mentre quella interna è sottile e compatta.

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Essa contiene tannino, una sostanza capace di inibire i funghi e gli insetti xilofagi ed è priva di resina che la protegge dall’abbraccio del fuoco. Il tronco è ingrossato alla base per resistere alla forza dei venti.

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 I rami sono piuttosto radi e leggermente penduli. Quelli inseriti nella zona basale sono inclinati verso il basso e con la parte apicale rivolta verso l’alto, quelli inseriti nella zona mediana e superiore sono orizzontali ed ascendenti evidenziando la maestosità del fusto. Con l’età tende allo sfrondamento basale per cui la parte inferiore del fusto è priva di rami.

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 Le foglie, persistenti, aghiformi, con sezione triangolare, lineari, disposte a spirale, formano una chioma piramidale.
Gli aghi, inseriti sui giovani rametti, appiattiti, rigidi, appuntiti, con la punta rivolta verso l’esterno e non spinosa, sono disposti fittamente intorno ai rami in modo tale da ricoprirli completamente. Gli aghi posti al centro del rametto sono più lunghi rispetto a quelli posti alle estremità.
Le foglie sono di colore verde scuro nella parte superiore, di colore grigio nella pagina inferiore per la presenza di due linee bianco-grigiastre ai lati della nervatura centrale ed emanano un gradevole profumo di anice. Le foglie rimangono sulla pianta per tutto l’arco dell’anno.
Le Sequoie sono piante monoiche.
Le infiorescenze maschili e femminili fioriscono sullo stesso albero.
I fiori maschili, sessili, piccoli, gialli, disposti in amenti compatti ascellari e terminali, si formano all’apice dei germogli giovani, compaiono in ottobre, ma liberano il polline a marzo.
Le infiorescenze femminili, leggermente più grandi di quelle maschili, lunghe circa 1,5 centimetri, sono costituite da coni formati da scaglie legnose con la punta spinescente prima di colore verde, poi marrone scuro, penduli, all’apice dei rami. Ogni cono contiene una dozzina di ovuli.
La fecondazione avviene perchè i coni maschili hanno strutture chiamate microsporangi che producono un polline giallastro.
Il polline è rilasciato e trasportato dal vento verso i coni femminili. Quando il granello pollinico raggiunge il cono femminile feconda l’ovulo che, insieme al tegumento circostante, diventa il seme.
I coni non si sfaldano a maturità, ma cadono interi dall’albero.
I frutti, i coni, di colore grigioverde, ovali, lunghi 6-8 centimetri, maturano in 2 anni e possono persistere sull’albero anche per 20 anni.
Contengono numerosissimi semi scuri e alati. Se le condizioni lo permettono, il seme, caduto a terra, genera una nuova piantina. Nella tarda estate si possono praticare anche delle talee semilegnose per favorire la moltiplicazione della pianta.

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Durante il restauro botanico della villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta, effettuato alla fine dell’anno 2009, il signor Vito Purpari, allora giardiniere della villa, collaborato dai ragazzi del servizio civile di Mistretta, piantò nel giardino un’altra Sequoia: la sempervirens. Il piccolo albero è cresciuto e crescerà ancora!

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Si può ammirare nel lato destro del viale di sinistra appena superato il cancello d’ingresso della villa, poco sopra il laghetto.
La Sequoia sempervirens è una conifera proveniente dalle coste americane del Pacifico e importata in Europa verso la fine del XIX secolo. Presenta il tronco eretto, slanciato e rivestito dalla corteccia spessa, fibrosa, di colore rosso bruno che si rompe col passare degli anni.
La chioma è piramidale negli esemplari giovani, mentre nelle piante vecchie è compatta, irregolare e piccola in proporzione al fusto. I rami sono pendenti.
E’ una pianta esigente per quanto riguarda l’umidità e ciò limita notevolmente l’impiego forestale nonostante il suo rapido accrescimento. Nell’America settentrionale è coltivata per il legname, in Europa per scopi ornamentali. E’ ritenuto l’albero più grande al mondo.
La villa comunale di Mistretta ospita anche la sequoia aureomarginata che si orna di aghi giallo verdi dorati.

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Si trova esattamente dietro il busto dello scultore amastratino Noè Marullo.
Ho sempre ammirato la sua bellezza quando, durante questa estate 2019, ho trascorso piacevoli pomeriggi dentro la villa in compagnia dei miei cari amici.
La Sequoia cresce bene ovunque, ma preferisce essere esposta in pieno sole posta su un terreno moderatamente fertile, soffice e ben drenato, in un habitat dove esistono climi montani freschi e umidi anche se, per la sua notevole rusticità, la pianta si è adattata a vivere in qualsiasi ambiente sopportando bene il freddo e resistendo alle malattie e all’attacco degli insetti.
La pianta si accontenta dell’acqua piovana, anche se è bene annaffiarla regolarmente e in abbondanza per alcuni anni dopo la messa a dimora.
La pianta ha bisogno di molti litri d’acqua ogni giorno ed occorre molto tempo perché l’acqua, entrata dalle radici, raggiunga la cima dell’albero.
La “pompa” deve vincere la forza di gravità e l’attrito con le pareti dei vasi che trasportano l’acqua.
Purtroppo, come nel resto d’Europa, la Sequoia potrebbe essere soggetta al disseccamento di qualche ramo che, però, non compromette la naturale crescita in altezza della pianta.
La Sequoia è una pianta molto ornamentale, ma è coltivata anche perchè fornisce legname e materiale da combustione. Il legno della Sequoia gigante è molto resistente alla decomposizione, ma è fibroso e fragile, il che lo rende inadatto ad uso edile.
Dall’ultimo ventennio del diciannovesimo secolo fino agli anni venti del ventesimo secolo molte Sequoie sono state abbattute a scopo commerciale, ma ottenendo uno scarso guadagno perché, a causa della fragilità e dell’altezza degli alberi, molti tronchi si frantumavano e, pertanto, erano inutilizzabili.
I boscaioli cercavano di attutire l’impatto con strati di rami di altri alberi ma, nonostante ciò, anche il 50% del legname andava sprecato.
Il legno era, perciò, utilizzato solo per fabbricare staccionate, tegole e fiammiferi. Uno scopo umile per un albero di una tale mole! Come per molte altre conifere, il “momento d’oro” delle Sequoie risale ad ere geologiche molto lontane. Sono le ultime testimonianze di un fulgido passato il cui futuro deve essere assicurato da una scrupolosa salvaguardia.
Ecco perché attualmente la Sequoia è una specie vegetale protetta.
Il disboscamento selvaggio stava mettendo in pericolo la sua sopravvivenza, pertanto sono state create delle riserve e dei parchi naturali per facilitare la riproduzione e per proteggerla nella crescita.
Alcune Sequoie, piantate il secolo scorso nei giardini italiani, sono classificate tra gli alberi monumentali del nostro Paese e sarebbe opportuno andarle a visitare. Più o meno coeve, hanno un’altezza variabile da 30 metri, come la Sequoiadendron giganteum in località Colleascine di Aprigliano, a 50 metri, come la Sequoia sempervirens nel “Parco Burcina” di Pollone, presso Biella.
Per ragioni storiche e climatiche, proprio nel Biellese vive il nucleo più consistente di Sequoie considerevoli: nel sanatorio di Bioglio, nei grandi giardini ottocenteschi delle ville Canale-Majet e Sella di Mosso Santa Maria, nel parco del Monastero a San Gerolamo di Biella. Il clima umido e temperato, dal Piemonte all’Alto Adige, sembra aver favorito lo sviluppo di questi giganti naturali che, lungo la penisola, diventano rari proprio per le condizioni pedoclimatiche inadeguate dell’ambiente mediterraneo. Slanciate Sequoie disegnano il centro abitato di Roccavione, il viale Dante a Torre Pellice, nel parco Agliardi di Paladina; svettano sottili e solide all’Alpe Vice Re di Albavilla, a Villa Amman di Elio e a Villa Cornaggia Medici di Merate, tre località in provincia di Como, a Villa Riva di Maccagno, a Appiano, a Lana, a Salorno e a San Pancrazio, in provincia di Bolzano.
In fusti di Sequoiadendron giganteum, conservati nei musei di Londra e di New York, vi sono sezioni di legno con oltre 1300 anelli di accrescimento.
Camminare tra questi colossi della Natura è un’emozione unica, uno spettacolo incredibile.
Colpiscono: il silenzio e il profumo intenso che si spande nell’aria.

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