Nov 18, 2020 - Senza categoria    Comments Off on L’ALBERO DI CASTAGNO E LA RACCOLTA DELLE CASTAGNE NEI BOSCHI DI MISTRETTA.

L’ALBERO DI CASTAGNO E LA RACCOLTA DELLE CASTAGNE NEI BOSCHI DI MISTRETTA.

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Raccogliere le more e le castagne nei boschi di Mistretta è un’operazione piacevole, rilassante e istruttiva perché fa conoscere meglio l’ambiente naturalistico di Mistretta formato dalle montagne, dai boschi, dagli alberi, dalle piante spontanee, dagli animali.
Personalmente, per la raccolta delle castagne, mi reco nel boschetto “Neviera”, poco fuori dal cento abitato.

 

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Il Castagno è una bellissima pianta che attrae la mia attenzione per la maestosità della sua chioma.
Per molti secoli l’albero di Castagno, molto comune in tutti i boschi italiani, è stato una primaria e preziosa fonte alimentare per le popolazioni rurali grazie alle notevoli proprietà nutritive dei suoi frutti e della farina che se ne ricava.
Il Castagno ha una lunga storia!
Durante la glaciazione WÜRM è avvenuta una generale contrazione delle superfici forestali in Europa e in gran parte della Terra che non consentirono più la vita ai castagni. La durata della glaciazione WÜRM è compresa fra 75.000-60.000 e 18.000-16.000 anni fa.
Durante questa glaciazione su tutto il pianeta Terra si verificò un abbassamento generale della temperatura, una successiva espansione dei ghiacciai nell’attuale zona temperata, un abbassamento dei livelli dei mari di oltre 120 metri.
Alla fine di questa glaciazione seguì un periodo post glaciale in cui la temperatura e le precipitazioni raggiunsero gradualmente i valori attuali. Circa 11.000 anni fa ebbe inizio il periodo geologico detto “Olocene” che, per gli archeologi, contraddistinse il passaggio tra le ere geologiche il “Paleolitico” e il “Neolitico”. Recenti teorie, basate sugli studi palinologici, hanno sostenuto che il Castagno ha trovato rifugio, durante questa glaciazione WÜRM, in alcune limitate zone del pianeta Terra.
Le più grandi e riconosciute zone rifugio del Castagno furono individuate nel Caucaso, il limite naturale tra l’Europa e l’Asia, e nel nord dell’Anatolia, nella catena dei monti Pontici.  Altre zone rifugio, molto limitate, furono individuate in Italia, nei versanti tirrenici dell’Appennino settentrionale e centrale, nel Lazio, nella Liguria, nelle zone collinari intorno al lago di Garda Altre zone rifugio sono state individuate in Spagna, in Francia, e in Grecia, nei rilievi del Peloponneso, della Tessaglia e della Macedonia Centrale.
Dopo la glaciazione WÜRM il Castagno subì una forte espansione ad opera dell’uomo già a partire dal periodo Neolitico assieme al noce da frutto e ad altre colture cerealicole.
Furono gli antichi greci e, in seguito, gli antichi romani che, a partire dal Neolitico, favorirono la massima diffusione del Castagno in Europa e in tutta l’area del bacino del Mediterraneo.
Tale diffusione proseguì ininterrottamente nel corso del Medioevo, anche per opera degli ordini monastici.
Lo scopo di questa estensione ebbe la funzione della raccolta delle castagne, come risorsa amidacea, e tecnologica per dell’utilizzo del legname.
Attualmente il Castagno vegeta in un areale circum-mediterraneo che si estende dalla penisola Iberica alle regioni del Caucaso prossime al Mar Nero.
In Europa la maggiore estensione si ha nelle regioni occidentali: è diffuso nel centro e nel nord del Portogallo, nelle regioni settentrionali della Spagna, in gran parte del territorio della Francia e nell’arco alpino fino ad arrivare alla Slovenia e alla Croazia.
Qui l’areale si interrompe per riprendere nelle regioni meridionali della Bosnia e del Montenegro per estendersi in gran parte nei territori dell’Albania. Infine riprende nelle regioni occidentali della Grecia e della Turchia.
Diffusioni sporadiche si hanno in Germania, nel sud dell’Inghilterra, in Bulgaria, in Romania e nel Nordafrica, nelle regioni dell’Atlante.
E’ presente in gran parte nel territorio della Corsica.
In Italia la maggiore diffusione si ha in tutto il versante tirrenico della penisola, dalla Calabria alla Toscana, alla Liguria e nel settore occidentale dell’arco alpino piemontese. Nel versante adriatico e nel Triveneto la sua presenza è sporadica. Nella Pianura Padana è assente. La concentrazione di maggior rilievo si ha in Campania, che contribuisce per circa il 50% all’intera produzione nazionale di castagne.
E’ presente in areali frammentati delle isole maggiori quali le regioni centrali della Sardegna, circoscritti alle stazioni più fresche, in quelle occidentali dell’isola d’Elba e in Sicilia dove è presente sui monti Peloritani, sui Nebrodi, sulle Madonie, sui monti Erei e Iblei, sull’Etna.
La distribuzione è frammentata perché legata a particolari condizioni climatiche e geologiche delle varie zone.
ll Castagno è una pianta appartenente alla famiglia delle Fagaceae. Esistono diverse specie.
Tra le specie più diffuse si conoscono: il Castanea sativa, cioè il castagno europeo, presente in Italia, in tutta l’Europa meridionale e in parte
dell’Africa settentrionale.
Il Castanea crenata, la varietà che cresce in maniera spontanea in Giappone.
Il Castanea mollissima, la pianta originaria della Cina.
Il Castanea dentata, la specie originaria degli Stati Uniti Orientali, ma ormai poco diffusa.
Il Castanea seguinii, il Castanea davidii, il Castanea mollissima sono castagni asiatici.
In Italia è presente il Castanea sativa, che vegeta più o meno bene nei boschi di quasi tutte le regioni.
E’ originario della Turchia, ma già da molto tempo diffuso in Europa.
Il Castanea sativa è un albero imponente, alto, può raggiungere i 20-25 metri di altezza, molto longevo, può raggiungere i 100 anni di età.

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Possiede il fusto colonnare, ramificato nella parte superiore, ben sviluppato, rivestito dalla corteccia di colore bruno-rossastro e ricca di tannini, come anche il legno.  Con il passare degli anni la corteccia inizia a fessurarsi longitudinalmente.

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Alla sua sommità il fusto sostiene un’ampia, fitta chioma rotondeggiante.

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L’albero di Castagno si distingue per la sua imponenza e per il bel colore verde intenso delle sue foglie che sono alterne, provviste di un breve picciolo.  La lamina è grande, lunga anche fino a 20 cm, e larga fino a 10 cm, di forma lanceolata, acuminata all’apice e seghettata nel margine, con denti acuti e regolarmente dislocati. Le foglie giovani sono tomentose, presentano una fitta peluria, che cade rapidamente, divenendo glabre e lasciando la foglia liscia, lucida e di consistenza coriacea.
Quest’albero non è sempreverde in quanto le sue foglie sono caduche e, al termine dell’estate, iniziano ad assumere meravigliose tonalità che variano dal giallo oro al rosso per poi cadere.

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I castagni sono alberi monoici.
I fiori sono unisessuali e sulla stessa pianta sono presenti sia i fiori maschili, sia i fiori femminili.
I fiori maschili, molto numerosi, sono riuniti in piccoli glomeruli a loro volta formanti amenti eretti, lunghi da 5 a 15 cm, emessi all’ascella delle foglie.
I fiori femminili spuntano alla base degli amenti maschili.
Sono isolati o riuniti in gruppi di 2-3 e di colore bianco-rosa. Ogni gruppo è avvolto da un involucro di brattee detto “cupola”.
I fiori producono un nettare dolce e abbondante che permette di ricavare il prezioso miele di castagno.
La fioritura è abbondante, ma di breve durata.
I fiori sbocciano all’inizio del mese di giugno fino alla  fine del mese di luglio, a seconda del clima e dell’altitudine.
L’impollinazione è prevalentemente anemogama.
La fruttificazione avviene a settembre-ottobre, a seconda delle varietà.
Il frutto è un achenio, comunemente chiamato “castagna”, racchiuso all’interno di un involucro semi-legnoso, munito di spine all’esterno, comunemente chiamato “riccio”, che si apre al momento della maturazione dei frutti dividendosi in quattro valve. Esso contiene un numero di due o tre castagne.

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La castagna presenta un pericarpo di consistenza cuoiosa e di colore marrone, glabro e lucido all’esterno, tomentoso all’interno.
La forma è più o meno globosa, con un lato appiattito, detto “pancia”, e uno convesso, detto “dorso”.
Il polo apicale termina in un piccolo prolungamento frangiato, detto “torcia”, mentre il polo prossimale, detto “ilo”, si presenta leggermente appiattito e di colore grigiastro.
Questa zona di colore chiaro è comunemente detta “cicatrice”.
Tra la polpa e il pericarpo è presente una pellicola rugosa, che può penetrare all’interno della polpa e non facilmente si stacca.
La polpa della castagna è ricca di amidi e di zuccheri ed erano un’ampia fonte di cibo per molte popolazioni rurali.

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La moltiplicazione avviene per semina, nonostante ogni pianta produca dei polloni utilizzati dai floricoltori per la riproduzione per talea.
I polloni del castagno tendono a deperire rapidamente. La propagazione, oltre che per seme, avviene anche per talea.
Il Castagno cresce spontaneamente in tutta Italia nei boschi, ma è possibile coltivarlo nei giardini e nei parchi cittadini se sono di ampie dimensioni.
In genere è preferibile piantare più alberi di Castagno a distanza di 6-7 metri uno dall’altro perché, crescendo velocemente, e grazie alla sua longevità, può raggiungere notevoli dimensioni.
Il Castagno è un albero tipicamente mediterraneo, che vegeta in zone collinari e montuose tra i 300 e i 1200 metri di altitudine.
La sua diffusione allo stato selvatico avviene nelle zone dove si registra un clima invernale non troppo rigido ed estati calde. E’ un albero poco esigente.
A fronte delle moderate esigenze climatiche, presenta notevoli necessità pedologiche, perciò la sua distribuzione è strettamente correlata alla geologia del territorio. Predilige i terreni pianeggianti o lievemente pendenti, poveri, purché neutri o moderatamente acidi e non argillosi.
Nei primi anni di vita è importante concimare spesso il terreno con l’aggiunta di fosforo e di potassio e d’estate annaffiare ogni 20 giorni.
Essendo una specie mesofila, tollera ambienti umidi, ma non sopporta la siccità prolungata durante i mesi estivi.
Resiste a temperature anche prossime ai -20°C, ma per poco tempo e sopporta temperature estive abbastanza alte, soprattutto se l’albero è posto in una zona ben ventilata e semi-ombreggiata.
In diverse parti d’Italia molti boschi sono dei castagneti che, fino ad alcuni decenni fa, erano costantemente curati per ricavare un legno pregiato, molto leggero che, grazie alla sua eccellente resistenza agli agenti atmosferici, è spesso impiegato in falegnameria per la realizzazione di vari manufatti: travi, pali, infissi, doghe per botti, cesti e nell’industria del mobile. Il legno lavorato presenta tonalità variabili dal giallo al rossastro, venature sottili e una spiccata nodosità.
Dalla corteccia del castagno si estraggono i tannini per la concia delle pelli.
Dall’antichità e fino agli anni ‘50 del secolo scorso il Castagno è stato ampiamente coltivato essendo una fonte alimentare primaria, ricca di calorie e di sali minerali, per le popolazioni delle zone montane e prealpine in quanto dalle castagne si ricava la farina per la produzione del pane, il cibo principale di molti contadini dell’Italia settentrionale tanto da essere chiamato il “Pane dei poveri”.
Nell’Italia centrale e settentrionale con la farina di castagne si prepara il castagnaccio, un prelibato dolce a base di castagne e di latte.
Le castagne vengono, inoltre, utilizzate per la creazione di una gustosa marmellata.
Le castagne si possono mangiare essiccate, bollite, o abbrustolite.
Possono essere impiegate come alimento per gli animali domestici.
I castagni sono anche piante mellifere. I fiori maschili sono bottinati dalle api che raccolgono il polline e il nettare.
Il miele monoflora ha una colorazione variabile dall’ambra al bruno scuro, ha consistenza corposa, particolarmente ricco di fruttosio e di polline, un sapore molto aromatico e cristallizza lentamente e grossolanamente.
La sua produzione si localizza naturalmente nelle zone a maggiore vocazione per la castanicoltura e, principalmente, nella fascia submontana fra i 500 e i 1000 metri di altitudine, lungo l’arco alpino, in Emilia-Romagna, e sul versante tirrenico della fascia appenninica e nelle zone montane della Sicilia settentrionale. È un’eccellente fonte di vitamina B e C, di proteine, di sali minerali, di calcio e di ferro.
Ha, inoltre, un’ottima capacità antiossidante per la notevole presenza di acido fenolico e presenta buone proprietà emollienti e lubrificanti, che lo rendono adatto a essere usato per lenire gli stati infiammatori delle vie respiratorie.  Combatte la tosse sciolto in acqua tiepida.
La presenza di oligoelementi, come il potassio, il manganese e il magnesio aiutano la circolazione sanguigna, migliorano il funzionamento dell’apparato digerente. Molto usato da solo o nella preparazione di dolci, il miele di castagno è ottimo anche nei piatti salati e per accompagnare i formaggi molto grassi a pasta molle. Il Castagno è considerato pianta officinale nella farmacopea tradizionale popolare: la corteccia, per il contenuto in tannini, ha proprietà astringenti, utile in fitocosmesi per il trattamento della pelle.
La polpa delle castagne, cotta e setacciata, trova impiego in fitocosmesi per la preparazione di maschere facciali detergenti ed emollienti. All’infuso di foglie sono attribuite proprietà blandamente antisettiche e sedative della tosse.
Le gemme di castagno contengono principi attivi in grado di migliorare la circolazione linfatica, di favorire il drenaggio dei liquidi, evitando edemi e gambe gonfie.
Oggi, purtroppo, moltissimi castagneti sono stati abbandonati in quanto il legname e le castagne non sono fondamentali nell’economia agricola del nostro paese e molti castagneti non curati tendono a produrre castagne di non buona qualità.
La crisi del castagno ebbe inizio a partire dal Rinascimento, presumibilmente in concomitanza con il progresso tecnico in agricoltura e con il crescente sviluppo della cerealicoltura.
Il declino vero e proprio della castanicoltura iniziò alla fine dell’Ottocento protraendosi per decenni a causa del concorso di molteplici cause: l’evoluzione delle abitudini alimentari delle popolazioni europee, l’introduzione di materiali alternativi nell’allestimento di manufatti e opere infrastrutturali, civili e agricole, quali il metallo e la plastica, la crisi dell’industria del tannino, il crescente interesse verso altre specie forestali da legno quali la robinia e il ciliegio, la pressione antropica sugli ambienti forestali.
Alla riduzione delle superfici forestali coltivate a castagno hanno inoltre contribuito, in modo non trascurabile, le decimazioni dovute alla diffusione di alcuni patogeni che andarono a rovinare in modo sensibile moltissimi castagneti in Italia e in Europa.
Una delle più gravi malattie del Castagno è il “Mal dell’inchiostro”, causato dagli oomiceti Phytophthora cambivora e, più recentemente, dagli oomiceti Phytophthora cinnamoni.  Si tratta di funghi che si sviluppano soprattutto nelle zone caratterizzate da un clima molto umido.  Questi parassiti causarono, più o meno negli anni ’40 del 1900, un’alta mortalità tra gli alberi di castagno italiani.
A causa di queste malattie e della minore richiesta di castagne e di legno di castagno moltissimi agricoltori smisero di coltivare i castagneti. Un’altra patologia è il “Cancro del castagno”, causata dall’ascomicete Cryphonectria parasitica. E’ un parassita, originario dell’America settentrionale, che si diffuse in Europa a partire dai primi anni del 1900. Tale fungo tende a insinuarsi nel legno nelle zone di potatura o di innesto producendo tessuti necrotici che causano rapidamente il deperimento di grandi parti degli alberi.
Oggi il cancro corticale e il mal dell’inchiostro sono problematiche decisamente circoscritte soprattutto perché nelle zone dove si continua a coltivare alberi di Castagni si sono introdotti nuovi ibridi in grado di resistere a questi agenti patogeni.
All’azione di questi parassiti si aggiungono anche gli attacchi degli insetti xilofagi, lepidotteri defogliatori o insetti galligeni, che si sviluppano a spese di piante indebolite da condizioni ambientali non favorevoli.
In genere non causano danni gravi agli alberi adulti.

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