Mar 27, 2019 - Senza categoria    Comments Off on L’ANTICA OFFICINA ELETTRICA A MISTRETTA

L’ANTICA OFFICINA ELETTRICA A MISTRETTA

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L’antica Officina Elettrica Comunale è un edificio che si trova all’ingresso del paese, a Mistretta, alle spalle della chiesa di Santa Rosalia, in Corso Umberto I.
Fu costruita su un’area, libera da altre costruzioni, lungo la variante stradale che collegherà Santo Stefano di Camastra a Mistretta.
Protetta da una recinzione, fu la prima struttura che ospitava la macchina a vapore, le turbine e i generatori.
Sul lato destro della facciata principale fu attrezzato anche un giardinetto con aiuole, vialetti e una vasca, di forma circolare, con i pesciolini.

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La prima centrale elettrica fu impiantata a  Messina, la seconda a Mistretta.
E’ una delle prime 100 in tutta Italia.

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L’Officina Elettrica Comunale nacque dall’interessamento dell’on.Vincenzo Salamone, ricco possidente del luogo e personaggio pubblico avendo ricoperto più volte la carica di Sindaco fino a diventare deputato del Regno negli anni 1909-1913.

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Epigrafe commemorativa in onore dell’on. Vincenzo Salamone.

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Il Comune di Mistretta nel 1906, contraendo un mutuo di 200.000 lire, ha realizzato la costruzione di una “centrale elettrica alimentata a carbone” che forniva energia elettrica continua e, successivamente, la relativa rete interna per l’illuminazione pubblica.
In seguito, anche le piccole attività commerciali hanno goduto di questo enorme bene.
L’inaugurazione è avvenuta l’8 dicembre del 1907.
La struttura, che produceva autonomamente l’energia elettrica, divenne l’orgoglio di Mistretta, la capitale dei Nebrodi!

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La disponibilità dell’illuminazione avrebbe rappresentato un fattore determinante per l’evoluzione socio-economica del paese.
Così, con la luce elettrica la città di Mistretta ha acquisito un bene inestimabile ed ha sostituito i vecchi lampioni a petrolio.
La luce, simbolo di progresso e di tecnologia del nuovo secolo, in seguito illuminò anche l’interno delle case mandando a riposo il lume di ottone alimentato a petrolio.
Mia madre mi raccontava che la mia madrina di cresima, la prof.ssa Lia Cuva, per la sua grande volontà di studiare, sporgeva il libro attraverso “u purtieddu” della sua casa sita alla fine della via San Nicolò, di fronte al campanile prima della curva, per rubare un po’ di luce e combattere l’oscurità della sera.
La realizzazione dell’edificio della centrale elettrica fu affidata al maestro Raimondo Macina che l’avrebbe completato in poco più di un anno. L’Officina Elettrica Comunale era costituita da un insieme di diversi saloni più o meno ampi che accoglievano le turbine a vapore alimentate con combustibili fossili e anche a legna, in caso di bisogno.

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L’Officina è rimasta attiva fino agli anni ’40 del secolo scorso, poi fu dismessa, gli impianti eliminati e completamente sostituiti da attrezzature più moderne e più sicure.
La corrente elettrica si trasformò da corrente continua a corrente alternata intorno agli anni ’50.
L’edificio, dopo alcuni interventi, fu trasformato in caserma dei Carabinieri nel 1967.
Dal 1975 è la sede del Liceo Scientifico annesso al Liceo-Ginnasio “Alessandro Manzoni” di Mistretta.

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I grandi saloni sono stati ridotti a piccole stanze e trasformati in aule scolastiche e in aule di laboratorio.
Gli esterni dell’edificio sono rimasti sostanzialmente inalterati con i fornici che aeravano gli ambienti delle turbine e i cantonali marcati da vigorose cornici a bugnato liscio.
L’ampia copertura a falde è stata più volte rifatta e trasformata in terrazze.

7  Uno dei fornici dell'originaria 'sala macchine' ok

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Le foto antiche sono del prof. Mariano Bascì tratte da suo libro “SALUTI DA MISTRETTA”

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Uno degli impiegati della Centrale Elettrica fu il signor Peppino, il papà del prof. Lucio Bartolotta.
Era un uomo molto alto e magro, che si arrampicava sulle scale per cambiare la lampadina fulminata posta in cima ai pali elettrici.
Frequentavo da bambina la sua casa perché mia mamma, la signora  Maria Grazia Lorello, e sua moglie, la signora Marietta “zitina” erano legate da una fraterna amicizia.
Io la chiamavo “zà Marietta”.
La singora Marietta aveva una sorella di nome Annetta zitina, trasferitasi in America.
Sollecitata da mia madre, il mio compito era quello di intrattenere i rapporti epistolari fra lei e la sua amica fra l’Italia e l’America.

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