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LA STORIA DELLA CERAMICA DI SCIACCA DECRITTA DA NELLA SEMINARA AL CUSCA DI LICATA

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Sciacca, in provincia di Agrigento, è un’altra città della Sicilia dove è ancora vigente l’antica arte della ceramica. L’origine della ceramica a Sciacca risale all’VIII – VI millennio a.C. e ancora oggi rispetta le forme e i colori dell’antica tradizione.

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Recenti scavi hanno permesso di ritrovare resti di antichi forni utilizzati per la cottura della ceramica. Esattamente, nel 1971, durante i lavori di scavo nei pressi dalla villa comunale, furono trovati altri resti di antiche fornaci per la lavorazione dell’argilla e recuperati vari frammenti di ceramica invetriata risalenti agli inizi del 1200 e conservati nel Museo di Caltagirone. Al museo regionale della ceramica a Caltagirone è conservata una “cannata” con lo stemma della famiglia “Incisa” prodotta nella prima metà del trecento. Gli “Incisa” erano famiglie nobiliari molto importanti nella città di Sciacca. I diversi scavi archeologici effettuati negli ultimi decenni nel territorio saccense hanno portato alla luce una notevole quantità di prodotti ceramici. I più antichi sono stati trovati nella grotta del Fazello, sul monte Cronio, e risalgono al periodo del neolitico; altri sono stati trovati nella necropoli dell’età del rame in contrada Tranchina, altri ancora risalenti al periodo greco-romano, in diverse parti del territorio saccense.
Inoltre, in alcuni documenti risalenti agli ultimi decenni del ‘200, sono attestati i pagamenti di dazi su vari manufatti ceramici dell’epoca.
Le fonti storiche raccontano che nel 1282 le fornaci producevano dei manufatti invetriati e le ceramiche ritrovate a Gela e ad Agrigento nei palazzi nobiliari del XVI al XVIII secolo provengono dai laboratori Saccensi. Questi ritrovamenti testimoniano la lunga tradizione della lavorazione di manufatti in ceramica a Sciacca.
Tuttavia, risale al Medioevo una documentazione storica che afferma che nella città di Sciacca ci fu una produzione di manufatti in ceramica. Il Medioevo è un periodo di circa 10 secoli che inizia con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel 476, e termina con la scoperta dell’America avvenuta nel 1492.
La produzione della ceramica conosce un notevole sviluppo con il progressivo diffondersi a Sciacca delle farmacie, o “speziarie“, sorte numerose in relazione all’usanza medievale che imponeva ai cittadini di curare, oltre che di ospitare, i pellegrini che si recavano a Sciacca.

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Presso le farmacie i contenitori delle erbe medicinali, che erano costituiti da vasi in ceramica a forma prevalentemente di cilindri o di grosse bocce ovoidali, erano collocati negli scaffali e presentavano ricche decorazioni espresse con i colori accesi del giallo, del verde e del blu intenso.

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Il quattrocento segnò l’affermarsi della produzione ceramica di Sciacca come una tra le più importanti della Sicilia. Ai ceramisti saccensi si commissionavano notevoli produzioni di maioliche destinate a ornare palazzi nobiliari, chiese, conventi, oltre alle farmacie del tempo.
Si realizzavano: bocce, vasi, albarelli, piatti e mattonelle.

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Molta di questa produzione è documentata attraverso gli atti notarili dai quali si conoscono i nomi dei ceramisti. I più famosi e bravi maestri maiolicari del ‘400 furono: Guglielmo Xurtino e Nicola Lu Sciuto.  Nicola Lu Sciuto, nel 1470, ha firmato quattro albarelli, uno dei quali è oggi conservato presso il Museo nazionale di Malta.
Il periodo a cavallo tra il ‘400 e il ‘500 è ricco di testimonianze della vasta produzione saccense e parecchie produzioni di mattonelle maiolicate hanno abbellito palazzi e chiese di varie parti della Sicilia a testimonianza dell’importanza dei maiolicari di Sciacca.

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Gaspare Lombardo, i maestri Scoma e Francavilla, i fratelli Lo Bue, i fratelli Lo Pipero, sono solo alcuni di questi numerosi maiolicari che operarono tra i due secoli. 
Il più antico reperto ceramico saccense è il pannello raffigurante San Calogero, collocato in una grotta sul Monte Cronio, datato 1545 ed eseguito da Francesco De Xuto. Francesco, uno dei figli del maestro Nicola Lu Sciuto, fu creatore del pavimento maiolicato della cappella dei genovesi all’interno del convento di San Francesco d’Assisi a Palermo, commissionato dai mercanti liguri presenti nel capoluogo.
Ai maestri saccensi furono richieste anche mattonelle per il Palazzo degli Aiutamicristo a Palermo nel 1490 e per il Duomo di Monreale nel 1498, decorato con migliaia di mattoni del maestro Lombardo, Nove delle mattonelle che componevano il pavimento della cattedrale, sopravvissute al suo smantellamento, sono conservate presso il Victoria and Albert Museum di Londra.La chiesa di Santa Margherita di Sciacca è decorata con mattoni forniti dai maestri Scoma e Francavilla nel 1496.
Verso la fine del ‘500 si afferma Giuseppe Bonachia, detto Maxierato, il più grande ceramista di Sciacca, che nella vita svolgeva l’attività di sergente della milizia civile che si occupava dell’ordine pubblico. Nel 1600 realizzò una serie di pannelli in maiolica, chiamati “quadro maiolicato“, raffiguranti scene del vecchio e del nuovo testamento per la chiesa di San Giorgio dei Genovesi di Sciacca, costruita nel 1520 e distrutta nel 1952.
Per comporre la fascia e il pavimento della cappella furono utilizzate 2475 mattonelle.
Per tutto il ‘600 e il ‘700 tante botteghe di ceramisti alimentarono la vasta produzione di prodotti ceramici, ma che, in seguito, la produzione ha subito una lunga stasi.
Nel dopoguerra ricominciò la produzione di ceramica. Con l’istituzione della Scuola d’Arte “Giuseppe Bonachia” così chiamata in memoria del grande maestro maiolicaro Giuseppe Bonachia, l’attività riprese brillantemente negli anni ’40 del secolo scorso.
A Sciacca esistono circa 50 botteghe artigiane che propongono numerose maioliche: vasellame da tavola, figure umane, ceramiche d’arredamento, mattonelle votive, piatti, vasi e bocce decorate con colori blu, verde ramina, giallo paglia, arancione e turchese che erano e sono rimasti cari ai maiolicari Saccensi.

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Negli anni ’80 del secolo scorso, grazie all’impegno e alla lungimiranza dei soci del Lions club di Sciacca, sono stati collocati in varie parti del centro storico alcuni pannelli in ceramica raffiguranti diversi aspetti della città.
Negli ultimi anni, grazie a una politica Comunale e Regionale favorevole, l’associazione ceramisti saccensi ha saputo creare intorno alla ceramica un vasto interesse di pubblico per questo peculiare prodotto ottenendo non solo riconoscimenti per il pregio della maiolica, ma ha saputo creare le condizioni di mercato per un export su tutto il territorio nazionale.
Negli ultimi anni, grazie alla notevole attività di promozione, la città di Sciacca è entrata a far parte dell’Associazione Nazionale “Città della Ceramica” e la sua ceramica si fregia del riconoscimento del “marchio di qualità”.
Oggi i ceramisti saccensi continuano a svolgere la loro attività artistica nel rispetto dell’antica tradizione. Producono, con le stesse antichissime tecniche: vasellame, ceramiche di arredamento privato e urbano, piastrelle, statuette, pannelli, oggetti religiosi e tanti altri svariati prodotti. Nella decorazione dei vasi continuano a prevalere i colori del passato: giallo, arancione, turchese, blu, verde, oltre alle originali caratteristiche dell’impasto e alle tradizionali tecniche di produzione che, talvolta, è possibile ammirare direttamente presso i laboratori annessi ai tanti negozi che popolano e colorano le vie di Sciacca.
La presenza del locale Istituto d’Arte e la possibilità per i giovani di imparare anche all’interno delle varie botteghe presenti in città permettono di conservare l’antica arte della ceramica di Sciacca.
Passeggiando per il centro storico di Sciacca è impossibile non accorgersi della presenza di numerosi punti vendita di coloratissime ceramiche dalle più svariate forme e dimensioni.
La ceramica, a Sciacca, costituisce un importante elemento di attrazione per tutti coloro i quali desiderano possedere almeno un oggetto della vasta e pregevole produzione ceramica saccense.

La Fonte: il Web

 

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