Nov 28, 2018 - Senza categoria    Comments Off on L’ABIES NEBRODENSIS NELLA VILLA COMUNALE “G.GARIBALDI” DI MISTRETTA

L’ABIES NEBRODENSIS NELLA VILLA COMUNALE “G.GARIBALDI” DI MISTRETTA

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Ho letto il post su fb del prof. Rosario Schicchi, del prof. Alfonso La Rosa e  della Flora Spontanea siciliana che riporto integralmente per darne larga diffusione:” Elette le piante simbolo delle venti regioni italiane.
L’iniziativa, promossa dalla Società Botanica Italiana, è stata coordinata da Lorenzo Peruzzi, professore di Botanica sistematica presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e Direttore dell’Orto e Museo Botanico. A votare sono stati oltre 500 appassionati ed esperti botanici di tutta Italia che hanno eletto le piante vincitrici a partire da una rosa di candidature, con un meccanismo per certi versi simile a quello delle primarie.
L’idea è quella di sensibilizzare cittadini e istituzioni sul tema della biodiversità vegetale – spiega Lorenzo Peruzzi – e così sono state elette venti piante che, per valenza storico-scientifica, peculiarità biogeografiche e bellezza, possano essere assurte a “simbolo” di ognuna delle venti regioni italiane”.
Per la Sicilia la pianta simbolo è rappresentata da Abies nebrodensis (Lojac.) Mattei (Abete delle Madonie), eletta con il 37% dei voti. Si tratta di una conifera endemica delle Madonie. Descritta da Michele Lojacono Pojero, botanico siciliano che ha operato a cavallo tra l’ottocento e il novecento.
È la pianta che ha ricevuto il maggior numero di voti tra tutte le regioni italiane, assieme alla Sassifraga dell’Argentera.
La villa comunale “Giuseppe Garibaldi” di Mistretta è orgogliosa di accogliere diverse piante di Abies nebrodensis, piccole e grandi, essenza vegetale che si fa notare per la sua magnificenza, per la sua eleganza, per la sua bellezza, per la sua austerità, per il suo notevole valore scientifico.

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L’Abete dei Nebrodi è detto anche “l’Abete delle Madonie” per il suo primitivo habitat madonita.
Per potere osservare l’alto albero il visitatore, superato il cancello d’ingresso della villa, deve percorrere il viale di sinistra e subito dopo girare a destra. Sopra il laghetto, con la sua faccia rivolta al cancello, proprio sulla C della scritta “villa comunale”, ecco, là può ammirare l’Abies nebrodensis insieme al gruppo costituito dall’Abies cephalonica, dalla Sequoia e dal Cedrus deodara.
L’Abies nebrodensis è una conifera endemica della Sicilia appartenente alla Famiglia delle Pinaceae.

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Il nome del genere “Abies”, già in uso presso i Romani, probabilmente deriva dal greco “ὰβιος” “non longevo”, oppure dal latino “abiens” “che va via”, forse in riferimento alla sua grande altezza. Il termine della specie “nebrodensis” deriva dai Monti delle Madonie che anticamente venivano chiamati Montagne Nebroidi, ma da non confondere con gli attuali Monti Nebrodi, ad oriente di queste.
LAbies nebrodensis, un tempo classificato come sottospecie dell’Abies alba, si pensa che sia pervenuto in Sicilia nel corso dell’ultima glaciazione avvenuta oltre 2000 anni fa e sopravvissuto sino ai nostri giorni per aver subito un processo di naturale adattamento al clima siciliano e, in particolare, a quello delle Madonie dove la pianta è quasi esclusiva.
L’albero ha il caratteristico portamento degli abeti e già, a breve altezza dal suolo, presenta una serie ordinata di palchi orizzontali che gli conferiscono l’aspetto di un cono rovesciato. Il tronco, alto fino a 25 metri e con una circonferenza di un metro, è diritto e rivestito dalla corteccia di colore grigio cenere e molto rugosa.

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I rami, che partono dal tronco, sono di colore grigio-brunastro. Le foglie, aghiformi, piccole, lineari, sono inserite ai due lati del rametto ma rivolte, nella stessa direzione per torsione naturale dei piccioli delle foglie sottostanti. Sono di colore verde argenteo nella pagina superiore, di colore grigiastro nella pagina inferiore, con due linee longitudinali rappresentati dai canali resiniferi. Sono smarginate all’apice. Particolare è la disposizione dei rametti. Da ciascuno dei principali rami se ne dipartono due laterali e così di seguito fino a formare delle piccole croci tanto da fare attribuire alla pianta il nome mistrettese di “Arvulu cruci, cruci”.

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I fiori femminili, verdi e poco appariscenti, crescono all’apice dei rametti sulla superficie dorsale; i fiori maschili, gialli, sono raggruppati nella parte ventrale dei rametti. La fioritura avviene da maggio a giugno.

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Gli strobili, cilindrici ed eretti, lunghi fino a 20 centimetri, hanno brattee sporgenti che, a maturità, si sfaldano lasciando sul ramo l’asse centrale. Contengono diversi semi alati. Gli strobili raggiungono la maturità in autunno e lasciano cadere i semi.

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La pianta non ha particolari esigenze edafiche adattandosi a vivere su terreni anche poveri, ma asciutti e ben drenati. Sopporta i freddi invernali preferendo, però, i climi più miti della Sicilia. E’ una pianta lenta nell’accrescimento e non si hanno sufficienti parametri per poter abbozzare una durata attendibile della sua vita.
L’Abete dei Nebrodi è una pianta a forte rischio d’estinzione pertanto non è possibile prevedere il tempo di sopravvivenza. Essendo una volta specie endemica della Sicilia, in passato formava vaste foreste sulle montagne. Oggi è una pianta fondamentale per il suo areale molto circoscritto e riveste una grande importanza non solo per la sua “monumentalità”, ma perché è una delle piante più notevoli della flora siciliana. Rappresenta l’elemento più famoso per la sua potenzialità forestale e per la sua condizione di specie relitta a causa dell’azione antropica che ha modificato l’habitat originario della sua specie.
E’ presente in un numero limitato di esemplari, soprattutto nel territorio delle Madonie, e continuamente oggetto di studi per la rarità della specie ancora inserita nel proprio ambiente d’origine.  L’Abete dei Nebrodi in epoca antica era molto comune e il suo legname rappresentava una notevole fonte di commercio per le popolazioni montane della Sicilia settentrionale. Durante la dominazione greca, la città di Halaesa, posta a pochi chilometri dell’odierna Tusa, batté moneta con l’immagine inconfondibile di questo svettante albero.
Dato l’esiguo numero degli esemplari viventi, la pianta attualmente non ha nessun utilizzo economico perché è obbligatorio preservare la specie e la biodiversità, anche perchè l’azione di disboscamento incontrollato ai danni di questa splendida conifera, l’utilizzazione delle parti dell’albero come legna da ardere e per la creazione di opere artigianali, alcune modificazioni climatiche, che hanno favorito la diffusione del Faggio e dei querceti nel piano montano della catena delle Madonie e dei Nebrodi, i ripetuti incendi boschivi, i pascoli sconsiderati, che hanno modificato il suolo, e altre possibili minacce da parte di parassitari hanno portato l’Abete dei Nebrodi sulla soglia dell’estinzione.
Già dal 1900 era stato considerato estinto e riscoperto nel 1957 nel Vallone Madonna degli Angeli. Nel comune di Polizzi Generosa, sulle Madonie, dove ne sono rimasti circa una trentina di esemplari che crescono stentatamente su un pendio sassoso. Alcune piante producono, però una certa percentuale di semi fertili che consentono periodicamente la coltivazione in vivaio e poi il trapianto della piccola piantina.  L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, meglio conosciuta con il suo acronimo IUCN, l’organizzazione non governativa (ONG) internazionale con sede a Gland, in Svizzera, la più autorevole in materia di protezione e tutela della Natura, ha inserito l’Abies nebrodensis nell’elenco delle 50 specie botaniche più minacciate dell’area mediterranea.
A Polizzi Generosa, sulle Madonie, nel Vallone denominato “Madonna degli Angeli”, sulle creste del monte Pizzo Carbonara e sui pendii settentrionali del Monte Scalone, a quote comprese tra i 1400 ed i 1700 metri, vivono circa una trentina di esemplari di Abies nebrodensis sopravvissuti, probabilmente, grazie all’isolamento e alla minore competitività locale con altre specie più forti come il Fagus sylvatica.
L’Abies nebrodensis è la specie botanica delle Madonie di maggiore interesse scientifico. Le condizioni ecologiche sono quelle tipiche delle montagne meridionali siciliane caratterizzate da forte ventosità, da elevate escursioni termiche, da piovosità oscillante tra i 1000 ed i 1600 millimetri, da forte siccità estiva. Questa specie protetta è inserita nell’appendice I della Convenzione di Berna ed in quella di Washington. L’intera popolazione madonita è costituita da un piccolo numero di individui adulti e da un piccolissimo gruppo di giovani piantine.Probabilmente sono tutte generate da piante madri che sono state abbattute o sono scomparse oltre cinquant’anni fa.Qualche Abete ha iniziato a produrre coni con semi fertili.
Questo fenomeno fa ben sperare!Data l’importanza della specie, il progetto “Life Natura”, il fondo economico istituito dall’Unione Europea per il finanziamento di programmi di tutela ambientale nei paesi membri dell’Unione Europea e nei paesi terzi, iniziato nel 2002 e concluso nell’estate del 2005, ha mirato alla salvezza e alla conservazione di questa pianta. Tale progetto è stato organizzato dall’Ente Parco delle Madonie unitamente agli studiosi dell’Orto botanico dell’Università di Palermo e con la partecipazione dell’Azienda Foreste Demaniali della Regione Sicilia, del comune di Polizzi Generosa, dell’Orto botanico dell’Università di Valencia, dell’Istituto Botanico del Dipartimento di Biologia dell’Università di Patrasso e dell’Istituto di Botanica dell’Accademia di Scienze della Bulgaria. In questi anni il programma di tutela ha realizzato diverse azioni tecnico-scientifiche che hanno favorito il processo di rinnovo dell’Abies nebrodensis con un buon incremento delle piante novelle.
Il raro Abies nebrodensis, fino ad ora minacciato di scomparire per sempre dalla Terra, numericamente conta circa 60 esemplari di età compresa fra i 2 e gli 11 anni.
Un autorevole grido d’allarme per un’efficace protezione dell’albero è stato lanciato già negli anni ’70 dalla prof.ssa A. Messeri che lo ha riscoperto. Le azioni di difesa e di protezione della specie sono state rivolte alla conservazione in situ, cioè nell’ambiente naturale, e in ex situ, cioè fuori dell’ambiente naturale, degli esemplari appartenenti alla popolazione nebrodensis.
In particolare, questi interventi hanno riguardato la realizzazione di parcelle terriere sperimentali per individuare l’esatta sistemazione sinecologica ed autoecologica della specie relitta in modo da programmare attività di ripopolamento sia nell’area nel territorio di Polizzi Generosa, sia in quella di altri comuni vicini e potenzialmente idonea.
Al fine di favorire la conservazione ex situ dell’Abies nebrodensise di sensibilizzare l’opinione pubblica alle problematiche relative alla tutela della biodiversità, è stato previsto l’affidamento di alcune piantine ad entità pubbliche e private capaci di custodire le piantine in luoghi idonei alle sue esigenze ecologiche ed edafiche.
Nella villa comunale “G. Garibaldi” di Mistretta sono stati piantati due giovani alberelli di Abies nebrodensis.
Sono stati donati dal prof. Pietro Lo Iacono, anche lui, come me, molto legato alla nostra meravigliosa villa.

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Questa azione riveste notevole importanza in quanto permetterà di aumentare la consistenza numerica della popolazione di Abies nebrodensis contribuendo ad evitare l’imminente pericolo della sua estinzione.
La perdita di questa specie sarebbe un grave danno per la Natura e rappresenterebbe una ulteriore diminuzione della diversità biologica nel bacino del Mediterraneo.
Ciò non dovrà mai accadere per nessuna specie, nè vegetale nè animale!
Considerato l’elevato valore scientifico e naturalistico di quest’autentica rarità, oggetto di frequenti visite da parte di eminenti studiosi di tutto il mondo, è necessario che s’insista non solo nel perseverare nell’opera di protezione degli individui superstiti, ma anche nell’opera di propagazione.

 

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